L’ITALIA DEI RANCORI E HIT SHOW, LA FIERA DELLE ARMI. Interviste a: Piergiulio Biatta, Andrea Gnassi, Isabella Sala e Francesco Vignarca

Hit Show (Facebook/@HITShoeIEG)

Il terribile attentato di Macerata, in cui il giovane simpatizzante nazifascista, Luca Traini, ha scaricato dalla sua auto in corsa due caricatori di munizioni dalla sua pistola, legalmente detenuta per uso sportivo, contro le persone di colore ha riportato all’attenzione pubblica due temi: il diffondersi di sentimenti razzisti e xenofobi, alimentati dai veleni diffusi dagli “imprenditori della paura” e spesso accompagnati da manifestazioni di stampo fascista, e il controllo della diffusione delle armi.

Oggi, ad una settimana dall’attentato di Macerata, apre i battenti HIT Show (Hunting, Individual Protection and Target Sports), la manifestazione fieristica e salone delle “armi comuni” che da quattro anni si svolge a Vicenza. Le Amministrazioni comunali e provinciali di Rimini e di Vicenza sono tra i principali soci azionisti pubblici di Italian Exhibition Group (IEG), la società nata nel 2016 dalla fusione tra Rimini Fiere e Fiera di Vicenza, che insieme ad ANPAM (Associazione nazionale produttori di armi e munizioni) promuove la manifestazione fieristica.

Sempre a Vicenza, oggi, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (OPAL) di Brescia insieme alla Rete Italiana per il Disarmo terranno un incontro pubblico, organizzato già da tempo, dal titolo Insicurezza, rancore, farsi giustizia: dentro l’Italia che si arma“ (ore 15.00 presso la sala conferenze dell’Istituto Missionari Saveriani in viale Trento, 119)

Abbiamo intervistato, inviando domande scritte, gli amministratori locali di Vicenza e Rimini e i rappresentanti di OPAL Brescia e di Rete Disarmo : Andrea Gnassi è il Sindaco di Rimini; Isabella Sala è Assessore alla Comunità e alle famiglie di Vicenza; Piergiulio Biatta è presidente dell’Osservatorio OPAL di Brescia e Francesco Vignarca è coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo.

Sabato scorso, un giovane simpatizzante nazifascista, ha sparato dalla sua auto per le vie del centro di Macerata a tutte le persone di colore che incrociava. Il sindaco di Macerata ha commentato dicendo che “Non è un fatto isolato, c’è un fermento che dobbiamo essere in grado, in maniera esplicita e non ambigua, di fermare e combattere”. Qual è il suo pensiero in proposito? 

Andrea Gnassi
Io penso questo: il razzismo, la violenza, le discriminazioni di ogni tipo, vanno contrastate senza se e senza ma. Quello che è avvenuto nei giorni scorsi a Macerata è un atto terribile, tragico, che non deve essere derubricato a ‘follia di un singolo’ né ridotto nelle cause e negli effetti da qualsivoglia tipo di giustificazione. Che non c’è, non esiste: questo va detto chiaramente. Non si può rinunciare ad affermare la natura terrorista e fascista di quanto avvenuto nei giorni scorsi, ed è folle e letale anche il solo pensare a un nesso con altre situazioni. Sono d’accordo con il Ministro Del Rio: in Italia, e purtroppo non solo in Italia, c’è un evidente ritorno a evocare e a riferirsi a idee e a ideologie che sono state messe al bando dalla nostra Costituzione e sono state respinte nel momento in cui abbiamo deciso di essere uno stato libero e democratico. Il clima non è dei migliori, e spaventa perfino la leggerezza, l’inconsapevolezza, la superficialità, l’ignoranza, con cui certi simboli, certe parole di morte, di dolore, vengono riesumate. Non per questo dobbiamo stare zitti, in attesa che ‘passi la nottata’. Anzi, questo è il momento per evidenziare con determinazione e ostinazione l’anima stessa di un Paese che è nato perché ha scelto collettivamente di rifiutare la logica del terrore, della violenza, del razzismo

Isabella Sala
Il risveglio di una sottocultura razzista e fascista, in certi casi addirittura nazifascista, trova linfa nella paura del diverso in un contesto in cui tutti viviamo l’emergenza del problema immigrazione e dell’accoglienza profughi; ma non possiamo trasformare problemi mondiali, con cause complesse e strutturali, in semplificazioni e soluzioni urlate dalla politica per facili consensi quanto impraticabili nei fatti. Ci sono responsabilità politiche in capo ad ogni persona che ricopra ruoli di leadership. Gli amministratori e i politici hanno il dovere di aumentare la coesione sociale e diminuire, non certo fomentare, la tensione sociale. Impossibile in poche righe cercare di chiarire le responsabilità di ognuno: dalle cause dell’immigrazione forzata, ai Paesi in Europa che non fanno la propria parte, ai sindaci che accolgono o non accolgono pochi richiedenti asilo per comunità, al ruolo fondamentale dei media e di ogni cittadino, a una legge, la Bossi Fini, che va modificata. Prendere atto di un mondo cambiato è un dato di realtà, sapere cogliere l’opportunità che questo porta è la sfida dell’alta politica. De Gasperi diceva che lo statista guarda alla prossima generazione, il politico alle prossime elezioni. Io oso sognare ancora una politica che unisca i due concetti.

Qualcuno ha definito Luca Traini un “folle”, un “pazzo”, ma non sembra fosse in cura e anzi deteneva armi e munizioni con regolare licenza di tiro sportivo. Ciò dimostra, come rilevano in molti tra cui alcuni sindacati di Polizia, la troppa facilità con cui viene concessa questa licenza che oggi è quella più richiesta perché permette di detenere armi anche a chi non pratica alcuna disciplina sportiva. Come valuta la corsa alle armi che sta avvenendo nel nostro paese? 

Andrea Gnassi
Innanzitutto, rifiuto la motivazione del “pazzo” perché suona come una minimizzazione di qualcosa di più grave e strutturale. Certo, la componente individuale della follia ricorre sempre in episodi criminali, estremi ma senza dubbio il contesto socioculturale in cui l’aspetto del singolo sfocia in violenza non è secondario, anzi. Sul tema delle armi vedo una pericolosa, e anche in questo caso, superficiale rincorsa italiana a “mettere mano alla pistola” senza considerarne effetti e soprattutto esempi. Ci sono Paesi dove è acclarata la correlazione tra numero di omicidi, episodi di violenza e possibilità di accedere liberamente al possesso di armi da fuoco. La nostra Costituzione, le costituzioni dei Paesi europei, rifiutano da sempre la logica del “giustiziere fai da te” ponendo nella comunità, nello Stato, il compito e la responsabilità di garantire città e paesi sicuri e liberi. La risposta ai problemi, che ci sono ma come ci sono sempre stati, non può essere l’autodifesa, il fucile sotto il letto. Quello che accade dove ciò è consentito, dovrebbe essere portato come esempio di scuola. Non vogliamo vivere nel terrore di Columbine quotidiane. Ed è sorprendente, e mi si permetta anche spaventoso, che troppi partiti dell’arco cosiddetto “democratico” alimentino questa rincorsa o esplicitamente con la demagogia utile a un presunto “guadagno” elettorale o implicitamente con il silenzio.

Isabella Sala
Traini non è un “pazzo” ma un prodotto di una sottocultura che sogna il ritorno del fascismo e una idea di società che è antistorica. La sfida di oggi è la convivenza fra le differenze, ed è dimostrato che le società si sono arricchite da molti punti di vista praticando scambi economici, culturali, sociali; ciò oggi deve avvenire in una migrazione regolamentata, con quote e meccanismi che sono saltati da molti anni. Venendo alla domanda, certamente il tema della detenzione e dell’utilizzo delle armi è cruciale. Sei anni di licenza per il tiro sportivo, mi pare di capire senza la garanzia che la persona lo pratichi veramente, la possibilità di detenere varie armi, l’idoneità psicofisica, sono tutte situazioni che vanno vagliate e verificate. Se il mondo cambia, e i segnali non ci dicono che cambi con una maggiore consapevolezza individuale e sociale, devono essere modificate anche le regole, deve alzarsi la soglia di attenzione. La gravità del fatto di Macerata dal mio punto di vista è enorme; è la prima volta, da quanto mi risulta, che in Italia vi sia un atto del genere. Urliamo sempre, a gran voce, che siamo in una società diversa da quella della cultura delle armi degli Stati Uniti, è tempo di dimostrarlo con legislazione e fatti. E’ un segnale, che per fortuna non ha avuto esiti tragici, che deve servirci. Deve portare ad azioni concrete, che devono essere nella prossima agenda politica. Dobbiamo chiedere più Stato, più pubblica sicurezza, più giustizia, non più armi e più potere di detenerle e usarle.

Piergiulio Biatta
Il tentativo di catalogare l’attentatore e lo stragista come uno squilibrato, un malato di mente o come una persona instabile è una tipica tecnica che viene adottata dalle lobby delle armi negli USA per cercare di dimostrare che non vi sarebbe alcun legame tra i legali detentori di armi e il “folle” attentatore. Nelle stragi in USA, la maggior parte delle volte l’attentatore non è affatto un malato di mente o, per lo meno, non al punto da non permettergli di detenere legalmente le armi. Squilibrato lo diventa sempre dopo la strage: fino a cinque minuti prima era, per tutti, un cittadino onesto, incensurato, di condotta specchiata e possedeva armi ovviamente solo per le sue passioni sportive e per difendere sé stesso e i suoi cari “da aggressioni criminali e tiranniche”: così recita il mantra dei legali possessori di armi. La facilità con cui anche in Italia si può ottenere una licenza per armi è un grosso problema che abbiamo ripetutamente evidenziato e anche nei mesi scorsi con un comunicato stampa molto dettagliato che invito a leggere. Contrariamente al diffuso luogo comune, la legislazione italiana è di fatto sostanzialmente permissiva in materia di armi. Succede così che – come hanno messo in evidenza numerose inchieste giornalistiche – negli ultimi anni sempre più persone hanno fatto ricorso alla licenza per “uso sportivo”: questa licenza sta diventando il modo più semplice per avere armi in casa anche da parte di tutti coloro che non hanno alcuna intenzione di praticare le discipline sportive. Luca Traini, l’attentatore nazifascista di Macerata, era una di queste.

A Vicenza si tiene oggi la quarta edizione di HIT Show, la manifestazione fieristica e salone delle cosiddette “armi comuni”. Da anni numerose associazioni di Vicenza, insieme all’Osservatorio OPAL e a Rete Disarmo, chiedono maggior trasparenza e regole più rigorose, tra cui il divieto di accesso ai minori e di sostegno a campagne che intendono promuovere leggi meno restrittive sulle armi. Qual è la sua posizione riguardo a queste e altre criticità? Questa fiera non rischia di incentivare la diffusione delle armi?

Isabella Sala
Sono d’accordo nel regolamentare in modo il più possibile stringente le modalità espositive e di visita, nel rispetto della legge e delle autonomie e ruoli di ogni soggetto coinvolto. Come assessore alla pace, nel rispetto dell’articolo 2 dello Statuto del Comune e in linea con l’articolo 11 della Costituzione, cerco di promuovere una cultura rivolta alla risoluzione nonviolenta dei conflitti, non a promuovere la produzione e la vendita di armi. In questi anni, all’interno della mia delega, in collaborazione con la Casa per la Pace, abbiamo promosso laboratori di risoluzione nonviolenta e creativa del conflitto nelle classi, formazione per i docenti, e stiamo sostenendo un corso sulla mediazione umanitaria anche rivolta ad alcuni operatori comunali. Il conflitto, i modi diversi di vedere la vita fanno parte della vita stessa: è la gestione di questi che non deve essere violenta. E’ fondamentale educare i giovani alla convivenza e alla nonviolenza, all’accoglienza, contrastando la cultura del “nemico”. La responsabilità più grande è dei genitori, di tutti gli educatori e, a sostegno della famiglia sempre più in difficoltà in una società “sciolta”, della comunità tutta. Il sindaco ha scritto che non porterebbe, da genitore, a Hit Show suo figlio. Naturalmente mi associo, e aggiungo che, da madre, ho regalato molti anni fa al mio bimbo una pistola giocattolo. Non lo farei più. Non perché lo abbia condizionato, ma perché credo ogni nostro atto sia importante, è una scelta culturale.

Piergiulio Biatta
Fin dalla prima edizione di HIT Show, quattro anni fa, abbiamo evidenziato un problema fondamentale. HIT Show è, infatti, l’unico salone fieristico che assomma tre caratteristiche che ne fanno un evento quanto mai anomalo rispetto agli altri saloni fieristici nei paesi dell’Unione europea. Innanzitutto a HIT Show sono esposti tutti i tipi di “armi comuni” (per la difesa personale, per forze dell’ordine e private securities, per il tiro sportivo, per le attività venatorie, per collezionismo, armi demilitarizzate, repliche di armi antiche, per il softair ecc., cioè di fatto tutte le armi tranne quelle propriamente definite “da guerra”) al quale è consentito l’accesso al pubblico e anche ai minori purché accompagnati da un adulto. Una notevole differenza rispetto, ad esempio, al maggiore salone europeo “IWA Outdoor Classic” di Norimberga dove, seppur siano esposte le stesse tipologie di armi, l’accesso è permesso solo agli operatori professionali accreditati ed è esplicitamente vietato l’ingresso – cito dal regolamento – “ai cacciatori, tiratori, membri di associazioni di caccia e tiro e tutte le persone che non operano a livello professionale nel settore armiero e ai minori di 18 anni”. Inoltre, e questa è un’ulteriore anomalia, a HIT Show non è esplicitamente vietata la promozione di petizioni e campagne di chiara rilevanza politica: negli anni scorsi sono state promosse iniziative a favore della modifica della legge sulla legittima difesa e finanche si sono tenute conferenze, con un esponente politico di una sola parte, volte a contrastare l’introduzione a livello europeo di normative più rigorose sulle armi. In sintesi: HIT Show non è, come i promotori intendono far credere, un mero salone espositivo per sportivi ed appassionati, ma è una chiara operazione ideologico-culturale a favore della diffusione delle armi. Ed è per questo che abbiamo chiesto alle Amministrazioni di Rimini e Vicenza, che sono i maggiori azionisti pubblici di IEG, di promuovere norme precise e rigorose: finora, di fatto, nulla è cambiato.

Lo scorso settembre, il Consiglio Comunale di Vicenza ha approvato all’unanimità una mozione che impegna l’Amministrazione comunale, in ragione della sua partecipazione azionaria in Italian Exhibition Group (IEG), ”ad esercitare la sua preziosa moral suasion nei confronti degli organizzatori di HIT Show, perché si arrivi al più presto e, comunque, prima della prossima edizione a definire un nuovo regolamento che riguardi sia i visitatori che gli espositori della manifestazione fieristica”. Anche in Consiglio Comunale a Rimini vi è stata un’interrogazione sullo stesso argomento. Nonostante questo impegno, al momento non è stata apportata alcuna modifica al Regolamento del Visitatore di HIT Show. Perché non si è arrivati ad una modifica del Regolamento?

Andrea Gnassi
Metto assieme le due domande per una risposta complessiva. A novembre, a seguito di una condivisibile interpellanza consiliare avanzata dal consigliere Kristian Gianfreda (Rimini Attiva) critico rispetto alle modalità di accesso dei minori alla manifestazione vicentina Hit Show, l’assessore Gianluca Brasini ha scritto al management IEG chiedendo spiegazioni. IEG ha risposto con una comunicazione tecnica molto dettagliata, in cui si sottolinea comunque il divieto espresso e inserito nel regolamento della manifestazione per i minori al libero ingresso se non accompagnati da adulti, così come al maneggiare armi. Per carità, risposta corretta e esaustiva, ma ciò non toglie il senso delle questioni sollevate da numerose associazioni e dalle iniziative consiliari di Vicenza e Rimini. Io credo che occorra uno sforzo in più rispetto a un articolo di un regolamento, in cui peraltro mi pare – ma posso sbagliare – non sono indicate sanzioni per i trasgressori. E questo sforzo non occorre solo nella direzione del controllo del rispetto di questa indicazione regolamentare, comunque necessario più che auspicabile, ma del messaggio che, in un mondo complesso e contraddittorio come quello attuale, si veicola in ogni cosa che facciamo. Io penso che se questa riflessione ‘culturale’ e ‘educativa’ la compie un consiglio comunale, un gruppo di associazioni, pezzi interi di società, essa possa appartenere anche a chi gestisce e organizza queste manifestazioni. Voglio essere chiaro: considero il dibattito di questi mesi intorno a Hit Show un’occasione di lavoro e uno stimolo utile a tutti per meglio decidere in futuro; e con ‘meglio’ mi riferisco all’interesse collettivo e al bene comune, a partire da quello dei ragazzi. Non mi interessa una polemica che occupa lo spazio di un mattino e poi viene dimenticata nei 364 giorni successivi. Se oggi c’è questa discussione è il segno di una sensibilità crescente, anche in ragione dei terribili fatti di sangue ultimi o meno, che non va snobbata o peggio dimenticata. Noi come Comune di Rimini facciamo e faremo in modo che non sia così. Oggi e in futuro.

Isabella Sala
In questi anni abbiamo dialogato molto nel reciproco rispetto con la Fiera e con molte associazioni e istituzioni. Nell’ottobre 2016 abbiamo organizzato un convegno con l’allora viceministro Bubbico, sostenitore dell’importante normativa europea di contrasto alla diffusione delle armi, con i rappresentanti dei produttori di armi e del mondo che opera per il controllo delle stesse. Abbiamo portato avanti, come amministrazione, l’attenzione che ci hanno chiesto molte associazioni verso i minori e per un regolamento condiviso. Ora, alle soglie di una nuova edizione, l’Amministrazione ha chiesto alla Questura e alla Fiera la massima attenzione nel verificare e sanzionare, secondo i termini di legge, ogni comportamento contrario alla normativa, in particolare il fatto che il minore non debba impugnare armi. Anche sul tema della diffusione di materiali e di campagne di informazione la fiera in questi anni si è impegnata a impedire campagne promozionali e “politiche” in modo ferreo. Ogni anno vengono compiuti a mio parere dei passi avanti nell’attenzione e nella sensibilizzazione di tutti. Il comune di Rimini ha dimostrato una attenzione che, vista l’importante presenza in IEG, potrà portare a un lavoro comune per la prossima edizione. Il timore delle associazioni, che condivido, non riguarda la cultura venatoria, ma la nuova cultura della diffusione di armi che sono specchio, insieme causa e conseguenza, di una cultura di violenza sempre più diffusa, nei pensieri, nelle parole, nelle azioni, e che va contrastata senza se e senza ma.

Piergiulio Biatta
Purtroppo, come ho detto, nonostante gli impegni assunti dall’Amministrazione comunale di Vicenza, il Regolamento di HIT Show non è cambiato ed è tuttora consentito ai minori, purché accompagnati da un adulto, di entrare a HIT Show. Non solo: addirittura quest’anno è stato reso gratuito l’accesso ai bambini al di sotto di sei anni, un ulteriore incentivo alla presenza di minori. Ma soprattutto tra le associazioni e comitati che sono ospitati in fiera ve ne sono alcuni che, dietro la facciata della “difesa dei diritti (!) dei detentori legali di armi” hanno come obiettivo dichiarato quello di fondare anche in Italia una lobby come la National Rifle Association (NRA) degli Usa. E sono proprio questi comitati ad avere il diretto sostegno di Anpam (Associazione Nazionale Produttori di Armi e Munizioni) che, insieme a Italian Exhibition Group (IEG), è uno dei promotori di HIT Show. Anzi, di più: Anpam, Assoarmieri e Conarmi, cioè l’intero comparto produttivo (Beretta, Fiocchi, Tanfoglio ecc.) e distributivo armiero italiano, sostengono la campagna di tesseramento a questi comitati. Ripeto: è un’operazione ideologico-culturale che non ha niente a che fare con una fiera espositiva e merceologica. La differenza con IWA di Norimberga, con la quale HIT Show intende competere, è sostanziale anche su questo punto: a Norimberga non vengono ospitati, e men che meno sostenuti, comitati che promuovono iniziative di chiara rilevanza politica ed ideologica. Non aver fatto nulla, nemmeno su questo, è una gravissima mancanza delle Amministrazioni di Rimini e Vicenza che non possono continuare a rimandare il problema.

Francesco Vignarca
Crediamo che due siano i compiti che le amministrazioni pubbliche devono ottemperare: promuovere regolamentazioni e favorire la massima trasparenza. Riteniamo che le amministrazioni comunali e provinciali di Rimini e Vicenza, che hanno nel loro insieme il maggior pacchetto azionistico di IEG, possano far valere la loro voce presso gli amministratori di IEG che, insieme con Anpam, organizza il salone fieristico HIT Show. L’anno scorso, voglio ricordarlo, era stato pubblicato sul sito ufficiale di HIT Show un Regolamento Espositori che indicava, seppur sommariamente, le armi che non possono essere esposte in fiera, ed un Regolamento Visitatori che vietava espressamente l’ingresso ai minori di 14 anni. A seguito delle pubbliche proteste di alcuni esponenti del mondo politico veneto e di alcune associazioni di cacciatori, Italian Exhibition Group modificò il Regolamento Visitatore reintroducendo il permesso di ingresso a tutti i minori purché accompagnati e rimosse il Regolamento Espositori giustificandosi dicendo che si era trattato di “un equivoco dovuto ad uno spiacevole refuso”. Da quel momento nulla è cambiato e riteniamo che la mancanza di regole e di trasparenza sia inammissibile per una fiera che punta a diventare l’appuntamento di riferimento in Italia e in Europa per il comparto armiero made in Italy. “Vicenza Oro”, il salone internazionale che si tiene sempre a Vicenza Fiere, è riservata esclusivamente agli operatori del settore e sfoggia un regolamento sulle filiere trasparenti, certificate, etiche ed eco-sostenibili. Perché HIT Show non può fare lo stesso?

 

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