A che punto è Francesco? 
Intervista a Mariantonietta Calabrò

(foto Ansa)

 

Ha sorpreso l’opinione pubblica italiana, cattolica soprattutto, la recente nomina ad Arcivescovo di Genova di Padre Marco Tasca, ex padre generale dei frati minori conventuali.  Come si inserisce questa nomina nel più ampio „gioco“ strategico del pontificato di Papa Francesco? Lo abbiamo chiesto, in questa intervista, alla giornalista Mariantonietta Calabrò (vaticanista dell’HuffingtonPost).

 

(foto ofmconv.net)

Mariantonietta, partiamo da una notizia recente: la nomina, per molti aspetti inaspettata, di Frate minore conventuale ad Arcivescovo di Genova. Si tratta di Padre Tasca, già ministro generale dellOrdine. Insomma una nomina in puro stile bergogliano, che spiazza una tradizione consolidata. E lo spiazzamento è grande visto che si tratta di una Diocesi come quella di Genova. Ecosì?

Genova è stata dai tempi del cardinale Siri, la sede episcopale che ha avuto maggiormente a che fare con il potere italiano, un francescano, un minore conventuale, lí è un simbolo oltre che la valorizzazione di una persona. Ma, mi piace sottolinearlo, si tratta di un religioso schivo e lontano dalla ribalta mediatica.

Come sta procedendo il rinnovamento  “bergogliano” nella CEI? Una Conferenza Episcopale che ha mostrato, in alcuni esponenti , una certa resistenza al Papa. Vi sono ancora troppo incrostazioni?

Francamente non mi piace che venga usato l’aggettivo “bergogliano”. E’ un aggettivo proprio delle tifoserie, ed in particolare di quelli che sono ostili al Papa. Nè si può parlare di “incrostazioni” , come fossero sporco da ripulire, è un linguaggio da eresia catara, di qui i “puri”, di là gli sporchi. Si tratta di dinamiche che hanno a che fare con un pensiero assolutista, direi “leninista”, di cui ha fatto le spese prima Benedetto XVI e poi ( a partire dall’attacco dell’ex Nunzio Viganò nell’estate del 2018) anche Francesco. Vorrei ricordare che monsignor Viganò era “sponsorizzato” da autoproclamati fans di Bergoglio a diventare nel 2013, Segretario di Stato .Come si dice, c’è sempre uno più puro che ti epura. Se c’è una cosa che dovrebbe insegnare a tutti l’esperienza drammatica dell’epidemia che stiamo vivendo è l’umiltà davanti alla nostra fragilità. Del resto la prima riforma, ha sempre detto Francesco, è quella del cuore. E la pandemia è un fuoco che brucia tutto ciò che non è essenziale.

Parliamo sempre della Chiesa che è in Italia. Tra qualche giorno, stando al protocollo firmato con il governo, potranno riprendere, con la dovuta cautela, le celebrazioni eucaristiche. Certamente per alcuni assistere alla messa in streaming è stato un trauma (?). Per altri, però, è stata una opportunità per sperimentare  forme nuove di evangelizzazione. Insomma non tutto è  stato un male.  Ecosì?

Certamente è stata la possibilità di ascoltare la parola di Dio e quella dei pastori in un momento drammatico. Da questo punto di vista il gesto di Francesco del 27 marzo rimarrà nella storia come il gesto più potente. Il gesto del Pescatore ( non si chiama anello del Pescatore, l’anello della dignità papale che viene distrutto alla sua morte?) che assume su di sè le paure scatenate dalla tempesta , le fa proprie e le assume nella fede “rocciosa” di Pietro, come ha detto. Ma come ha detto lo stesso Francesco, che per questo sospenderà la messa in streaming da Santa Marta, la fede vive in una comunità che si raccoglie “fisicamente” per la Messa. Non mi sembra un caso che la prima messa con il popolo il cardinale Bassetti, presidente della CEI , la celebrerà per il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, il papa polacco, il papa del popolo polacco, non dell’opinione pubblica o del people nell’accezione inglese della parola.

Torniamo a Papa  Francesco. In questo momento di pandemia la sua persona è stata fatta oggetto di brutali critiche. Le inchieste di Report delle scorse settimane ci ha informati delle strategie comunicative infamanti contro Francesco messe in atto dai suoi nemici. Accuse allucinanti. Non sono mancate nemmeno le accuse deliranti del solito Socci (che successivamente ha chiesto scusa dimettendosi dallincarico di Direttore della Scuola di Giornalismo di Perugia). Ti chiedo: quanto è forte il fronte conservatore allintero della Chiesa?

Ripeto non lo chiamerei fronte conservatore, lo chiamerei fronte antipapale, tout court. Ricordo cosa dichiarò l’allora cardinale di Bologna, cardine Caffarra, uno dei cardinali dei Dubia, ma, secondo me, in totale buona fede: “preferirei che si dicesse che il cardinale abbia un’amante piuttosto che sia contro il Papa.”

L’opposizione antipapale è fatta di molto narcisismo intellettuale e di molta manipolazione propagandistica che viene dal di fuori della Chiesa, che ha a che fare con il Trono ( nazionale, almeno con la Lega al governo, e internazionale), esattamente come avvenne, a parti inverse, con Benedetto XVI.

SullAmazzonia Francesco ha fatto una frenata nel cammino riformatore. Pensi che ci saranno altre frenate? Oppure, invece, il cammino continuerà nel solco della Riforma?

La narrativa della frenata è speculare alla narrativa del progresso. E’ uno schema.

Sempre per parlare di critici del Papa, ha fatto discutere lattacco,  con un editoriale  di qualche giorno fa sul Corriere della    Sera, di Galli della Loggia.  In quelleditoriale il professore Galli della Loggia accusava il Papa di essere ideologico”…

C’è sempre chi sa fare il Papa meglio del Papa e gente per cui il Papa migliore è sempre quello morto (davvero o metaforicamente).

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