
Manifestazione nazionale Cgil, Cisl e Uil ”#Futuroallavoro” (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Duecentomila persone hanno partecipato alla manifestazione #FuturoalLavoro promossa da Cgil Cisl Uil a cui ha aderito anche una folta delegazione di imprenditori. Un segnale forte di unità che ora chiede un cambio di passo al governo. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Sabella, direttore di Think-industry 4.0 e osservatore del mondo del lavoro.
Sabella, da tempo non si vedeva un’iniziativa unitaria così significativa. Cosa possiamo dire dopo la giornata di ieri?
Indubbiamente è una giornata che si porta dietro molte suggestioni: innanzitutto, si continua a parlare di crisi del sindacato ma #FuturoalLavoro ci dice che i lavoratori credono ancora nelle loro rappresentanze nonostante la crisi, nonostante le disuguaglianze crescenti, nonostante la frammentazione del lavoro e il regresso della giustizia sociale. Evidentemente, il sindacato è ancora una grossa burocrazia ma – in questi anni durissimi per il lavoro – è stato l’unico soggetto in grado di non lasciare sole le persone, di continuare ad essere un riferimento. Inoltre, è stata una manifestazione molto partecipata, poteva non esserlo. Certamente va tenuto conto, anche, dell’effetto Landini.
L’ex leader della Fiom arriva da un percorso sindacale tutt’altro che all’insegna dell’unità. Come lo vede alla guida della Cgil?
Landini riporta il sindacato a essere soggetto popolare: i lavoratori lo amano, lo sentono come un loro vero rappresentante. Ciò può dar origine a una nuova fase, proprio per l’effervescenza che Landini riverbera sulla base. Alla fine, il senso più vero delle organizzazioni sta nella loro capacità aggregativa e nel superare i loro limiti di natura burocratica. Da leader della Fiom – al di là dei suoi errori – il suo sforzo è sempre andato in questa direzione. Tuttavia, per l’appunto, se si vuol agire per fermare le politiche sbagliate di questo governo – che più che un esecutivo pare un comitato elettorale – c’è bisogno di un forte passo unitario. È indispensabile quindi, oltre al sentimento popolare, un serio lavoro programmatico da parte di Cgil Cisl Uil nel segno dell’innovazione.
Secondo lei le tre sigle ne saranno in grado?
Penso di si e, sinceramente, lo voglio sperare. Perché la situazione del Paese è critica. Non veniamo da anni di abbondanza ma, comunque, dopo 14 trimestri di crescita, da due trimestri è tornato il segno meno e la produzione industriale è in forte calo: è il risultato della sfiducia che questo governo ha prodotto e che ha portato ad un contraccolpo negli investimenti. Anche perché, dentro la cosiddetta manovra del cambiamento, non vi è nessuna misura per lo sviluppo.
Nonostante i dati sulla produzione industriale e le rilevazioni di BankItalia, nel governo c’è chi accusa di “stime apocalittiche” e annuncia un nuovo boom economico…
Questa tendenza a delegittimare le istituzioni è pericolosa, è come giocare col fuoco. La verità è che questo è il governo delle chiacchiere, a cui ieri l’Italia che lavora ha mandato un segnale forte. Adesso minacciano di azzerare i vertici di BankItalia e Consob ma è difficile occultare del tutto la realtà. Questi signori non hanno contezza dei problemi e sono del tutto inadeguati al compito. La mancanza di misure di crescita economica dentro la manovra è un fatto grave, tutte le economie avanzate stanno investendo su Industria 4.0 e noi ci fermiamo proprio laddove possiamo eccellere: l’Italia, secondo paese manifatturiero d’Europa, è fortissima nelle tecnologie abilitanti dell’industria 4.0 seppur debole nella loro integrazione perché, come al solito, siamo poco capaci di fare sistema. Qui bisogna investire! Non può essere il reddito di cittadinanza a produrre il boom economico, questo lo può fare solo il lavoro. E la consapevolezza del sindacato unito è un fatto di realismo e di speranza, in netta controtendenza al populismo fuori controllo della politica.
A questo punto, che tipo di sviluppi prevede?
Vedo difficile che il governo possa ignorare quello che è successo ieri. Credo che il Presidente Conte e Di Maio, in quanto SuperMinistro dello sviluppo economico e del lavoro, valuteranno di aprire un tavolo di confronto con le Parti sociali. La cosa più interessante di tutto, però, è che il sindacato ha scelto una strada per nulla scontata, quella di spiegare a lavoratori e pensionati perché reddito di cittadinanza e quota 100 non vanno bene. Questo mi sembra un interessante segnale di coraggio e di vitalità: l’Italia può ripartire soltanto se iniziamo a dirci come stanno le cose.