Il Si della Consulta alla Fecondazione Eterologa: Una scelta di civiltà? (2) Intervista a Padre Luigi Lorenzetti

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Luigi Lorenzetti

 

Concludiamo, con questa seconda intervista, la nostra piccola inchiesta sulla fecondazione eterologa. Padre Lorenzetti è tra i maggiori  italiani, docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e collaboratore di varie riviste fra cui Famiglia Cristiana, dove cura la rubrica “Il teologo”.

 

 La Legge 40 sulla Fecondazione medicalmente assistita ha subito “smantellamenti” , in questi 10 anni di “”vita”, continui. Sono  state 30 le sentenze di tribunali civili,  frutto di un bipolarismo etico assai poco convincente. Qual è  stato il grande limite di questa legge?

La legge 40 del 2004, nel regolare la procreazione medicalmente assistita (Pma) intende conciliare due valori-base: il primo è il legittimo desiderio al figlio che è proprio della coppia sposata (e, per estensione, anche alla coppia di fatto stabilmente unita). Da qui il divieto della fecondazione eterologa (con ovociti o gameti fuori della coppia). Il secondo è il bene-diritto  del concepito (nascituro, embrione). Al riguardo, la legge 40 presuppone che l’embrione è, fin dall’inizio, un essere umano reale con potenzialità di sviluppo (e non già essere umano potenziale); è qualcuno e non qualcosa; ha valore finale  (bene per se stesso) e non strumentale sia pure in vista di alte finalità sociali. Da qui il divieto della diagnosi prenatale finalizzata alla selezione degli embrioni; della produzione di non più tre embrioni per evitare la crioconservazione e, quindi, la loro eventuale perdita, come anche di evitare gravidanze plurime.

La legge 40, in riferimento alla tutela dei due valori in gioco, è stata considerata (ed è) una buona legge, sebbene sia stata (ed è) criticabile per opposti pareri: alcuni sostengono che la legge si sbilancia eccessivamente a favore del concepito a danno della coppia; altri, al contrario, affermano il rovescio, in quanto favorisce la coppia a danno del  concepito (nascituro). Si può facilmente constatare  che la legge italiana è più restrittiva rispetto a quelle di altri paesi europei. D’altra   parte, nessun tipo di legislazione è criterio e misura di altri tipi. Ogni legislazione è giudicabile e giudicata in base ai valori (diritti) umani che tutela o mano. È piuttosto auspicabile un confronto critico tra le varie legislazioni.

Veniamo alla sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa. Per il Settimanale “Famiglia Cristiana” si tratta di una follia italiana in quanto potrebbe favorire una “fecondazione selvaggia per tutti”.  Qual è il suo parere?

La fecondazione eterologa, a differenza dell’omologa, compromette il diritto del nascituro a una famiglia, a genitori certi, a un’identità genetica chiara; inoltre equivoca il concetto di paternità/maternità e di filiazione.

La sentenza della Consulta “smantella” dalla legge 40 il divieto della fecondazione eterologa, accogliendo le critiche che, in questo decennio, sono state poste all’opinione pubblica: il divieto discrimina un gran numero di coppie per le quali l’omologa non è praticabile; favorisce il turismo procreativo di quanti se lo possono permettere e altre motivazioni ancora.

Come prima reazione: è palese che la sentenza non interpreta ma stravolge la legge 40 proprio nell’ intento di conciliare i due valori in gioco, di cui si è detto precedentemente. La sentenza è sbilanciata nel favorire il desiderio della coppia, compromettendo il bene-diritto del nascituro ad avere genitori certi. Il figlio è posto, per legge, di fronte all’ambiguità tra genitori biologici e genitori sociali.      

 

Dal punto di vista delle coppie  sterili questa sentenza è una buona notizia. Ma la maternità e la paternità biologica sono ancora un valore per la società secolarizzata?

Sono insostenibili due visioni estreme: quella che sostiene principalmente se non esclusivamente la dimensione biologica; ugualmente l’altra che sostiene che la vera genitorialità è quella di chi fa crescere il figlio. In verità, la dimensione biologica e la dimensione  affettiva sono distinte, ma non separabili. La genitorialità biologica e la genitorialità spirituale non sono realtà, ma due dimensioni dell’unica realtà.

 

E’ giusta l’esclusione di single e per le coppie omosessuali ?

Il criterio primario da seguire non è il desiderio dell’adulto, ma il bene del minore. Nel caso della coppia o unione omosessuale, il minore parte oggettivamente svantaggiato per una serie di controindicazioni: il necessario ricorso alla fecondazione artificiale e, quindi, la violazione del diritto del nascituro ad avere genitori certi; inoltre, per crescere umanamente, il minore ha  bisogno, anche secondo le acquisizioni delle scienze umane, di due genitori nella versione maschile/femminile e non di due padri o di due madri. È vero che tanti minori, di fatto, sono in condizioni proibenti la crescita psicologica e umana anche in coppie eterosessuali, ma questo non giustifica introdurre, per legge, scelte e decisioni così cariche di problematicità.

 

Anni fa il filosofo laico tedesco Jurgen Habermas  metteva in guardia verso lo “scivolamento di una genetica liberale, vale a dire una genetica regolata dalla legge della domanda e dell’offerta”. Adesso con questa sentenza cade l’ultimo mattone su cui reggeva la legge 40, quindi si torna indietro di 10 anni. Quindi si porrà il problema di una nuova normativa. E’ possibile un cammino più laico di quello fatto con la legge 40? Ovvero raggiungere una mediazione alta su questo tema delicatissimo?

La legge civile non è né religiosa né atea, deve essere giusta; e lo è in riferimento a valori(diritti) umani.

Nel contesto sociale e culturale pluralista, è necessario ripensare il rapporto tra morale (norma morale) e diritto (norma giuridica). Le leggi civili non sono giuste/ingiuste perché conformi/contrarie a una morale di tipo confessionale. Sono, invece, giuste/ingiuste in base alla morale fondata sui valori (beni, diritti) umani, che tali sono a prescindere da appartenenze culturali, religiose, etniche.  

 

Nel 2005 la Chiesa italiana entrò con forza nella battaglia referendaria sostenendo l’astensione. Ma era la  Chiesa del Cardinale Ruini. Oggi con Papa Francesco quale sarà secondo lei l’atteggiamento della Chiesa?

I proponenti il referendum del 2005 intendevano condurre a cancellare i quattro divieti: la fecondazione eterologa, la diagnosi-preimpianto; la crioservazione; la sperimentazione degli embrioni. Il referendum non ha avuto seguito, perché non ha raggiunto il quorum richiesto. L’astensione è stata sostenuta dalla Chiesa, tuttavia, si deve riconoscere che, tra i 73% degli astenuti, non c’era soltanto il mondo cattolico ossequiente al card. Ruini.

Con Papa Francesco, i cattolici, da cittadini si sentono impegnati, in modo democratico e laico, per una legislazione sulla fecondazione artificiale che sia conforme o la più conforme possibile ai valori (diritti) umani. Non si tratta, infatti, di una questione religiosa, ma umana, laica. Il confronto, pertanto, deve avvenire tra una posizione ragionevole, meno ragionevole o più ragionevole.

Non è superfluo osservare che prima di una questione legislativa c’è una questione morale. Il fenomeno della procreazione medicalmente assistita evidenzia il desiderio profondo della paternità/maternità che viene raggiunto di frequente con grande dispendio di energie, anche economiche. È un evento che merita rispetto e ammirazione, ma questo non giustifica ogni modalità per ottenerlo: il fine buono (avere il figlio) esige che siano buone anche le modalità per averlo. Quando queste oggettivamente mancano, perché non pensare a forme alternative di vera paternità/maternità, quali l’adozione, l’affidamento? La Chiesa si sente impegnata nel formare le coscienze sul senso dell’apertura alla vita, così che agiscano non per costrizione (nemmeno per costrizione di una norma morale), ma per convinzione e consapevolezza personale.

 

 

(la foto di Padre Lorenzetti è tratta dal sito www.famigliacristiana.it )