Da più di cinque mesi in Yemen si sta consumando un conflitto con conseguenze pesantissime sulla popolazione civile. Le Nazioni Unite parlano di “catastrofe umanitaria” con 21 milioni di persone (più di tre quarti della popolazione) che necessitano di aiuti umanitari, oltre un milione di sfollati interni e migliaia di vittime, anche tra i civili, soprattutto bambini. Un confitto che si è acuito a seguito dell’intervento militare della coalizione guidata dall’Arabia Saudita (di cui fanno parte anche Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait, Qatar e Egitto) che, per contrastare l’avanzata del movimento sciita zaydita Houthi, sta bombardando lo Yemen senza alcun mandato internazionale.
Conflitto che prosegue nell’indifferenza della comunità internazionale, anche dell’Italia. Nei giorni scorsi, l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Difesa e Sicurezza (OPAL) di Brescia, Amnesty International Italia e la Rete Italiana per il Disarmo hanno diramato un comunicato in cui chiedono al governo italiano di promuovere un’indagine dell’Onu sulle violazioni del diritto umanitario nel conflitto in Yemen e di fermare l’invio di bombe e sistemi militari anche ai paesi della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Ne parliamo con Riccardo Noury (Portavoce di Amnesty International Italia), Giorgio Beretta (Analista Osservatorio OPAL di Brescia), Francesco Vignarca (Coordinatore della Rete italiana per il disarmo)
Amnesty International ha denunciato che nel conflitto in Yemen tra le milizie sciite zaydite houthi e la coalizione guidata dall’Arabia Saudita stanno avvenendo “gravi violazioni del diritto umanitario”. A cosa vi riferite?
Riccardo Noury (Portavoce di Amnesty International Italia)
Quello dello Yemen è un conflitto che si svolge nel completo disprezzo del diritto internazionale umanitario. In un rapporto diffuso il mese scorso, Amnesty International ha documentato le gravissime conseguenze dei bombardamenti della coalizione a guida saudita contro zone residenziali densamente abitate e degli attacchi da terra, indiscriminati e sproporzionati, compiuti dalle forze pro-houti e da quelle anti-houti. Riteniamo che queste azioni militari, che hanno fatto più di 4mila morti di cui circa la metà tra i civili, costituiscano dei crimini di guerra e per questo, insieme ad altre ventidue organizzazioni non governative per i diritti umani abbiamo sollecitato il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ad istituire, nella sua 30esima sessione in programma a settembre, una commissione d’inchiesta al fine di indagare, in modo indipendente e imparziale, sulle gravi violazioni del diritto umanitario commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto. Già ad aprile, l’Alto commissario Onu per i diritti umani aveva infatti espresso grande preoccupazione per “gli attacchi indiscriminati e sproporzionati contro zone densamente popolate” e aveva sollecitato “indagini urgenti”.
Azioni militari che si stanno svolgendo anche con armamenti italiani. L’Osservatorio Opal di Brescia insieme con l’agenzia Reported.ly, ha segnalato la presenza di materiale bellico italiano nel conflitto. Che tipo di armi sono?
Giorgio Beretta (Analista dell’Osservatorio OPAL di Brescia)
L’Italia negli ultimi anni ha inviato ai paesi del Medio Oriente numerosi sistemi militari e soprattutto a due paesi militarmente impegnati nel conflitto in Yemen, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Tra gli armamenti inviati alle forze armate della coalizione saudita figurano anche bombe aeronautiche: ho ricostruito queste esportazioni in dettaglio in uno studio per OPAL (si veda qui, in pdf). Si tratta di esportazioni per oltre 100 milioni di euro e particolarmente rilevante è un’autorizzazione all’esportazione dall’Italia nel 2013 relativa a 3.650 bombe da mille libbre MK83 attive della RWM Italia per un valore di oltre 62 milioni di euro per l’Arabia Saudita. Inoltre, lo scorso maggio sono state esportate dall’Italia agli Emirati Arabi Uniti “armi e munizioni” (tra cui bombe) per un valore di oltre 21 milioni di euro. Da diverse associazioni presenti in Yemen sappiano che ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall’Italia all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in varie città bombardate dalla coalizione saudita ed è quindi altamente probabile che questa coalizione stia impiegando anche bombe inviate dal nostro paese. Nonostante l’aggravarsi del conflitto in Yemen non ci risulta però che il governo italiano abbia sospeso l’invio di sistemi militari alla coalizione saudita.
Eppure la legge italiana vieterebbe l’esportazione di armi e sistemi militari “verso i Paesi in stato di conflitto armato”. Come è possibile che armamenti italiani finiscano in teatri di guerra?
Francesco Vignarca (Coordinatore della Rete italiana per il disarmo)
Innanzitutto va detto che la legge italiana n. 185 del 1990 sulle esportazioni di armamenti, nonostante sia tra le più restrittive, lascia al governo ampi spazi di discrezionalità e di valutazione su tutta questa materia. Inoltre, alcune recenti modifiche legislative hanno trasferito il coordinamento decisionale dalla Presidenza del Consiglio ad un ufficio del Ministero degli Esteri che fa parte della “Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese” (DGSP) evidenziando una tendenza a promuovere le esportazioni di sistemi militari anche se queste hanno come destinatari paesi governati da regimi autoritari o zone di forte conflitto: lo abbiamo segnalato in un una conferenza stampa alla Camera (qui il video, qui il comunicato stampa) e con uno specifica infografica curata dall’Osservatorio OPAL (qui in .pdf). Ma soprattutto va rilevata la progressiva erosione di informazioni ufficiali tanto che, a differenza di qualche anno fa, le ultime Relazioni governative non permettono più di conoscere le specifiche esportazioni dall’Italia di sistemi militari: per questo abbiamo chiesto al Governo Renzi di ripristinare la piena trasparenza e al Parlamento di riprendere ad esercitare i dovuti controlli su tutta questa materia.
Per quanto riguarda il conflitto in Yemen cosa chiedete al Governo e al Parlamento italiano?
Francesco Vignarca (Coordinatore della Rete italiana per il disarmo)
La nostra prima richiesta al Governo è quella di sostenere in sede internazionale la richiesta di Amnesty International perché venga presto istituita una commissione d’inchiesta sulle violazioni del diritto umanitario commesse nel conflitto in Yemen. Inoltre, considerati gli effetti devastanti sulla popolazione dei bombardamenti della coalizione saudita sulle aree civili, riteniamo che l’Italia debba subito sospendere l’invio di mezzi e munizionamento militare a tutte le forze armate attivamente impegnate nel conflitto in Yemen e di promuovere una simile iniziativa in sede europea. Abbiamo quindi chiesto a tutti i gruppi parlamentari di appoggiare queste nostre richieste con specifiche iniziative e interrogazioni parlamentari.