I difficili scenari della vertenza Arcelormittal. Intervista a Valerio D’Alò

 

Sulla difficilissima vertenza dell’ex ILVA di Taranto e sui suoi complicati scenari, dopo l’annuncio dell’azienda sui 4700 esuberi, abbiamo intervistato il sindacalista Valerio D’Alò, Segretario nazionale Fim Cisl.

foto Ansa

 

D’Alò, ArcelorMittal ha lanciato una autentica bomba sull’ex Ilva di Taranto : il piano della multinazionale prevede 4700 esuberi… Non vi sentite presi in giro? Vi siete fidati troppo?

La bomba lanciata da ArcelorMittal ha delle origini ben delineate. Proviamo a ripercorrere i fatti. Il 6 settembre 2018 l’azienda firma con noi un piano di rilancio e ambientalizzazione del sito. Il successivo 14 settembre viene introdotta una clausola nel contratto di affitto a favore dell’azienda. Quel piano ebbe l’avvallo dell’allora Ministro Di Maio e della maggioranza di governo. In quel piano era presente lo scudo penale, una misura che ricordo era temporanea e limitata all’attuazione dell’AIA e che comunque non ha mai impedito in caso di reali penali alla magistratura di agire. Dopo qualche mese siamo a maggio 2019 nel Decreto Crescita, quella stessa maggioranza lo abolisce, anche con il benestare di Salvini. Ad Agosto Di Maio reintroduce una forma di tutela nel Decreto Imprese “a scadenza” che avrebbe sterilizzato le azioni giudiziarie prima della scadenza del 6 settembre. Norma che poi viene cancellata il 22 ottobre con un emendamento a firma della Lezzi, figlio della nuova maggioranza di Governo PD- Lega.

La rimozione dello scudo, unita alla vicenda di Afo2 di cui il tribunale di Taranto ha intimato lo spegnimento e su cui ancora non è certo l’esito, hanno dato un alibi clamoroso l’azienda. Un capolavoro politico. E così l’azienda dall’essere chiusa all’angolo dalle condizioni del nostro accordo si è ritrovata in una posizione di forza

 

Per qualcuno questa è una Caporetto per il Sindacato. Come risponde?

Quindi per qualcuno tra il sindacato che firma per ZERO esuberi e il Governo che trattando ne lascia sul tavolo 5000 la Caporetto è per il Sindacato? Questa vicenda purtroppo, racconta l’incapacità della politica a gestire la complessità. Partite strategiche per il nostro paese come quello dell’acciaio non si affrontano con questa leggerezza. Stiamo dando agli investitori di tutto il  mondo un segnale devastante: state lontano dall’Italia.

 

Ho l’impressione che ArcelorMittal, sotto sotto, dell’ex Ilva importi ben poco…. Non è così?

Credo il contrario. L’acquisizione è strategica, hanno chiuso altri impianti in Europa per mettere le mani su Taranto. Quella della crisi di mercato è una condizione ciclica che un’ impresa siderurgica conosce e mette in conto.

 

Come sindacato Confederale, avete proclamato uno sciopero per il 10 dicembre. Facciamo l’ipotesi che l’azienda accetti di trattare. Sembra di capire, però, che, per l’azienda, l’accordo dell’anno scorso non conti più nulla. Qual è la vostra proposta?

La trattativa al momento non c’è quando, qualcuno del governo si sarà chiarito le idee discuteremo. Il 10 dicembre ci mobiliteremo perché crediamo che un Paese come l’Italia non possa vivere di sussidi e prepensionamenti. Per noi il negoziato deve ripartire dall’accordo del 6 settembre 2018 .

 

Il governo si è detto deluso dalla decisione di ArcelorMittal… Intanto si dice che entro lunedì il governo il proprio piano industriale…. Come giudica il comportamento e l’azione dell’Esecutivo?  

Vedremo, lunedì, ma mi aspetto poco, e temo che il governo aspetti il pronunciamento del Tribunale prima di fare qualsivoglia proposta. Resta di fondo un comportamento indecifrabile dal punto di vista razionale. Il Governo prima combina questo caos e poi non sa come uscirne.

Deluso? Credo che non si possa giocare in questo modo. L’Attuale presidente del Consiglio è lo stesso che trattava sugli esuberi con ArcelorMittal, nel precedente piano  non altri. Alla fine il vuoto politico su questa vicenda lo stanno riempiendo le Procure e questo non è un bene, né per il Paese né per il lavoro.

 

Ultima domanda: sappiamo quanto sia importante per il nostro paese tenere accesi gli altoforni di Taranto… E la città di Taranto ha pagato, e paga un prezzo insostenibile per l’ex Ilva. Insomma non vede una duplice sfida sia sul fronte della qualità del prodotto e sia su quello dell’ambientalizzazione per salvare la fabbrica?

Certo che la vedo. Sono nato nel quartiere Tamburi e anche in casa mia abbiamo subito i danni di una produzione ottocentesca mista al malaffare degli anni passati Ilva. La sfida trova la sua risposta nell’accordo del 6 settembre 2018 in cui anche i 5S misero mani a piano ambientale e addendum per rendere Ilva eco-compatibile. Noi non facciamo accordi per rinnegarli un minuto dopo a seconda del vento del consenso. Queste posizioni che “aprono la mattina e chiudono la sera” le lasciamo ad altri.

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