Crisi 5Stelle, chi comanda nel Movimento? Intervista a Nicola Biondo

Sono giorni difficili per il governo del nostro Paese. Indubbiamente tra gli elementi che suscitano tensione c’è la situazione dei 5Stelle. Un Movimento attraversato da divisioni. In questa intervista con il giornalista Nicola Biondo, autore con Marco Canestrari di due importanti saggi sul Movimento 5Stelle (Supernova, Il Sistema Casaleggio), cerchiamo di approfondire le ragioni di questo che è, per alcuni osservatori, un vero e proprio caos.

 

Nicola Biondo, lei ha studiato a fondo il Movimento 5stelle (le ha dedicato due libri inchiesta, scritti insieme a Marco Canestrari), è stato anche capo comunicazione del gruppo parlamentare dei 5stelle alla Camera. Conosce, quindi, gli “arcana” del Movimento. Partiamo dai recenti fatti di cronaca politica : la spaccatura avvenuta nel gruppo 5stelle a Strasburgo sulla Commissione Europea e alle posizioni espresse da Di Maio sul Mes. Le chiedo: ma il Movimento non era diventato europeista? Perché continua a subire il fascino della propaganda sovranista?

Il Movimento non ha una cassaforte di valori, è un prodotto di marketing. Per questo può cambiare idea su punti chiave della politica economica o estera. Subisce il fascino del potere e quindi della propaganda tout court.

 

Come si è visto, platealmente,  durante il dibattito alla Camera sul Mes i rapporti tra Di Maio e Conte sono assai usurati. Di Maio sembra ormai non fidarsi più di Conte, quasi lo considera un corpo estraneo, eppure gode della stima di Beppe grillo… Come si evolverà questo rapporto?

Per prevedere le mosse del Movimento bisogna guardare agli interessi del suo “proprietario e gestore” Davide Casaleggio. Sono i suoi interessi a far muovere la creatura che gestisce. Il resto è teatrino, e pure di bassa lega. Eppure c’è un grande spazio politico al momento vuoto. Ma il personale politico del Movimento, a partire dalla sua leadership, non è mai stato all’altezza.

 

Sarebbe interessante sapere cosa pensa Casaleggio di Conte. Che giudizio ne ha? 

Casaleggio è stato tenuto all’oscuro di alcuni passaggi del governo Conte. Ma non illudiamoci: Conte sa che la sua leadership esiste finché starà a Palazzo Chigi. Non parlerà mai per esempio del conflitto di interessi del sistema Casaleggio, un sistema integrato di relazioni, business e politica.

 

Parliamo più in profondità del Movimento. 

Di fronte a tante fibrillazioni dei gruppi parlamentari, con conseguente divisioni interne sorge spontanea la domanda: di chi è davvero il partito a 5 stelle, chi lo governa, chi garantisce sulla sua tenuta? 

Al di là di Casaleggio sono evidenti una serie di spinte che hanno consentito di raggiungere il 32% di voti alle ultime elezioni. Era il sogno di una moltitudine di portatori di interessi avere come classe politica di riferimento un gruppo assai debole e quindi controllabile. Grandi firme dei media, paesi esteri, grosse aziende: il Movimento è stato un gigantesco taxi che ha traghettato ai vertici della politica un gruppo dirigente raffazzonato, degli avatar in carne ed ossa. E a sua volta ha dato un passaggio ad interessi internazionali molto forti, come l’espansionismo cinese. Le fibrillazioni sono frutto di questa debolezza intrinseca del gruppo dirigente. È una storia di arrivismi, grandi e piccoli, di invidie e miserie, perché dietro come dicevo non c’è un impianto valoriale forte.

Partiamo da un fatto. C’è un’egemonia culturale e linguistica nei media, sulla rete, come nelle piazze che proviene dalle battaglie di Gianroberto Casaleggio. Il grillismo ha vinto. E la sua vittoria coincide con una totale evanescenza dell’Italia in seno alle istituzioni europee e internazionali e sui dossier più caldi, a partire dall’emergenza climatica alla Libia.

Chiariamoci: non è che prima l’Italia era bengodi. Quella che è stata sdoganata dalla propaganda di Casaleggio è un neo-berlusconismo: ancora più volgare nelle forme e assai più pericoloso nella sostanza. Berlusconi non ha mai incarnato un reale pericolo per le libertà democratiche. Il Movimento che guarda Putin, che beatifica ogni regime autoritario dalla Cina al Venezuela, all’Iran è sconcertante.

 

Cosa fa e quanto conta davvero Davide Casaleggio?

Lei come chiamerebbe la persona che gestisce un’azienda? Ecco, Casaleggio è il Presidente della ditta e Di Maio il suo amministratore delegato. In caso di scontro è il secondo che va via. Casaleggio gestisce il Movimento come braccio politico di un sistema che deve proteggere e fare da volano alla sua attività di imprenditore.

 

Qual è la mappa del potere di Davide Casaleggio? 

Aziende pubbliche, come Poste italiane, associazioni di categoria come Federmanager, aziende private e multinazionali, come Philip Morris: tutte queste realtà compongono il suo portfolio, sono suoi clienti o suoi interlocutori. La lista dei suoi clienti è la scatola nera che spiega tanti passaggi fatti dal suo Movimento. E poi media e università private, grand commis e banchieri come Matteo Arpe.

La domanda è: quando l’avventura governativa del Movimento terminerà, il fatturato della sua azienda ne soffrirà?

In questo momento Casaleggio è il lobbista più potente d’Italia.

 

Come sono, secondo lei, i rapporti tra Davide Casaleggio e Beppe Grillo?

Non si sono mai amati. L’ultima telefonata intercorsa tra Grillo e Gianroberto finì con un “vaffa” da parte di quest’ultimo come abbiamo raccontato in Supernova, che ho scritto con Marco Canestrari. Grillo non ha mai contato molto al livello pratico, era il megafono, il volto, la cui voce e le cui parole appartenevano ad una serie di ghostwriter, a partire ovviamente da Casaleggio senior. In questa lista ci siamo anche io e Marco…

 

Tra gli elementi di criticità del Movimento c’è la “Piattaforma Rousseau”. Una piattaforma, secondo alcuni, molto fragile… 

“Rousseau” è una macchina con gravi limiti. La deputata Gloria Vizzini, uscita dal Movimento, disse che per chi la gestisce “la privacy era un optional”. Casaleggio disse anche che c’era un ente terzo a garantire la correttezza del voto online. Io scoprii che l’entrata del terzo altro non era che l’azienda che aveva messo in piedi l’infrastruttura, era un cliente. Un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono.

 

Come nasce la “simpatia” dei 5stelle verso la Cina? 

Nel 2013 viene esplicitata con un incontro presso Casaleggio associati tra Grillo, Gianroberto e l’allora ambasciatore cinese. Un incontro che i due fondatori hanno tenuto oscurato. L’ambasciata cinese ha redato un breve comunicato pubblicato sul suo sito in cui si accennava a “temi di comune interesse”. Oggi con l’asse ben rinsaldato possiamo  intuire di cosa si trattava, era l’inizio della nuova “via della seta”. Ma lo sa che Casaleggio ha rapporti con un’università cinese e con realtà imprenditoriali di quel paese?

 

Torniamo alla politica del 5stelle. Di Maio osteggia, nonostante Grillo, sempre di più gli accordi con il centrosinistra. La terza via di Di Maio, “non siamo nè di destra nè di sinistra”, non è un bel favore alla Destra?

Luigi ha un problema, così come lo hanno i suoi colleghi arrivati al secondo mandato. Come rimanere attaccati al taxi che li ha proiettati fin lì. A me risulta che Grillo, nonostante non ami Di Maio, non l’abbia mai messo in discussione. Il resto è la solita guerra di spin e tra uffici della comunicazione.

 

Ultima domanda: Quale potrà essere l’evoluzione dei 5stelle? 

Molto dipenderà dal quadro internazionale. Non sono riusciti ad attaccarsi al carro di Trump, hanno messo in disparte il legame con il regime di Putin,  e si sono rivolti alla Cina.

Se si dovesse andare alle elezioni a scadenza naturale, cioè nel 2023 forse il Movimento non ci sarà più. Io non mi aspetto scissioni, il presepe messo in piedi dalla propaganda di Casaleggio ha funzionato perché c’erano figure diverse ma in realtà il collante era questo brand, quello a cinque stelle. Mireranno a essere l’ago della bilancia, con percentuali assai più basse di oggi. E chissà se funzionerà. Ma mi lasci dire una cosa: il Movimento per come era stato immaginato oltre dieci anni fa dai primi attivisti, gente come Giovanni Favia o Serenetta Monti e Valentino Tavolazzi, è morto da tempo. Quello che abbiamo visto all’opera è un azienda-partito, lontano anni luce da quello che sarebbe dovuto essere e non è mai stato. È stata un’occasione persa, malamente.

 

Foto Ansa