Un Sinodo Turbolento. Intervista a Valerio Gigante

Il Sinodo è nella seconda settimana di lavori. E’ una settimana molto importante per capire quale direzione prenderà l’assemblea dei vescovi. Su questo abbiamo intervistato Valerio Gigante, redattore dell’agenzia ADISTA e collaboratore della rivista Micromega. E’ un primo contributo sul Sinodo, altri ne seguiranno nei prossimi giorni.

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Siamo nella Seconda Settimana, molto decisiva, del Sinodo.

Ci sono stati episodi clamorosi, vedi la “Lettera”  dei cardinali rigoristi (con le successive smentite di alcuni di loro) che mettevano in discussione la “metodologia”sinodale , Hanno accusato  Bergoglio di manipolare il Sinodo. Una accusa grave e senza fondamento. Pensi che sia un boomerang per loro? Una accusa grave e senza fondamento. Pensi che sia un boomerang per loro?

A me pare che gli estensori della lettera, attraverso una sua pubblicizzazione presso l’opinione pubblica, abbiano voluto dare grande risonanza a contenuti che altrimenti non avrebbero avuto che l’attenzione del papa e di qualche esponente di Curia. È avvenuto con i libri, le interviste, le dichiarazioni dei mesi precedenti. La lettera ha solo ribadito, amplificandole a dismisura, tesi di cui eravamo a conoscenza. Dando semmai un quadro ancora più lacerato del Sinodo, funzionale forse, alla fine dell’assise, a giustificare presso l’opinione pubblica l’immobilismo che seguirà a due anni di dibattito, nelle aule sinodali come sulla carta stampata. Dopo di che, una voltapubblicata la lettera, qualcuno dei presunti firmatari si è sfilato, forse perché non sapeva che la lettera sarebbe stata data alla stampa; qualcuno ha invece confermato; altri hanno sostenuto di aver firmato ma che i contenuti erano diversi da quellipubblicati. Tutto prevedibile, tutto parte dei meccanismi che seguono ogni rivelazionedi documenti riservati.

Un altro episodio clamoroso è quello di Monsignor Charamsa. Per Leonardo Boff questo episodio è “una trappola montata dagli ambienti di destra che sioppongono al Papa”….Sarò un “complottista” ma la penso come Boff. Qual è il tuo pensiero?

Tutto è possibile, ma in assenza di elementi certi bisogna considerare i dati di realtà.Mi pare si possa consentire sul fatto che il papa sia nettamente e fermamente contrario ad ogni forma di riconoscimento dei gay. Lo ha dimostrato da arcivescovo di Buenos Aires, lo ha confermato come papa. Che poi abbia detto “chi sono io per giudicare i gay” riguarda la solita distinzione che il papa fa tra la dottrina e la misericordia e la considerazione che si può avere per il caso che riguarda il singolo omosessuale, non l’omosessualità. Voglio solo ricordare i suoi ripetuti accenni alla questione della cosiddetta “lobby gay” al’interno della Chiesa, ma soprattutto il caso dell’ambasciatore francese presso la Santa Sede. La Francia aveva indicato un diplomatico di lungo corso, Laurent Stefanini; il Vaticano ha opposto prima un imbarazzante silenzio, poi un rifiuto ad accreditare Stefanini. Un fatto grave, dovuto alla omosessualità di Stefanini, che però è cattolico, non ha mai partecipato ad iniziative per il riconoscimento dei diritti civili dei gay, ha sempre dichiarato di vivere incastità secondo i dettami della Chiesa. Oggi la Francia sembra orientata a non indicare al Vaticano altri nomi al posto di Stefanini. Il caso diplomatico è piuttosto serio. In un contesto del genere in che modo l’outing di mons. Charamsa metterebbe in difficoltà Bergoglio? I casi sono due: o il prete polacco ha deciso di rivelare il proprio orientamento sessuale ora che i media e l’attenzione dell’opinione pubblica è più alta e l’effetto delle sue dichiarazioni più dirompente. Un fatto del tutto legittimo, anche solo se il prelato avesse desiderato maggiore copertura mediatica alla sua rivelazione. Se poi in una seconda ipotesi l’intento era scoperchiare in modo ancora più clamoroso una questione come quella dell’omosessualità tra il clero che c’è, nonostante si voglia fare di tutto per nasconderla, la strategia è ancora più meritoria. Anche sul dibattito sinodale non mi pare che il fatto possa compromettere eventuali aperture, che certo non riguarderebbero i preti gay; semmai, nelle ipotesi più ottimistiche (e irrealistiche) una maggiore comprensione del rapporto tra fede ed omosessualità.

 

I circoli conservatori usano anche l’artiglieria mediatica per contrastare la lineadella “misericordia” di Bergoglio.  Infatti Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso, una delle armi di questi circoli.  E’ così?

Magister è da diversi anni un giornalista assai vicino al cardinal Ruini ed al suo entourage, questo non è un mistero. Che si faccia portavoce di istanze che provengano da quel “think tank” è possibile, come anche è possibile che le rivelazioni fatte da Magister sull’enciclica papale e sulla lettera dei prelati che denunciavano presunte manovre sinodali provengano da quegli ambienti. In ogni caso se l’obiettivo della pubblicazione dell’enciclica era quello di depotenziarne gli effetti non mi pare sia riuscito. Anzi, le polemiche seguite all’anticipazione del documento non hanno fatto che amplificare la portata dell’enciclica. In merito alla recente rivelazione della lettera dei cardinali al papa non mi pare affatto che l’obiettivo sia il pontefice, semmai – come dicevo prima – il Sinodo.

Perché fa paura, secondo te, la linea della Misericordia?

Secondo me non fa nessuna paura. Il papa non piace ad alcuni, limitati, settori ultraconservatori. Ma questo è avvenuto molte volte nel passato. Per il resto questo pontefice usa la parola-chiave “misericordia” nel senso di ascolto e sollecitudine, anche pastorale, nei confronti delle vicende e delle storie individuali, ma sempre e soltanto all’interno di una cornice dottrinaria che però deve restare sostanzialmente inalterata. Insomma, disponibilità a sospendere il giudizio sul caso individuale, sulla vicenda che riguarda l’esistenza del singolo credente, ma rigidità rispetto ad ogni reale cambiamento della norma generale o della prassi ecclesiastica, o dei documenti magisteri ali, o degli equilibri fondamentali che governano la Chiesa e i suoi rapporti di potere. Nulla quindi c’è da attendersi né dal Sinodo né tantomeno dal papa su ruolo delle donne nella Chiesa, celibato ecclesiastico, gay, coppie di fatto, divorziati risposati, morale sessuale. Nulla di nulla. Per questo l’opposizione nei suoi confronti è più immaginaria che reale, ma il papa stesso ed i suoi collaboratori non fanno nulla per smentire quello che ormai è diventata una percezione radicata nell’opinione pubblica: il papa buono circondato da una Curia e da cardinali cattivi che non vedono l’ora di toglierlo di mezzo o di neutralizzarne la forza rivoluzionaria… In fondo la vera grande qualità di questo papa è di “bucare” come nessun altro – nemmeno Wojtyla – aveva fatto prima di lui, di rappresentarsi (e farsi rappresentare) in un modo diverso daquello che la realtà fattuale invece evidenzia.

Parliamo del Sinodo.  Quale sarà l’esito?

Nessuno. Si tratta del secondo Sinodo organizzato per affrontare gli stessi temi. I risultati del primo sono stati sconfortanti. Non si capisce per quali ragioni quello che si sta celebrando dovrebbe dare risultati diversi. L’episcopato è teologicamente, culturalmente e pastoralmente arretrato, nella maggior parte dei suoi membri incapace di cogliere le sfide che pone la modernità. Anche nel caso del Sinodo, il papa è stato abilissimo: convoca i vescovi, li fa discutere fino allo sfinimento, litigare a colpi di lettere, libri, dichiarazioni ed interviste sui giornali, per poi poter dimostrare davanti all’opinione pubblica mondiale che di fronte alle lacerazioni prodotte nel corpo della Chiesa lui non è in grado di attuare quelle scelte riformatrici che invece desidererebbe intraprendere. È la rappresentazione di cui parlavo prima: il papa buono e rivoluzionario, i vescovi ed i cardinali cattivi e sordi ai segni dei tempi. La realtà, papale papale, a mio avviso è questa. Se veramente il papa avesse voluto che alcuni aspetti della dottrina fossero modificati lo avrebbe semplicemente fatto. Per una questione assai più dirompente, quella della contraccezione, papa Paolo VI prima avocò a sé la questione sottraendola al dibattito conciliare; poi nominò una commissione teologica ad hoc; infine, dopo che gli orientamenti espressi dalla commissione non lo convincevano, intervenne con una enciclica, l’Humanae vitae, le cui conseguenze ancora si ripercuotono nella vita di tanti credenti. Ma vi pare che su una questione come la concessione, in determinate situazioni e dopo un attento percorso penitenziale e di discernimento spirituale, sia così difficile per un papa dire che eventualmente, se il vescovo del luogo è d’accordo, un divorziato risposato può prendere l’ostia? Questo papa ha un seguito enorme presso l’opinione pubblica laica e cattolica. È adorato da masse sterminate di fedeli. Quale rischio correrebbe facendo una apertura del genere?  E se non lo fa lui con il sostegno enorme che ha, quale altro papa potrebbe mai farlo?

 

“Renzi? Ha stravinto. Così chiude la transizione italiana”. Intervista a Alessandro De Angelis

k0ek8z1jj8f2imx86oq0“Ma dai, ancora a parlare di commi e di cammino delle riforme. Andiamo al punto: Renzi ha vinto, stravinto. È il dominus del nuovo sistema politico. Punto”. Alessandro De Angelis, giornalista dell’HuffPost ha il pregio della chiarezza. E anche il gusto della provocazione. A telefono gli chiedi come vede il cammino delle riforme, lui scherza: “Non vorrai mica parlare di emendamenti. Lo sai, mi piace andare all’essenziale”.

E quale sarebbe l’essenziale, che la minoranza ha perso?

Questa non mi pare neanche una notizia. L’alternativa a Renzi non c’era e non c’è. Meglio di chiunque altro li ha descritti Crozza: sembrano chihuahua doppiati da orsi. Tu li senti ringhiare nel bosco e ti spaventi. Poi li vedi spuntare e dici: Ma vaffa…. Ecco, hanno ceduto su tutto: sui licenziamenti collettivi, sulla scuola, non hanno detto una parola sugli “impresentabili” nelle liste del Pd. Non c’è da stupirsi se, sulle riforme, sono passati dal denunciare la torsione autoritaria ad acconciarsi su un comma. Per poi farsi pure sfottere da Verdini.

Sei molto severo.

E ora vedrai ringhieranno sulla Tasi per poi votare tutto. È una sinistra che  fa un po’ di testimonianza, ma che non al paese dice poco.

Torniamo all’essenziale che dicevi.

Ecco, l’essenziale è che Renzi ha vinto, stravinto. Lo dico da osservatore: può piacere o no, e secondo me tutto l’impianto delle riforme è pasticciato, ma per la prima volta si sta chiudendo la transizione italiana. Ci provarono D’Alema, Veltroni, tutti, e andò male perché Berlusconi allora era vivo, mica come oggi. Ora, per la prima volta, c’è un nuovo sistema politico all’orizzonte di cui Renzi è artefice e dominus. Ha la legge elettorale, ha la riforma del Senato, a ottobre del prossimo anno incasserà il referendum. È chiaro che a questo punto avrà tutto l’interesse ad andare al voto in primavera.

Senza congresso del Pd.

Può farlo o no, ma a quel punto non è un congresso. È un plebiscito, un secondo referendum dopo quello costituzionale. Tieni conto che il segretario del Pd è il candidato premier. Chi è che a quel punto sfida il premier che ha fatto le riforme. Suvvia, per questo ti dico che è il dominus di un nuovo sistema politico: al centro il partito della Nazione, attorno le opposizioni quasi anti-sistema: Cinque stelle da un lato, Lega dall’altro. Con Forza Italia terra di conquista. E infatti ora fa la Tasi…

Spiegati meglio.

Incassata la cornice istituzionale del nuovo sistema politico, ora Renzi è impegnato a costruirne il blocco sociale. Fa la Tasi, l’Ires, tutti provvedimenti per conquistare quello che fu l’elettorato di Forza Italia. Mica ha proposto di abbassare le tasse sul lavoro. Berlusconi con l’abolizione della tassa sulla prima casa ci vinse le elezioni. E Renzi sa bene che è una misura di grande consenso politico. Quanto serva alla crescita è un’altro discorso.

E secondo te quanto serve? Il suo messaggio sull’economia è persuasivo?

Secondo me la Tasi serve a fare voti più che alla ripresa. Del resto è stata già abolita e sono usciti studi a riguardo che dimostrano questo. Sull’economia? Sai, il paese ha ripreso a crescere, anche se poco e sotto la media europea. E questo giova al governo. Il paese dice “eppur qualcosa di muove”, c’è un governo che fa qualcosa, mica dice che è merito di Draghi e del quantitative easing.  Per questo credo che, da abile surfista, Renzi sfrutterà l’onda puntando al voto nel 2017.

Tu parli di partito della Nazione. Il l ministro Boschi ha affermato che l’alleanza con Verdini è “Fantascienza” e lo stesso Verdini a Skytg24 ha affermato “che con il PD non ha nulla a che fare” e che non vuole entrare in quel partito.

Che non entri nel Pd è ovvio. Ma non è questo il punto. Verdini ha votato le riforme, voterà la Tasi e la riforma della giustizia. Si muove da alleato e Renzi lo ha coperto e sdoganato. Non è solo un fatto tattico, perché gli serve per piegare la minoranza. Verdini è il simbolo della mutazione genetica, da partito riformista a partito della Nazione. Perché nessuno dice che non sarà mai un alleato alle amministrative? Perché si ostenta una complicità con uno dei volti più discutibili della stagione berlusconiana?

Perché?

Perché il paradigma è vincere, non cambiare. Per vincere, come dice Giachetti, i voti non “puzzano”. Se invece vuoi fare la rivoluzione democratica devi dire che alcuni voti “puzzano”… Hai visto il bel programma di Iacona, sul partito della Nazione. In Sicilia, per dirne una, quelli che stavano con Cuffaro sono entrati nel Pd mentre escono quelli che si iscrissero con Berlinguer. Sai cosa mi ha colpito? Che quelli di Cuffaro dicevano: “Entro nel Pd perché ora è il partito di Renzi ed assomiglia a me. Non sono io che ho cambiato idea è il Pd che è cambiato”.