“Sogni” e “incubi” per la politica nel 2014. Intervista a Marco Damilano.

UnknownCome si svilupperà la lotta politica nel 2014? Quali sono i “sogni” e gli “incubi” dei principali protagonisti della politica italiana? Ne parliamo con Marco Damilano, cronista politico dell’Espresso.

 

Damilano, partiamo dal governo Letta. La vicenda del decreto “salva Roma” è stata davvero incredibile. Brutta figura senza dubbio. L’ira di Napolitano è enorme. Adesso c’è l’offensiva di Renzi sul “rimpasto”. Insomma il 2014 sarà un “incubo” per il Governo? Letta riuscirà ad agguantare l’agognato “semestre di Presidenza Europea”?

«Lo scivolone sul decreto salva-Roma non è stato certo il “nuovo inizio” di cui aveva parlato il presidente del Consiglio in Parlamento. Fin qui il governo ha potuto agire in una sorta di vuoto politico: Berlusconi era distratto dai guai giudiziari, il partito di Monti era in via di rapida dissoluzione e il Pd era privo di leadership, nonostante la transizione garantita da Epifani. Ora è tutto cambiato e per Letta il 2014 sarà brevissimo, si giocherà tutto nel primo mese. Se alla fine di gennaio c’è un nuovo patto di governo, rimpasto compreso, il resto dell’anno scivolerà via senza grandi traumi. Altrimenti la navigazione si farà accidentata e il sogno europeo di Letta, un semestre da protagonista, si trasformerà in un incubo».

 

Parliamo di Renzi. Indubbiamente la sua vittoria schiacciante alle “Primarie” ha impresso un cambio di velocità alla politica italiana. Un recentissimo studio del Cise (l’Istituto diretto da Roberto D’Alimonte) ci offre un quadro di cambiamento consistente nelle intenzioni di voto degli italiani. I dati confermano “l’effetto Renzi” , ovvero la capacità di attrazione del Sindaco di Firenze nei confronti dell’elettorato di Berlusconi e Grillo. Insomma un 2014 da “sogno” per il “Sindaco-Segretario”?

«C’è un elettorato ancora molto mobile. Non si è ancora fermato il terremoto del 2013, con gli otto milioni di voti al movimento di Grillo e una volatilità dell’elettorato senza precedenti, siamo alle scosse di assestamento. E Renzi è il leader più attrezzato a parlare e a cercare consenso fuori dal bacino originario di appartenenza, oltre il recinto dei voti del Pd e del centro-sinistra, in tutte le direzioni. Anche se poi è prevedibile che con il passare dei mesi la sua nuova identità di segretario del Pd, non più un outsider, finirà per diminuire questa capacità di agire a tutto campo. E poi nel 2014, elezioni anticipate a parte, si voterà alle europee con la proporzionale, alle amministrative e prima ancora alle regionali in Sardegna: tutte competizioni dove il potenziale di Renzi è ridotto, ma eventuali risultati deludenti sarebbero messi sul suo conto. Il sogno renziano è chiamato alla prova della realtà».

 

In questo finale di anno si è manifestata una inedita “convergenza” (termine da Prima Repubblica) tra Renzi e Landini (segretario della Fiom). Diversissimi tra loro eppure potrebbero diventare un asse di cambiamento, un sogno?. Landini un “rottamatore” della Cgil?

«Landini è il personaggio più interessante uscito dalla Cgil dopo gli anni di Cofferati e non è mai stato incasellabile nella vecchia sinistra, anche lo scontro (vinto) con Marchionne è stato affrontato con pragmatismo e senza ideologie, anche in quell’occasione Landini ha dimostrato la sua modernità. Si batte per una nuova Cgil, una nuova rappresentanza dei lavoratori, e anche per una nuova sinistra. Se va bene la sua battaglia nel sindacato Landini può essere il leader che chiude una lunga fase di stagnazione. Ma può essere anche un importante alleato di Renzi in politica, il federatore dell’area che sta alla sinistra del Pd, oggi divisa tra Sel e la galassia dei movimenti».

 

Veniamo al Centrodestra. Anche qui stiamo assistendo a cambiamenti indotti dalle vicende giudiziarie di Berlusconi. E queste vicende non sono ancora terminate. Per chi sarà il 2014 un “incubo” o un “sogno” ? Per Berlusconi o per Alfano? Torneranno insieme?

«Il 2013 è stato l’anno dell’incubo per Berlusconi, il 2014 è l’anno del ventennale di Forza Italia, il Cavaliere proverà l’ennesima reincarnazione, un incubo per Alfano. Alla fine i due partiti saranno costretti a tornare insieme, se resterà un sistema bipolare fondato sulle coalizioni. Quando finirà l’esperienza del governo Letta le due destre, quella di lotta e quella di governo, scopriranno di doversi unire di nuovo se non vogliono essere irrilevanti entrambi. Se questo dovesse avvenire in tempi brevi, sarebbe un successo per Berlusconi e una sconfitta per Alfano. Se dovesse passare tutto il 2014 senza voto anticipato, invece, per il Nuovo centrodestra sarebbe la possibilità di candidarsi alla guida della coalizione».

 

Grillo si è rivelato un giocatore spregiudicato “antisistema”, cavalca ogni tipo di “ribellismo” . Insomma la crisi economica sicuramente favorisce Grillo. Pur essendo diverso dal “Fronte Nazionale” di Marine Le Pen adotta la stessa tattica ed anche qualche contenuto (vedi la battaglia contro l’Euro). Come lo vede nel 2014 un “incubo” per l’Italia?

«Le elezioni europee sono una grande occasione per Grillo che non è un fenomeno isolato nel resto del continente. Finora in Parlamento il Movimento 5 Stelle ha deluso, ma con il crescere delle difficoltà per il governo e la maggiore esperienza dei parlamentari grillini si può immaginare che il ruolo dei nuovi arrivati aumenterà. L’azione di opposizione nelle ultime settimane ha cominciato a far registrare i primi successi. Non è un elettorato in via di esaurimento, il boom di un anno fa forse è irripetibile, ma la sfida europea è un terreno su cui ancora una volta Grillo può polarizzare l’elettorato, pro o contro l’Europa, pro o contro di lui e il Movimento, e può fare il pieno dell’elettorato anti-europeista».

 

Alle prossime elezioni europee vedremo nascere un fronte “antieuropa” (Berlusconi, Grillo e Lega)?

«Sì, ma è un’immagine puramente giornalistica, l’ho usata anch’io sull’Espresso, i “Grilloni”. Funziona perché questi movimenti e partiti sull’Europa usano toni simili. Ma quando si entrerà in campagna elettorale la vicinanza si trasformerà in ostilità, in una guerra voto su voto: si vota con la proporzionale dove il più vicino è il primo dei nemici, quello che compete per il tuo stesso elettorato».

 

Ultima domanda. Napolitano lascia?

«Sì, ma nella prossima legislatura. A meno che non ci sia una delusione da parte del governo Letta molto più forte del decreto salva-Roma. Ma allora sarebbe la dichiarazione di fallimento delle politiche degli ultimi tre anni, dal governo Monti alle larghe intese. E si aprirebbe una crisi istituzionale senza precedenti, un incubo anche per chi al sogno della stabilità e del governo condiviso tra centrosinistra e centrodestra non ha mai creduto”

 

 

La rivoluzione “solitaria” di Papa Francesco. Intervista a Marco Politi

UnknownL’elezione di Papa Francesco al soglio pontificio è stato, sicuramente, l’evento più significativo di questo anno 2013. Una vera rivoluzione sta avvenendo nella Chiesa Cattolica. Facciamo con Marco Politi, vaticanista del “Fatto Quotidiano” un primo, provvisorio, bilancio su questa “rivoluzione” in atto nella Chiesa Cattolica.

Politi, grande è l’entusiasmo popolare che circonda Papa Francesco . Questo è favorito anche dalla sua capacità di comunicazione. La sensazione però è che sia un Papa solo. Su quali forze può contare Francesco?

L’entusiasmo popolare per Francesco, che tra l’altro coinvolge anche gli ambienti di altre religioni, e anche agnostici e atei, consiste anche nel fatto che il Papa presenta una Chiesa non burocratica, ma che accompagna uomini e donne nella loro fragilità e nelle difficoltà dell’esistenza, in questo senso il Papa si muove come discepolo di Cristo. Contemporaneamente il Papa ha iniziato una rivoluzione nella fisionomia del Vaticano, perché il Papa ritiene che la Curia non vada soltanto resa efficiente, ma vada cambiata come strumento, non solo al servizio dei pontefici, ma dell’episcopato mondiale. Il Papa vuole realizzare il principio di collegialità sancito dal Concilio Vaticano II, secondo cui la Chiesa universale non è governata da un sovrano solitario, ma dal Papa con l’insieme dei Vescovi. Infatti il Papa ha già creato un organismo consultivo, rappresentativo di tutte le realtà mondiali, quello degli otto cardinali. Però a tutt’oggi non si vede, non è visibile, non è attivo nel mondo ecclesiastico un “partito” di Bergoglio, che lo appoggi e gli episcopati nazionali finora sono molto inerti. Continua a leggere

L’Islam balcanico ritorna dalla Siria, pericolo terrorismo? Intervista a Ennio Remondino.

Unknown-1L’ islam radicale balcanico torna ad impensierire i Servizi di Segreti dell’Europa occidentale. Infatti è notizia di questi giorni del ritorno “a casa”, dalla Siria, di molti mujaheddin balcanici andati a combattere, nelle file più estremiste, contro il dittatore Assad. Ne parliamo con Ennio Remondino, già inviato di guerra per la Rai nei Balcani.

 

Remondino, i servizi segreti di Bosnia, Serbia e Macedonia sono in allarme. Pericolo terrorismo?

La preoccupazione che coinvolge un po’ tutti i servizi di sicurezza, i servizi segreti dell’Europa , è che vi sono i mujahidin balcanici, combattenti già sperimentati in Bosnia nella guerra del 1990, i “figli” forse di quei mujahidin che si sono mischiati nei Balcani, altre zone di presenze estremistiche jiadiste, ma è un problema che riguarda anche altri molti paesi d’Europa, l’Inghilterra, la Francia, da dove i cittadini di quei paesi convertiti all’Islam si sa che avevano scelto di partecipare ai combattimenti in Siria. Sono militari con l’esperienza e la manualità idonea a compiere eventuali atti di terrorismo.

E’ possibile fare una stima dei “guerriglieri di Allah” balcanici? Continua a leggere

La bellezza salverà il mondo?

“La bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevski. Questa frase risuona forte anche oggi. L’oggi, il tempo “apocalattico” dell’”uomo di superficie” (la definizione è di Vittorino Andreoli, grande psichiatra italiano, si veda l’intervista ad Andreoli) una riflessione sul “bello” rischia di cadere nel banale o nello scontato.
E dato i canoni , quelli meramente “estetici”, che vanno per la maggiore nella società contemporanea il rischio c’è.

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Banchieri: i “banditi” del XXI secolo. Un libro di Federico Rampini

Siamo, ormai, alla fine del sesto anno della grande recessione iniziata, come si sa, con il fallimento della Lehman Brothers. E nonostante qualche piccolo cenno di ripresa globale, tra gli economisti si fa strada un concetto pesante per definire la situazione in cui stiamo vivendo come una sorta di “stagnazione secolare”. Ne parlano Krugman e Lary Summer. Al di là del dibattito tra gli economisti, resta il dato che ancora non siamo usciti dal tunnel. E questo è evidente nel nostro Paese.
La crisi economica scoppiata nel 2008 ha portato una crisi devastante: chiusura di aziende, disoccupazione alle stelle (specie tra i giovani), crollo dei consumi e tanto altro.
Tutti sappiamo come si è sviluppata la crisi, ovvero con la crisi dei “mutui sub prime”, e nel libro uscito per i tipi della Mondadori, Banchieri. Storia del nuovo banditismo globale (pagg.170, € 16,50), pone la sua attenzione non più al “come” ma a “chi” imputare la colpa di questo disastro planetario. Lo afferma senza remore: “I banchieri sono i grandi banditi del nostro. Nessun bandito della storia ha mai potuto sognarsi di infliggere tanti danni alla collettività quanti ne hanno fatto i banchieri”. E dal suo punto di osservazione la New York, la grande mela, l’epicentro di questo terremoto planetario vede che la situazione è tutt’altro che migliorata. Rampini passa ad analizzare chi sono i banchieri americani che con i loro comportamenti hanno sprofondato l’Occidente (dall’UE agli Usa) in questa crisi.
Rampini analizza anche le risposte fallimentari dei governi nei confronti di questa crisi. Nel libro ci sono anche le storie di chi ogni giorno deve fare i conti con la crisi: le diseguaglianze che sono aumentate sempre più (ormai il ceto medio sta scomparendo, o per lo meno si è sempre più impoverito), per non parlare della precarietà del lavoro. Insomma Rampini smaschera il grande “inganno-ricatto” che c’è sotto la sindrome del “Too Big to Fail” (troppo grande per fallire) che la Wall Street dei banchieri ha messo in atto nei confronti del governo Usa e dell’intera nazione americana. Lo stesso è avvenuto anche da altre parti. Così, per esempio in Italia, i banchieri si sono incamerati gli aiuti di Draghi ma ci sono ben guardati di far .circolare questi fondi nell’economia reale (che è fatta di famiglie, imprese). Così negando questo “sangue” al circuito reale ci sono prodotti i guasti che vediamo quotidianamente. Rampini, certo, riconosce il ruolo di alcuni banchieri centrali (Bernarke e Draghi), gli “onnipotenti” (li chiama così l’autore) che certamente hanno salvato l’economia occidentale da un disastro ancora maggiore, ma nel caso di Bernarke lo stampare liquidità (moneta) ha favorito chi può investire di più nei mercati finanziari.
Insomma un libro che può farci aumentare la consapevolezza della crisi in atto, e che può aiutarci a rompere l’incantesimo malefico di questi “sacerdoti”, iquesta crisi ha fatto “riscoprire” un linguaggio “neopagano” sul culto del “ dio “ denaro, del turbocapitalismo finanziario.