La Leopolda della palude autoreferenziale. Intervista ad Alessandro De Angelis

Alessandro De Angelis (@deangelispost : Twitter)“La Leopolda? Ha dato l’immagine del renzismo come di una palude autoreferenziale”. Alessandro De Angelis, giornalista dell’Huffington Post, ha seguito la Leopolda per il suo giornale online. Di eventi politici ne ha seguiti parecchi. Nella kermesse che si è appena svolta a Firenze, vede un “cambio di fase del renzismo”.
Spiegati meglio.
C’è un elemento che rende questa Leopolda diversa dalle altre. Ed è l’autoreferenzialità della tre giorni, autoreferenzialità di cui il discorso finale di Renzi è un esempio straordinario. Te la dico senza girarci attorno: è ovvio che queste occasioni servono a gasare i militanti, a rafforzare l’orgoglio di appartenenza, appartenenza che i renziani vivono in modo quasi clanico e pre-politico. Ciò detto, al netto dell’autocelebrazione, è mancato il respiro, la progettualità.

Insomma ti dici: quella che doveva essere la celebrazione del renzismo al governo, con le sue “magnifiche” riforme, si è rivelata, al di là della propaganda renziana, come una manifestazione dei limiti del “renzismo”.
Diciamo che è emerso quello che, a mio giudizio, è il limite vero. Domando: perché Renzi replica con stizza e quasi arroganza ai critici? Perché è insofferente verso la stampa e verso i giornali sgraditi al punto da esporli alla gogna? Perché porta al parossismo la ricerca del nemico vedendo ovunque gufi e sciacalli? A mio giudizio perché la sua narrazione e la sua politica non fa i conti col principio di realtà e dunque risulta autoreferenziale. Quando parlo di principio di realtà mi riferisco, in questo caso, alle banche e al conflitto di interessi della Boschi denunciato da Saviano. Sono stati gli eventi di cui gli organizzatori non sono riusciti a liberarsi né ad esorcizzare. E alla fine gli eventi sono stati più forti della narrazione del “va tutto bene”. Guarda che la ferita che sanguina nel cuore del Pd – mi riferisco ai risparmiatori truffati nelle zone rosse – mica la rimargini con gli effetti speciali dal palco.

Un paradosso, non credi? Non ha funzionato la comunicazione che dovrebbe essere il terreno di maggiore forza del renzismo.
Vero: l’esitazione sulla presenza della Boschi dopo la denuncia di Saviano ha aggravato la situazione, per non parlare del discorso di bandiera della ministra, con tre fan a fare domande. I renziani, alla prima vera criticità, hanno mostrato di essere fragili nel reggere alla pressione. Conclusione: la realtà, questa volta scomoda e cruda ha ucciso l’evento. Infatti si continua a parlare di banche e di conflitto di interessi, non del messaggio di Renzi dal palco, appunto perché non ha affrontato la realtà. Questa volta il giovane premier mi ha fatto venire in mente Bettino Craxi, quando ringhiava contro i suoi avversari ammaliando la base socialista ma aveva perso il contatto con la realtà.

La “stella” di Maria Elena Boschi continuerà a brillare?
Dipende da come la gestisce. Per ora la sta gestendo malissimo. È stata la prima ad ammettere che c’era un conflitto di interessi non partecipando al cdm dove si varava il decreto che toccava la banca Etruria. Perché allora si arrabbia con chi parla di conflitto di interessi. Sarebbe bastato che qualcuno della famiglia desse una spiegazione per fugare ogni sospetto, cosa che una figura di spicco di governo dovrebbe fare. Invece, nel comportamento mi ha ricordato Berlusconi quando uscì Noemi. Prima ha evitato la realtà, poi andò da Vespa a fare un’intervista compiacente. E si beccò le dieci domande di Repubblica che lo inchiodarono. Lei ha evitato la realtà, poi è andata da Vespa a fare un’intervista compiacente e si è beccata Saviano… Questa vicenda fa molto male al renzismo perché getta una macchia sulla narrazione, rompe il mito della novità e della diversità. Il nuovo potere, come i vecchi poteri, ha i suoi intrighi, il suo familismo amorale, i suoi conflitti di interesse.

Nello stesso giorno le minoranze del Pd organizzavano una “convention” : linea politica “ulivista”, anche sulla scia dell’appello dei sindaci, linguaggi differenti. Un partito con gravi problemi indentitari.
Non c’è dubbio. Direi che pure la minoranza ha bisogno di Freud a proposito di realtà. Invece di parlare di banche e di offrire al paese un punto di vista sul sociale hanno dato i titoli sulla necessità di separare il ruolo di premier da quello di segretario, perché non hanno uno da contrapporre a Renzi…

Intanto le sezioni chiudono, il tesseramento langue. Il Pd è un partito svuotato?
Ti chiedo: il Pd è ancora un partito? A me pare che più che una comunità che sta assieme sulla base di valori, programmi, obiettivi di cambiamento il Pd sta diventando una macchina di potere che attrae trasformismi.

Se vogliamo fare una “previsione” per il prossimo anno per Renzi: quali saranno i “nodi” politici?
Vediamo come vanno i botti di fine anno… Nel senso di questa storia sulla Boschi. C’è un’inchiesta della procura di Arezzo, mi pare che il quadro sia in evoluzione. È un dato cruciale perché la Boschi è il volto dell’epoca renziana, del governo e delle riforme. Te la dico con un titolo: quando ci sarà il referendum un conto è se le riforme sono figlie del governo che “cambia verso” un conto è se hanno il volto di un ministro legato a una questione imbarazzante. Aspettiamo…

Ultima domanda: Il Movimento Cinque Stelle conferma, stando ai sondaggi la sua consistenza elettorale, ma il punto è un altro. Pensi che abbia acquisito anche  consistenza politica?
È in una fase di crisi di crescita. Nel senso che non c’è dubbio che rispetto all’inizio ci sia una maggiore consapevolezza, ma adesso siamo a un punto cruciale, perché come ricordavi tu, hanno i numeri per rappresentare una vera alternativa. E pare abbiano paura di vincere. Lo vedi sulle amministrative dove evitano di candidare i big, sulla guerra che è un tema divisivo non hanno preso una posizione. E poi ci sono amministrazioni, come a Livorno, dove stanno fallendo la prova del governo. Intendo questo per crisi di crescita. I numeri dicono che sono l’alternativa, ma trasmettono l’idea di non essere pronti. Anche in questo caso, stiamo a vedere.

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