Roventi, nei giorni scorsi, sono state le polemiche tra la Lega (del suo Segretario Matteo Salvini) ed esponenti di spicco della gerarchia cattolica italiana. L’oggetto delle polemiche è stato il tema dell’immigrazione. Ma se si guarda con un poco più di attenzione queste polemiche hanno radici “antiche”. Per cercare di capire la “genesi” della sfida che la Lega di Salvini lancia alla Chiesa di Papa Francesco, abbiamo intervistato il politologo Roberto Cartocci. Cartocci, che è docente di Scienza Politica all’Università di Bologna, è stato tra i primi studiosi ad affrontare il tema dei rapporti tra la Lega e la Chiesa Cattolica. Suo, infatti, è il saggio, pubblicato dal Mulino nel 1993, “Fra Lega e Chiesa”.
Professore, il conflitto tra Chiesa cattolica e Lega in questo periodo è molto acceso. Lei alcuni fa scrisse un saggio sui rapporti tra Lega Nord e la Chiesa. Volendo prendere un arco temporale di media durata, il ventennio della II Repubblica, vede dei cambiamenti nella strategia leghista nei confronti della Chiesa?Se si quali sono state le fasi più importanti?
In questi 20 anni la Lega ha preso varie posizioni. Quando io scrissi il libro Fra Lega e Chiesa, il sottotitolo era “L’Italia in cerca di integrazione”. Scritto nella seconda parte del 1993, descriveva un’Italia orfana dei vecchi partiti – veri collanti del paese, interclassisti, con elettorati di tutte le regioni, con macchine organizzative ancora parzialmente efficienti allo scoppio di Tangentopoli.
Di fronte al crollo della “prima repubblica” vedevo nella Chiesa e nella Lega Nord due soggetti alle prese con lo stesso progetto politico: offrirsi come strumenti di integrazione per coprire il vuoto lasciato dai partiti. Ovviamente le proposte erano molto diverse. La Lega aveva come obiettivo il voto dell’elettorato moderato e anticomunista del Nord, in chiave esplicitamente antimeridionale. Reclamava la fine della spesa pubblica improduttiva al Sud e accomunava tutti i vecchi partiti nell’accusa di aver sperperato nel Mezzogiorno le risorse prodotte nel Nord in cambio del voto clientelare. In un certo senso era la prima manifestazione di massa di populismo antisistema e contro la “casta”, dopo la fugace apparizione dell’Uomo qualunque nel 1946-48. La vera novità era, al di là dei pittoreschi richiami a un’inesistente radice celtica, l’appello secessionista, comunque più proclamato che perseguito.
Il mondo cattolico si era anch’esso mosso in direzione di un rinnovamento morale della politica e con un’esplicita contestazione del malgoverno delle regioni meridionali, e relative contiguità mafiose: si pensi alla cosiddetta “Primavera di Palermo”, alla nascita della “Rete” e di Alleanza democratica e alle varie scuole di politica, a cominciare appunto da quella animata dai gesuiti a Palermo. La CEI del cardinale Ruini mise a punto nel 1994 un ambizioso “Progetto culturale”, che doveva supplire al venir meno dello Scudo crociato con una complessa strategia mirante a salvaguardare i valori cattolici in un contesto orfano della DC.
Ovviamente tra Chiesa e Lega non sono mancati gli attriti. Più dei riti del Po pesava il razzismo antimeridionali e la prospettiva secessionista, se non altro perché – nell’ottica della chiesa-istituzione – l’unità culturale del Paese è assicurata dalla profonda tradizionale cattolica.
Come sappiamo, queste tensioni sono state totalmente composte con l’avvento di Berlusconi. A parte la fase 1996-2000, la Lega è stata fedele alleata di Berlusconi, così come forte è stato il legame tra il Cavaliere e la CEI – basti pensare al caso clamoroso della legge sulla fecondazione assistita e del successivo referendum abrogativo.
Qual è il posto della religione cattolica nella “ideologia” leghista?
Difficile pensare ad un’ideologia leghista. Dalla difesa dell’Italia del Nord dai “terroni”, che rubavano il posto ai maestri veneti, siamo passati all’invocazione di un baluardo continentale a difesa dell’Europa cristiana. Naturalmente oggi non manca il terreno di scontro con la parola di Papa Francesco, che predica l’esercizio della misericordia cristiana verso migranti e rifugiati – richiamando la lettera del Vangelo. Più che di ideologia penso sia più opportuno parlare di una sintonia con gli umori più profondi e tradizionali degli italiani: la diffidenza verso gli altri, la sfiducia nelle istituzioni (oggi anche nelle istituzioni europee). La lunga crisi economica non ha fatto altro che aumentare questa sindrome di paura e di chiusura, che soffia contro la sinistra di governo e a favore della destra populista. Le invocazioni evangeliche di Francesco non sono facili da accettare, neppure per molti cattolici praticanti (che non superano il 20% della popolazione, e che in larga misura sono anziani, impauriti dalle immagini dei telegiornali). Salvini fa un altro mestiere, con altri argomenti.
Vi sono anche elementi “pagani” nella cultura leghista. Alla fine “l’ideologia” della Lega è un sincretismo?
Casomai si tratta di opportunismo, o più precisamente di semplice fiuto politico. Salvini è stato abbastanza abile per conquistare il vertice della Lega e rilanciarla dopo gli scandali che avevano coinvolto anche Bossi. Adesso, con la stella di Berlusconi appannata, ha la possibilità di presentarsi come il leader del centrodestra: volto nuovo, giovane, efficace in tv. E’ ovvio che non voglia lasciarsi scappare l’occasione: in politica il treno buono passa una volta sola. La questione globale dell’immigrazione e la collocazione dell’Italia come ponte naturale tra Europa e Africa rappresentano un tema ideale per un elettorato anziano come quello italiano, cui ogni giorno la tv racconta di migliaia di profughi e migranti (giovani, di pelle scura e spesso musulmani) da sistemare nelle varie regioni.
La Lega prende voti anche degli elettori cattolici. Eppure sui punti strategici della dottrina sociale della Chiesa (solidarietà, attenzione ai poveri e accoglienza) si colloca agli antipodi della cultura cattolico sociale. Che “tipologia” di cattolico vota Lega?
Dobbiamo essere chiari su questo punto. A parte il quadro di forte e crescente secolarizzazione, la quota dei cattolici che sono sensibili alle istanze evangeliche di Papa Francesco rappresenta una minoranza, altrimenti non potremmo spiegarci il basso livello di moralità pubblica che caratterizza, da secoli, gli italiani. Certamente i cattolici che votano, e voterebbero Lega, sono molto più numerosi di coloro che condividono l’imperativo evangelico della misericordia “a tutti i costi”. Per i paradossi di cui è ricco il nostro paese, le parole di Francesco fanno più breccia tra coloro che cattolici non sono, come simpatizzanti e attivisti di sinistra ed estrema sinistra, i quali su tematiche come le unioni tra omosessuali e l’eutanasia si pongono all’opposto della Chiesa cattolica.
Ilvo Diamanti, in un recente articolo apparso su Repubblica, afferma che La Lega “nazionale” di Salvini si vuole porre come la “vera” Chiesa dei “veri” Italiani. Insomma una Lega da “crociate”. Per lei è così?
Si tratta appunto di quanto dicevo prima. Il cattolicesimo degli italiani è in larga misura un cattolicesimo di moderati, abituati a contemperare le perentorie istanze evangeliche con i vincoli imposti dalla realtà effettuale.
Ultima domanda: I sondaggi portano La Lega al massimo pensa che avrà ancora una espansione?
La situazione politica è molto fluida, in un orizzonte geopolitico assai preoccupante per l’Italia. Sul piano politico-elettorale interno la risposta dipende da tre elementi: la capacità di Berlusconi di ricostituire un partito compatto, l’esito delle politiche economiche del governo Renzi e le mosse del Movimento 5 stelle. Il successo elettorale di Salvini sarebbe certo favorito dallo sgretolamento di Forza Italia e dal persistere della crisi economica. Ma, nelle stesse condizioni, se Grillo mantiene la sua posizione contro l’immigrazione la Lega trova un avversario duro, che le contende già adesso il voto anti-casta e contro l’Europa. Una bella sfida fra tribuni.