
Alex Zanotelli (ANSA / CIRO FUSCO)
Mi diranno che faccio politica?
La vita di ogni giorno è politica.
Ogni nostra scelta è politica.
Alex Zanotelli
Questo libro racconta il razzismo di ieri e soprattutto di oggi, potente macchina del consenso. Missionario e attivista – da sempre convinto che “Dio è schierato, è il Dio degli oppressi, degli schiavi, dei poveri” –, Alex Zanotelli compone uno scritto politico che non è solo denuncia del presente ma contributo essenziale di conoscenza. È il precipitato di oltre cinquant’anni vissuti fianco a fianco con gli ultimi della terra, prima in Sudan poi in Kenya, in una delle infinite baraccopoli di Nairobi. È sorprendente leggere il racconto della quotidiana distorsione dei fatti, di cui ormai siamo vittime, spesso inconsapevoli. È decisivo restituire una storia ai popoli in fuga, per capire quello che sta succedendo, perché di quella storia siamo responsabili. Ricordando la “santa collera” del pastore luterano Kaj Munk; il Sanctuary Movement che, a partire dagli Stati Uniti, ha trasformato le chiese in rifugi protetti; il primo sciopero dei braccianti africani, guidato dallo studente di ingegneria e lavoratore nei campi Yvan Sagnet, fino all’esperienza di Riace, Zanotelli, in questo libro, da oggi nelle librerie, tira le fila di un’Italia impegnata e rilancia con forza il valore politico della disobbedienza civile.
GLI AUTORI
Alex Zanotelli, nato a Livo (Trento) nel 1938, completa i suoi studi a Cincinnati (Usa) e, nel 1964, è ordinato sacerdote. Missionario comboniano, dal 1965 al 1978 vive in Sudan, dal 1978 al 1987 è direttore della rivista “Nigrizia”, nel 1988 arriva in Kenya e dal 1990 al 2002 vive a Korogocho, baraccopoli di Nairobi, un’esperienza che ha raccontato nel libro autobiografico «Korogocho. Alla scuola dei poveri» (Feltrinelli 2003). Dall’aprile del 2002 risiede stabilmente in Italia, a Napoli, nel rione Sanità, dove continua la sua battaglia dalla parte dei poveri.
La curatela di questo libro è di Valentina Furlanetto, giornalista di Radio 24 – Il Sole 24 Ore che si occupa prevalentemente di immigrazione, economia e temi sociali. Tra i suoi libri ricordiamo «L’industria della carità» (Chiarelettere 2013).
Per gentile concessione pubblichiamo un estratto del libro.
Piccola premessa
Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), i rifugiati nel mondo sono sessantacinque milioni, l’86 per cento dei quali è ospitato nei paesi più poveri. Appena il 14 per cento si trova nell’Occidente ricco e sviluppato. Eppure l’Europa si sente sotto assedio, si sente invasa, reagisce con paura e ostilità, erge muri, srotola filo spinato, chiude i porti, respinge i migranti. Quella stessa Europa che pretende di essere l’esempio della civiltà tollera episodi di discriminazione e xenofobia. Gli italiani, emigrati negli anni in tutto il mondo, hanno dimenticato la loro storia, o fanno finta di non ricordarla.
QUESTO LIBRO
Questo libro nasce dall’esigenza di un confronto forte e deciso con il razzismo e la xenofobia che ci stanno travolgendo. Dobbiamo farlo insieme, credenti e laici, dobbiamo riappropriarci di quella che il pastore danese Kaj Munk, luterano antinazista, ucciso come un cane nel 1944, definiva «santa collera». L’informazione deve illuminare i motivi per cui le persone scappano dal proprio paese: dittature,guerre, cambiamenti climatici, crisi umanitarie. Se l’Africa soffre è anche responsabilità nostra perché per secoli è stata depredata. E anche ora si continua: miniere da cui vengono estratti importanti minerali per le componenti hi-tech, per i nostri telefonini, per i computer. L’Onu si aspetta entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. E ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’Eni a Finmeccanica. Le chiese devono diventare luoghi di rifugio per i migranti. Nel Vangelo c’è scritto di accogliere, ma da anni esiste la Lega, è mai possibile che nessuna conferenza episcopale, un vescovo lombardo, veneto, abbiano analizzato la Lega e il suo razzismo? Tutti siamo sotto accusa per la situazione in cui ora ci troviamo, anche la mia Chiesa.
Mi appello alla marina e alla guardia costiera perché di fronte a provvedimenti come la chiusura dei porti mettano in atto la disobbedienza civile. L’Europa finora è rimasta a guardare l’enorme problema degli immigrati e non è stata in grado di mettere in campo una politica comune di solidarietà. Ha stretto un accordo scellerato con la dittatura di Erdoğan in Turchia e vuole fare lo stesso in Libia. Era facile donare per l’Africa o fare adozioni a distanza quando l’Africa era lì, lontana. Era facile dire «italiani brava gente», ma ora che questa gente viene a casa nostra ci rivela che siamo razzisti. Il nero a chilometro zero non piace. Questo svela il nostro razzismo, che nasce dal nostro senso di superiorità. Nei secoli ci siamo sentiti migliori e ci siamo identificati con la civiltà, la filosofia, il sapere, la scienza, la crescita, dopo aver attinto tante risorse dai paesi che giudicavamo non sviluppati.
Adesso che quei popoli arrivano da noi traballiamo. È semplicemente ridicolo parlare di invasione. In Europa gli abitanti sono più di cinquecento milioni e gli immigrati arrivati negli ultimi sei anni sono meno di due milioni: una goccia nel mare. Eppure ne abbiamo una paura terribile. Ieri erano gli ebrei e i rom, oggi sono i migranti e ancora una volta i rom. Il clima di odio è quello degli anni che hanno preceduto i totalitarismi. Anche la richiesta dell’uomo forte alla guida del paese è una situazione che mi ricorda l’avvento del fascismo. L’Onu informa che il maggior numero di rifugiati (86 per cento) è accolto in paesi africani e in altri paesi poveri come il Libano, dove ha trovato riparo un milione e mezzo di profughi siriani. Sono i poveri che accolgono.
Questo è il vero tramonto dell’Occidente. La fortezza Europa si manifesta come un sistema egoista dove dilaga il razzismo. In queste pagine vi voglio parlare dell’Africa, che conosco bene, perché lì ho vissuto una parte fondamentale della mia vita. È difficile che noi in Europa comprendiamo la migrazione se non conosciamo la storia degli ultimi cinque secoli, una storia che ci lega a quel continente.
È difficile e non capiamo cos’è oggi «casa loro», quanto è stata violentata e depredata. Non per sentirci in colpa, ma per comprendere le ragioni di chi fugge. Vi voglio parlare di quanto è stata saccheggiata l’Africa, di quanti conflitti in quel continente ci sono a causa delle lotte per il controllo delle ricchezze (diamanti, petrolio, uranio, coltan), di quanto di questi argomenti non si scriva e dica mai abbastanza, soprattutto sui nostri media. È necessario conoscere il presente e il passato di quei paesi per capire l’oggi. Vi voglio parlare dell’Africa, di questa terra che amo. E vi voglio parlare di quello che mi preoccupa, della situazione in Italia oggi, del dilagare di sovranismo e razzismo, delle promesse tradite dell’Europa e del vento di rancore e odio che rischia di intossicare il nostro paese e riportarlo agli anni Trenta del secolo scorso. E di come ci si debba mobilitare per evitarlo. Vi voglio raccontare di tutto questo, ma prima voglio parlarvi del sale.
PRIMA CHE GRIDINO LE PIETRE
di Alex Zanotelli
a cura di Valentina Furlanetto
Manifesto contro il nuovo razzismo
Chiarelettere, Milano 2018, pp. 160, prezzo 15 euro