Che cos’è la normalità? Il mistero e il fascino di una parola

È appena uscito nelle librerie il secondo numero, del 2017, della rivista dell’Arel, l’agenzia di studi economici e legislativi fondata da Beniamino Andreatta. Il tema di questo numero è dedicato alla “Normalità”. Un tema affascinante, come spiega, nella sua presentazione, La Direttrice della Rivista Mariantonietta Colimberti. Il numero verrà presentato, nella tarda mattinata di domani nella sede dell’Arel, da Enrico Letta, Segretario Generale dell’Arel, e da Marco Minniti, Ministro degli interni.

PRESENTAZIONE
Chiedersi cosa sia la normalità e come essa si definisca nel nostro tempo significa porsi un interrogativo smisurato e forse senza risposta. Ma proprio la difficoltà di arrivare a una descrizione nitida della normalità è anche ciò che ne costituisce il fascino e la modernità. Perché se il concetto di normalità, come si sa, muta col mutare delle epoche, delle culture e persino delle latitudini – nelle due sezioni di questa rivista “Lontani da noi” e “Vicini a noi” se ne trovano documentati esempi – ci sono ambiti in cui la contemporaneità mette a durissima prova il tentativo di guardare e comprendere la “normalità”.
L’intervista di apertura al Presidente emerito Giorgio Napolitano è, in un certo senso, il racconto di una “non normalità”: quella di un’amicizia importante tra due giganti della politica, entrambi eccentrici nei rispettivi partiti – PCI e DC – pur nell’assoluta lealtà che sempre mantennero. Una stima profonda nata oltre dieci anni prima della caduta del Muro di Berlino, diventata amicizia nel Primo Governo Prodi, quando Andreatta fu ministro della Difesa e Napolitano degli Interni, prima volta per un ex comunista. Napolitano ripercorre vicende significative della storia italiana e degli anni in cui nel nostro paese non era possibile l’alternanza a causa della conventio ad excludendum, ed esprime il suo pensiero sul futuro dell’Europa e della sinistra.
“Il mondo non è normale” è il titolo che provocatoriamente abbiamo dato alla prima sezione. Principale protagonista della “non normalità” è la tecnologia, che ha rivoluzionato le nostre vite e, insieme ad esse, la politica, l’economia, le istituzioni, la finanza. Bene ce lo spiegano, ciascuno per il proprio campo – che alla fine risultano contigui – Enrico Letta e Alessandro Pansa, mentre Ferdinando Salleo pone il problema ineludibile di cercare la strada per una nuova stabilità dopo la fine irreversibile di un “ordine” mondiale noto. Ma accanto a un panorama internazionale così problematico c’è anche una realtà che si è costruita attraverso progressive conquiste, che hanno inciso e incidono positivamente nella nostra quotidianità: le tante piccole e grandi “normalità” dell’Europa, il nostro comune paese, come ci rammenta Raffaella Cascioli. Chiude la sezione un ampio intervento di Marco Giudici sulla crisi della televisione, condannata anch’essa a una “non normalità”, a cercare cioè format estremi per reagire all’indebolimento dei suoi tradizionali punti di forza e, in definitiva, al pericolo del suo stesso declino.
Strettamente legata alla precedente è la seconda sezione, “La politica non è normale”, in cui studiosi della sinistra (Carlo Trigilia), della destra (Giovanni Orsina) e dei Cinquestelle (Marco Laudonio) approfondiscono rispettivamente le difficoltà di dare rappresentanza ai gruppi sociali più deboli, i mutamenti intervenuti nella/nelle identità della/delle destra/e, la comunicazione semplificata del M5S volta a costruire un’apparenza di “normalità”.
“Lontani da noi”, fisicamente e culturalmente, sono la Corea, anzi, le Coree e la comunità coreana che vive in Giappone (Pio d’Emilia), la Cina (Romeo Orlandi), l’India (Sauro Mezzetti), ma anche la Turchia, sebbene alle porte dell’Europa e alla ricerca di una nuova “normalità” (Elena Baracani). Lontana da noi è anche la vita difficile seppur ricca e piena di motivazione di un operatore umanitario in Iraq (Stefano Nanni).
“Vicini a noi” sono i nostri concittadini musulmani, spesso alle prese con una difficile normalità, sebbene il presidente dell’UCOII Izzedin Elzir abbia parole di apprezzamento per la “laicità” italiana; vicina a noi è una rifugiata curda (Hevi Dilara), da vent’anni nel nostro paese dopo essere sfuggita a persecuzioni e violenze in Turchia. Curiosa e particolare – in questa epoca in cui la corsa alla “visibilità” sembra inarrestabile – la “legge di Jante” dei Paesi Scandinavi, una sorta di inno alla normalità e all’understatement. Chiudono la sezione due analisi su un tema ormai centrale nelle nostre società, al di là del suo peso reale in termini quantitativi: il terrorismo (Francesco Raschi e Lorenzo Zambernardi), esaminato anche nei suoi effetti potenziali sulla legislazione di uno Stato di diritto (Carla Bassu).
L’intervista a Edoardo Boncinelli apre la sezione “Noi”: lo scienziato parla del mistero della vita e della normalità della morte, della sua convinzione che non ci sia sopravvivenza in alcuna forma, della solitudine e dell’infelicità esistenziale, così connaturate all’essere umano. Nella stessa sezione le riflessioni sulla normalità da due punti di vista forti e diversi: quello di un sacerdote e teologo (don Bruno Bignami) e quelle di un filosofo (Ezio Di Nucci).
“Gli spazi molteplici (e difformi) della normalità” iniziano con l’intervista impossibile di Federico Smidile a Erasmo da Rotterdam, un padre dell’idea di Europa (non a caso a lui si richiama il “Progetto Erasmus”), modernissimo con il suo Elogio della Follia. Emanuele Caroppo indaga sugli effetti che la presenza di un disabile produce nel rapporto tra fratelli; Antonello Colimberti ci introduce all’incontro con un personaggio poliedrico e poco conosciuto al grande pubblico, George Lapassade, che studiò e scrisse sulla dissociazione psicologica, mentre Alberto Biancardi ci parla di un grande scrittore argentino, Julio Cortázar, e del suo rapporto speciale con la normalità e col fantastico. Mazzino Montinari ci conduce attraverso un viaggio affascinante tra film in cui la narrazione fantastica sfida continuamente il reale e la normalità, in una simbologia che accende i riflettori sull’incomunicabilità e la disumanità. Si torna alla “normalità” con gli articoli di Francesco Gastaldi sulle trasformazioni territoriali e di Michele Bellini su un “normale” comportamento negativo, quello dell’evasione fiscale.
“In conclusione” le nostre consuete rubriche: citazioni dotte e meno dotte, e questa volta anche versi di illustri cantautori (Gianmarco Trevisi) e l’Osservatorio bibliografico di Pierluigi Mele, con recensioni sui volumi appena usciti di Giana Andreatta, Giovanni Bianconi, Marco Damilano, Ferruccio de Bortoli, Maurizio Molinari e Romano Prodi.
Infine, una notazione: di fronte a questa “normalità” inafferrabile l’apparente “ordine” di Piet Mondrian ci è sembrato la scelta più adatta per far “parlare” la nostra copertina.
(M.C.)