“Per la Chiesa cattolica sarà determinante il prossimo Sinodo mondiale dei vescovi”. Intervista a Marco Politi


Papa Francesco è nell’ottavo anno di Pontificato. Moltissimi processi, nel senso di nuovi cammini, sono stati avviati. Si pensi ad esempio alla bellissima lettera sulla fratellanza universale, firmata insieme al grande Iman Ahmad Al-Tayyeb, che ha ispirato  grande enciclica “Fratelli tutti”. Per non dire della “Laudato si”. Tutto questo è un grande arricchimento per la Chiesa cattolica. Però all’interno vi sono inquietudini e “lamentazioni” (critiche). Per esempio ha colpito molto una recente presa di posizione, assai dura, di un importante intellettuale cattolico, il professor Alberto Melloni. Lo storico della Chiesa ha scritto un articolo, apparso su Repubblica, dal titolo assai significativo : Francesco e il giugno nero della Chiesa. Nell’articolo si prendono di mira alcune decisioni del papa (dalla lettera al cardinale Marx, fino alla vicenda di Bose e di Becciu).”c’è un filo tra questi atti? (…)Fossero anche eventi slegati il loro accumularsi è un fatto  che prepara tempesta”. Ma com’è lo stato della Chiesa cattolica? Ne parliamo, in questa intervista, con il vaticanista Marco Politi. Politi è stato per diversi anni vaticanista di “Repubblica” e attualmente è editorialista del “Fatto Quotidiano”. E’ autore di diversi saggi. L’ultimo è uscito per Laterza : Francesco. La peste, la rinascita (pagg. 114, 2020).

 

 

Marco, cosa pensi dell’analisi di Melloni  ?

Non credo che la gran massa del miliardo e trecento milioni di cattolici sparsi per il mondo avverta questo giugno cosiddetto nero. La peste del Covid è in pieno corso in moltissime nazioni, il 70 per cento dei londinesi è vaccinato, mentre in Africa solo il 2 per cento. Tanto per capire la drammaticità della situazione. Nei paesi del Primo Mondo, dove le cose vanno meglio, c’è una economia da ricostruire
, diseguaglianze crescenti da superare. In molte regioni asiatiche aumenta la schiavitù, in altre cresce lo sfruttamento brutale del lavoro minorile. Chi se ne importa di una recognitio alla Congregazione del Clero o di un audit al Vicariato di Roma o di una perquisizione nella diocesi di Ozieri, di cui la maggioranza degli stessi italiani ignora l’esistenza.

 

 Cosa conta allora ?

Ciò che suscita l’attenzione del mondo cattolico sono gli eventi fondamentali. La cacciata del cardinale Becciu dal suo posto in curia perché la mala amministrazione non può essere tollerata al vertice della Chiesa. L’inaudita opposizione dell’ex papa Ratzinger e del cardinale Sarah all’ipotesi di un clero non celibatario. Il gesto di Francesco che accoglie in Vaticano un transessuale spagnolo con la sua partner: gesto che rimarrà quando il responso del Sant’Uffizio sul divieto alle benedizioni delle coppie gay sarà già caduto nel dimenticatoio.

 

Qual è il limite della presa di posizione di Melloni?

Ogni analisi è un contributo prezioso. Ma ritengo che vada rovesciata la prospettiva. Inutile fissare solo lo sguardo sul pontefice regnante. I papi non sono onnipotenti. Il loro potere è o sembra assoluto solo quando sono conservatori. Chi riforma si scontra con resistenze, paure, pigrizie mentali. Lo sguardo a rivolto alla magmatica transizione in corso da oltre mezzo secolo in seno al cattolicesimo. Il vecchio modello tridentino non funziona più, il modello sinodale, aperto alle profonde trasformazioni della psiche sociale, non si è ancora né delineato né tantomeno affermato.

 

L’attacco di Melloni è  stato ripreso dall’ala ultra conservatrice della Chiesa. Uno di loro, Antonio Socci, uno dei più duri e ostili a papa Francesco, ha affermato che l’analisi di Melloni è il segnale che i progressisti stanno “scaricando” Francesco. Socci termina il suo articolo con l’esortazione a papa Francesco “a riprendere la via eroica di papa Wojtyla e Ratzinger”. Cosa pensi di questa affermazione?

 I falchi conservatori non creano il futuro e non capiscono il presente. Il manifesto sulla libertà della Chiesa, firmato dal cardinale Mueller e dall’ex nunzio Viganò, per contrastare le misure sul Covid è stato un flop. La cosa essenziale oggi è cercare di cogliere non quello che succede tra i “generali” ma nella massa del cattolicesimo. Perché non c’è stato tra i preti italiani un movimento di protesta – come nei paesi del Nord Europa – contro il divieto di benedizione delle coppie gay? Perché tra i vescovi italiani non ce n’è stato uno che abbia chiesto che una personalità come Enzo Bianchi sia nuovamente valorizzata? Perché tra i vescovi e i cardinali del mondo non si sono avute pubbliche prese i posizione contro la pattuglia conservatrice internazionale (incluso Ratzinger) che ha voluto legare le mani a papa Francesco sulle misure auspicate dal sinodo dell’Amazzonia? Perché tre quarti dei vescovi americani in queste ore si contrappongono alla linea papale, fissati con l’idea di punire con l’esclusione dall’eucaristia Biden e altri politici che ammettono una legislazione sull’aborto? Perché la maggioranza degli episcopati mondiali non ha voglia di mettere in piedi un sistema rigoroso per contrastare e smascherare gli abusi sessuali nell’istituzione ecclesiastica? Il grido d’allarme di Marx non vale solo per il caso Germania.

 

Veniamo ad alcuni nodi.  Per esempio sinodalità. La Chiesa tedesca sta dando prova di grande protagonismo sinodale. Sappiamo che questo protagonismo preoccupa l’anima ultra conservatrice della Chiesa. Come stanno le cose?

 Io chiederei piuttosto quale contributo gli episcopati del mondo danno alle domande cruciali poste in Germania: potere e divisione dei poteri nella Chiesa, ruolo delle donne, vita sacerdotale oggi, relazioni e sessualità. La riposta è: pubblicamente quasi zero. Ma le svolte, come il concilio Vaticano II, non si fanno perché un papa emana un decreto o una singola conferenza episcopale scrive un documento. I cambiamenti si fanno perché c’è un attivo movimento riformatore internazionale come negli anni ’60 del secolo scorso.
Il bilancio di questi anni mostra che un simile movimento massiccio pro-riforma non è ancora sorto.

 

Era così necessaria la scomunica per chi ordina le donne sacerdote?

Non era né urgente né necessario. Sappiamo tutti che prima o poi anche la Chiesa cattolica avrà donne-sacerdote e sappiamo anche che questo non riempirà maggiormente le chiese alla messa domenicale. Ma in ogni caso è storicamente necessario. Tuttavia bisogna essere franchi: per le riforme ecclesiali più ardite papa Francesco non dispone di una maggioranza di due terzi all’interno dell’episcopato mondiale.

 

Sul piano della curia come sta procedendo la riforma?

La riforma della curia è entrata nel suo stadio finale, ma in ultima analisi non sarà un evento primario. Molto più importante è stata la riforma riguardante i beni finanziari e immobiliari della Santa Sede fatta da Francesco: nel senso della centralizzazione della gestione (Apsa) e della centralizzazione dei controlli da parte della Segreteria per l’Economia

 

Pur nelle difficoltà questo pontificato ha dato alla Chiesa elementi pieni di futuro. Abbiamo detto già la fraternità e l’ecologia integrale. Sul piano della fede quale elemento sta facendo emergere Papa Francesco?

Papa Bergoglio resta una pietra miliare del “processo di transizione” ecclesiale, perché propugna un cristianesimo che non si limita ad essere identitario, ma si prende cura del prossimo e del creato. Perché predica un Dio padre di tutti – uomini e donne di ogni religione e filosofia – e non solo dei battezzati. Un Dio misericordioso dalla parte degli esseri umani, lontano dal clericalismo e dall’idolatria monarchica dell’apparato vaticano. Il prossimo sinodo mondiale dei vescovi, che si svolgerà nell’arco di due anni, iniziando nell’ottobre 2021 passando dal piano delle diocesi, passando poi a quello continentale, arrivando infine nel 2023 al livello universale, sarà il test dello stato di salute della Chiesa cattolica oggi. Si parlerà della missione della Chiesa nel XXI secolo, della partecipazione, della sinodalità. Cioè di tutto. Quasi un concilio.