Pensiero sociale cristiano e crisi economica

La grande crisi economica degli ultimi tre anni ha rimesso in moto, come scrive Michele Nicoletti nell’introduzione a questo bellissimo e denso libretto, il pensiero. “Ha costretto il pensiero a uscire dal ‘sonno dogmatico’ cui si era accomodato e a riprendere il suo cammino inquieto  di ricerca di comprensione del reale, di interpretazione della storia, di individuazione di mete, di orientamenti dell’azione”.
Il “sonno dogmatico” è, ovviamente, il mercatismo. Cui le rovinose conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. L’ideologia mercatista aveva ubriacato le società occidentali propagandando l’autonomia del mercato rispetto agli altri “enti”.
Prezioso, quindi, questo volume dal titolo “Chiesa e capitalismo”, uscito per i tipi della Morcelliana di Brescia.
Autori sono due personaggi di spicco della cultura cattolica europea, entrambi di formazione giuridica : Ernst-Wolfang Bockenforde e Giovanni Bazoli. Il primo è un grande giurista tedesco, che è stato giudice costituzionale in Germania, il secondo è un importante protagonista della vita pubblica italiana e sicuramente l’uomo che ha giocato un ruolo determinante nel rinnovamento bancario del nostro Paese (infatti è Presidente del Comitato di Sorveglianza di Banca Intesa).
Da prospettive diverse l’analisi si fa “radicale”, in quanto si va alla radice della logica del sistema capitalistico. Per entrambi, infatti, rimane centrale la questione antropologica. Ed è dalla comune antropologia, che fa perno sulla Dottrina Sociale della Chiesa, che partono le critiche al “turbocapitalismo”.
Per Bockenforde l’economia capitalista è animata dall’individualismo proprietario, ovvero da quella visione del singolo come un essere guidato, esclusivamente, dal proprio interesse attraverso lo strumento della razionalità strumentale. Per questo, afferma Bockenforde, “la malattia non si può debellare con rimedi palliativi, ma solo attraverso il rovesciamento del suo punto di partenza”.
Ebbene per il pensatore tedesco deve tornare al centro della riflessione dei beni il principio di solidarietà e quello della destinazione universale  che necessitano di una nuova “statualità”, che per essere efficace non può essere nazionale ma deve essere di livello europeo. Per cui Bockenforde attribuisce all’Europa il compito e la responsabilità di trovare un nuovo equilibrio etico nello sviluppo economico.
L’analisi di Bazoli si concentra sulla globalizzazione. Bazoli riconosce alla globalizzazione alcuni meriti certamente positivi ma non si può tacere sulle enormi disuguaglianze sociali e ed economiche presenti nell’umanità contemporanea. E allora per il giurista italiano la revisione profonda del modello di sviluppo del capitalismo moderno passa attraverso il recupero di quell’umanesimo integrale, che nel recupero di tutto l’umano sappia raccogliere tutti gli esseri umani attraverso una nuova sintesi di diritti e doveri di solidarietà.
Proprio come scrive Nicoletti, a conclusione della sua introduzione : “A ben vedere, forse oggi è in discussione non solo un modo di produrre e di distribuire, ma le stesse forme delle obbligazioni reciproche tra gli esseri umani e le stesse forme del possedere e disporre le cose. E non è un caso che questi giuristi provengano dalla tradizione tedesca ed italiana, tradizioni in cui più forte è il senso  di una costituzione materiale e formale centrata sulla giustizia e sulla solidarietà, in cui più forte è l’idea e l’aspirazione ad un governo umano dell’economia”.