La figlia del Papa. Un libro di Dario Fo

copertina“In tutte le storie famose, come quella dei Borgia, si trovano sempre diverse versioni del dramma.Nella maggior parte dei casi, però, si scopre un intento deformante, soprattutto dal punto di vista storico. Personalmente non ho fatto altro che ricercare la verità”. Così il premio Nobel Dario Fo spiega la sua ultima opera letteraria,  un libro, uscito oggi nelle librerie per i tipi di Chiarelettere, sulla figura di Lucrezia Borgia. E nel pomeriggio di oggi a Milano, presso l’aula magna dell’Università Milano – Bicocca, c’è stato uno spettacolo-presentazione del volume a cura della Compagnia teatrale “Fo-Rame”.

 

Lucrezia, Figlia di un papa, tre volte moglie (un marito assassinato), un figlio illegittimo… tutto in soli 39 anni, in pieno Rinascimento. Una vita incredibile, da raccontare. Ci hanno provato scrittori, filosofi, storici. Di recente sono state dedicate a Lucrezia serie televisive di successo in Italia e all’estero.

 

Ora, eccezionalmente, il premio Nobel Dario Fo, staccandosi da ricostruzioni scandalistiche o puramente storiche, ci rivela in un romanzo tutta l’umanità di Lucrezia liberandola dal cliché di donna dissoluta e incestuosa e calandola nel contesto storico di allora e nella vita quotidiana. Ecco il fascino delle corti rinascimentali con il papa Alessandro VI, il più corrotto dei pontefici, il diabolico fratello Cesare, e poi i mariti di Lucrezia, cacciati, uccisi, umiliati, e i suoi amanti, primo fra tutti Pietro Bembo, con il quale condivideva l’amore per l’arte e, in particolare, per la poesia e il teatro. Tutti pedine dei giochi del potere, il più spietato.

 

Una vera accademia del nepotismo e dell’osceno, tra festini e orge. Come oggi. Perché il romanzo della famiglia dei Borgia è soprattutto la maschera del nostro tempo che, visto attraverso il filtro di quel periodo, ci appare ancora più desolante e corrotto.

 

 

Dario Fo, La Figlia Del Papa, Ed. Chiarelettere, Milano 2014, pagg. 208, € 13,90.

 

 

Per gentile concessione dell’Editore pubblichiamo un breve estratto del libro

 

 

A piedi giunti nel fango

 

Sulla vita, sui trionfi e sulle nefandezze più o meno documentate dei Borgia si sono scritte e messe in scena opere e pièces teatrali, realizzati film di notevole fattura con attori di fama e, ultimamente, anche due serie televisive di straordinario successo. Qual è il motivo di tanto interesse verso il comportamento di questi personaggi? Senz’altro la spudorata mancanza di pulizia morale che viene attribuita loro in ogni momento della vicenda.

Un’esistenza sfrenata a partire dalla sessualità fino al comportamento sociale e politico.

Fra i grandi scrittori che ci hanno raccontato drammi, cinismi e amori di questa potente famiglia ci sono ad esempio Dumas, Victor Hugo e Maria Bellonci. Ma uno dei più noti è John Ford, elisabettiano dell’inizio del Seicento, che mise in scena Peccato che sia una puttana, opera ispirata quasi sicuramente alle presunte avventure di Lucrezia Borgia e suo fratello Cesare, che la leggenda assicura essere stati amanti. La nostra amica Margherita Rubino ha condotto una ricerca sui drammi scritti nel tempo stesso dei Borgia e ha scoperto ben due autori, Giovanni Falugi e Sperone Speroni, che trattano della vicenda mascherandola con una provenienza romana, nientemeno che da Ovidio.

Certo che se stacchiamo di netto dal Rinascimento italiano la storia di papa Alessandro vi e dei suoi congiunti ne otteniamo una saga sconvolgente, dove i personaggi si muovono senza alcun rispetto per gli avversari e spesso nei propri stessi confronti.

La vittima da immolare ogni volta, fin dalla sua infanzia, è senz’altro Lucrezia. È lei che viene buttata tanto dal padre che dal fratello in ogni occasione nel gorgo degli interessi finanziari e politici, senza un briciolo di pietà. Di cosa ne pensi la dolce figliola non ci si preoccupa assolutamente. Del resto è una femmina, un giudizio che valeva anche per un padre futuro papa e un fratello prossimo cardinale. Anzi in certi momenti Lucrezia è un pacco con tondi seni e stupendi glutei. Ah, dimenticavamo, anche i suoi occhi sono carichi di malìa.