
L’Alta Corte Federale tedesca
Com’era inevitabile la sentenza delle “toghe rosse” di Karlsruhe, la Corte Costituzionale tedesca, sta facendo discutere per le possibili implicazioni negative sull’Europa. Abbiamo approfondito alcuni punti della sentenza, in questa intervista, con il professor Francesco Clementi, docente di Diritto pubblico Comparato all’Università di Perugia.
Professore, sta facendo discutere il mondo politico ed economico europeo la sentenza di ieri mattina della Corte Costituzionale tedesca sulla costituzionalità o meno del programma PSPP o “Quantitative Easing”. La sentenza dei giudici di Karlsruhe è assai controversa. Non è un bel segnale, vista la condizione in cui si trova l’Europa, per il disegno europeo. Per lei?
E’ un segnale negativo, molto negativo. Ma a maggior ragione deve servire da stimolo a tutta l’Europa per prendere atto che è ormai tempo di corroborare le sue attività, così come sta reagendo sulle misure economiche, anche sul piano delle istituzioni, facendo le riforme istituzionali che servono – per esempio riguardo alla necessità di un unico ministro per le finanze e le politiche fiscali dell’Unione – di modo che l’Unione parli sempre più con una voce sola.
Quali sono i punti più controversi della sentenza?
Si tratta di una sentenza che andrà letta con molta attenzione. In ogni modo, innanzitutto, il punto principale ruota intorno al fatto che, per il Tribunale costituzionale federale tedesco, il Governo federale e il Bundestag non hanno adeguatamente controllato se la Banca Centrale Europea, nelle decisioni sull’adozione e sull’attuazione del programma PSPP sull’acquisto di titoli del debito pubblico sui mercati secondari, abbia superato o meno il suo mandato, violando dunque il principio di proporzionalità nel suo agire.
Tra i punti più clamorosi della sentenza c’è il tono un poco arrogante nei confronti di una sentenza della Corte di Giustizia europea. Insomma un vero proprio attacco a un pilastro portante dell’Europa. Sappiamo che la Commissione Europea ha ribadito il primato del diritto europeo sul diritto di ogni paese , ivi comprese le sentenze costituzionali. Però questa sentenza potrà offrire una bella arma ai sovranisti polacchi e ungheresi per non rispettare le prossime sentenze della Corte di Giustizia sui migranti e s sull’ordinamento giudiziario? Insomma può essere un pericoloso precedente?
Sì, è un precedente grave. Che getta un’ombra di poca comprensione, tra testo e contesto, dell’ordinamento europeo da parte degli stessi giudici della Corte; i quali, tuttavia, pur essendo Maestri del diritto, sanno bene non soltanto che la Corte di Giustizia dell’Unione europea è il più importante organo di giurisdizione dell’Unione europea e che le sue sentenze vincolano tutti, compresa Karlsruhe, ma anche che il diritto dell’Unione europea ha il primato sulla legislazione degli Stati dell’Unione. E questo non per la prepotenza di qualcuno, ma per la libera scelta degli Stati sovrani. In questo senso, il fatto che il Tribunale costituzionale federale tedesco abbia contestato così apertamente la giurisprudenza della Corte di Giustizia dimostra che il conflitto giuridico in corso può solo contribuire, ancora una volta, a spingere il processo europeo un passo più avanti. Dubito, infatti, che il la Corte di Giustizia dell’Unione europea si sentirà intimidita, non da ultimo perché, a differenza di quanto sostiene questa sentenza, non ha per nulla ignorato i principi giuridici generali comuni alle legislazioni degli Stati membri.
I giudici hanno dato tre mesi di tempo alla BCE per dare spiegazioni alla Corte sulla loro “politica”. Ma questo non è un attacco all’autonomia delle Banche Centrali?
Beh…come gesto politico in parte lo è. Come atto giuridico direi di no, perché non hanno alcuna giurisdizione su di esse. Naturalmente le sentenze del Tribunale costituzionale federale tedesco incidono sulle decisioni della Bundesbank, ovviamente: ma non credo che finirà questa sentenza porterà la Bundesbank fuori da quel circuito, non da ultimo perché le misure discusse riguardano il vecchio Qe non il nuovo Qe, quello di questi giorni.
Per Gualtieri, il nostro ministro dell’economia, la sentenza non avrà alcun effetto sulle misure economiche europee che si prenderanno per far fronte alla crisi causata dalla pandemia. Non è pò troppo ottimista?
Concordo con il Ministro Gualtieri. E’ cambiato molto il contesto. E sempre più l’Europa ha dentro di sé la forza necessaria per spiegare anche ai più conservatori, come è stato il Tribunale costituzionale federale tedesco con questa sentenza, i motivi e le ragioni della necessità di entrare in un futuro più unito e più condiviso, tutti assieme.
Ultima domanda: cosa può significare questo sentenza per l’Italia?
Per il nostro Paese la sentenza non ha un’incidenza diretta. Ma – in qualche modo – sottolinea ancora una volta l’importanza per il nostro Paese di confermare i suoi due assi strategici: l’alleanza europea e con essa quella atlantica; a maggior ragione recuperando, sulla spinta della crisi provocata dal coronavirus, tutti quegli elementi necessari per superare le resistenze ad una ricostruzione comune che favorisca una Unione sempre più unita, vero player globale nel mondo.
D’altronde, come disse bene il Presidente Ciampi,«l’Europa è nel sangue degli italiani, e senza l’Italia non c’è vera Europa».