Nella discussione politica di questi giorni torna il dibattito sul “centro”. Ne parliamo con lo storico Guido Formigoni, professore ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università IULM di Milano. Fa parte del gruppo di consulenza scientifica della Società editrice Il Mulino nel campo della storia; del Comitato di consulenza del Centro studi su politica estera e opinione pubblica di Milano; del Consiglio scientifico dell’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico «Paolo VI» di Roma (Isacem); del Gruppo di lavoro per la ricerca storiografica su Aldo Moro istituito presso l’Accademia Aldo Moro. E’ autore di numerose pubblicazioni sul Movimento Cattolico italiano.
Professor Formigoni, ormai è un classico: ogni anno, quando cade l’anniversario della morte del grande statista trentino, alcuni auspicano un ritorno della cultura degasperiana. E ci riferiamo, tra gli altri, al ministro Riccardi che, in questi giorni a Trento, ha affermato che “C’è bisogno di un soggetto terzo: il centro. Ma non sto pensando a un partito confessionale, bensì a un centro che governi una coalizione». Secondo lei che significa?
Non saprei fare l’esegesi del pensiero dell’amico Andrea Riccardi. Quello che mi pare chiaro è che anche lui si sia reso conto che un partito caratterizzato dall’identità cristiana è sempre più difficile da realizzare. I vertici ecclesiastici spingono all’impegno ma poi non vogliono delegare responsabilità. I cattolici che pensano o si organizzano sono da molto tempo divisi e lacerati. Quindi è impossibile resuscitare l’alchimia storica del modello di partito «di ispirazione cristiana», quale fu la Dc: una sintesi che teneva assieme l’unità sostanziale dei cattolici gerarchicamente accreditata a un certo margine di autonomia e mediazione politica riconosciuto al (o meglio conquistato progressivamente dal) partito. Mitologicamente il riferimento al concetto di «centro» sembra piacere a molte parti del mondo cattolico: da qui a vedere che qualche cattolico, assieme ad altri, sia capace di mettere assieme un progetto di formazione politica di centro solida e capace di raccogliere consensi, ce ne corre. Non vorrei che si ricorresse alla più consueta idea della «mosca cocchiera»: il centro sarebbe legittimato a guidare i consensi portati da altri, per ragioni in qualche modo strutturali. Una specie di diritto acquisito preliminare.