C’era una volta la Sinistra Sociale. Intervista a Giorgio Merlo

carlo-donat-cattin-1In tempi di crisi della sinistra, non c’è solo la sconfitta del referendum, che è una crisi di progettualità culturale e politica. In altre parole è una crisi di senso per la Sinistra. Il libro, pubblicato dalla Studium, che qui presentiamo, La Sinistra Sociale. Storia, testimonianze, eredità, si inserisce in questa congiuntura. Ora lo sguardo del libro è uno sguardo lungo, lo sguardo della memoria e della storia dei protagonisti che hanno militato nella sinistra sociale della DC. Quali valori la ispiravano? Ha ancora un senso oggi una sinistra sociale? Proviamo a trovare delle risposte in questa intervista con Giorgio Merlo. Merlo è stato un allievo politico di Carlo Donat Cattin. Ex Deputato PD, in quel partito è vicino alle posizioni di Gianni Cuperlo.

Giorgio Merlo, il vostro libro (lo hai scritto insieme a Gianfranco Morgando) ha un merito di gettare,  finalmente, una luce sull’esperienza politica della corrente di  sinistra sociale della Dc: Forze Nuove e del suo leader Carlo Donat Cattin. Come si spiega questo oblio? Quali pregiudizi stanno alla base di questo?

9788838244032_0_190_0_80In effetti l’esperienza e il magistero politico di Carlo Donat-Cattin e della intera sinistra sociale della Dc sono stati clamorosamente e misteriosamente archiviati. Mi colpisce come autorevoli giornalisti e commentatori politici ancora oggi quando fanno l’elenco dei principali leader della Democrazia Cristiana dimenticano puntualmente Donat-Cattin. Che e’ stato, come molti sanno, uno degli esponenti piu’ autorevoli e piu’ rappresentativi dell’intera storia democratico cristiana. E questo libro, se ha un merito, e’ quello di rileggere una storia che e’ stata decisiva ed essenziale non solo per la Dc ma per l’intero movimento cattolico italiano.

Parliamo di Forze Nuove.  È stata una vera e propria scuola di politica all’interno della Dc. Quali erano i punti fermi di Forze Nuove dal punto di vista dei valori e del programma? In che misura è stata importante per la Dc? 
Forze Nuove, e prima ancora Forze sociali e Rinnovamento, hanno segnato in profondità la storia della Dc e della intera politica italiana. Forze Nuove rappresentava un pezzo autentico di societa’. Societa’ reale e non societa’ virtuale. Del resto, la Dc era un partito interclassista e la rappresentanza concreta, e trasparente, di interessi della società ne rappresentava il suo tratto caratteristico. Forze Nuove era la voce degli operai, dei ceti popolari e del sindacalismo di matrice cristiana nel partito. E la figura di Donat-Cattin ne rappresentava la voce più autorevole e più qualificata. Una presenza, quella di Forze Nuove, che Aldo Moto riteneva essenziale per lo stesso profilo popolare ed interclassista della Dc. Altroche’ corrente di potere. Forze Nuove e’ sempre stata una corrente di idee e una componente che rappresentava autenticamente un pezzo di società.

Nel tuo libro citi Sandro Fontana, storico e Grande dirigente della corrente, che parla di differenza “antropologica” di Forze nuove rispetto alle altre correnti di Sinistra della Dc. Il termine è assai forte, in cosa consisterebbe?
Sandro Fontana, oltreché fine intellettuale e grande storico, e’ stato anche un autorevole e qualificato dirigente politico. Memorabili le sue pagine sul profilo politico, culturale, sociale e anche etico della sinistra sociale della Dc. La diversità “antropologica” era un termine volutamente forte, nonché provocatorio, per sottolineare le ragioni esclusive e specifiche della corrente di Forze Nuove. Del resto, Forze Nuove nella Dc non ha mai avuto un peso di potere significativo. Nei congressi contava a malapena il 5-7 per cento della intera rappresentanza del partito. E questo tanto a livello nazionale quanto a livello locale. Ma esercitava un peso politico di grande importanza. E questo era dovuto quasi esclusivamente alla produzione politica, alla elaborazione culturale e alla qualità della sua classe dirigente. La diversità antropologica richiamata da Sandro Fontana era un po’ questa. Una diversità che la faceva essere una “corrente” profondamente diversa dalle altre componenti e dalle altre correnti democristiane.

Come spieghi l’anticomunismo di Donat Cattin? La competizione con il PCI di allora era  molto forte, eppure per una visione di sinistra sociale sarebbe stata  una base per una possibile collaborazione? Invece arrivo’ il “preambolo”….
L’anticomunismo di Donat-Cattin fu forte, netto, spietato ma sempre trasparente e chiaro. E non fu mai un anticomunismo ideologico o pregiudiziale, ma sempre e solo un anticomunismo politico. Basato sui fatti e sulle politiche concrete. Nella bella testimonianza rilasciata da Diego Novelli nel mio libro, storico sindaco comunista di Torino e amico di Donat-Cattin, scrive che “Donat e’ sempre stato un anticomunista che, pero’, ha sempre difeso i ceti popolari”. Ecco, miglior definizione non c’e’ per descrivere Donat-Cattin. E questa sua posizione lo rende effettivamente un personaggio quasi unico nel panorama politico italiano per molti anni. Un personaggio, cioè’, che non rientra nel cliché classico del democristiano. A volte contestato nel partito perché’ “troppo di sinistra” e contestato violentemente anche dal Pci dell’epoca perché’ concorrenziale e competitivo nella difesa dei ceti popolari ed operai. E anche questa, comunque, e’ stata la grandezza e la complessità’ della figura politica di Carlo Donat-Cattin.

Il rapporto tra Moro e Donat Cattin è stato molto stretto. Pensi che Donat Cattin si sentisse l’interprete più” ortodosso” della Terza Fase morotea (tanto da fondare una rivista “Terza Fase”). Insomma per lui cos’era la terza fase?.
Il rapporto tra Donat-Cattin e Aldo Moro e’ sempre stato molto stretto e profondo. C’era grande stima e grande rispetto tra i due. E Donat-Cattin ha sempre avuto in Moro un punto di riferimento politico di primaria importanza. In tutte le principali fasi politiche vissute da questi grandi statisti Donat-Cattin ha sempre visto in Moro la bussola politica per eccellenza. Certo, poi e’ arrivato il “preambolo” dopo la stagione della solidarieta’ nazionale. Apparentemente una contraddizione per un uomo come Donat-Cattin. Ma cosi’ non e’. Donat-Cattin, come ricordavo poc’anzi, non e’ mai stato animato da un anticomunismo ideologico. Non a caso, nel documento che ispirava il “preambolo” scritto di pugno proprio da Donat-Cattin, si parlava della impossibilita’ di una alleanza con il Pci. Ma, e qui sta il segreto e la ragione di quella grande operazione politica, si diceva “allo stato dei fatti”. Cioè’ tenendo conto delle ragioni politiche di quel momento e di quella particolare fase storica. Non a caso, proprio dopo la stagione del preambolo, Donat-Cattin da’ vita alla bella rivista “Terza Fase”. Che voleva, anche nel nome, non disperdere la grande lezione politica, culturale ed umana di Aldo Moro.

Gli anni 80,  in particolare la seconda metà, sono gli anni della egemonia socialista (il famoso CAF) e sono anche gli anni dell’inizio della fine della prima Repubblica. Donat Cattin aveva sentore della crisi della Repubblica (ovvero della questione morale)? 
Donat-Cattin muore nel marzo del 1991, l’anno prima dello scoppio di tangentopoli. Ma nei suoi scritti su Terza Fase, nei convegni di Saint-Vincent, nei suoi innumerevoli interventi alla Direzione nazionale e nei Consigli nazionali della Dc, non mancava di ricordare il profondo decadimento morale ed etico della politica italiana. La profonda ed intollerabile presenza dei partiti in tutti i gangli della società’ italiana e una classe dirigente sempre piu’ onnivora erano argomenti sempre al centro delle sue profonde riflessioni politiche. Intuiva, quindi, le avvisaglie di un uragano che prima o poi poteva scoppiare. Certo, la sua esperienza terrena e’ finita prima di questo terremoto ma il leader politico di razza aveva capito che, forse, eravamo alla vigilia di profondi cambiamenti.

Un’altra lezione di Donat Cattin è stata la grande attenzione al movimento sindacale. È ancora attuale? 

Il sindacato, le sue battaglie, il suo ruolo, la sua presenza sono sempre stati al centro della sua agenda politica. E, ieri come oggi, la difesa dei corpi intermedi non e’ una battaglia di retroguardia o meramente nostalgica. E’ la grammatica di una concezione democratica della società’. E io aggiungo anche di una concezione cristiana della società’. Laica, mai integralista o clericale della società’ stessa. Certo, difendere e valorizzare il ruolo del sindacato non passa di moda. Ieri come oggi. E questo per il semplice motivo che questa concezione che difende il pluralismo e la democrazia dei corpi intermedi affonda le sue radici nei valori e nei principi scolpiti nella Costituzione, frutto anche della cultura cattolica democratica e cattolico sociale. Anche per questo la “lezione” di Carlo Donat-Cattin e della sinistra sociale della Dc non può essere archiviata o banalmente storicizzata.

Tu militi nel PD, un partito che sta attraversando una crisi profonda (la sconfitta referendaria pesantissima). Cosa può insegnare la figura di Donat Cattin e la storia di Forze Nuove ai dirigenti del PD?
Lo dico con molta franchezza e sincerità’. Nel mio impegno, oggi come ieri, il magistero di Donat-Cattin continua ad essere la mia bussola di riferimento. Dalla concezione del partito alla cultura delle alleanze, dalla qualità’ della classe dirigente alla necessita’ di una continua elaborazione culturale, dalla centralità’ della questione sociale alla difesa dei ceti popolari. Rispetto al “nulla” della politica contemporanea, per dirla con Mino Martinazzoli, il pensiero, l’azione e il magistero di uomini come Donat-Cattin continuano ad essere punti di riferimento insostituibili per chi crede, ancora oggi, in una presenza laica del cattolicesimo democratico nella politica italiana.

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