Il nuovo “corso” del servizio civile. Intervista al sottosegretario al Welfare Luigi Bobba

Luigi Bobba (Ansa)

Luigi Bobba (Ansa)

Molte novità, con la riforma del terzo settore, sono previste nell’ambito del “servizio civile”. Ne parliamo in questa intervista con l’onorevole Luigi Bobba (PD) Sottosegretario al Welfare con delega specifica per il “Terzo Settore”.

Onorevole Bobba, partiamo dalla Riforma del Terzo Settore. La legge delega è uscita dal Consiglio dei Ministri nel Luglio 2014, è da più di un anno in discussione in Parlamento. I 5 milioni di volontari stanno aspettando delle risposte chiare a riguardo. A che punto siamo? Quando pensa che potrà arrivare in porto?

La legge delega di “Riforma del terzo settore, della disciplina del servizio civile e dell’impresa sociale” è stata approvata in prima lettura il 9 Aprile 2015 dalla Camera. E’ poi passata al Senato dove ha subito un rallentamento. Ma ora siamo pronti a riprendere il cammino in Commissione Affari Istituzionali dove, presumibilmente nella prossima settimana, si incominceranno a votare gli emendamenti. L’approvazione definitiva della legge – come ha detto di recente il Ministro Maria Elena Boschi –  è prevista per la primavera di quest’anno.

La legge delega contiene anche il Servizio Civile Universale. Questo è un punto molto importante. A chi si rivolge il “Servizio Civile Universale”? Ci può dare qualche cifra?

Con la legge delega il Governo ha voluto innanzitutto offrire alle diverse formazioni sociali un impianto legislativo moderno e coerente con il “principio di sussidiarietà” di cui all’art.118 della nostra Costituzione. Nell’ampio disegno di riforma, uno spazio significativo è stato riservato proprio al Servizio Civile, forti della convinzione che rappresenti non solo un’importante manifestazione di impegno civile e solidaristico ma anche uno strumento per avvicinare i giovani al mondo del lavoro. L’intento è quello di ampliarlo fino a renderlo per l’appunto Universale, cioè aperto a tutti coloro i quali desiderino intraprendere questa esperienza.

Va ricordato che il 2015 è stato un anno particolarmente proficuo per il Servizio Civile: sono circa 50.000 i giovani che sono già entrati in servizio o che lo faranno nei prossimi mesi. Se confrontiamo questo dato con quello raggiunto nel 2014, quando sono stati avviati al Servizio Civile poco più di 15.000 giovani, certamente si può apprezzare la crescita di opportunità per i giovani volontari; tuttavia, sono consapevole che, per dare stabilità e corrispondere a tutte le richieste avanzate dai giovani, la strada da percorrere è ancora lunga. Attualmente, infatti, a fronte di circa 160.000 domande presentate, le risorse messe a disposizione garantiscono la partenza di poco meno di un terzo dei richiedenti.  E’, comunque, un segnale chiaro del crescente interesse verso questa opportunità di crescita personale e professionale.

Per il 2016 nella legge di stabilità e in un recente decreto, sono stati stanziati 215 milioni di euro che consentono la partenza di circa 40.000 giovani. L’intento del Governo è quindi, di rendere davvero il Servizio Civile un’opportunità di crescita personale e di servizio agli altri. Le parole di Papa Francesco in una recente udienza esprimono molto bene questo intento: “I progetti di Servizio Civile consentono di avvicinare persone e contesti nuovi, facendone vostri i problemi e le speranze. E’ importante che gli altri non siano solo destinatari di qualche attenzione ma di veri e proprio progetti. Tutti fanno progetti per se stessi, ma progettare per gli altri permette di fare un passo avanti: pone l’intelligenza a servizio dell’amore, rendendo la persona più integra e la vita più felice, perché capace di donare”

Vi sono importanti novità quali per esempio la definizione dello status giuridico dei giovani ammessi e la possibilità di riconoscimento dell’esperienza fatta ai fini lavorativi. Altre novità?

L’art. 8 del disegno di legge “Delega al Governo per la riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile nazionale universale” prevede nuove ed interessanti misure specifiche tra le quali, per l’appunto, una definizione precisa e puntuale dello status giuridico dei “giovani ammessi al Servizio Civile  Universale”, contemplando l’instaurazione fra i giovani e lo Stato di un contratto di servizio civile non assimilabile al rapporto di lavoro, e con l’esclusione dell’indennità corrisposta da ogni imposizione di carattere tributario.

Accanto a questo rilevante punto, novità sono previste anche con riferimento al riconoscimento e alla valorizzazione delle competenze acquisite anche in funzione del loro utilizzo in ambito lavorativo. All’interno del disegno di legge delega abbiamo voluto inserire anche un meccanismo di programmazione triennale, in modo da dare stabilità ai progetti e favorire quegli enti che investono sui giovani in servizio. Per concludere, un ulteriore novità prevista nel testo del disegno di legge delega, consiste nella previsione di un limite di durata del Servizio Civile Universale – non inferiore a otto mesi complessivi e, comunque, non superiore a un anno – con lo scopo di meglio conciliare le finalità del servizio con le esigenze di vita e di lavoro dei giovani coinvolti.

In quale ambito verranno impegnati i giovani volontari? ci può dire di alcuni progetti secondo lei significativi? Ci sono esperienze, su questo ambito, di collaborazione europea?

Oltre ai classici settori di intervento nei quali i giovani possono prestare Servizio Civile – servizi alla persona, salvaguardia dell’ambiente, del patrimonio storico-artistico e culturale e protezione civile – desidero ricordare che nel corso del 2015 abbiamo sottoscritto dei Protocolli di Intesa con altri Ministeri, molto interessanti e innovativi per obiettivi e finalità.

Tra di essi possiamo ricordare quelli siglati sia con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che prevedono la realizzazione di progetti di Servizio Civile volti a recuperare tanti beni culturali non valorizzati del nostro Paese, che quello sottoscritto con il Ministero dell’Interno, riguardante la realizzazione di progetti volti a garantire l’accoglienza degli stranieri facilitandone al contempo il percorso di integrazione.

Ma non solo. A fine Dicembre 2014 è stato inoltre, concluso un accordo con l’ANAC – l’Autorità Nazionale Anticorruzione – che prevede la realizzazione di progetti di SCN finalizzati a diffondere la cultura della legalità e della trasparenza.

In concomitanza, poi, con l’Expo sono stati realizzati due progetti, autofinanziati dalla società Expo, per la gestione dell’accoglienza dei visitatori, l’orientamento, il supporto dei paesi del Sud del Mondo e la diffusione dei valori connessi al tema di Expo 2015.

Infine, in occasione dell’Anno Giubilare della Misericordia è stato pubblicato un bando straordinario volto a coinvolgere circa 750 giovani in attività che riguarderanno principalmente l’accoglienza e l’accompagnamento in particolare di soggetti con disabilità nei luoghi delle manifestazioni religiose e nelle strutture di rilevanza artistica presenti nella Capitale.

La necessità di coniugare lo spirito solidaristico proprio del Servizio Civile con quello di favorire l’ingresso di giovani professionalità nel mondo del lavoro ha portato, inoltre, alla creazione di progetti anche nell’ambito del programma europeo Garanzia Giovani; si tratta di una iniziativa che, solo l’Italia ha intrapreso. Questi progetti, rivolti ai NEET –giovani che non lavorano né studiano – hanno l’obiettivo di immettere i giovani in un circuito virtuoso all’interno delle comunità di riferimento, favorendone l’inserimento nel tessuto sociale e lavorativo.

Il Servizio Civile si sta spingendo sempre di più oltre i confini nazionali; nel 2015, infatti, a circa 700 giovani è stata data l’opportunità di partecipare a progetti all’estero nell’ambito di iniziative assunte dall’Unione Europea o da organismi internazionali operanti nel campo della cooperazione allo sviluppo. Di questo ampliamento degli orizzonti del Servizio Civile ulteriore testimonianza ci viene data sia dal progetto IVO4ALL avviato in partnership con Francia e il Regno Unito e che prevede la sperimentazione di un Servizio Civile Europeo volto a favorire uno scambio reciproco di esperienze e competenze e sia da un accordo di collaborazione con la Francia, siglato in un incontro bilaterale tenutosi lo scorso Ottobre 2015, a cui ho partecipato assieme al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gozi e ai nostri omologhi Francesi Desir e Kanner. Così nel 2016, 100 giovani -50 Italiani e 50 Francesi – potranno fare un’esperienza di servizio civile bi-nazionale. Insomma un’anticipazione del futuro Servizio Civile Europeo.

Con l’inizio dell’anno è entrata nella fase operativa la sperimentazione dei “Corpi civili di pace”. Una novità, questa, di grande rilievo. Questi “corpi civili di pace” dovrebbero porre le basi per una più ampia e strutturata “difesa non armata e non violenta” in situazioni di conflitto all’estero, e nel nostro Paese l’impiego riguarderà l’emergenza ambientale. Quanti saranno quest’anno i volontari impegnati? Come avverrà la selezione dei volontari? Come si svolgerà concretamente l’opera di questi “corpi di pace”? Vi saranno corsi di formazione ad hoc?

Si tratta di una importante sperimentazione, con una dotazione finanziaria pluriennale di 9 milioni di euro che consentirà il coinvolgimento di 500 giovani volontari nei Corpi Civili di Pace.  Un primo bando, in scadenza a metà febbraio prossimo, riguarda 200 volontari per interventi nei due macro settori, relativi rispettivamente ad aree di conflitto, a rischio conflitto o post conflitto e ad aree che presentano situazioni di emergenza ambientale. Nel primo caso, i giovani opereranno prevalentemente in paesi extraeuropei e in alcuni territori dei Balcani. Gli interventi per le emergenze ambientali, invece, saranno effettuati sia all’estero che nel territorio italiano a sostegno della popolazione civile in difficoltà e vedranno i giovani volontari impegnati anche in attività di prevenzione. I giovani che verranno selezionati avranno un periodo di formazione generale di 100 ore a cui si aggiunge una formazione specifica di 70 ore, tarata sulle specificità dei singoli progetti.  Non da ultimo, è importante evidenziare che saranno evitati interventi in territori in cui i ragazzi possano essere particolarmente esposti a rischi e che il Ministero degli Esteri effettuerà un costante monitoraggio sulla sussistenza delle necessarie condizioni di sicurezza.

Quale è stato il riscontro di questa proposta nell’ambito dell’associazionismo?

In questa fase di passaggio dalla fese teorica di programmazione alla fase di realizzazione concreta delle attività abbiamo avuto un riscontro positivo da parte dell’associazionismo. Del resto, i valori della solidarietà e dell’impegno per la realizzazione della pace in Europa e in tutto il mondo rappresentano un riferimento costante per tante realtà associative.

Le risorse messe a disposizione per questa fase di sperimentazione sono sufficienti? Secondo la CNESC – CONSULTA NAZIONALE ENTI DI SERVIZIO CIVILE – per rendere stabile e più robusta la proposta necessiterà di più fondi. Questa proposta per il nostro Paese è davvero, in una fase come questa segnata dalla guerra, un bel segnale positivo di controtendenza. Per Lei è così?

Intanto, si cerca di mettere a frutto i nove milioni previsti per questa fase sperimentale, senza trascurare di monitorarne i risultati concreti. Dopodiché si valuterà se prevedere norme di stabilizzazione dei Corpi civili di pace, come avviene già in alcuni Paesi. Certamente, si tratta di un’iniziativa di cui essere fieri per un duplice motivo: in primo luogo, perché in Europa è dalla metà degli anni novanta che si cerca di istituire un Corpo civile di pace e l’Italia è tra i primi Paesi a promuovere una specifica sperimentazione. In secondo luogo, perché possiamo vantare una bella esperienza svolta nel 2013 in Albania dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, finalizzata proprio alla ricomposizione dei conflitti.

Il senso di questa sperimentazione è ancora più forte se si pensa ai molti conflitti e tensioni sociali presenti in vaste zona del pianeta. E’, dunque, l’occasione per valorizzare il ruolo svolto dall’Italia nella costruzione di interventi di solidarietà e nella divulgazione della cultura e dei valori della pace, della convivenza civile, del rispetto tra i popoli.

Ultima domanda, che sarà provocatoria: non trova contraddittorio con questa scelta, davvero molto importante, continuare a vendere armi a Paesi, come l’Arabia Saudita, impegnati in guerre? Le due cose si escludono…

La vendita di armi ad altri Paesi è regolata dalla legge con criteri precisi e trasparenti. Certamente questa iniziativa – I Corpi Civili di Pace – vuole essere un segnale forte che l’Italia – com’è nella sua tradizione e nelle sue corde – non punta tanto sui cacciabombardieri, ma sugli strumenti del dialogo per superare e ricomporre i tanti conflitti presenti sul pianeta.

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