L’elezione di Papa Francesco al soglio pontificio è stato, sicuramente, l’evento più significativo di questo anno 2013. Una vera rivoluzione sta avvenendo nella Chiesa Cattolica. Facciamo con Marco Politi, vaticanista del “Fatto Quotidiano” un primo, provvisorio, bilancio su questa “rivoluzione” in atto nella Chiesa Cattolica.
Politi, grande è l’entusiasmo popolare che circonda Papa Francesco . Questo è favorito anche dalla sua capacità di comunicazione. La sensazione però è che sia un Papa solo. Su quali forze può contare Francesco?
L’entusiasmo popolare per Francesco, che tra l’altro coinvolge anche gli ambienti di altre religioni, e anche agnostici e atei, consiste anche nel fatto che il Papa presenta una Chiesa non burocratica, ma che accompagna uomini e donne nella loro fragilità e nelle difficoltà dell’esistenza, in questo senso il Papa si muove come discepolo di Cristo. Contemporaneamente il Papa ha iniziato una rivoluzione nella fisionomia del Vaticano, perché il Papa ritiene che la Curia non vada soltanto resa efficiente, ma vada cambiata come strumento, non solo al servizio dei pontefici, ma dell’episcopato mondiale. Il Papa vuole realizzare il principio di collegialità sancito dal Concilio Vaticano II, secondo cui la Chiesa universale non è governata da un sovrano solitario, ma dal Papa con l’insieme dei Vescovi. Infatti il Papa ha già creato un organismo consultivo, rappresentativo di tutte le realtà mondiali, quello degli otto cardinali. Però a tutt’oggi non si vede, non è visibile, non è attivo nel mondo ecclesiastico un “partito” di Bergoglio, che lo appoggi e gli episcopati nazionali finora sono molto inerti.
L’anima conservatrice non nasconde la sua contrarietà, un episodio eclatante è stato l’intervista a “Die Zeit” a Mons. George Gaenswein (ex segretario di Benedetto XVI), che ha definito “un affronto” la decisione di Papa Francesco di lasciare gli appartamenti pontifici per andare ad abitare in “Santa Marta”. Insomma quanto pesa ancora l’anima conservatrice?
Poiché non siamo in una situazione di Concilio, quindi di assemblea è difficile capire quanto sono forti i riformatori e quanto sono forti i conservatori. In questo momento tutti applaudono il Papa e tengono nascosti i propri pensieri, c’è indubbiamente una resistenza alle riforme del Papa, anche molto aggressiva, che si manifesta in molti blog, dove il Papa viene accusato di demagogia, pauperismo, populismo. Mentre finora alcuni segnali preoccupanti sono venuti per esempio dalle dichiarazioni del segretario del papa emerito, che ha detto che ormai ogni giorno si aspetti qualcosa di nuovo e l’ha detto in senso allarmato. poi c’è stata la dichiarazione del cardinale Burke sui valori non negoziabili, poi c’è stato un intervento duro del Prefetto della Congregazione sulla Dottrina della Fede,Gehrard Ludwig Muller, sull’impossibilità di dare la comunione ai divorziati risposati. Questi sono i segnali isolati di un’opposizione che certamente crescerà così come è successo con Paolo VI e Giovanni XXIII.
Veniamo alla Cei (Conferenza Episcopale Italiana). La decisione di escludere il Card. Bagnasco dall’importante Congregazione dei Vescovi è un fatto sicuramente significativo. La Cei in questi mesi d’ inizio del Pontificato di Francesco non ha brillato in fatto di sintonia con il Papa. Ora c’è un progetto di riforma anche della Cei. Come giudica l’atteggiamento in generale della Chiesa italiana nei confronti della rivoluzione del Papa?
La CEI è rimasta completamente sorpresa dall’uragano Francesco ed è completamente spiazzata perché una parte dell’episcopato era ancora legata al ruinismo e cioè al legame con il centro destra per combattere la modernità e un’altra parte era abituata a insistere sui valori non negoziabili, aborto, fecondazione artificiale, coppie di fatto, coppie omosessuali, senza quello spirito di carità e comprensione che è tipico di Francesco, quindi per la CEI sicuramente il 2014 sarà l’anno in cui la dovrà cambiare fisionomia. Si aspetta la modifica dello statuto e in futuro certamente con l’elezione diretta del Presidente della CEI, come vuole papa Francesco,cambieranno molte cose.
Tra le cose nuove vi è da segnalare la nomina di Monsignor Parolin alla Segreteria di Stato. Come giudica questa nomina?
Parolin è un diplomatico molto capace, una personalità di grande sensibilità, abituata a confrontarsi con situazioni difficili nel mondo e quindi ad avere anche una visione ampia, come vuole Papa Francesco e al tempo stesso è una figura di sacerdote molto impegnato e convinto, soltanto che Papa Francesco avrà bisogno di una squadra in Vaticano e finora si sente la mancanza di una squadra e con il rischio che il Papa rimanga isolato. In passato ad esempio Paolo VI aveva il vantaggio di un concilio in corso in cui i cardinali e i vescovi riformatori prendevano la parola ed erano molto attivi nelle loro diocesi. questo protagonismo dell’episcopato, negli ultimi 35 anni, è stato completamente soffocato.
Una iniziativa davvero clamorosa è stata la decisione della “consultazione” , con un questionario ad hoc, del Popolo di Dio sui temi della Famiglia in vista del Sinodo dedicato a questo tema. L’impressione, almeno per l’Italia, è che si voglia sminuire l’impatto di questa decisione. E’ così?
Il questionario mostra la volontà di Francesco di dare la parola al popolo cattolico e invece abbiamo assistito al sequestro del questionario da parte degli episcopati nazionali, non solo in Italia ma in quasi tutte le parti del mondo, perché pochissimi episcopati, a partire dall’Inghilterra, lo hanno direttamente messo online chiedendo ai singoli fedeli di esprimersi. Questo ci mostra la difficoltà di Francesco di creare una Chiesa più partecipativa e quindi di coinvolgere l’opinione pubblica cattolica nel processo di riforma.
Ultima domanda: Come sono i rapporti con Ratzinger?
I rapporti con Ratzinger sono molto buoni perché da un lato Francesco ha capito politicamente che bisognava disinnescare qualsiasi polarizzazione e al tempo stesso ha una simpatia e una stima personale fortissima per Ratzinger e a sua volta il pontefice emerito si sta comportando in maniera impeccabile nel non interferire in nessun modo con l’attività del pontefice regnante. Quindi conservatori non trovano sponda in Ratzinger per fare manovre, anche perché i due papi, tutti e due vogliono creare un modello per il futuro per cui il Papa ad una certa età possa dimettersi.