Storie bibliche per l’oggi. Haim Baharier racconta la Torà

Davvero una bella iniziativa quella che si svilupperà, per sei domeniche, al Piccolo Eliseo a Roma. Parliamo degli incontri del maggior studioso della Torà, Haim Baharier, che inizieranno domenica prossima all’Eliseo. Durante gli incontri leggerà e commenterà, attualizzandole, storie bibliche tra le più note.

Pubblichiamo un testo di Baharier che spiega il significato dell’iniziativa a seguire il programma degli incontri.

Nel Pentateuco, la Torà, vi sono due volti che si fronteggiano, ogni tanto si sfiorano, ogni tanto si allontanano, qualche volta si baciano e si fondono, il primo è narrativo, il secondo normativo. Un immenso commentatore mistico del medioevo, il Nachmanides, asserisce che il volto narrativo costituisce il fondamento del volto normativo, previo un serio percorso intellettivo e spirituale. Questo percorso dice il Nachmanides non è evidente al lettore occasionale, necessita una seria preparazione sotto la guida di un maestro. Questo mi suggerisce che il Nachmanides ci abbia invitato all’interiorizzazione e all’elaborazione di specifiche regole ermeneutiche fondanti una lettura prospettiva e costruttiva del nostro patrimonio culturale. Soltanto in questo modo saremmo in grado di immaginare delle vie per uscire dai labirinti letali dell’attualità. Consapevole di ciò, mi immergo nella lettura di questo Libro che narra la storia della nascita e dello sviluppo, in ambienti quasi sempre ostili, dell’identità ebraica. Senza mai parlare inizialmente di un monoteismo in lotta con l’idolatria, lo sviluppo avviene in contrapposizione ad un ambiente in preda all’imperare della coscienza magica. Ma è proprio questa eccezionalità ambientale che mi frena. Anche la più complessa, la più sofisticata delle trasposizioni risulterebbe azzardata in un ambiente radicalmente diverso come forse quello odierno. Ma è poi così diverso? Nella stessa identità ebraica non vi sono forse delle frange ostaggi della più bieca coscienza magica? Come definire diversamente queste ortodossie arroccate sulle loro certezze, dimenticati e sepolti gli ammonimenti dei Maestri autentici “le buone domande non hanno risposta”… Che pensare di quella parte del del mondo cristiano adoratrice del perdono anticipato, ossia del perdono divino istituzionalizzato? Questa nuova propensione a non voler giudicare implica un pernicioso non valutare, la paura di qualsiasi percorso di pensiero… Che dire del soldato di Allah, il braccio armato, non pensante di un Dio senza uomini? E quando si prova a pensare, cosa succede? Parliamo del Creatore dei cieli e della terra. Cosa dice il Libro? “Plasmò i cieli e la terra… e tutto era caos”. La coscienza magica si uniforma e passa al giorno secondo. La coscienza ebraica nascente si rimbocca le maniche e decide di dover metter un po’ di ordine nel caos. Alcune colonne più avanti e per la coscienza magica Eva nasce da una costola asportata ad Adamo anestetizzato. E’ soltanto una parte di un tutto glorioso Adamo? La lettrice insoddisfatta decide che il sostantivo “addormentato” in ebraico ha la stessa energia numerica della parola “traduzione” e quindi legge che l’Adamo maschio unico e solitario ha rapidamente esaurito il suo significato e verrà sostituto da un Adamo plurale, Eva e Adamo. Ancora qualche colonna e l’umanità è diventata “Hamas”, si è pervertita. Vi sarà un diluvio universale dal quale un tale Noè, con la famiglia e qualche esemplare degli animali della terra, si salverà entrando nella parola. Arca in ebraico è anche parola. Il diluvio universale appartiene a tutte le culture, nella storia della coscienza ebraica il diluvio che annienta questo mondo già distrutto da un rapporto sordido con l’etica, risorgerà con l’avvento di un linguaggio nuovo fondante una lingua nuova. Per la lettura ebraica il mondo è linguaggio, la lingua è comunicazione interpersonale… Ma quando si dirà che l’identità ebraica, tutt’uno con lo stato di Israele, è parte integrante di questo Occidente, squassato dai venti e dalle tempeste delle coscienze magiche che lo assediano? Basteranno le mie sei lezioni per suscitare un desiderio di studio?

Haim Baharier

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