Nella “Rete” , tra i simpatizzanti e gli aderenti al “Movimento 5 Stelle”, c’è un forte dibattito sulla debacle elettorale del “Movimento”. Quali le ragioni della sconfitta? Quali prospettive per il “Movimento”? Su questi temi abbiamo intervistato il giornalista Andrea Scanzi, firma di punta del “Fatto Quotidiano “.
Lei è un profondo conoscitore del “Movimento 5 Stelle”, ne conosce gli umori profondi, come è stata possibile questa sorta di “ubriacatura” da vittoria certa (#Vinciamonoi!#) smentita, poi, dalla debacle elettorale?
“Il Movimento 5 Stelle si è clamorosamente sopravvalutato. Se non avesse imbastito una campagna elettorale anzitempo orgasmica, oggi potrebbe tutto sommato festeggiare una cifra depurata dal mero voto di protesta e rimasta comunque sopra il 20: un dato clamoroso, in un paese conservatore e tradizionalista come l’Italia. Invece l’hanno menata per mesi con ‘sta bischerata adolescenziale del #vinciamonoi: ma “vinciamo noi” de che? Adesso, giustamente, li sfottono tutti. Credo che si siano lasciati condizionare dall’affetto degli attivisti: piazze piene, urne vincenti. Ma non è sempre così, anzi. Le piazze piene vogliono solo dire che i 5 Stelle sono più partecipi dei piddini (Renzi, a volte, aveva le piazze semivuote). Anche Luttazzi riempiva i teatri, anche Santoro ha sempre fatto boom di ascolti: poi però vinceva Berlusconi. I 5 Stelle hanno convinto i già convinti, radicandone l’affetto, ma non hanno intercettato mezzo indeciso e hanno perso quasi tre milioni rispetto a febbraio 2013”.
Grillo è un grande uomo di spettacolo, questo non si traduce, però, automaticamente in un’efficace “comunicazione” politica. Quali sono stati, secondo lei, in campagna elettorale gli errori di “comunicazione” del Padre fondatore del Movimento? Non è stato un po’ troppo sottovalutato Renzi?
“Il problema della comunicazione di Grillo è eterno, se ne parlava già nel 2007 dopo il primo V-Day. Il suo parlare da comico crea continui cortocircuiti semantici, perché nel frattempo è diventato ormai un soggetto politico. Urlare e sfanculare andava bene, ora no. La narrazione di Renzi è da asilo nido, una roba tipo “noi siamo il bene e voi il male”, ma funziona. E la maggioranza degli italiani voleva essere rassicurata e “sperare”. Per questo ha preferito un bombarolo furbino come Renzi a un incazzato sincero come Grillo. Gli errori comunicativi sono stati tanti: il post su Auschwitz, la “peste rossa”, “oltre Hitler”, “la lupara bianca”, il “processo ai giornalisti”. Grillo provoca e non è certo un fascista, ma ha quasi tutta la stampa contro. Non appena presta il fianco, quasi tutti ci costruiscono un caso. Se il Pd regala 7 miliardi alle banche è normale, se il deputato 5 Stelle Sibilia contesta la Boldrini è uno “squadrista”. Ecco perché Grillo dovrebbe calcolare ogni parola e non regalare assist a chi vive per sputtanarlo, neanche fosse Mengele. Credo che il suo intento sia usare la violenza verbale per esorcizzare quella fisica: idea nobile, e senza M5S oggi avremmo Alba Dorata e Le Pen. Vaglielo a spiegare, però, alla casalinga di Voghera”.
Nel suo “messaggio” Grillo, a commento dei risultati elettorali, se la prende con l’Italia dei pensionati che preferisce lo status quo invece che il cambiamento. Non è un po’ banale come analisi? Non è venuto il tempo, per il Movimento, di pensare oltre la “rabbia buona” degli elettori?
“Certo che è venuto quel tempo. O i 5 Stelle fanno una seria riflessione autocritica, o rischiano come minimo un ridimensionamento drastico. Il video di Grillo che prendeva il Maalox era divertente e finalmente autoironico, ma l’analisi politica era debole. Se i pensionati non ti votano non è colpa dei pensionati: è colpa tua, perché non li hai convinti. I 5 Stelle furoreggiano tra gli under 30, tengono fino ai 45-50 e scendono addirittura sotto il 10% negli over 60. Vuol dire che quella fascia lì non solo non li vota ma ne ha pure paura, certo anche per colpa di una informazione spesso disonesta intellettualmente. Grillo e i grillini devono cambiare i toni. Con la “peste rossa” e la claque urlante dei talebani duropuristi non vai da nessuna parte. Essere coerenti non significa essere integralisti: lo scazzo in streaming di Grillo con Renzi è stata una cazzata, il no a prescindere a Renzi sulla riforma elettorale è stata una cazzata (che ha consentito al Premier di consegnarsi a Berlusconi, uno dei suoi sogni di sempre). Questi errori, alla lunga, li paghi. Soprattutto tra gli elettori moderati e non più giovanissimi, che sono poi la maggioranza di questo paese”.
Resta, comunque, per i “5 Stelle” una percentuale rilevante, il 21 %. Come investire politicamente questo consenso in Europa? E poi: come rispondere a Renzi che li ha invitati ad uscire dall’isolamento?
Il Movimento 5 Stelle ha preso quasi sei milioni di voti: una cifra enorme. Si fa passare per normale che Di Battista abbia più voti di Berlusconi, ma è un cambiamento storico. E’ un risultato figlio di Grillo, che ha demeriti come pure meriti enormi, ma è anche figlio di una nuova classe di senatori e deputati che hanno lavorato bene e si sono contraddistinti per competenza e passione. Non tutti, per carità: quando ascolti Fucksia o Lombardi, ti chiedi cosa diavolo hai fatto nella vita per meritarti condanne simili. Se però avessimo avuto tanti Di Maio in questi vent’anni di mancata opposizione del centrosinistra, invece dei Violante e degli Speranza, Berlusconi sarebbe politicamente finito dopo sei mesi. Cito Di Maio non a caso: nel salotto di Bruno Vespa doveva andarci – anzi tornarci – lui. Non Grillo. Avrebbe fatto meno ascolti, ma avrebbe portato ai 5 Stelle molti più voti. Aprirsi troppo tardi alla tivù è stato un altro errore. Il M5S deve continuare nella sua opera di opposizione rigorosa, ora poi che Renzi vanta consensi bulgari. Ma deve anche dimostrare di saper pure costruire e “dire sì”. In Italia come nel Parlamento Europeo. Di Europa hanno parlato poco, al di là dell’allergia per l’Euro, le invettive contro i “figli di trojka” e il no al fiscal compact. Non conosciamo gli eletti, se non per un video youtube e il loro curriculum online. Non sappiamo accanto a chi sederanno, né chi appoggeranno come Presidente. Quanto al tentativo di Renzi di stanarli, il punto non è accettare tutto quello che lui gli propone, ma valutare la proposta. Se Renzi gli propone ancora l’Italicum o la schifezzina della riforma del Senato, fanno bene a sfancularlo: sono proposte orribili. Da solo, però, il Movimento non può fare nulla se non combattere battaglie nobili ma spesso di Pirro. Politica è anche strategia. Qualcuno dovrebbe dirgli che l’elasticità mentale non è un reato e che non tutti sono uguali: per esempio Tsipras non è uguale al Pd, e con Tsipras dovrebbero fare sponda. Sarebbe il presidente migliore, ma a Yoko Casaleggio non piace perché è “connotato ideologicamente”: sì, buonanotte”.
Qual è la “lezione” profonda di queste elezioni?
Nessuna lezione profonda. Sono elezioni che ci dicono ciò che già sapevamo: che i sondaggi non servono a niente; che larga parte dell’informazione italiana ama correre in soccorso del vincitore. Che la tivù è ancora decisiva (Renzi è andato ovunque, riverito oltremodo, e ha fatto bene ad andarci). Ci ribadiscono poi, e soprattutto, che la maggioranza degli italiani tutto vuole tranne il cambiamento reale. Non appena sentono parlare di “rivoluzione”, hanno un mancamento. Preferiscono la velocità da crociera, il mantenimento dello status quo e il gattopardismo un po’ alla moda. L’uomo della provvidenza che tutto cambia perché nulla cambi. Il leader nuovo per nulla nuovo, fanfarone e sparaballe, simpatico o presunto tale, vagamente carismatico. Ieri Berlusconi, oggi Renzi. Un po’ Silvio e un po’ De Mita, un po’ Fanfani e un po’ Moccia, un po’ Cameron e un po’ Jovanotti. Tutto e niente, soprattutto niente. E il nulla, anzitutto in Italia, è rassicurante.
“E il nulla, anzitutto in Italia, è rassicurante”: forse per questo Scanzi piace tanto
Domanda a Scanzi: perché Grillo, prima di incontrare Farange, non ha chiesto il “consenso” della rete? Visto che ritiene la Rete l’espressione più alta di partecipazione democratica? Usa due pesi e due misure, anche lui, secondo… l’occorrenza?
SEMPLICEMENTE…………………………IL MIGLIORE!!!
Praticamente ha detto tutto Andrea…l’errore di Grillo è stato non confrontarsi con nessuno dei competitot. E il confronto,in questi casi,fa la differenza.Altrochè che avrebbe vinto Beppe,se solo si fosse degnato a confrontarsi con gli altri!! Poi,un’altro errore clamoroso che fa il Movimento,sono le espulsioni: gli espulsi,a quanto pare,si stanno coalizzando x formare un nuovo movimento che poi bastonerà Grillo dalla testa ai piedi. Ma tant’è…
Quindi, quando Grillo (stra)parla di Auschwitz, peste rossa, “oltre Hitler”, lupara bianca, il “processo ai giornalisti”, sta “esorcizzando” la violenza fisica, è nobile d’animo e ci sta salvando dai nazi-fascisti, quando a dire cose simili sono Borghezio, Bossi o Salvini, loro non stanno esorcizzando la violenza fisica, ma la stanno istigando, non sono nobili ma cialtroni volgari, ecc. Ma per favore, un po’ di pietà per le nostre intelligenze. Mi spiace dover ritirare fuori la Lega, ma questo sono gli stessi ragionamenti che si facevano per giustificare le tirate di Bossi, dicendo: “sono ragazzate, stanno scherzando, ecc.”.
Poi su questo argomento su Alba Dorata: se Grillo è l’alternativa ad Alba Dorata, vuol dire che quelli che avrebbero votato per l’Alba Dorata italiana (Forza Nuova) hanno votato Grillo, no? E voi mi state ancora a dire che questo movimento è di sinistra? Con elettori con simpatie fasciste?