“Uomini di Dio” on line. Un sito per ricordare la storia dei monaci di Tibhirine

E’ di questi giorni la notizia che è on-line il sito del monastero di Tibhirine (http://www.monastere-tibhirine.org),  in Algeria nella zona dell’Atlas.
Come si sa questo è il luogo del martirio, avvenuto nel 1996 durante la guerra civile, dei monaci cistercensi francesi che vivevano in quel monastero. I loro nomi sono diventati famosi dopo il film del regista francese Xavier Beauvois, vincitore a Cannes l’anno scorso del “Gran Premio della giuria, “Uomini di Dio” (titolo originale “Des Hommes et des diieux”). Un vero capolavoro.
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ITALIA NEL CAOS. Intervista a Giovanni Sartori

Crisi sociale, crisi economica. L’Italia vive da mesi una situazione pesantissima. E la politica non è all’altezza della situazione. Ieri Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria, ha affermato che “senza le riforme l’esecutivo vada a casa”.

Di tutto questo parliamo con il Professor Giovanni Sartori, politologo di fama internazionale, già docente di Scienza Politica alla “Columbia University” di New York, e editorialista del “Corriere della Sera”.

Professor Sartori l’Agenzia di rating “Standar&Poor” ha declassato il debito sovrano dell’Italia, bocciando così la manovra. Con una duplice motivazione che riguardano l’assenza di riforme strutturali e l’instabilità politica. Insomma il problema, tirando le somme, è la mancanza di credibilità politica dell’Italia. Qual è la sua opinione?

Io sono d’accordo, è una diagnosi abbastanza generica, ma leggevo proprio in questi giorni quanto sia ormai scarsa la credibilità politica del nostro governo e del Cavaliere. L’Italia è trattata peggio della Spagna come credibilità anche se la Spagna è in difficoltà oggettivamente maggiori. Quindi c’è un costo nello spread, tra il costo dei buoni del Tesoro italiani e tedeschi, che è maggiore di quello della Spagna per esempio, perché la credibilità del governo Berlusconi e di Berlusconi a livello internazionale è molto bassa.

Emma Marcegaglia ha detto che l’Italia, sostanzialmente, è diventata lo “zimbello internazionale”. Un giudizio forte…

Si, mi pare difficile da contestare. Non c’è capo di governo in Occidente, in Africa non ho informazioni precise, che insomma è così coinvolto in storie di sesso, ecc. Tutti lo fanno, ma non in modo così smodato e ormai scoperto.

La stampa internazionale, con il nostro Premier, è stata dura. Del resto i recenti scandali non fanno che confermare questa “incoscienza” berlusconiana (es. “Faccio il Premier a part-time”). Dove nasce, secondo lei, questa “incoscienza”?

L’uomo “tira a campare” e basta, quindi non si comporta come un leader responsabile. Zapatero in Spagna, non ha neanche governato male, è stato colpito da un eccesso di sviluppo edilizio ma ha subito rassegnato le dimissioni e indetto nuove elezioni. Quindi si è comportato correttamente e con senso di responsabilità. Alla stessa stregua dovrebbe fare Berlusconi, anzi più di Zapatero. La Spagna è vittima solo, come dicevo, di sovraproduzione di beni immobili, di costruzioni ecc. Noi siamo allo sfascio più o meno di tutto. Zapatero ha dimostrato di avere senso dello Stato, Berlusconi dimostra di avere il senso della propria salvezza.

Da tutto questo emerge un bisogno di discontinuità politica. Lo chiedono gli attori sociali (Sindacato, imprenditori, movimenti). Esiste, secondo lei, un’alternativa credibile a questo immobilismo politico?

Le nostre opposizioni sono meglio di Berlusconi, perché essendo all’opposizione non possono far male, sono senza gravi peccati, ma in prospettiva anche gli italiani non hanno molta fiducia nell’opposizione che andrebbe a sostituire il governo Berlusconi. Quindi è debole Berlusconi ma è debole anche l’opposizione

Che poi, sono le opposizioni, perché se mette insieme Bersani, Vendola e Di Pietro, non vedo un elettorato moderato, di Centro che vota questa alleanza. Quindi abbiamo un’opposizione frammentata e poco credibile. Quindi stiamo male anche su questo versante.

Sulla proposta di referendum di abrogazione dell’attuale sistema elettorale qual è il suo giudizio?

Il mio giudizio è che sono contrario a questo sistema elettorale e al premio di maggioranza che ha istituito e che è una scorrettezza che falsa tutti i dati elettorali. Io sono contrarissimo al sistema chiamato “Porcellum”. Però l’opposizione mette su un referendum per tornare al sistema uninominale, quasi totalmente uninominale preesistente. Ora questa, secondo me, è una sciocchezza costituzionale, il nostro referendum è solo abrogativo, non può aggiungere nulla.

Per tornare dal sistema attuale a quello precedente si devono inserire novità in un testo e questo non lo consente il referendum abrogativo. Quindi io sono esterrefatto da questa cattiva educazione giuridica o costituzionale, ma con ogni probabilità la proposta di referendum della sinistra verrà bocciata dalla Corte, perché la Costituzione lo dice chiaramente che il referendum è solo abrogativo e che le abrogazioni devono lasciare un testo perfetto, funzionante. Ci devono essere dei tagli che non impediscono il funzionamento della “macchina” che resta dopo i tagli.

Per finire: siamo giunti agli ultimi “cento metri” del berlusconismo?

Non lo so. Berlusconi non molla perché ha paura per il suo patrimonio, ecc. Giustamente lui disse tempo fa, parlando del suo partito: “Questi signori (i suoi eletti) senza di me dove vanno? Vanno a casa” e questo è vero. Questo li rende solidali e quindi mantengono in vita questo governo per stare al potere più a lungo possibile. Dove vanno tutti i berlusconiani se cade Berlusconi? Tornano disoccupati e a loro non piace. Il berlusconismo è Berlusconi, è un partito personale chiaramente al suo servizio. Si è visto sulla ragazzina minorenne: la totalità dei deputati del partito di Berlusconi ha creduto alla versione che lui sia intervenuto sulla Questura di Milano perché credeva che fosse la nipote di Mubarak. Ora questa è una questione che ha fatto ridere il mondo, e poi hanno votato all’unanimità i signori del Popolo della libertà. Anche loro si sono screditati oltre il lecito. Comunque se il debito pubblico viene a costare una cifra insopportabile per il Paese, gli interessi sul debito, se tutto questo avviene il governo deve cadere. Stiamo a vedere. Intanto il costo degli interessi sul debito che rappresenta il 120 % del Pil italiano, quindi un debito colossale che nessuno ha, siamo non dico peggio della Grecia ma vicini. Non vedo come Berlusconi si possa riprendere però lui sta al potere perché ha il terrore dei processi ancora pendenti e anche del destino del suo impero, lui ha usufruito del monopolio per 17-18 anni di tutta la televisione pubblica e privata, salvo un po’ la 7. Se non regge più il monopolio sui media non regge più neanche lui e il suo partito probabilmente.

Caro Mino…

Domani, nel pomeriggio, si svolgeranno nel Duomo di Brescia i funerali di Mino Martinazzoli. Ecco un ricordo del leader politico.

Caro Mino,
l’ultima volta che ci siamo incontrati è stato ad un convegno, non molto tempo fa, in ricordo della lezione politica di Aldo Moro. Tuo grande maestro di dottrina giuridica e tuo ispiratore di prassi politica. TU stesso ne parlavi con grande discrezione, quasi con “religioso” timore ti avvicinavi alle sue parole. Però tutti sanno, e riconoscono, che sei stato il migliore tra gli esegeti del pensiero moroteo. Un pensiero complesso, dialettico, ma per nulla sterile.

Ecco, caro Mino, ho voluto iniziare con il ricordo di Aldo Moro proprio per sottolineare questa tua capacità di affrontare l’avventura della politica. Fare memoria della tua lezione politica ed umana, è con tutta umiltà per me, un dovere cristiano, oltreché segno di amicizia.

Si proprio quel cristianesimo che ha alimentato la tua riflessione civile ci ricorda che il “buon seme” porta futuro. Nonostante la tua grande ironia, e spesso autoironia (ne ricordo una sull’”abbonamento alla disfatta” che fece scoppiare di ilarità la platea), ti desse il senso del limite della politica.

Ecco allora la politica! Quante volte affermavi nei tuoi interventi, memorabili davvero, densi e mai ripetitivi che la politica non è il regno dell’onnipotenza, quello che chiamavi il “troppo” della politica, che tanti guai aveva seminato nel novecento, la “politica – diceva Moro – non è lo scrigno della felicità – lascerà sempre insoddisfatti -ma l’arte del possibile”, e tu stesso ne affermavi il limite: “la politica conta ma la vita conta di più”.

Se questo era vero nel tempo del “troppo” della politica a maggior ragione lo è nel tempo del “niente” della politica. E anzitempo avevi previsto il vuoto della “videocrazia” , della politica urlata, delle candidature senza carattere, e denunciavi l trasformismo “eterno” della politica italiana (ma che proprio un bipolarismo infantile, secondo te, ne moltiplica gli effetti). Per questo motivo, cioè sul senso profondo della politica (ovvero l’attenzione al bene comune) che si pone il tuo pensiero in alternativa radicale al berlusconismo ( e lo ripetevi sempre, in ogni circostanza, che Forza Italia non c’entrava niente con la DC: “simil-democrazia cristiana, più dorotea che cristiana”).

La tua visione politica era una politica dalla visione “mite”, ma per nulla accondiscendente, una visione “moderata” della politica. Ma subito , ricordo bene quell’intervento del 23 luglio del 1993 a Roma assemblea costituente del Partito Popolare, specificavi, sulla scia di Sturzo, che la “moderazione”, se da un lato era un rifiuto di ogni “radicalismo”, è “esattamente il contrario del moderatismo, parola che descrive l’astuzia del potere, il “sopire e troncare” che alligna anche là dove, fino a ieri, si preferiva annientare e interdire “.

Dunque nessun “neutralismo” politico, anzi, per te, la “ragionevole speranza “ cristiana in politica aveva delle priorità molto chiare: l’uguaglianza, la solidarietà, la democrazia, l’unità dell’Italia e dell’Europa.. In questo eri in perfetta sintonia con il pensiero degasperiano e moroteo. Eri uomo del Nord e proprio per questo antileghista. “Io con la lega – affermavi – non prendo nemmeno il tram”, criticavi l’uso improprio che Bossi e la Lega fanno della parola “federalismo”: “il federalismo di Bossi e più un etnonazionalismo, come direbbe qualcuno che ha studiato, cioè il sogno di una nuova nazioni su basi etniche, che un federalismo alla Cattaneo”. E in questa mistura di egoismo e di ideologia “etnica” vedevi il pericolo leghista, e nella tua biografia invitavi i lombardi ad un riscatto: “Continuo a pensare che un giorno o l’altro accadrà che i lombardi torneranno a raccattare il loro senno andato sulla luna e cominceranno a pensare che quello gli tocca di fare, per garantire la loro qualità di vita, non è di pretendere di essere altro dall’Italia, ma invece di essere all’avanguardia dei doveri degli italiani”. C’è molto cattolicesimo lombardo in questa affermazione: da Rosmini a Manzoni.

Troppi sono i pensieri che vengono alla mente. Eri uomo politico, ma quello che emergeva più di tutto era la tua fede. Una fede vissuta nella grande storia della laicità del cattolicesimo democratico del novecento italiano e lombardo (da Lazzati a Marcora e alla tua Brescia, quella della famiglia Montini).

E rimandavi, sempre, alla dismisura. Sapendo che, nel tempo triste delle “fattucchiere del politichese”, ciò che conta per un cristiano è rimandare sempre alla misura umana della politica (ovvero a quel principio di non appagamento che Moro indicava per l’avventura politica: avere fame e sete di giustizia).

Ecco, caro Mino, questi sono i pensieri che sono tornati alla mente ripercorrendo, un poco, il tuo percorso. La nostra avventura continua, per noi non c’è che il tentare. Sapendo che “alla fine, quando renderemo i conti, scopriremo che quello che di meglio e di più vero rimane sono le nostre speranze. Dite pure i nostri sogni”.

Ciao Mino!