Grande scandalo ha suscitato in questi giorni, nell’opinione pubblica italiana, “l’inchino” della Statua della Madonna, durante una processione a Oppidio, avvenuto di fronte all’abitazione di un boss dell’ndrangheta. Per capire di più abbiamo intervistato Annachiara Valle, vaticanista del settimanale “Famiglia Cristiana”. Autrice di un bel reportage sul ruolo della Chiesa in Calabria contro l’organizzazione criminale mafiosa. Il titolo del libro è “Santa Malavita Organizzata”, uscito per le Edizioni San Paolo.
Annachiara Valle, sono passate appena due settimane dalla scomunica del Papa Francesco, pronunciata nella Piana di Sibari, contro gli “adoratori del male” della “’ndrangheta”. Una scomunica forte contro le mafie. Eppure due episodi, avvenuti in questi giorni, hanno scosso la coscienza civile del nostro Paese: “l’inchino” della Statua della Madonna, durante una processione ad Oppido, avvenuto di fronte all’abitazione di un boss assassino, e lo “sciopero” della Messa di carcerati ndraghetisti nel carcere di Larino. Due episodi inquietanti che non possono essere derubricati e dimenticati…
Sono due episodi che dicono, in modo diverso, di quanto le parole del papa abbiano colto nel segno. La ‘ndrangheta non può fare a meno del consenso popolare e, dunque, non può fare a meno di utilizzare la religione per rafforzare le sue radici. L’inchino, a pochi giorni dalle parole del Papa dice di una sfida da parte delle ‘ndrine. Ma dice anche di una risposta che in passato era stata più tiepida. Gli inchini, infatti, ci sono sempre stati, ma una ribellione come quella alla quale abbiamo assistito è più rara. Per quanto riguarda il carcere di Larino, anche qui mi sembra di vedere il positivo. Finalmente c’è una presa di coscienza: si comincia a capire che non si può essere insieme buoni cristiani e ndranghetisti. Mi sembra che ci sia una presa di coscienza. Certo, sarebbe poi anche il caso di spiegare ai mafiosi che essere scomunicati significa non potersi accostare ai sacramenti prima di un pentimento vero, ma di certo si può partecipare alla messa. Anzi, forse proprio ascoltando sul serio la Parola di Dio si può cominciare un percorso di conversione.
Oltre a questi due episodi c’è n’è un altro : ed è quello del Parroco di Oppido, Don Roberto Rustico, che durante la messa ha invitato i parrocchiani a prendere a schiaffi un collega del Fatto quotidiano. Insomma l’impressione è che nella Calabria “profonda” le parole del Papa faticano a camminare. E’ così? Oppure è una impressione sbagliata ?
Credo che le parole del Papa aiutino quanti da tempo sono impegnati nella evangelizzazione vera. Per qualcuno che fa fatica ad accettare queste parole, ci sono tanti preti che invece attendevano da tempo. Dopo la visita di Papa Francesco si può camminare più speditamente.
Annachiara lei ha scritto “Santa Malavita Organizzata”, un bel reportage sul ruolo della Chiesa in Calabria contro l’ndrangheta . Un ruolo che in passato è troppo gravemente “distratto” . Quando è avvenuto il maggior protagonismo della Chiesa contro l’ndrangheta?
Sta avvenendo adesso. Io scrivo che si possono vedere tre fasi del rapporto tra chiesa e ndrangheta. Una prima di sottovalutazione se non di connivenza. Dall’ unità d’Italia fin verso il 1975 la Chiesa ha utilizzato e si è fatta utilizzare in chiave antistatale, per difendere i propri diritti,a nche forse per difendere certi “valori” tradizionali. Una seconda fase in cui la Chiesa si rende conto del male (da ricordare il bellissimo documento dei vescovi calabresi contro la ‘ndrangheta disonorante piaga della nostra società) e una terza che è quella che stiamo vivendo oggi dove, ad alcuni che continuano a essere collusi o comunque “impastati” da una certa mentalità mafiosa, si contrappongo i tanti che, con coraggio, fanno i preti veri. Credo che le parole del Papa, oltre che ai mafiosi, siano dirette soprattutto a incoraggiare la Chiesa che si sta spendendo per il bene di questa regione.
La Calabria, qualcuno ha scritto, è terra di meraviglie e di bassezze. Dove stanno nascendo e chi sono, nella comunità ecclesiale, i protagonisti di questo cammino di liberazione dalla ‘Ndrangheta?
Ci sono tanti protagonisti. Ne parlo diffusamente nel mio libro. Farei torto a qualcuno citando solo qualche nome. Gli esempi positivi, sia di singoli sacerdoti, ma soprattutto di tanti giovani, associazioni, comunità, gruppi che stanno lavorando per radicare quella che Gratteri chiama “la malapianta”, sono tantissimi. Cito un solo progetto che è quello delle 12 Caritas regionali. Si chiama “costruire speranza”. Ed è un progetto che mette insieme le forze positive e vive di questa regione. Facendo una cosa che in Calabria è molto difficile: lavorare in rete. Questa è la risorsa vera alla quale attingere, cioè lavorare insieme cercando di valorizzare il positivo e i progetti che stanno funzionando.
Ultima domanda: La CEI è all’ altezza di questa sfida di Papa Francesco?
Credo proprio di sì. È arrivato il tempo di dare continuità a quel bellissimo documento che è stato ed è Educare alla legalità. Credo che dopo il viaggio di Papa Francesco in Calabria si arrivato il momento di una denuncia ancora più dettagliata. Sono certa che i vescovi italiani non faranno cadere questa grande speranza che il Papa ha dato al popolo calabrese con le sue parole.