La triste vicenda di Mafia Capitale. Un sistema criminale senza precedenti,
Che ha dominato, per anni, su Roma con la complicità di politica e istituzioni viene raccontata in questo documentatissimo libro, appena uscito nelle librerie, di Marco Lillo e Lirio Abbate.
IL LIBRO
Una storia vera ma così incredibile che sembra creata da un’immaginazione diabolica.
Un ex terrorista finito in carcere più volte, legato alla Banda della Magliana e addestratosi in Libano durante la guerra civile. Da anni gira per Roma tranquillo con una benda sull’occhio perso durante una sparatoria. Lo chiamano il Cecato. È lui che governa politici di destra e di sinistra. Per i magistrati è il capo, Massimo Carminati.
Un omicida. Ha inferto 34 coltellate alla sua vittima ma in cella è diventato detenuto “modello”. I suoi convegni in nome della legalità raccolgono il plauso di grandi nomi come Stefano Rodotà e Miriam Mafai. In realtà ha fregato tutti. Fuori dal carcere è diventato il businessman dell’organizzazione criminale. I magistrati lo chiamano l’organizzatore, Salvatore Buzzi.
Un funzionario pubblico, già braccio destro di veltroni sindaco e poi uomo chiave del coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo del ministero dell’interno, che nasconde almeno tre false identità, le usa per coprire vari reati ma nessuno se ne accorge. È l’uomo di collegamento tra boss e politica, luca odevaine. E ancora neofascisti, ultras, soubrette, calciatori, attori. Una galleria eccezionale di personaggi, in cui compaiono perfino il capo della segreteria per l’economia del Vaticano Alfred Xuereb e il capitano giallorosso Francesco Totti.
Tutto questo è “I re di Roma”. Abbate e Lillo hanno costruito un racconto potentissimo, con documenti inediti. La testimonianza appassionata di chi ha denunciato quel sistema criminale quando nessuno ne voleva parlare.
GLI AUTORI
Llirio Abbate, inviato de “L’espresso”, è autore di inchieste giornalistiche sulle mafie e le collusioni dei politici con i boss. Negli ultimi vent’anni si è occupato dei principali scandali italiani su criminalità organizzata, tangenti e corruzione. Nel 2014 Reporters without borders lo ha inserito fra i “100 eroi dell’informazione” e nel 2015 Index on censorship lo ha annoverato tra le 17 personalità che nel mondo lottano per la libertà di espressione. Ha scritto i complici (con Peter Gomez, fazi 2007). Il suo libro più recente è “Fimmine ribelli” (Rizzoli 2013).
Marco Lillo, giornalista investigativo, caporedattore inchieste de “Il fatto quotidiano”, ha pubblicato, tra l’altro, i documenti segreti che hanno svelato le congiure in Vaticano e i trucchi nel bilancio del Monte dei Paschi di Siena ai tempi di Giuseppe Mussari. Ha scritto inchieste dure sull’ex presidente del senato Renato Schifani, sull’ex sottosegretario Carlo Malinconico e sull’ex ministro Nunzia De Girolamo. Ha svelato la storia della pensione di matteo renzi, assunto nell’azienda di famiglia pochi mesi prima dell’elezione in provincia. È autore dei libri “Bavaglio” (2008) e “Papi” (2009) con Peter Gomez e Marco Travaglio.
PER GENTILE CONCESSIONE DELL’EDITORE, PUBBLICHIAMO UN ESTRATTO DEL LIBRO
«Piano, piano… non lo vedo, non lo vedo… guida lui, guida lui…» Ancora un istante concitato, poi: «Scendi da questa cazzo di macchina… è bloccato!». La voce è di uno degli uomini del Reparto anticrimine del Ros di Roma, guidato dal colonnello Stefano Russo. Il video dei carabinieri ha invaso i media per giorni. Lui, l’ex terrorista nero, il boss della malavita romana, il punto di contatto tra manovalanza criminale e colletti bianchi, viene catturato dai militari mentre viaggia, apparentemente inerme, sulla sua Smart lungo una stradina di campagna a Sacrofano, alle porte di Roma. È il 1° dicembre 2014: l’arresto di Massimo Carminati segna un punto importante dell’inchiesta su «mafia Capitale», il terremoto giudiziario che si abbatte sui palazzi del potere travolgendo trasversalmente i principali partiti politici italiani. Un’indagine senza precedenti, che ha scoperchiato un vero sistema di corruzione, usura, estorsione, concussione, turbative d’asta e false fatturazioni. Una macchina ben rodata che lavorava per il controllo della città e degli appalti pubblici e poteva contare sulla connivenza della politica e delle istituzioni.
Carminati (C), secondo la Procura di Roma, è l’uomo chiave del «Mondo di mezzo», ha costruito un sistema di cui si vanta lui stesso in una conversazione intercettata con il suo braccio destro Riccardo Brugia (B) e con l’imprenditore Cristiano Guarnera (G):
C: «È la teoria del mondo di mezzo compa’… ci stanno… come si dice… i vivi sopra e i morti sotto e noi stiamo nel mezzo».
B: «Embe’… certo…».
C: «E allora… e allora vuol dire che ci sta un mondo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici cazzo come è possibile che quello… come è possibile, che ne so, che un domani io posso stare a cena con Berlusconi…».
B: «Certo… certo…».
C: «Cazzo è impossibile… capito come idea?… è quella che il mondo di mezzo è quello invece dove tutto si incontra… cioè… hai capito?… allora le persone… le persone di un certo tipo… di qualunque cosa… si incontrano tutti là…».
B: «Di qualunque ceto…».
C: «Bravo… si incontrano tutti là no?… tu stai lì… ma non per una questione di ceto… per una questione di merito, no?… allora, nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno…».
B: «Certo…».
C: «Questa è la cosa… e tutto si mischia».
B: «E certo…».
G: «…sotto sotto, semo tutti uguali…».
La suggestiva teoria di Carminati – ispirata probabilmente dallo scrittore inglese John R.R. Tolkien, ideatore di quel luogo mitico chiamato «Terra di mezzo» in cui si svolgono le vicende de Il signore degli anelli e Lo hobbit – è la sintesi della mafia romana; quella che alle armi preferisce il denaro, che non spara ma corrompe, che i politici e gli imprenditori non deve rincorrerli per fare affari e per partecipare alla grande abbuffata degli appalti pubblici, che non si accontenta delle consuete attività criminali ma vuole dettar legge ovunque: raccolta e smaltimento dei rifiuti, accoglienza degli immigrati, campi rom, verde pubblico, mense, strade. Tutto.
Il «Mondo di mezzo» è la cerniera tra l’illegalità e la legalità, tra criminali di strada e uomini in doppiopetto. «Perché tanto… nella strada… comandiamo sempre noi…» spiega Carminati al sodale Brugia.
I magistrati della Procura di Roma definiscono il sistema Carminati una mafia «originaria e originale». I 101 indagati della prima ondata giudiziaria, accusati in base all’articolo 416 bis o con l’aggravante di aver avvantaggiato l’organizzazione criminale, sono infatti quasi tutti romani o, comunque, del Centro Italia. Ci sono pochissimi meridionali. Per questo può definirsi anche originale, perché ha caratteristiche proprie che rispecchiano in qualche modo la società in cui si è sviluppata: è una mafia che non controlla il territorio chiedendo il pizzo ai commercianti, che non lascia i morti sulle strade. Non ha una struttura rigida e piramidale, sebbene siano stati identificati dai giudici «un capo», Massimo Carminati, e altri due viceré, anche loro con un ruolo direttivo specifico: Riccardo Brugia sul fronte «militare», e Salvatore Buzzi su quello «economico e dei rapporti con la pubblica amministrazione». Tutti e tre con precedenti penali e, nonostante tutto, nuovamente presenti. Tutti e tre di nuovo sulla scena. Gli uomini di «mafia Capitale» conoscono bene però l’arte dell’omertà: «No, non deve parla’ mai, risponde’ alle domande… le domande sono lecite, le risposte non sono mai obbligatorie» dice Brugia a Guarnera riguardo la regola del silenzio imposta dal capoclan. Ed ecco Salvatore Buzzi che dà la linea a un suo collaboratore: «Bisogna essere riservati, non parla’ troppo, anzi, ‘ste cose di cui non le sa nessuno, nemmeno Alessandra [Garrone, moglie di Buzzi, nda] perché… infatti l’ho ripreso da Massimo,Massimo è bravissimo, lui non parla, parla pochissimo perché dice “meno sai, meno ti dico, meno sai e più stai sicuro”».
L’intoccabile. Il re del «Mondo di mezzo»
Lirio Abbate e Marco Lillo, I Re di Roma. Destra e sinistra agli ordini di mafia capitale, Ed. Chiarelettere, Milano 2015, pagg. 272, € 14, 90