politica italiana vive momenti di altissima tensione. Facciamo il “punto” della situazione con Enrico Letta, Vice segretario nazionale del PD.
Onorevole Letta, stiamo assistendo ad uno scontro istituzionale senza precedenti. Per molti osservatori siamo al finale del film “Il Caimano” di Nanni Moretti. È così?
R. Quando vidi il film pensai che fosse esagerato. Mi scuso con Moretti, perché la realtà supera la fantasia.
Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervistato dal suo “spin doctor” Giuliano Ferrara, dice che «dalle cronache di questi giorni si capisce che i pubblici ministeri e i giornali o i talk show della lobby antiberlusconiana, che trascina con sé un’opposizione senza identità propria, si muovono di concerto: si passano le carte». Insomma, secondo lui, siete succubi del “giustizialismo puritano” (parole di Ferrara – Berlusconi). Come risponde il PD?
R. Che in Italia esistono tutte le garanzie costituzionali nel sistema giudiziario. Il premier è vittima di se stesso e non della magistratura. Sono i suoi comportamenti la causa dei suoi mali.
Tornando, per un attimo, agli avvenimenti legati al “Rubygate”, il Pdl è pronto a cambiare la Costituzione per riproporre l’immunità parlamentare. Come reagirete? Le opposizioni saranno unite contro questa riforma?
Riforme che puzzino di amnistia ad personam non sono affrontabili.
Il rinvio a giudizio del premier certamente è un brutto colpo per il governo. Ora chiedete le elezioni anticipate. Non potevate chiederle prima, invece di inseguire “governi tecnici”?
R. Non sarebbe cambiato niente. Anzi, se il 14 dicembre siamo riusciti ad arrivare a un passo dalla vittoria è proprio perché avevamo lavorato per la continuità della legislatura. Oggi come oggi, per noi all’orizzonte ci sono soltanto le elezioni.
In tutti questi mesi il PD non ha dato una bella immagine di sé. Come pensate di riacquistare credibilità agli occhi degli elettori, in particolare di quel “popolo” degli astensionisti che si fa sempre più numeroso? Con quale leader e con quale coalizione?
R. Tutto il sistema è trascinato in giù dai comportamenti di Silvio Berlusconi. Purtroppo, la logica del “muoia Sansone con tutti i filistei” a volte coinvolge, nostro malgrado, anche il nostro elettorato di riferimento. Dobbiamo insistere sul “progetto per l’Italia”, abbiamo delle idee e abbiamo un programma, l’abbiamo costruito in oltre un anno di lavoro sul territorio, di incontri col nostro popolo, di intere giornate di dibattito in tre assemblee nazionali. Perché siamo convinti che, al di là del presidente del consiglio, dei suoi avvocati e delle sue ville miliardarie, c’è un paese normale al quale abbiamo il dovere di parlare.
Domenica in tutta Italia c’è stata la manifestazione delle donne. Manifestazione organizzata per riaffermare la loro dignità contro ogni strumentalizzazione del loro corpo. Concretamente lei cosa farebbe per valorizzare di più il “genio femminile”?
R. Quote rosa per l’economia, come quelle previste nel ddl bipartisan Golfo-Mosca, sul quale è arrivato anche il via libera condizionato del governo al passaggio in sede legislativa, affidato alla commissione Finanze della Camera. Un esempio importante di come ogni tanto sia possibile fare cose serie, nonostante tutto. E poi incentivi per l’assunzione di giovani donne, campagne nazionali per l’istituzione di nuovi asili nido. Ovviamente, occorrono risorse da destinare a questi progetti sociali: si tratta di fare delle scelte politiche precise.
Come finirà, secondo lei, questa lunga transizione italiana? L’Italia potrà mai essere una democrazia normale?
R. Il dopo-Berlusconi non sarà così semplice come vorremmo. Ci sarà molto da ricostruire, e bisognerà esserne pienamente consapevoli da subito, se non vogliamo che la sua caduta proietti su tutti, opposizione compresa, una forza distruttrice. Altrimenti c’è il rischio che accada quel che accadde alla Dc con la caduta del Muro. Può sembrare un paragone azzardato, ma non lo è: la DC non seppe rinnovarsi, restò immobile, e fu travolta. Dovremo essere capaci di rinnovarci, di offrire al paese le risposte di cui ha bisogno, ma anche di guidarlo a uscire dai guasti del berlusconismo, molto più profondi di quanto possa apparire in superficie.