La Chiesa e le sfide del nichilismo. Intervista a Gilberto Squizzato.

Si è, da qualche giorno, conclusa la giornata mondiale della gioventù che si è tenuta a Madrid. Due milioni di giovani cattolici, provenienti da tutto il mondo hanno partecipato a questo evento. Un evento che ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica. Per molti osservatori si è trattato di un grande successo di Papa Benedetto XVI. Anche in quest’occasione il Pontefice ha ricordato ai giovani le sfide che la società secolarizzata pone alla fede.  Un tema centrale nella riflessione di  Joseph Ratzinger. Su questo abbiamo intervistato Gilberto Squizzato, regista e giornalista, autore di fiction di successo. Squizzato è anche un credente impegnato sulla frontiera della riflessione teologica. E’, infatti, autore del  libro “Il miracolo superfluo. (Perché possiamo essere cristiani)”. Un libro che affronta il tema della sfida che il nichilismo pone alla fede cristiana.

Per iniziare, uno sguardo all’ultima giornata mondiale della gioventù, che si è tenuta a Madrid nei giorni scorsi, due milioni di giovani hanno invaso la capitale spagnola. Si parla di crisi del cristianesimo, in questo tempo del relativismo etico,  eppure la Chiesa riesce ancora a mobilitare masse giovanili come nessun altro. Come spieghi questa “contraddizione”?

Non mi preoccupo di spiegarla. Dico solo che non mi convincono queste grandi kermesse, questi “kolossal” dell’appartenenza ecclesiale che diventano spettacoli planetari in cui si esibisce la potenza organizzativa e mediatica della Chiesa cattolica, sempre supportata da apparati statali che prodigano enormi risorse per garantire la buona riuscita di questi eventi. Preferisco una Chiesa povera che non chiede l’aiuto dei governi, degli sponsor, dei network televisivi per offrire il proprio annuncio evangelico. Se l’istituzione ama queste esibizioni di potenza, lo faccia pure, ma si interroghi anche sulle reazioni di fastidio che esse suscitano in tantissimi uomini che a causa di questi eventi si sentono ancor più frustrati nel loro desiderio di una chiesa scalza e padrona solo di una tunica come Gesù di Nazareth.  Non sarebbe più credibile una Chiesa che rinunciasse ai suoi privilegi fiscali, alle sue esenzioni ICI? Sono capaci tutti di fare del bene con i soldi non versati al fisco. Non si può dimenticare che il pagare le tasse, in uno stato moderno e democratico,  esprime la prima fondamentale partecipazione al destino della comunità civile di cui si fa parte…  

Nel tuo libro, “Il miracolo superfluo”, fai una analisi della realtà contemporanea vista, appunto, come età del nichilismo. Eppure nonostante questo sei fiducioso sulla “parola di senso” che il cristianesimo può dare  anche in questo tempo. Perché?

Inutile far finta  che il nichilismo  non costituisca l’humus culturale che permea la nostra epoca. Esso nasce da uno sguardo onesto e nudo sull’esistenza umana. Ma non è stato inventato da Nietzsche! Già nel cuore della Bibbia il libro di Qoelet descrive la tragedia dell’esistenza umana consegnata alla vanità e riscattata però dalla fiduciosa accettazione della condizione umana. E sul Calvario, quando Gesù muore crocefisso senza che il Padre intervenga a salvarlo, non siamo di fronte alla vittoria del nulla? Non dimentichiamo che proprio sulla croce Gesù dà prova della propria incondizionata obbedienza alla condizione umana. Quando il Credo di Nicea dice che “discese agli inferi” non vuol forse dire, con parola dei nostri giorni, che egli accetta di sprofondare nel nulla della morte? Il kerigma cristiano non ci salva contro il nichilismo, ma nel cuore del nichilismo. 

Viviamo in un tempo segnato da una profonda crisi economica. Che è poi la crisi più dura della società capitalistica degli ultimi vent’anni. Crisi economica come espressione massima della “idolatria” del mercato. Quale potrebbe essere, secondo te, il ruolo profetico dei cristiani in questo tempo? In questo senso parli di “ateismo” dei cristiani nei confronti della società dei feticci…

Come ben spiega (profeticamente) Marx nella sua critica dell’economia politica, il capitalismo trasforma denaro e merci in feticci. La riflessione teologica (non da oggi) ci spiega che in questo modo denaro e merci possono diventare veri e propri idoli (esattamente come il potere e il successo mondano, che Gesù nei quaranta giorni del deserto rifiuta come le tentazioni più diaboliche. A questi idoli i cristiani di tutti i tempi rifiutano la propria adorazione ed ogni forma di sudditanza: sono perciò “atei” nei confronti della loro pretesa di assolutezza ( e di sacralità, perché c’è anche un sacro profano che vuole obbligare l’uomo al culto di quelle “potenze”). Mai come oggi i cristiani devono essere anti- idolatri in nome del valore assoluto degli uomini concreti e reali che sono intangibili e portatori di diritti proprio perché, secondo la metafora usata da Gesù, sono figli dello stesso “padre”, cioè di un Mistero buono… 

Parli, nel tuo libro, di una “nuova e decisa”, per questo tempo, “teologia della liberazione” che la Chiesa e i cristiani devono praticare se vogliono essere fedeli al Vangelo di Gesù di Nazareth. C’è spazio, nel nostro Paese, per questa  forma di testimonianza cristiana?

Lo spazio per l’impegno di liberazione ( e dunque anche per un’autentica teologia della liberazione) c’è sempre e dovunque! E’ sempre il momento e il posto giusto per annunciare la salvezza dell’uomo, il cristiano sa che in ogni istante (in ogni condizione storica e culturale) è interpellato dal “kairòs” : è sempre il momento di scegliere e di  annunciare la Buona Notizia.

Come giudichi, dal tuo punto di osservazione, la presenza della Chiesa in Italia?

Non giudico, constato. La chiesa istituzione è forte e potente, e pretende di determinare gli assetti politici e legislativi del nostro paese. Ma mi pare che oggi stia correndo un rischio mortale: quello di far credere che il Vangelo sia una morale. Esso è invece una benedizione per l’uomo, l’approvazione più radicale della sue esistenza e della sua libertà responsabile. Come possono i pastori cadere ( e far cadere) nell’equivoco di pensare che la bioetica stabilita dalla maggioranza del  magistero coincida con il kerigma cristiano? Gesù di Nazareth è ben più di quattro regolette sul finis vitae!

E’ possibile, nel nostro Paese, un nuovo protagonismo laicale?

C’è, anche se non è reclamizzato dai media che cercano polemiche e gossip anche quando si occupano di questioni ecclesiali con risvolti civili. Sono milioni i cristiani laicamente impegnati nei sindacati, nel volontariato, nei partiti, nell’associazionismo… 

Per finire : il cristiano, scrive l’anonimo autore della Lettera “A Diogneto”, ha uno stile di vita “paradossale”. Quali sono, secondo te, i punti fermi di questo stile di vita?

E’ uno solo, come sempre: credere, grazie a Gesù, che anche se la croce, la morte, l’ingiustizia, il disamore paiono vincere, l’ultima parola è sempre della vita. La Resurrezione è l’unico paradosso cristiano, che va oltre ogni sconfitta ed ogni delusione. Ma attenzione! Non è una consolazione o un’assicurazione contro la morte. Non c’è Resurrezione se non attraverso la morte, anzi nel cuore della morte. Gesù di Nazareth non è morto per finta.

Commenti (4)

  1. Gigi Mele ricorderà le battaglie per far leggere ai cattolici le encicliche sociali, e come le lobbies spezzine (trasversali) si adoperarono per impedirlo, in modo da non spiegare l’economia solidarista, basata su una scala dei valori corretta. La curia spezzina, a proposito del funzionamento della Commissione Giustizia e Pace, arrivò anche a ordinare che, se si parlava di riconversione delle fabbriche d’armi, non si doveva però parlare di quelle spezzine. Spezia porto dei veleni, Spezia porto di partenza delle navi dei veleni, Spezia porto della droga, la discarica di Pitelli scandalo internazionale, ma i padroni della discarica pagarono la nuova illuminazione del Santuario della Madonna dell’Olmo (pecunia non olet mi disse il parroco) a Spezia diecimila maschi impotenti, ma i cattolici spezzini dormono come la chiesa di Sardi. Sei d’accordo Gigi?

  2. Visto che il dr. Pierlugi Mele domanda a Squizzato quale sia il “ruolo” profetico dei cristiani di questo tempo, informo che su You Tube è disponibile – da maggio scorso – il mio video sui SEGNI dei TEMPI, centrato proprio sulle profezie bibliche. Grazie.

  3. Leggo l’intervista a Gilberto Squizzato, e come cristiano (di fede pentecostale) debbo necessariamente correggere l’autore perchè la Fede non è questione di “numeri”: infatti, i 2 milioni di giovani radunati a Madrid per la Gmg non fanno testo, in generale, perchè il Cristianesimo non è una religione ma una Persona (Cristo), e la Chiesa fondata dal Signore non è un apparato ecclesiale fatto di titoli e poltrone bensì un’assemblea di credenti uniti dalla stessa fede, sottomessi a un solo Capo (Colossesi 1,15) e unti dallo stesso Spirito (Atti 2,4). Quindi, a che pro tutta l’enfasi sulla Gmg spagnola e sul successo di Benedetto XVI? Peraltro, il papa tedesco ha taciuto irresponsabilmente su quelle profonde verità bibliche che andavano divulgate, data l’occasione, ma a Madrid si è visto un 1° maggio religioso, con canti, grida, cori e … sudore! E il vangelo dov’è finito? Eppoi, un clero che esalta l’uomo (Romani 1,25), incita a venerare gli idoli (santi, madonne, reliquie), non crede al ritorno fisico di Gesù sulla terra (Zaccaria 14,4 – Atti 1,11) e promuove processioni idolatriche estratte dal paganesimo greco-romano come può identificarsi con la Chiesa primitiva fondata dal Messìa (Marco 16.15-17)? Pertanto, inviterei il lettore a confidare più nei vangeli e negli insegnamenti di Gesù che in quelli umani (Atti 5,29), specialmente ora che i SEGNI DEI TEMPI della 2^ venuta di Cristo sono chiari e evidenti (Mateo 124,7 – Luca 21,25). Chi scrive ha abbandonato le eresìe cattoliche nel ’97, grazie a un prete cattolico che per aver seguito Cristo e diffuso il vangelo è stato allontanato dalla parrocchia che reggeva (.)
    Forse il lettore ha dimenticato l’assassinio di papa Luciani e le trame ordite in Vaticano?

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