LO STATO PARALLELO. La prima inchiesta sull’Eni tra politica, servizi segreti, scandali finanziari

COPStato parallelo PA.inddL’Eni è oggi un pezzo fondamentale della nostra politica energetica, della nostra politica estera, della nostra politica di intelligence. Cosa vuol dire intelligence? I servizi, i servizi segreti.” (Matteo Renzi a Lilli Gruber, 3 aprile 2014)

Tra le inchieste pubblicate da Chiarelettere sul potere in Italia NON POTEVA MANCARE UN LIBRO SULL’ENI. Il suo amministratore delegato vale più del ministro degli Esteri, sul suo tavolo passano affari miliardari, alleanze internazionali, interessi geopolitici, questioni di sicurezza fondamentali. I più grandi scandali e casi di corruzione sono nati qui, dall’Ente che più volte con le sue strategie spericolate, prima filoarabe poi filorusse, ha messo in crisi i nostri rapporti con gli alleati occidentali. Il suo fondatore, ENRICO MATTEI, è morto in circostanze ancora oggi misteriose, un suo ex presidente, Gabriele Cagliari, coinvolto in Tangentopoli, si è suicidato in carcere, gli ultimi due amministratori delegati sono indagati per corruzione internazionale. Ce n’è abbastanza per farci un libro.

In quasi cinque anni Greco e Oddo hanno intervistato ex funzionari, addetti ai lavori, politici, studiosi (qualcuno si è negato), verificando bilanci e documenti di ogni tipo, anche privati. Ne è nato UN RACCONTO CORALE E RICCHISSIMO DELL’ITALIA degli ultimi sessant’anni: dalla Dc di Fanfani e le aperture di Moro alle giravolte di Berlusconi, grande alleato di Putin. In gioco ci sono la nostra indipendenza energetica e la diversificazione degli approvvigionamenti che potrebbe sconvolgere gli assetti del Mediterraneo.

GLI AUTORI

ANDREA GRECO, vice caposervizio a “la Repubblica”, dove lavora dal 2001 dopo un periodo alla Reuters, ha pubblicato Le Grida. Memoria, epica, narrazione della

Borsa di Milano (a cura di Roberta Garruccio, Rubbettino 2004) e Meno Stato, poco mercato (con Federico De Rosa, Marsilio 2007). Si occupa di banche, assicurazioni, energia per la redazione economica del quotidiano, per il sito Repubblica.it e per il settimanale “Affari & Finanza”. Nel 2013 ha vinto il premio “Giornalista dell’anno” di State Street per un’inchiesta sui derivati del Tesoro. Nel 2016 ha ottenuto il riconoscimento “Targa Caffè ai sostenitori della buona economia”.

GIUSEPPE ODDO, già inviato de “Il Sole 24 Ore”, ha scritto con Giovanni Pons L’Affare Telecom. Il caso politico-finanziario più clamoroso della Seconda Repubblica (Sperling & Kupfer 2002) e L’intrigo. Banche e risparmiatori nell’era Fazio (Feltrinelli 2005). Ha inoltre pubblicato con Angelo Mincuzzi Opus Dei, il segreto dei soldi. Dentro i misteri dell’omicidio Roveraro (Feltrinelli 2011). Autore di grandi inchieste, ha raccontato fatti e misfatti delle maggiori imprese pubbliche e private e le principali vicende dell’economia italiana, sia sul versante dell’industria sia su quello della finanza e della politica.

PER GENTILE CONCESSIONE DELL’EDITORE PUBBLICHIAMO UN ESTRATTO DEL LIBRO

Questo libro

 L’Eni è un colosso industriale controllatodallo Stato, ma è anche uno Stato nello Stato. Con 110 miliardi di euro di ricavi nel 2014, e nonostante la perdita del 2015 causata dal crollo del prezzo del petrolio a 30 euro al barile, il gruppo occupa la venticinquesima posizione nella classifica di «Fortune» sulle prim cinquecento aziende mondiali per fatturato, alimenta le casse del Tesoro con i suoi ricchi dividendi ed è la quarta multinazionale petrolifera europea per riserve di idrocarburi, dopo l’inglese Bp, la anglo-olandese Royal Dutch Shell e la francese Total. L’impresa fondata da Enrico Mattei garantisce la sicurezza dei nostri approvvigionamenti di petrolio e di gas naturale con una presenza diffusa in oltre ottanta paesi – dai deserti mediorientali e africani alle acque profonde degli oceani, dalle steppe asiatiche alle aree più remote e ostili del pianeta – e occupa 84.000 dipendenti di cui circa un terzo in Italia e la parte rimanente in Asia, nel resto d’Europa, in Africa, nelle due Americhe e in Oceania. Il suo amministratore delegato vale più di un ministro degli Esteri ed esercita un grande potere che gli deriva dalla gestione di investimenti, flussi di cassa, acquisti, dividendi allo Stato, il tutto per svariate decine di miliardi di euro.

 

Ma l’Eni non è solo una potenza economico-industriale, è uno snodo delle vicende italiane dal dopoguerra a oggi: impresa al servizio dello Stato capace, all’occorrenza, di piegare lo Stato ai propri interessi; attore influente della nostra politica estera, che fa da apripista a relazioni con paesi non democratici come Congo, Libia, Nigeria, Kazakistan e altre dittature africane, mediorientali e asiatiche ai primi posti nella graduatoria mondiale della corruzione. 

 

Forse per lavarsi la coscienza i petrolieri osservano, con il cinismo tipico degli affari, che il petrolio non si estrae in Svizzera: che la presenza in paesi come questi è indispensabile per la soddisfazione dei bisogni energetici dell’Occidente. Del resto, non è un problema di esclusiva pertinenza dell’Eni. Tutte le imprese multinazionali, a cominciare da quelle statunitensi, operano in queste aree del mondo con analoga spregiudicatezza. È stata l’amministrazione di George W. Bush a intensificare i rapporti commerciali con il Caspio, con Stati come l’Azerbaijan e il Kazakistan, per ridurre la dipendenza energetica Usa dal Medio Oriente e in particolare dall’Arabia Saudita. La stessa Cina, per far fronte al proprio crescente fabbisogno energetico, è tra i più agguerriti protagonisti dell’industria petrolifera in Africa. I giacimenti di idrocarburi, a parte quelli in Nord America e nel Mare del Nord, si trovano in zone «calde», in paesi dilaniati da guerre, conflitti tribali, retti da regimi – emirati, sceiccati, monarchie, teocrazie, giunte militari – che fondano il proprio potere sull’indebita appropriazione delle risorse pubbliche e del pubblico denaro, sulla soppressione dei diritti civili, sull’eliminazione degli oppositori, sull’oscurantismo religioso, sulla tortura, sulla pena di morte per lapidazione e decapitazione, sulla schiavitù della donna, sullo sfruttamento dei bambini. E, per accaparrarsi le fonti di energia, le compagnie occidentali si rendono complici della corruzione di questi paesi, le cui condizioni di indigenza sociale diffusa stridono con l’illecita accumulazione di ricchezza da parte dei loro governanti.

 

Quale strada sta dunque percorrendo l’Eni nella forsennata competizione per il rimpiazzo delle riserve? E quali indicazioni arrivano dall’azionista-Stato al nuovo top management insediatosi alla guida del gruppo nella tarda primavera del 2014? La domanda non riguarda solo i rapporti tra Eni, Italia e Sud del mondo, coinvolge anche le relazioni con una grande potenza energetica e militare come la Russia, che con Algeria e Libia è, storicamente, uno dei nostri maggiori fornitori di metano. L’Eni continua a rappresentare una garanzia nei rapporti con Mosca o si è posta al servizio di interessi particolari? A chi ha giovato l’asse politico tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi: al futuro del paese, a quello dell’azienda e dei suoi azionisti o a quello dei due diretti interessati? Le scelte strategiche del gruppo sono state le migliori possibili nel difficile connubio tra globalizzazione dell’attività petrolifera e retaggi monopolistici nel settore del gas?

Il nostro libro sugli ultimi venticinque anni di storia dell’Eni parte da qui, come approfondimento del nostro lavoro giornalistico, e analizza i rapporti tra un colosso industriale nato per garantire l’approvvigionamento energetico del paese e lo Stato, suo azionista di riferimento, che in fasi ricorrenti ha debordato dalle sue funzioni, intrecciando industria e affarismo, occupazione e conti pubblici, geopolitica e affari esteri, finanziamento ai partiti e corruzione, sicurezza nazionale e servizi segreti. Un rapporto inestricabile e mai lineare.

 

In quasi cinque anni abbiamo intervistato una cinquantina di addetti ai lavori tra politici e funzionari, operatori del settore, studiosi, dipendenti dell’Eni vecchi e nuovi. Non c’è protagonista della storia del gruppo dell’ultimo quarto di secolo che non sia stato contattato. Quasi tutti, nel rispetto dei ruoli e dei punti di vista, hanno accettato il confronto. Di molte testimonianze abbiamo la registrazione, anche se in tanti ci hanno posto come condizione il vincolo della riservatezza, quindi il loro racconto non è direttamente citato.

 

Oltre alle fonti orali abbiamo consultato centinaia di documenti, atti, bilanci, archivi privati, opere, e riletto i ritagli delle testate di informazione. Storia dopo storia, snodo dopo snodo ci si è composto un disegno corale dell’Italia moderna, guardato con le lenti della sua più grande impresa industriale, che abbiamo tracciato con il «racconto dell’inchiesta».

 

Questo libro è un contributo a conoscere un’azienda complessa che opera in un paese intricato. Crediamo che nessuno, dopo averlo letto, potrà più dire che sia un luogo comune assimilare l’Eni a uno «Stato parallelo».

 

(“Lo Stato parallelo”, pp. 5-7)

Andrea Greco, Giuseppe Oddo, Lo Stato parallelo. La prima inchiesta sull’Eni tra politica, servizi segreti, scandali finanziari e nuove guerre. Da Mattei a Renzi, Ed. Chiarelettere, Milano 2016, pagg. 368, € 17,50.