Yes Web Can: come candidarsi alla Casa Bianca dall’Italia. Intervista ad Antonino Caffo

foto autoriUn libro sul clamoroso caso di “Alex Anderson” , la mega bufala che ha fatto discutere il web.

Alex Anderson ha preso in giro migliaia di americani fingendosi un repubblicano in corsa alle presidenziali. In realtà è un ragazzo di Como che da qualche giorno è anche in libreria Social network e politica, un binomio apparentemente poco funzionale ma che negli ultimi tempi si sta dimostrando più fruttuoso del previsto. Anche in Italia i politici, con qualche eccezione, hanno imparato a sfruttare l’onda lunga di post e tweet per esprimere il loro pensiero e divulgarlo alla massa di fan e sostenitori. Persino Hillary Clinton ha perentoriamente invitato l’opponente Donald Trump a “chiudere l’account Twitter” dopo che questi si era scagliato contro la decisione di Obama di appoggiare la corsa a Washington della donna.

Proprio la Clinton e Trump sono due degli avversari che uno sconosciuto cittadino della rete ha incontrato sul suo cammino. Si tratta di Alex Anderson, account da oltre 26 mila follower che da 8 mesi twitta i contenuti di un presunto vero programma politico e di una campagna sul microblog dai 140 caratteri. Cosa c’è di strano? Nulla se si trattasse di un vero americano aspirante congressman e non di un ragazzo italiano, nella fattispecie di Como.

Dietro Anderson c’è infatti Alessandro Nardone, romanziere e creativo che ha passato tante notti a dibattere sui temi cari agli americani, fingendosi appunto un candidato. Un gioco, uno scherzo che sarebbe potuto finire dopo qualche settimana, magari con un paio di retweet e che invece è andato avanti creando su un bel po’ di consensi e qualche dubbio agli elettori, tanto che del suo caso se ne è occupata addirittura la BBC, le testate internazionali DeMorgen e Globo e in Italia la trasmissione di Magalli “I fatti vostri”.

Lo strano caso del concorrente “fake” italiano alla Casa Bianca è oggi un libro dal titolo “Yes Web Can” (YouCanPrint, 2016) , scritto dallo stesso Nardone e dai giornalisti Carlo Cattaneo e Antonino Caffo, con prefazione di Luca Rigoni di TGCom 24. È curioso dunque capire, proprio da uno di loro, il giornalista di Panorama Antonino Caffo, come è riuscito Nardone/Anderson ad ottenere tutto questo successo in rete.

“Sembrerà ovvio, ma alcuni meccanismi che governano il web, e nello specifico i social network, possono risultare ancora dirompenti per molti. Attraverso l’impegno, la costanza e la determinazione, Anderson è riuscito ad ottenere non solo l’attenzione di una parte dell’elettorato statunitense ma anche la loro fiducia. Non si spiega altrimenti il perché sia stato invitato, realmente, a sedersi in talk show e tribune politiche televisive negli States, a partecipare in diretta a trasmissioni radio americane o a rilasciare interviste in giro per il mondo, proprio come i candidati reali. Quello specchio magico che è rappresentato dallo schermo del computer o del cellulare rappresenta l’evoluzione di un certo intrattenimento televisivo, con la differenza che qui si può andare ben oltre i 15 minuti di popolarità profetizzati da Andy Warhol” – dice Caffo.

Esistono delle regole o delle strategie ben precise usate per costruire il personaggio online?

“Nel libro ne ho individuate almeno cinque che sottendono, più in generale, le logiche del web 2.0. Si tratta dell’aumento, portato da piattaforme come Facebook e Twitter, al flusso delle informazioni, che rende spesso difficoltoso verificare la fonte. Ciò può permettere quel passaparola mediatico che da vita a vere e proprie star, come succede per i blogger e gli youtuber.

Poi la rimozione delle barriere sociali, grazie ad un contatto semplice e stimolante con i VIP che si trovano dall’altra parte e che, spesso, rispondono ai loro fan. Si tratta di una modalità impossibile ed estremamente limitata quando in giro c’erano solo televisione e radio. La creazione di nuovi leader è la dinamica che permette ai social di porre alcuni utenti come portatori di interesse di certi argomenti mentre il rinforzo degli altri media e la semplificazione delle conversazioni sono la diretta conseguenza della trasformazione dei processi comunicativi e sociali verso tipologie di linguaggio più vicine alle persone comuni”.

Possiamo dire che Anderson ha avuto successo perché incarna le ambizioni e le aspettative di ognuno di noi?

“Proprio così; solo riconoscendosi in una delle persone da votare si mettono in moto dinamiche di attrazione da parte degli elettori. Il cambiamento di paradigma introdotto anni fa da Twitter non è banale: nel mondo reale esistono ancora classi e gerarchie ben definite, mentre in rete vige una sorta di democratizzazione delle apparenze, grazie alla quale siamo tutti sullo stesso livello”.