
Giovanni Tizian (LaPresse)
Che fine hanno fatto i 48,9 milioni di euro della truffa sui rimborsi elettorali architettata da Umberto Bossi e Francesco Belsito? Perché Matteo Salvini mente quando dice di non aver mai visto un euro di quel tesoro? Chi sono i nuovi finanziatori del partito oggi? E ancora, come mai il ministro dell’Interno per sfondare al Sud si è circondato di personaggi equivoci, riciclati, ex fascisti, condannati, indagati e con parentele su cui pesa il sospetto di contiguità con la mafia? Quali segreti si celano dietro le alleanze strette dal leader della Lega con Vladimir Putin e Donald Trump?
Un libro inchiesta svela per la prima volta le trame finanziarie e politiche del partito del ministro dell’Interno. È Il libro nero della Lega, una coraggiosa ricostruzione basata anche su importanti documenti fin qui inediti. Di questo libro, uscito per Laterza, ne parliamo con uno degli autori: Giovanni Tizian. Tizian è un giornalista d’inchiesta del settimanale “L’Espresso”.
Giovanni, con il tuo libro, scritto insieme all’amico Stefano Vergine, prendete in esame alcune opacità (dalla sparizione dei 48,9 milioni di Euro di finanziamento pubblico, che, dopo la sentenza della magistratura, deve restituire ai cittadini italiani, ai rapporti con alcuni personaggi riciclati del sud Italia, fino ai rapporti con degli emissari potenti, oligarchi, del Cremlino). Tutto è documentato. Partiamo, allora, da un evento che si svolgerà a Verona questo fine settimana. Evento che ha l’appoggio, tra gli altri, del ministro leghista Fontana e del leader Matteo SALVINI. Ebbene tra i relatori previsti c’è Komov. Costui è un emissario del potente, e inquietante, oligarca Kostantin Malofeev. Lui è un miliardario amico intimo di Putin. Che ruolo gioca nei rapporti con La Lega?
Komov è da diversi anni il rappresentante russo del World Congress of Families, l’organizzazione protagonista dell’evento che si svolgerà a Verona. Komov era presente il 15 dicembre del 2013, a Torino, durante l’incoronazione di Salvini a segretario del partito. Inoltre Komov lavora alla San Basilio, la fondazione russa creata da Konstantin Malofeev. Malofeev è coinvolto nella trattativa per finanziare la Lega con soldi russi, quella che abbiamo raccontato nel libro. Nel luglio dell’anno scorso Gianluca Savoini – ex portavoce di Salvini, attualmente l’uomo che si occupa di gestire i rapporti tra il vicepremier italiano e la Russia – era in contatto con una società petrolifera collegata a Malofeev. Si chiama Avangard oil & gas e non compare nei registri commerciali ufficiali. La sede si trova però a Mosca, al civico 31 di Novinsky Boulevard, dove sono registrate due imprese che fanno capo ufficialmente a Malofeev. Nello stesso interno dove sono domiciliate queste due aziende, il numero 1, ha sede appunto la Avangard oil & gas. Il 24 luglio del 2018 Savoini ha inviato un’offerta commerciale al direttore generale della Avangard, Alexey Mustafinov. Oggetto: la compravendita di un grosso quantitativo di gasolio. Lo stesso affare che Savoini stava trattando tre mesi dopo, il 18 ottobre, all’Hotel Metropol di Mosca.
Il Congresso Mondiale della Famiglia che negli anni è diventato una specie di “Forum” del sovranismo estremo, partecipano esponenti della estrema destra mondiale (dai russi agli americani), quali sono i finanziatori ? Qual è il ruolo della Lega? Ovvero come s’incastra con la sua strategia?
Non sappiamo chi sono i finanziatori diretti del Congresso Mondiale della Famiglia. Di certo la Lega sarà presente al Forum con diversi suoi esponenti, dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana al vicepremier Salvini. La presenza della Lega non sembra legata solo al sostegno delle tesi sulla famiglia tradizionale. Il senso della presenza di Salvini e di alcuni ministri leghisti è politico. Perché le tesi del Congresso Mondiale della Famiglia – contro l’aborto, contro l’eutanasia, contro l’omosessualità – uniscono molti dei partiti sovranisti europei, e uniscono soprattutto l’establishment putiniano alla destra estrema americana, quella rappresentata da Steve Bannon.
Nel libro raccontate gli incontri di Salvini, e di un suo emissario (Savoini), con personaggi dell’entourage putiniano. Prima hai parlato di viaggi per cercare fondi per la campagna Europea per Lega. Come sono andate le cose? ci sono state “triangolazioni” opache?
Non abbiamo prove per dire che la Russia ha effettivamente finanziato la Lega, ma abbiamo diverse prove per dire che c’è stata una trattativa per finanziare la Lega con soldi russi, e che la trattativa è durata perlomeno da luglio a ottobre dello scorso anno. Prima abbiamo ricordato dei contatti avvenuti a luglio dell’anno scorso, tra Savoini e una società russa molto vicina a Malofeev. Tre mesi dopo, il 18 ottobre, abbiamo visto e fotografato Savoini seduto nella hall dell’Hotel Metropol, a Mosca, insieme a due italiani e tre russi. Parlavano di finanziare la Lega, in vista delle elezioni europee di maggio, con un escamotage: una compravendita di gasolio, 3 milioni di tonnellate metriche, vendute dalla russa Rosneft all’italiana Eni attraverso una banca europea non meglio specificata. Il tutto con uno sconto del 4 per cento sul prezzo di mercato. Sconto del quale, alla fine, avrebbe dovuto beneficiare la Lega. Questo è quello che si sono detti Savoini e le altre persone presenti al tavolo della hall dell’Hotel Metropol. E questo, indipendentemente dall’esito della trattativa, è politicamente molto rilevante perché dimostra che un importante rappresentante della Lega ha negoziato un finanziamento milionario con un Paese straniero: un fatto che è in totale contraddizione con la narrazione nazionalista, sovranista di Salvini. Che cosa avrebbe ottenuto la Russia di Putin in cambio di quel finanziamento? La sovranità dell’Italia è garantita? Inoltre va ricordato – e anche di questo diamo conto nel libro – che il giorno prima della trattativa all’Hotel Metropol, Salvini era a Mosca per un incontro organizzato da Confindustria Russia, e anche in questa occasione è successo qualcosa di molto strano. Dopo la fine dell’evento organizzato da Confindustria, Salvini è sparito per 12 ore, nessun incontro sulla sua agenda ufficiale. Noi però sappiamo che in quelle ore, la sera del 17 ottobre, Salvini ha incontrato il vicepremier del Cremlino Dymitri Kozak, che ha la delega agli affari energetici. Il 16 gennaio, ben prima prima che finissimo di scrivere il “Libro Nero della Lega”, abbiamo chiesto conto via email a Salvini di quell’incontro con Kozak, ma lui non ci ha mai risposto. Quell’incontro assume una rilevanza ancora più importante alla luce del fatto che il giorno dopo Savoini era all’Hotel Metropol a trattare un finanziamento russo per la Lega.
Cambiamo quadro. Le opacità della Lega non si fermano solo ai possibili finanziamenti esteri. C’è un “buco nero” inquietante : quello della sparizione dei famosi 48,9 milioni di Euro ottenuti dal finanziamento pubblico . Sappiamo che il partito di Salvini è stato condannato a rimborsare il malloppo allo Stato in comode rate. Come sono andate le cose?
Stiamo parlando di 48,9 milioni che dovrebbero tornare allo Stato italiano, perché sono soldi dei contribuenti ottenuti con i rimborsi elettorali. La Lega deve restituirli perché, secondo una sentenza d’appello, ha ottenuto quei rimborsi elettorali falsificando i bilanci degli anni compresi tra il 2008 e il 2010. Il problema è che quando la guardia di finanzia è andata a effettuare il sequestro, dei 48,9 milioni ne ha trovati poco più di 3 milioni.
La truffa riguarda Bossi. E Maroni e Salvini? Quest’ultimo afferma di non averli visti. Per voi le cose stanno in maniera diversa. Perché?
La truffa riguarda solo Bossi, che infatti per questo è stato condannato insieme al tesoriere dell’epoca, Francesco Belsito. Maroni e Salvini sono coinvolti perché hanno usato parte dei 48,9 milioni di euro, e lo hanno fatto quando ormai era chiaro a tutti che la magistratura avrebbe potuto sequestrare quel denaro. Salvini, in particolare, ha sempre detto che lui dei soldi della truffa non ha mai visto un euro. Nel libro pubblichiamo dei documenti ufficiali che lo smentiscono, carte che dimostrano che lui quei soldi li ha usati sapendo che erano potenzialmente frutto di truffa.
In questa vicenda vi sono potenti commercialisti legati al “cerchio magico” leghista. Chi sono?
Salvini ha scelto come tesoriere del partito Giulio Centemero, commercialista che è stato suo assistente a Bruxelles per diversi anni e che oggi è anche parlamentare della Lega. Quando Centemero ha preso in mano la gestione finanziaria del partito, ha coinvolto due suoi compagni di studio, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, due commercialisti di Bergamo che hanno assunto molto potere all’interno delle finanze leghiste. Nel libro raccontiamo molti degli affari di questi tre professionisti, affari legati al partito ma anche affari personali. Tra questi c’è ad esempio la vicenda dell’associazione “Più Voci”, usata per incassare finanziamenti privati senza passare per le casse ufficiali della Lega, ma anche una serie di società controllate da un’anonima holding lussemburghese.
A cosa possono essere serviti, vista la condanna della magistratura, questi soldi?
Non abbiamo elementi per dirlo con certezza.
C’è una banca altoatesina che è stata oggetto di indagine. Qual è?
È la Sparkasse di Bolzano. Presso questa banca sono finiti parecchi dei fondi della Lega durante la segreteria Maroni. Soldi che poi sono stati trasferiti su conti correnti di altre banche. Qui le notizie sono di fonte giudiziaria: nell’estate del 2018 la guardia di finanzia di Genova ha perquisito alcune filiali della Sparkasse in cerca dei denari leghisti. Su questo non sappiamo altro.
Si può ipotizzare un riciclaggio in Lussemburgo?
Questa è una delle ipotesi della procura di Genova. Secondo i magistrati liguri, Maroni e Salvini hanno riciclato nel Granducato parte dei 48,9 milioni di euro della truffa. La notizia è emersa a metà giugno del 2018, poche settimane dopo che su «L’Espresso» avevamo raccontato degli affari lussemburghesi dei commercialisti di Salvini, cioè di quella serie di società controllate da un’anonima holding lussemburghese, quelle a cui accennavamo prima. Secondo gli investigatori liguri, poco dopo le elezioni del 4 marzo 2018 le autorità lussemburghesi hanno inviato alla Banca d’Italia una segnalazione per un’operazione finanziaria sospetta: 3 milioni di euro versati da una fiduciaria lussemburghese su un conto corrente italiano. Conto che i magistrati ritengono collegato alla Lega. Da qui l’ipotesi di riciclaggio. In altre parole, la procura di Genova crede che il tesoro padano, quello frutto della truffa organizzata da Bossi e Belsito, non sia stato interamente speso per attività politica, come sostengono da tempo i dirigenti della Lega salviniana, ma sia stato fatto uscire dai confini nazionali e poi rimpatriato attraverso una società lussemburghese.
Insomma l’immagine che esce fuori dal libro è quella di una organizzazione politica spregiudicata che non disdegna, anche, riciclati da altri partiti . E’ così?
Riciclati da altri partiti, ma anche politici legati alle organizzazioni mafiose. Al Sud Salvini ha imbarcato ex missini ed ex Dc. Poi ci sono quelli entrati in contatto con il potere mafioso: chi per ragioni familiari, chi per questioni di affari. I casi sono parecchi, li raccontiamo nel dettaglio nel libro, ma di certo Salvini non ha mantenuto la promessa di portare una ventata di novità al Sud, di non voler trasformare la sua Lega in un «raccoglitore di riciclati».
Ultimo punto: Voi immaginate il “club” sovranità, un “club” non certo ricreativo, come una “piramide”. Perché? E qual è il loro ‘obiettivo distruttivo?
Dovendo riassumere il quadro delle alleanze strette da Salvini per trasformare la Lega in un partito nazionalista, sovranista, con aspirazioni internazionali, abbiamo scelto l’immagine della piramide. In cima ci sono Trump e Putin, i presidenti di Russia e StatiUniti, accomunati dall’obiettivo geopolitico di indebolire l’Unione europea, di togliere di mezzo un concorrente forte finché resta unito. Sotto il vertice, ci sono i partiti istituzionali della destra populista: il Rassemblement National di Marine Le Pen, gli austriaci dell’FPÖ, il Partito per la Libertà dell’olandese Geert Wilders, gli indipendenti belgi di Interesse Fiammingo, i tedeschi di Alternative für Deutschland, i governi dei cosiddetti paesi di Visegrad, cioè Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. E ovviamente la Lega. In basso, ai piedi della piramide, ci sono i partiti dell’estrema destra neofascista, la manovalanza che soffia sulle periferie, che canalizza la rabbia sociale contro gli immigrati. È una catena, ognuno svolge un ruolo preciso, tutti condividono un obiettivo: destabilizzare l’Europa unita. Il problema è che da tutto questo, gli unici che possono trarre vantaggio sono quelli che stanno in cima alla piramide, cioè Russia e Stati Uniti.