I giorni da Berlusconi del governo Renzi. Intervista a Alessandro De Angelis

 

immagine da serviziopubblico.itTe lo dico con una battuta. L’altro giorno mi sono sentito più giovane di almeno cinque anni. Nella stessa giornata Renzi salva Azzollini, arrivano le truppe di responsabili di Denis Verdini e il governo annuncia le nomine Rai con la Gasparri. È stato il giorno da Berlusconi del governo Renzi. C’è tutta la risposta alle tue domande in questa fotografia o in questo deja vu, chiamalo come vuoi”. Inizia così, la chiacchierata con Alessandro De Angelis, cronista dell’Huffington Post. Con una battuta ma neanche tanto: “No – prosegue De Angelis – non è affatto una battuta. Ma al fondo di tutti questi passaggi c’è un dato politico e culturale: la maggioranza sta in piedi grazie a tutto quello che Berlusconi ha messo in campo in questi anni, sia in termini i persone, vedi Verdini, che in termini di “valori”. Non è stata forse sua la battaglia contro il giustizialismo?”.

 

E allora proviamo a capire il perché del marasma. Da un lato Azzollini, Rai, Verdini, poi il caso Marino e Crocetta. Pur nella diversità di episodi, resta, secondo me, una radice comune: ovvero l’incapacità di Matteo Renzi a gestire il doppio incarico (di segretario del Pd e di premier). È così?

Mi pare un dato secondario. Te la dico senza giri di parole. Secondo me la domanda non è se Renzi è capace di gestire o meno il doppio incarico. La domanda è se Renzi è in grado di governare e se interpreta la sua leadership sulla base di una missione di cambiamento o sulla base di uno schema di potere. Vedi, non è che il caso Marino puoi dire che è competenza del segretario e non del premier. È un caso che investe un leader della sinistra. Ti immagini Hollande tacere se Parigi rischiasse lo scioglimento per mafia?

 

E allora?

Vedo una deriva politicista del presidente del Consiglio. Avalla una operazione trasformista in parlamento con i pezzi più discutibili del mondo berlusconiano, come Verdini e gli amici di Cosentino. Imbarca di tutto sul territorio dove sta nascendo un partito della Nazione senza confini a destra. Il suo schema è il potere: vincere, non cambiare; governare per governare, non cambiare. E su questo schema ha costruito la sua narrazione: i gufi, la ricerca di un nemico a sinistra, un format per cui si tiene alla larga dalle difficoltà. Non mette la faccia su Roma, non la mette su Crocetta, così come ha evitato per paura dei fischi l’alluvione di Genova.

 

Insomma, che cosa sta diventando il Pd di Renzi?

Una gigantesca macchina di potere che attrae trasformismi. E che perde progressivamente il legame con il suo popolo. Attenzione, c’è chi teorizza che conta il consenso, non il popolo. Secondo me il consenso senza un popolo dietro di cui interpreti valori, passione, senso di comunità e di una missione comune, è effimero.

 

Tu dici, la rottamazione è finita. E vedi limiti nell’azione di governo?

Molti: in questo momento non vedo governo…. Al netto del format di Renzi, la realtà è molto diversa dalla sua narrazione: immigrazione, lavoro, tasse. Non solo ci sono risultati scarsi, ma temo che la distanza, anche emotiva, tra il messaggio del premier e la sofferenze del paese sia a livelli di guardia. Suggerirei a Renzi di uscire dal format…

 

E nel frattempo la minoranza annuncia il Vietnam.

Ci manca solo l’odore del Napalm di primo mattino…. Torno al discorso accennato prima: che cosa è l’unità di un partito? È innanzitutto un fatto politico e culturale, non di statuti. Ora, seguendo le direzioni del Pd, mi ha sempre colpito che Renzi fa un intervento introduttivo lungo, poi parlano gli altri, e non replica, non fa quella che si chiamava sintesi. Come a dire: non me ne frega  nulla di quello che dite voi. Ha una visione del partito come suo megafono. Gli altri invece lo hanno sempre considerato un estraneo da cacciare di casa. Ecco, ti pare possibile parlare di unità?

 

Quale è il limite della sinistra Pd, secondo te?

Quello sottolineato da due grandi vecchi della sinistra come Emanuele Macaluso e Alfredo Reichlin. Appaiono spesso come la sinistra degli emendamenti e delle soglie di sbarramento e delle tattiche parlamentari. E non si capisce l’idea di società che hanno. Ti pare normale che fanno il Vietnam sull’Italicum o sulla Rai e non dicono una parola quando Roberto Saviano dice che “nelle  liste c’è Gomorra”? O tacciono sullo scandalo del cara di Mineo?

 

Ultima domanda: Quale sarà la partita fondamentale alla ripresa dell’attività politica, dopo la pausa estiva, per Matteo Renzi?

L’economia, sempre e comunque. Lì Renzi si gioca tutto in vista delle amministrative del prossimo anno che sono una tornata molto “politica”. Gli annunci che ha fatto costano. E secondo me non li copre con i tagli e la spending review. O sfora il tre per cento in Europa o sarà costretto a una manovra molto poco sviluppista. E su questa partita si misurerà la sua forza.