Sabato scorso, in occasione della manifestazione dei sindacati del pubblico impiego a Roma, la Digos ha impedito che fosse esposto uno striscione ironico che raffigurava i due vicepremier in una vignetta: “Matte’, dicono che mettese contro il sindacato porta male”, si fa dire a Di Maio; “Sì Gigino, lo so, infatti me sto a porta’ avanti col lavoro”, la risposta di Salvini. “Era una striscione ironico – hanno commentato dalla UIL coloro che lo aveva predisposto – non vi era nulla di offensivo”. Barbagallo del resto dice spesso che mettersi contro il sindacato non porta bene. L’interdizione di un simile striscione è parsa esagerata, soprattutto perché esposto da un sindacato. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Sabella, osservatore del mondo sindacale.
Sabella, cosa ne dice di questa vicenda?
È un episodio che non può passare inosservato. Non si tratta del primo striscione rimosso, e stavolta il fatto è rilevante. In piazza vi erano i lavoratori e le loro rappresentanze del pubblico impiego per rivendicare il rinnovo dei contratti e un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione. Per quanto si possano discutere le loro richieste, questa guerra agli striscioni a tutela di due “idoli” – Salvini e Di Maio – è da stato di polizia. Forse è ora di ritrovare un po’ di sano equilibrio.
La Questura ha poi precisato che lo striscione non è stato esposto non per quello che c’era scritto ma perché ritenuto “lesivo del decoro paesaggistico”…
Più che il decoro paesaggistico, è stata lesa la libertà di espressione e, sopprattutto, l’istituzionalità del sindacato. Del resto, il governo sta attuando sin dall’inizio una politica culturalmente regressiva, non c’è da stupirsi se poi le forze dell’ordine – anche in buona fede – finiscano dentro questa spirale negativa. Naturalmente, non si tratta di ordini dall’alto. Continuo a pensare che il lavoro di chi tutela la sicurezza vada rispettato, sono anch’essi lavoratori spesso esposti al pericolo. Tuttavia, credo che la Digos in questo caso avrebbe fatto bene a silenziare la polemica. Era sufficiente dire: “ci siamo sbagliati, non c’era nulla di male in quello striscione”.
I due vicepremier hanno reagito diversamente: Salvini ha detto che lotta contro la mafia, non contro gli striscioni; Di Maio, invece, sul suo profilo Twitter ha esposto l’immagine dello striscione dicendosi contro la censura…
Dentro il sindacato, Di Maio e Salvini hanno molti seguaci, il segnale distensivo che lancia il Vice Premier a cinque stelle fa sicuramente bene. Del resto, dall’inizio del loro mandato – e anche prima a dire il vero – hanno sempre dimostrato poco rispetto per chi rappresenta i lavoratori. Fossero poi capaci di attuare provvedimenti incisivi, ma la realtà ci dice invece che le politiche economiche di questo governo sono drammaticamente inefficaci quando non dannose.
Sta esplodendo infatti il capitolo crisi aziendali, che autunno ci aspetta?
Il governo non ha mai messo il lavoro e lo sviluppo economico al centro della sua agenda. Una manovra finanziaria, come l’ultima, che forza i rapporti con la UE – che pagheremo a caro prezzo con la prossima – per attuare due misure come quota 100 e reddito di cittadinanza è completamente lontana dai bisogni del Paese a cui si deve rispondere con politiche attive del lavoro e a sostegno dell’innovazione; e con politiche fiscali serie, altro che flat tax. Senza pensare che con quei 30 miliardi bloccati per esigenze di consenso elettorale, si potevano fare investimenti pubblici importanti. Invece di dileggiare i sindacati, se Di Maio e Salvini avessero chiesto loro cosa fare con quelle risorse, avrebbero trovato risposte utili all’economia del Paese. Ma ormai è tardi, e proprio in autunno – come lei mi chiede – esploderanno anche tutte le contraddizioni di questo anno di governo. A 50 anni dall’autunno caldo…