“Per durare il Conte2 dovrà creare un amalgama per la coalizione”. Intervista a Fabio Martini

Con il voto di ieri sera al Senato il governo ha ottenuto la Fiducia. Si conclude, così in modo imprevisto, la crisi politica scatenata da Matteo Salvini poco più di un mese fa. Quali sono i nodi politici dell’inedita coalizione “5 Stelle – PD”? Come si svilupperà la navigazione del “Conte 2”?
Ne parliamo, in questa intervista, con Fabio Martini cronista parlamentare del quotidiano “La Stampa”.

Fabio Martini, il Conte 2 ha ottenuto la fiducia. Sappiamo quanto il parto sia stato complicato. A questo riguardo facciamo un passo indietro. La crisi nasce dalla decisione di Salvini di “capitalizzare il consenso elettorale” della Lega. E scatena la crisi dopo l’approvazione da parte del parlamento del decreto sicurezza 2 e della TAV. Due risultati positivi per la Lega. È un Salvini che ha il vento in poppa, euforico a dismisura (chiede i “pieni poteri”. E qui comincia il disastro…. La hubris si è manifestata con effetti imprevisti per lui: da dominus assoluto del governo si ritrova all’opposizione…. Cosa non ha funzionato nel calcolo di Salvini?
Il capo della Lega non ha fatto bene i conti con i numeri in Parlamento, con la volontà quasi disperata dei Cinque stelle di evitare la distruzione personale e politica di capi e parlamentari nelle elezioni, a quel punto imminenti. E non ha calcolato quanta poca presa il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, avesse sui propri gruppi parlamentari. Come si può notare troppi errori in una volta sola. Anche se un errore più degli altri, agli occhi di Salvini, deve risultare imperdonabile: non aver capito la psicologia politica dei Cinque stelle con i quali ha convissuto per quasi un anno e mezzo.

Stando agli ultimi sondaggi, per quello che possono valere, la Lega ha pagato il pegno per questo errore politico di Salvini: perde punti percentuali, così come la fiducia in Salvini diminuisce. Ti chiedo, è strutturale questo calo?
Nessuno può dirlo. Il calo c’è, ora Salvini tenterà di fermarlo. Magari attenuando la propria natura guascona. Non si può affatto escludere, come segnala il suo intervento in Senato, un profilo diverso: tosto ma non distruttivo. Certo, si proporrà come capo dell’opposizione. E curiosamente anche come punto di riferimento per i fautori di una democrazia governante. Se, come pare, torna il sistema proporzionale, la politica torna in mano a quattro capi, pronti a fare e disfare come meglio credono. Che Salvini riprenda la battaglia di Romano Prodi, di Mario Segni, di Achille Occhetto e del primo Berlusconi è un paradosso, uno dei tanti di questa stagione.

Veniamo al Presidente Conte, indubbiamente ha dimostrato abilità. È un nuovo Zelig o l’Italia ha scoperto un nuovo statista?
Un po’ Zelig lo è, ma nessuno come lui incarna come lui questa stagione così cangiante e così indifferente ad un minimo di coerenza. Nessuno meglio di lui, perché nei 14 mesi della prima stagione da presidente del Consiglio ha dimostrato di saper maneggiare bene la dimensione di governo, i dossier, la macchina amministrativa. Di statisti l’Italia ne ha avuti pochissimi e secondo qualcuno bisogna tornare a De Gasperi per trovarne uno degno di questo nome. E comunque sia chiaro: senza il decisivo appoggio di Sergio Mattarella, nelle ore del veto espresso dal Pd su di lui, Conte non sarebbe più a palazzo Chigi. Si scrive Conte-2, ma si legge Mattarella-1.

Parliamo di alcuni protagonisti di questa “pazza crisi”. Il governo “giallo-rosso” ha tanti “padri”. Incominciamo dalla “coppia” inedita: Gríllo-Renzi. Per motivi opposti hanno sbloccato il percorso. Ti chiedo : che ruolo giocheranno? Si dice che il premier Conte temi Renzi. Per te?
Beppe Grillo sembrava confinato nell’irrilevanza, ogni tanto emetteva le sue sentenze, ma nessuno dei suoi lo ascoltava più. E invece ha giocato un ruolo decisivo, nel far pendere la bilancia a favore del nuovo governo e contro, decisamente contro, gli orientamenti della Casaleggio e di Luigi Di Maio. Ora tornerà nel suo ruolo di profeta, con la  differenza che ogni volta che si sveglierà dal suo silenzio, gli altri saranno costretti ad ascoltarlo. Renzi ha compiuto quel che ogni politico dovrebbe avere nel suo vademecum: in ogni azione tentare di conciliare l’interesse generale e quello personale. Se ci fossero state elezioni anticipate, Renzi sarebbe stato ulteriormente ridimensionato. Ora può giocarsi la sua partita del partito moderato e decidere lui quando chiudere la legislatura. Da questa visuale, Conte dovrà scrutare sempre con la massima attenzione le mosse di Renzi.

Altra coppia inedita : Di Maio – Zingaretti. I due capi partito hanno giocato una partita parallela. Il risultato, forse mi sbaglierò, è che tra i due il più “caldo” nei confronti di questa esperienza governativa sia Zingaretti…. Di Maio è ancora “orfano” di Salvini?
E’ vero il più caldo appare Zingaretti, che inizialmente puntava ad elezioni anticipate. Ora si è “accomodato” bene nel nuovo scenario e lo incoraggia con aggettivi entusiastici, che oggettivaente stridono con gli anatemi e i “mai e poi mai” scagliati per mesi contro i 5 stelle. Il leader di un partito, una volta gettato il cuore oltre l’ostacolo e una volta entrato in un governo, non può che diventarne un paladino. Quanto a Di Maio, una volta escluso il fattore affettivo, di chi si potrebbe sentire “orfano” di un altro leader, la prossima decisione veramente strategica riguarda le elezioni regionali: se in una, o più di una delle Regioni dove si vota, i Cinque stelle accederanno ad un’alleanza organica col Pd, allora la mutazione genetica del M5s avrà segnato il passaggio decisivo: da forza anti-sistema a forza dentro il sistema. In un’alleanza di sinistra.

Uno sguardo alle opposizioni. Quello che emerge è una accentuata radicalizzazione sovranista del “centrodestra” (molto più destra che centro). Dove andranno i “moderati” di Forza Italia?
I moderati di Forza Italia confluiranno in una nuova formazione moderata, che si farà sicuramente ma non ha ancora contorni precisi

Pensi che questa radicalizzazione della Destra possa creare un nuovo bipolarismo?
Avremo un sistema a quattro poli, dunque diverso dal tripolarismo del post-2011: allora c’era il centro-sinistra, il centro-destra e il grillismo. Ora si va verso quattro poli: Pd, 5 stelle, nuovo Centro, destra-centro.

Comunque sia al di là dell’antisalvinismo, che non è sufficiente per creare una amalgama governativa (intesa come “anima”, “respiro”). Pensi che l’orizzonte europeo possa creare questo?
Anima e respiro se ne vedono pochi, siamo alla sopravvivenza pura. Per tutti. Certo, l’anti-salvinismo non basta, ma per ora non c’è Europa che possa aiutare: il coraggio se non ce l’hai, non te lo regala nessuno. E neanche lo spessore politico. Si navigherà alla giornata
Il premier Conte guarda al suo governo, come ad un governo di legislatura.

Proprio per la mancanza di una amalgama profonda non mancheranno le difficoltà di navigazione. Quando si manifesteranno?
Questo governo nasce per prendere tempo e per impedire a Salvini di prendersi il Paese. Probabilmente per arrivare all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica nel 2022, la ricetta “migliore” sarà quella di mettere in cottura il minor numero di cose possibile. Per non lacerarsi. Non decidere per durare.

Le elezioni amministrative in Emilia, Toscana e Umbria costituiranno un pericolo per il governo?
In Umbria il Pd rischia molto e se non ci saranno alleanze col M5s, una sconfitta in una Regione rossa non sarebbe un buon viatico per il governo. In Emila e Toscana i  rischi sono assai relativi per il Pd. Il governo? Molto dipenderà dalle alleanze Pd-M5s, che in troppi danno per scontate. Se ci saranno, il governo non rischierà nulla, se non ci saranno i rischi aumentano ma non di molto.

Chi rischia di più in questa esperienza governativa? Il PD o il M 5stelle?
Entrambi. Una ragione di più per abbandonare lo schema del precedente governo, ognuno con la sua bandiera e puntare invece su riforme condivise e non soltanto finalizzate al consenso breve.