
Manifestazione delle Sardine a Bologna (LaPresse)
Dopo Bologna e Modena e in vista di domenica a Rimini, le ‘sardine’ sono pronte a farsi vedere anche a Reggio Emilia e Parma. “Reggio Emilia non si Lega”, questo il titolo dell’appuntamento di sabato 23 novembre alle ore 18.30 nel cuore della città, in piazza Prampolini. Presto, poi, sarà la volta di Torino, Milano, Genova, Firenze, Puglia e altre città, tra cui Benevento, Reggio Emilia e Sorrento. Il movimento delle sardine (nato per proporre un’alternativa a Salvini e alla sua Lega) cresce e si moltiplica in tutta Italia, da Nord a Sud, con ritmi e numeri per certi versi inaspettati. Con una strategia comunicativa efficace: tallonare Salvini per togliere visibilità mediatica. Così il boom di Piazza Maggiore nel capoluogo emiliano e poi il bis a Modena hanno creato emulazione, tanto che le manifestazioni già convocate in altre città hanno raggiunto in poche ore quasi migliaia di adesioni. E il trend è in continua espansione, la controprova viene dalla pagina Facebook “Arcipelago delle Sardine” aperta in Puglia, che ha fatto segnare quasi 39mila iscrizioni in neanche 48 ore. Intanto la politica italiana, quella dei partiti di Governo, è alle prese con il problema dell’Ilva e della legge di bilancio. Con Fabio Martini, cronista parlamentare della Stampa, facciamo il punto sulle nuove dinamiche politiche.
Fabio Martini, Parliamo di questo nuovissimo fenomeno che è apparso questi giorni. Le Sardine. Un fenomeno modernissimo, nato sui social da quattro giovani laureati. Hanno riempito le piazze di Bologna e Modena contro Salvini. E ne riempiranno altre. Certamente è una espressione di un contro canto alla cultura della destra. Per Salvini può rappresentare il classico granello di sabbia che può disturbare il suo meccanismo di conquista dell’Italia? Che idea ti sei fatto?
Le Sardine esprimono diverse pulsioni. Anzitutto quella di esserci, di partecipare in prima persona, fisicamente. Oltre la virtualità del web. In secondo luogo tra le Sardine di Bologna c’era una quantità mai vista prima in questi anni di under 30, insofferenti rispetto all’autoritarismo, ragazzi per i quali l’ambientalismo di Greta, la solidarietà verso i migranti e il rispetto della memoria sono temi trainanti. Questa è l’unica, vera novità di questo fenomeno: un bacino giovanile che si è svegliato. Voterà alle Regionali emiliane? Naturalmente la natura delle Sardine è destinata a cambiare: se fosse stato il Pd a chiamare la piazza su questi temi, la piazza sarebbero restate vuote, ma è altrettanto vero che di piazza in piazza quantità e qualità dei partecipanti cambiano. Ma per capire quanto e come, servirebbero media più curiosi, capaci di raccontare i partecipanti e non soltanto i leader. Una partecipazione destinata a intralciare il percorso di Salvini? Probabilmente sì, perché riattiva forze demotivate, contrastando il leader della Lega sul suo stesso terreno, che non dimentichiamolo è quello della partecipazione ad eventi di piazza. Sarebbe interessante – e qui di nuovo servirebbe un sistema informativo degno di questo nome – capire che reazione hanno determinato le Sardine negli elettori emiliani incerti se votare centrodestra: più motivati o più demotivati? O magari indifferenti.

Fabio Martini (LaPresse)
Parliamo del PD. Il partito democratico è stato protagonista di un momento di discussione interna sulla sua identità, con apertura ai mondi della cultura, del sociale. Che tipo di partito esce fuori?
Nella Convention di Bologna il Pd ha ospitato soggetti dai quali aveva preso le distanze nel corso degli anni. Assai significativi in particolare gli interventi del leader della Cgil Maurizio Landini, di un prelato vicino a papa Francesco come padre Occhetta e di un economista dotato di profondità di pensiero come Fabrizio Barca. Ospitarli, da parte del Pd, si è tradotto in un messaggio: vi ascoltiamo, siamo casa vostra. Ne esce un Pd potenzialmente disposto all’ascolto e a considerare come protagonisti tutti i soggetti “intermedi”. Che naturalmente non sono tutti uguali. Landini non è Barca e via di questo passo.
La “riscoperta” di una identità di sinistra sarà sufficiente a superare la crisi?
Tutti i sondaggi segnalano un Pd in crisi di consensi. Per tante ragioni. La più evidente è la carenza di identità. Che vuole quel partito? Sta al governo per fare cosa? Ecco perché l’opinione pubblica e i media salutano qualsiasi parvenza di recupero di identità è salutata con sorpresa, come se fossimo davanti ad autentica novità. Per ora l’identità di sinistra si è manifestata su un terreno (i diritti degli immigrati) simbolicamente forte ma limitato.
Qual è il vero limite delle giornate bolognesi?
Che rischiano di produrre effetti effimeri, di pura immagine. Del contributo qualitativamente rilevante di Barca non è restata traccia nel discorso finale di Zingaretti. La proposta del segretario di aprire una battaglia su ius soli e ius culturae nelle ore successive è stata retrocessa ad apporto a futura memoria.
Come saranno, ora, i rapporti tra le varie anime del PD?
Il Pd non è mai stato monolitico come in questa fase. Attorno a Zingaretti e alla partecipazione al governo che, per alcuni è obtorto collo e per altri (alcuni ministri) è autotutela. Ma nessuno mette in discussione l’idea del governo con Di Maio. Una dialettica c’è ma è molto sotto traccia: tra governisti (in genere gli ex Dc come Franceschini e Guerini) e anti-governisti (Gentiloni, Orlando) con Zingaretti che media. Dialettica sotto traccia, timida, che per ora non si esprime in modo chiaro, con idee non contrapposte ma almeno diverse.
Veniamo al rapporto PD e 5stelle, dopo Bologna, sarà più conflittuale?
Sì. Perché i Cinque stelle, essendo internamente assai più divisi di quanto non paia, non sono in grado di “tenere” una posizione, quale che essa sia.
Matteo Renzi, sta cercando di dare una identità alla sua creatura. Per ora sembra un percorso in negativo, ovvero contro il PD. È così?
Renzi ha un unico obiettivo: non andare a votare perché sarebbe costretto, nei collegi, a fare le liste assieme al Pd (dove lo detestano) e dovrebbe testare il suo movimento, che non è detto che riesca a superare la soglia del 3 per cento. Per il resto, per darsi un’identità, si distingue in modo sistematico dal Pd e lo fa con proposte sulla legge di Bilancio ben congegnate, tanto è vero che sono quasi tutte accolte. Il mestiere non manca a Renzi che però è letteralmente terrorizzato dalle elezioni anticipate, che sente nell’aria.
Ultima domanda : troverà un’anima il governo?
Un’anima comune si troverà, se mai si troverà, quando un’anima l’avranno i due principali partner di governo. Ma in questo momento, se ne rendono conto i loro stessi elettori, Pd e Cinque stelle paiono due anime in pena.