Don Primo Mazzolari: un profeta per l’oggi

Il titolo che abbiamo dato, a questo “pezzo”, non sorprenda ma leggere questo libretto, pubblicato da Chiarelettere nella collana Istant Book, dal titolo “antico”,infatti richiamano le parole del Vangelo, “Come pecore in mezzo ai lupi” (pagg. 150 € 7,00), fa un salutare effetto: la parola profonda di ogni testimone del Vangelo interroga sempre la nostra quotidianità.
Don Primo Mazzolari, parroco di Bozzolo (un paesino del mantovano), infatti tra gli anni ‘40 e ‘50 del secolo scorso è stato una coscienza critica del cattolicesimo e della società italiana. Un prete “resistente” (molto vicino alla lotta della Resistenza antifascista) che ha fatto della testimonianza evangelica sul fronte della politica e del sociale la sua frontiera privilegiata. Giovanni XXIII l’aveva definito la “tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”.
Così il suono di Mazzolari arriva fino a noi, con la sua limpidezza, la sua forte passione per l’uomo e per gli ultimi (che è la misura di tutte le cose nella storia). Scriveva nel 1949, nel suo primo editorale della sua rivista “Adesso”: “Non soltanto Dio, ma ogni creatura mi dà l’appuntamento nell’adesso : il mio prossimo mi dà l’appuntamento. Dio può attendere: l’uomo no. (…) Se uno ha fame e sete ed è ignudo e senza casa, ed io gli dico – Va in pace: domani provvederò – bestemmio il ‘Padre che ad ogni vivente da il suo sostentamento nel tempo opportuno’ (…). Tra i cristiani, sia nel governo che negli altri campi, in politica o in religione, sono troppi i prudenti. Rischiamo di morire di prudenza in un mondo che non vuole e non può attendere”.
C’è tutto Don Primo in questo pensiero. Antifascista, testimone esigente del dialogo tra cattolici e comunisti ( e nel libretto in questione c’è uno splendido testo di Mazzolari sul comunismo, dal titolo “Siamo tutti comunisti”), testimone del radicalismo evangelico sulla Pace, precursore del Concilio Vaticano II. Insomma una figura importante nel cattolicesimo italiano, tanto che Mons.Montini, futuro Paolo VI, scriveva che “Don Mazzolari aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti”.
Come pochi ha saputo analizzare la politica, le sue motivazioni profonde.
Ed ecco che, in questo libretto sono infatti raccolti alcuni scritti pubblicati tra il 1940 e il 1955, troviamo pensieri di grande attualità.
Come questo ad esempio: “Uomini non ci si improvvisa, e nella lotta politica italiana ciò che più dolorosamente sorprende è la mancanza dell’uomo. Non dell’uomo grande, di cui no vogliamo neanche sentir parlare, ma dell’uomo reale, con il suo modesto, insostituibile corredo di qualità morali” e , più avanti, aggiungeva “prima di essere ammessi a un partito ci vorrebbe la promozione a uomo”.
Una critica, questa, radicale alla degenerazione della politica. Ma mai fatto in senso demagogico dell’antipolitica (come si direbbe oggi). Per Mazzolari, infatti, la politica è necessaria all’uomo. Per la sua infinita sete, mai appagata, di giustizia sociale. Fautore, sulla scia di Emmanuel Mounier, della “rivoluzione cristiana” che nasce dall’impegno per la giustizia, “Dio non ha mani perché vuole che gli imprestiamo le nostre”, si pone contro gli “avventurieri del nuovo” (i moderni gattopardi). Per lui la politica nuova nasce dall’uomo nuovo. Ovvero dall’uomo toccato dalle parole del Vangelo. In questa prospettiva analizzava il comunismo. Visto più come uno stato d’animo di “rivolta contro il male sociale di qualsiasi nome, un interiore tempo d’avvento, l’attesa di una novità, che senza farci dimenticare le sofferenze patite, renda impossibile il loro ripetersi”. Quindi una medesima sete di giustizia anima il comunismo e il cristianesimo: “Cosa vogliono i comunisti? – si domandava don Mazzolari – la fine dell’ingiustizie e la felicità di tutti gli uomini. Cosa vogliono i cristiani? La fine delle ingiustizie e la felicità di tutti gli uomini. La differenza è sui mezzi e sul modo di concepire il bene, conseguenza di una diversa visione dell’uomo e della vita”.
Quello che ci arriva, ancora oggi, da Don Primo Mazzolari è un appello a ridare dignità alla politica. Dignità che si conquista nell’amare di più l’uomo concreto con le sue aspettative di giustizia.

Commenti (2)

  1. Don Primo è il cattolico cristiano della vita di tutti i giorni!
    Basterebbe che solo qualcuno di quelli che si professano cristiani e soprattutto cattolici, naturalmente non escludendo il sottoscritto, anche tra colororo che “gironzolano” tra le aule del Parlamento,si comportassero sulla falsariga di don Primo e quante manovre economiche sarebbero più eque e condivise!
    La cris per quanto assurdo possa apparire è prima spirituale e poi economica! quante sottrazioni di denaro, ruberie , sorprusi, danneggiamenti, ingiustizie , bugie ,ecc, verrebbero meno…buon natale a tutti, buoni e meno buoni, disonesti( spero solo fino ad adesso) e onesti!!! domenico

  2. Per “ridare” dignità alla politica, è necessario che i nostri politici si convertano al vangelo (Giovanni 3,3) piuttosto che comportarsi come stanno facendo nonostante TUTTI quanti siano dei normali cattolici regolarmente battezzati e cresimati (.)

    Questo, a indicare che il cattolicesimo non cambia la natura umana!

    Don Primo Mazzolari “Profeta”? Beh, giacchè i profeti dell’Antico testamento annunziavano verità scomode, dubito che il Vaticano possa tornare alle verità scritturali perchè il papato è un sistema di “potere” e non il riflesso della Chiesa fondata da Cristo (Atti 2,4)!

    beh, il vaticano non lascia libero nemmeno un prete, perchè

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