Da ieri Raffaele Bonanni è dimissionario dall’incarico di Segretario Generale della Cisl, una decisione imprevista. Per saperne di più, e per capire dove andrà la Cisl del dopo Bonanni, abbiamo intervistato Carlo Clericetti, giornalista economico del gruppo editoriale “Espresso”.
Clericetti, Raffaele Bonanni ha rassegnato le dimissioni da Segretario Generale della Cisl con un certo anticipo. In una intervista Bonanni ha affermato che “non è uomo per tutte le stagioni”, però, a leggere alcune voci giornalistiche, sembrano più dimissioni “spintanee” che spontanee. Che è successo, secondo lei?
Quello che mi hanno riferito varie fonti interne alla Cisl è che circolava un dossier da cui risulterebbe che da alcuni anni i versamenti all’Inps per la pensione di Bonanni corrisponderebbero a uno stipendio mai visto nei sindacati. Non è chiaro se ci siano state o meno irregolarità, e di fatto se così non fosse sembrerebbe un po’ poco per provocare una tale reazione, ma comunque questo avrebbe provocato la richiesta di dimissioni immediate da parte dell’esecutivo della Cisl. D’altronde fino a pochissimi giorni fa non c’era stato assolutamente nessun segnale dell’intenzione di passare la mano, quindi è credibile che la cosa sia stata provocata da un evento improvviso e imprevisto come questo.
La Cisl di questi anni (gli anni di Bonanni) non ha brillato molto nello scenario politico-sindacale. Qual è secondo lei il bilancio della Segreteria Bonanni?
Premesso che anche la Cgil appare in difficoltà non indifferenti, Bonanni lascia un sindacato che dà l’impressione di non avere alcuna strategia né capacità di proposta, e si limita a giocare di rimessa preoccupandosi più di conservare un ruolo di interlocutore del governo e della Confindustria che di contrapporre un disegno alternativo alla politica di svalutazione del lavoro figlia dell’ideologia neo-liberista, che nonostante i danni prodotti continua ad essere egemone. Una volta il sindacato era un centro di discussione, elaborazione e proposta, ma di queste cose oggi non si vede neanche l’ombra, di dibattito interno non si vede traccia e i tempi di Ezio Tarantelli appaiono da libro di storia.
Qual è stato il suo limite?
Aver assecondato il disegno di divisione del sindacato confederale e di emarginazione della Cgil, perseguito tenacemente dall’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e da alcuni manager come Sergio Marchionne. Un errore particolarmente grave in una fase di debolezza del mondo del lavoro, prima pressato dalle conseguenze della globalizzazione, poi messo in ginocchio dall’esplosione della crisi e dalla sua gestione in una logica profondamente conservatrice. La divisione del sindacato, peraltro, non è solo una questione di vertici, è diffusa anche in una parte della base e dei quadri: in particolare nella Cisl c’è spesso una forte animosità nei confronti della Cgil. Invece di lavorare per ricucire, Bonanni ha fatto di questa divisione la cifra della sua politica. Questo ha ancor più aggravato le difficoltà già pesantissime e oggi, se non ci sarà un radicale cambiamento di linea, i sindacati corrono il rischio concreto di diventare irrilevanti. Alcuni aspetti dei provvedimenti annunciati dal governo, se passeranno così come sono stati ventilati, potrebbero segnare un rapido declino dei sindacati, Cisl compresa. Non sembra che Bonanni l’avesse capito.
Come si presenta al suo interno la Cisl dopo le dimissioni di Bonanni? Ripartirà il confronto?
Al momento si può solo sperarlo. Come ho detto, finora non c’era una vera opposizione a Bonanni, ma questo abbandono improvviso e imprevisto potrebbe rimescolare le carte e riaprire un dibattito interno da cui potrebbe emergere un nuovo leader. Al momento la cosa più probabile e più logica è che al prossimo Consiglio generale, già convocato per l’8 ottobre, venga affidata la guida all’attuale numero 2, Anna Maria Furlan, ma quasi certamente si deciderà di anticipare il Congresso, che si sarebbe dovuto tenere fra tre anni. Ora i tempi sono troppo stretti perché possa svilupparsi una discussione sui temi di fondo, che probabilmente invece si svilupperà nel periodo successivo.
Il prossimo Segretario Generale della Confederazione sarà dunque, molto probabilmente, Anna Maria Furlan. Sindacalista genovese, proveniente dalla categoria delle Poste. Per alcuni non ha “robustezza” sindacale. Come sarà , secondo lei, la Cisl della Furlan?
E’ difficile che si possa assistere a svolte immediate e radicali, anche se vale sempre il vecchio adagio che a volte un papa è molto diverso da quando era cardinale. Sulla carta quella della Furlan non sembrerebbe una segreteria “forte”, ma questo forse non è neanche un male, perché potrebbe favorire la riapertura del dibattito e un rinnovamento reale della dirigenza Cisl. La sua potrebbe anche essere una segreteria “di passaggio”. Vedremo presto se nella Cisl ci sono ancora uomini e risorse intellettuali in grado di restituire al sindacato quel ruolo di protagonista della politica nazionale che in passato è stato più volte determinante.
lascia il sindacato va in pensione anticipata , pero non dice ,a quanto prenderà ‘ al mese di pensione , lasciando in anticipo perderà’ qualcosa a lo dica chiaro la sua mensilita’ e a quanto ammonta la sua liquidazione ???? i cittadini lo vorrebbero sapere ….