“Sarà dura competizione con il PD”. Intervista a Chiara Geloni

Come sarà la competizione elettorale tra Partito Democratico e la neonata lista “Liberi e Uguali”? Su quali temi verterà la competizione tra le due sinistre? Lo abbiamo chiesto alla giornalista Chiara Geloni, Direttrice del sito di “Articolo Uno”.

Chiara Geloni, con la presentazione, fatta dal Presidente Grasso, del vostro simbolo siete  “ufficialmente” nella competizione politica . Andiamo subito al sodo: la vostra  lista, “liberi e uguali”, si pone come un fatto politico “distinto e distante” dal PD. Ora, le chiedo, a sentire il discorso di “incoronazione” di Pietro Grasso a vostro leader, non c’è nulla di quello che ha detto che sia  incompatibile con i valori del PD. Anzi sono i valori del PD. La distanza valoriale dov’è?
Io non ho niente di cui pentirmi per aver militato e lavorato per il Pd, partito in cui ho creduto da prima della sua nascita e che ho contribuito a fondare. Vale lo stesso, anzi in misura molto maggiore del piccolo contributo che posso aver dato io, per tanti che hanno fondato Liberi e Uguali. Ma non credo che si possa ignorare che in questi anni tante persone, elettori prima ancora che dirigenti politici, hanno smesso di riconoscersi nel Partito democratico e hanno smesso soprattutto di votarlo. Io ne conosco a centinaia. I valori non basta averli scritti in un documento scaricabile da internet, bisogna praticarli. Mi è capitato mille volte in questi anni di vedere il Pd tradire i valori dichiarati nei nostri documenti fondativi, sia nella prassi di governo che nella vita interna di partito. Ne ho pagato anche qualche conseguenza. Io non riconosco più il Pd, e non lo voto più.

Nella vostra lista, che sta incominciando a muovere i primi passi. dovrà esserci un programma elettorale. Per esempio sull’europeismo dov’è la vostra distanza dal PD, che fa parte della famiglia  socialista?
Mi spiace, ma a me non interessa definirmi in base alla mia distanza dal Pd. Sull’europeismo io credo che questa Europa non funzioni, e mi pare che questo partito socialista europeo sia in enorme difficoltà. Il che non significa certo dire “usciamo dall’euro domattina” o “col Pse non abbiamo niente a che vedere”. Significa che bisogna cambiare le cose, riscoprire le fondamenta del nostro essere sinistra di governo in questa Europa. È una riflessione che è in corso in molti paesi, dentro e fuori dal Pse. Le risposte retoriche non servono.

Insomma Geloni sicuramente nei prossimi mesi la vostra identità di distanza dal PD crescerà. Per adesso, nonostante i vostri sforzi, l’impressione più marcata è quella di una lista punitiva nei confronti di Matteo Renzi. Come smentisce questa impressione?
È una domanda irricevibile. Se lei mi chiede di parlare di politica io rispondo, su queste stupidaggini non ho niente da dire. Le mie idee le avevo da prima che arrivasse Renzi, e le avrò anche dopo.

Anche la vostra affermazione sul voler recuperare i voti di “quelli che sono andati via”, ottima intenzione , ma con  questa pessima legge elettorale, nella parte  maggioritaria, fate un bel regalone alla destra. Il risultato sarà che  sia voi che il PD non toccherete palla. Un bel risultato…
Il regalone alla destra lo ha fatto chi ha voluto, incomprensibilmente, una legge elettorale come questa, che negando il voto disgiunto e la possibilità di fare desistenze uccide il centrosinistra. Hanno pensato di poter ottenere con la forza quello che hanno distrutto con le loro politiche sbagliate: così hanno agito sempre in questa legislatura del resto, forzano costantemente la mano al Parlamento e allo stesso gruppo del Pd, salvo essere puniti al referendum e nelle urne. Articolo 1 ha provato in tutti i modi a fermarli, con gli emendamenti e con gli appelli. La risposta sono state otto fiducie. Adesso ognuno si assumerà le sue responsabilità davanti agli elettori.

I “maligni” hanno trovato strano l’assenza nel simbolo della parola “sinistra” e l’aggiunta del nome nella lista. Bersani diceva mai il nome nella lista. In effetti è strano…
Non è strano. Fin dall’inizio come Articolo 1 e ora come Liberi e Uguali, abbiamo dichiarato una impostazione inclusiva, pluralista e costituzionale. Abbiamo voluto evitare, come dice Roberto Speranza, che la parola sinistra invece che una bandiera potesse diventare una barriera per qualcuno. Il nome Liberi e Uguali a me piace moltissimo perché col suo ispirarsi all’articolo 3 della costituzione per me idealmente è il proseguimento della scelta di Articolo 1. Una repubblica fondata sul lavoro è una repubblica di cittadini liberi e uguali. Lo dico senza avere niente contro la parola sinistra, che mi appartiene pienamente come cattolica di sinistra e come donna che si ispira politicamente ai grandi della sinistra democristiana. Nome nel simbolo: bisogna rendersi conto che tutto è cambiato, altrimenti è difficile anche raccontare la politica. Quando Bersani diceva non metterò il nome nel simbolo intendeva no all’uomo solo al comando. Ora non siamo più in un sistema maggioritario. Non ci sono candidati premier. C’è il nome di Grasso nel simbolo di un partito appena nato, anzi neanche nato, che avrà molto bisogno di farsi conoscere e riconoscere.

Come  spiega la  distanza di Romano Prodi dalla vostra lista?
È una domanda che non mi pongo. Romano Prodi ha smesso da tempo di occuparsi di politica. Lo ripete a ogni occasione.

Ultima domanda: dopo le elezioni, da lista  di sinistra, guaderete al PD o
ai 5stelle?
Dopo le elezioni guarderemo per prima cosa i risultati. E di sicuro saremo contro la destra. Bisognerà vedere anche gli altri a chi guardano, non crede?

Il “finale di partita” tra le sinistre italiane. Intervista a Fabio Martini

Con la nascita con la nascita di “Liberi e UgualI” siamo al finale di partita tra le sinistre italiane. Le conseguenze non saranno per nulla indolori, anzi. Come si svilupperà? Quali conseguenze porterà alla politica italiana? Ne parliamo, in questa intervista, con Fabio Martini, “retroscenista” e cronista parlamentare del quotidiano torinese “La Stampa”.

Fabio Martini, la nascita di “Liberi e Uguali”, un nome che richiama parole antiche e suggestive, e “l’incoronazione” (non trovo altri termini) di Pietro Grasso a leader della nuova formazione certamente la “grande guerra” della sinistra identitaria contro Renzi fa un salto  di qualità. Però ad uno sguardo più attento dentro la nuova formazione politica  ci sono “sfumature” diverse: si va dalla linea di punire il tradimento del PD, una Linea Kamikaze, che inesorabilmente vuol dire consegnare “Liberi e Uguali” alla inconsistenza politica o a fare da stampella ai 5Stellle. E poi c’è la linea Grasso, che non fa sconti al Pd ma non lo brutalizza. Ti chiedo non vedi il rischio di una solitudine di Grasso in questa formazione?
No. In piena campagna elettorale non possono permettersi di lasciarlo solo nei momenti più complicati. Ma al tempo stesso una certa solitudine di immagine potrebbe giovargli: il possibile valore aggiunto di questa lista elettorale sta nella visibilità di Grasso. Anche nel suo carattere naif. Se lo lasceranno sbagliare, senza alzare il ditino, Grasso sarà un po’ più forte. E
tanto meno sarà affiancato dai vecchi leader, meglio sarà per la Lista.

Rimaniamo sempre su Grasso. A sentire il suo intervento si fa  fatica, anzi oserei dire  che non è alternativo ai valori del PD proprio per niente. Ma davvero una posizione del genere non poteva avere cittadinanza?
Molto corretta questa osservazione. Nel discorso di Grasso credo non ci sia una sola parola importante che non sia sottoscrivibile da un elettore del Pd. Certo che le posizioni di Grasso avrebbero potuto trovare cittadinanza nel Pd. Così come quelle dei notabili di Mdp. Ma la leadership di Renzi è escludente, irritante, egocentrica e ad un certo punto la convivenza diventa difficile.

Guardiamo al PD. La mia impressione è che Renzi sia ormai “cotto” Troppo ripetitivo. Riuscirà a presentare con  adeguatezza questa coalizione “microulivista”? È consapevole che senza Pisapia la coalizione perde spessore
La coalizione oltre ad essere micro-ulivista, sarà una micro-coalizione. Giuliano Pisapia avrebbe potuto darle spessore, ma ha rinunciato a metter su una Lista ampia, da Bonino ai prodiani e ora sta combattendo con i partitini. La coalizione attorno al Pd non è una coalizione, ma un tronco attorniato da micro-cespugli.  Quanto a Renzi,  ha dimostrato doti da leader, ma dopo la sconfitta al referendum, è come se la sua emittente si fosse oscurata. Produce segnali e messaggi che oramai vengono intercettati soltanto da chi pregiudizialmente è pronto ad accettarli. Sugli altri non hanno effetto: non li sentono e non li vedono.

Ius soli, purtroppo è un sogno che rimarrà nel cassetto. Fine vita?
Sogno o incubo, a seconda dei punti di vista. Resterà sospeso. Il fine vita invece è legato alla volontà del Pd: se insisterà, passerà.

Mi sembra , citando una grande misteriosa opera di Thomas Becket, che
siamo al “finale di partita” per il centrosinistra. Per te?
Vero, il finale di partita si sta avvicinando. Occorre attendere un centinaio di giorni: se alle elezioni Renzi avrà retto (25-28% al Pd) resterà ancora a lungo sullo scenario politico nazionale e di conseguenza per chi ha lasciato il Pd la vita politica si accorcerà. Salvo un risultato eclatante della Lista Grasso, che però mal si concilia con una tenuta del Pd. Ma se il Pd scenderà sotto la soglia critica (24-25%), la leadership di Renzi traballerebbe e sotto quelle percentuali sarebbe travolta.

Ultima  domanda. Come può un italiano, dopo 20 anni di berlusconismo, dare ancora fiducia a Berlusconi? Qual è la sua forza?
La sua forza consiste nell’ingrediente del suo successo iniziale: una parte di italiani continua a identificarsi in lui. Nelle sue virtù ma soprattutto nei suoi vizi. Se li fa lui, li possiamo fare anche noi.