La giornata del 27 aprile sarà un evento mondiale. Per la doppia canonizzazione di due Papi, Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, sono attesi cinque milioni di pellegrini. Per capire un po’ più in profondità questo avvenimento abbiamo intervistato il professor Massimo Faggioli, Professor of History of Modern Christianity all’University of St. Thomas di Minneapolis (USA).
Professor Faggioli, questa della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni-Paolo II è sicuramente un atto molto significativo di Papa Francesco. Qual è il significato “storico – teologico” di questa doppia canonizzazione ?
Sono due papi legati alla storia del concilio, specialmente Giovanni XXIII. Il messaggio è che la chiesa e il papato di oggi non sono comprensibili senza il Vaticano II – specialmente senza Giovanni XXIII che ebbe l’idea di convocarlo. Ma la doppia canonizzazione serve a dare un equilibrio a due volti della chiesa contemporanea complementari ma diversi.
Ad un osservatore “malizioso”, però, non può sfuggire che da un lato si proclama Santo Giuseppe Roncalli, il Papa della tenerezza e del Concilio Vaticano II (Il Concilio dell’apertura della Chiesa al mondo), e dall’altra si proclama Santo Karol Woitjla, il Papa, per certi versi, della “restaurazione” (il termine è volutamente forte). Non si rischia una contraddizione ?
È anche una contraddizione, ma se vogliamo meno contraddittorio della prima coppia di papi santi a cui pensò Paolo VI nel 1965, ovvero Pio XII e Giovanni XXIII. La differenza tra i due è non al livello della santità personale, ma in termini di memoria di chiesa circa la loro azione sulla chiesa come papi. Da questo punto di vista non c’e’ dubbio che la canonizzazione di Wojtyla lascia perplessi alcuni, se si pensa ad alcuni casi ancora aperti e controversi (come la questione dei Legionari di Cristo).
Roncalli aveva una “sapientia cordis” capace di rompere le barriere tra gli uomini. E’ questo il lato più immediato e popolare di Giovanni XXIII. Qual è il messaggio “perenne” per la Chiesa?
Due cose direi: la “medicina della misericordia” (che Roncalli imparò su se stesso dopo gli anni del seminario) e i “segni dei tempi” (la necessità per la chiesa di essere cosciente del mondo, perche’ la chiesa esiste per la salvezza del mondo). Non a caso sono elementi molto visibili anche in papa Francesco.
Wojtila è stato un uomo “drammatico” (ovviamente nel senso nobile del termine). Il suo era un cristianesimo militante, molto “politico” (la sua battaglia epocale contro il comunismo) . Certamente un Papa che nella fase finale della sua vita ha testimoniato con forza la sua fede. Insomma il lungo pontificato di Wojtila ha le sue grandi luci e le sue ombre (ad esempio l’incomprensione verso Monsignor Romero). Anche qui qual è il messaggio “perenne” per la Chiesa?
Il messaggio perenne direi che è la volonta’ di un papa di reagire a grandi trasformazioni in corso nel mondo di fine novecento: la fine della guerra fredda, i mutamenti biotecnologici, la questione del gender. In questo senso il messaggio lasciato da Giovanni Paolo II e’ ancora difficile da giudicare storicamente: molto del suo insegnamento in materia morale non è (ancora?) stato recepito dalla chiesa e in certe parti di chiesa (come nelle Americhe) e’ accusato di essere la causa di molti problemi di oggi – non ultima, la repressione della teologia della liberazione in America Latina.
Insomma due “ecclesiologie” si confrontano. Von Balthasar, il grande teologo svizzero, affermava che la “Verità è sinfonica”. C’è però, un punto critico nel cristianesimo wojtiliano: quello delle grandi adunate. Eppure la secolarizzazione ha “galoppato” molto nel mondo contemporaneo. Papa Francesco, che gode di immensa popolarità, è consapevole di questo “rischio”?
Credo che Francesco sia consapevole, anche se lo strumento che deve usare – il papato mediatico – non è diverso. Ma si vede che lo stile di Bergoglio è diverso da Wojtyla: certamente piu` roncalliano che wojtyliano.
Ultima domanda: Dal suo osservatorio americano come viene vissuta dai cattolici statunitensi questa duplice canonizzazione?
La figura di Giovanni XXIII e’ piu’ vicina ai cattolici laici di una certa generazione, quella del concilio e del primo post-concilio. Giovanni Paolo II e’ piu’ vicino al clero e ai vescovi di oggi, e alla generazione che lo vide in televisione e in terra americana tra gli anni ottanta e novanta. Ma per il cattolicesimo americano tutto Giovanni XXIII e’ l’ultimo papa veramente popolare, al di sopra delle polemiche. Per gli americani, dopo l’enciclica di Paolo VI “Humanae Vitae” del 1968 sulla contraccezione, il papa non e’ stato piu’ lo stes