Lettera di sostegno al Papa Francesco. Un documento del II Congresso Continentale di Teologia

Questo testo nasce dentro il II Congresso Continentale di Teologia: “Iglesia que camina con Espíritu y desde los pobres” che si è tenuto pochi giorni fa, dal 26 al 30 di ottobre, nella città di Belo Horizonte, Brasile. Erano presenti, all’incontro, circa 300 partecipanti (teologi, operatori della pastorale, laici) da tutta l’America Latina e da altri paesi dell’ Europa, del Canada e dagli Stati Uniti.

da http://www.amerindiaenlared.org/

Carissimo Papa Francesco,

Siamo molti in America Latina, in Brasile, nei Caraibi e da altre parti del mondo che seguiamo preoccupati la stretta opposizione e gli attacchi che ti fanno minoranze conservatrici potenti dentro e fuori della Chiesa. Assistiamo perplessi a qualcosa di inusitato negli ultimi secoli: la ribellione di alcuni cardinali conservatori contro il tuo modo di condurre il Sinodo e, soprattutto, la Chiesa Universale.

La lettera strettamente personale, a te diretta, è trapelata alla stampa, come era già successo con la tua enciclica «Laudato Si’», violando i principi dell’etica del giornalismo.

Tali gruppi conservatori pretendono un ritorno al modello di Chiesa del passato, concepita come una fortezza chiusa piuttosto che come “un ospedale da campo con porte aperte ad accogliere qualsiasi persona che bussi”; Chiesa che dovrà “cercare e accompagnare l’umanità di oggi non a porte chiuse il che tradirebbe se stessa e la sua missione e, invece di essere un ponte, diventerebbe una barriera”. Queste sono state le tue parole coraggiose.

Gli atteggiamenti pastorali del tipo di Chiesa proposto nei tuoi discorsi e nei tuoi gesti simbolici si caratterizzano per l’amore caloroso, per l’incontro vivo tra persone e il Cristo presente tra noi, per la misericordia senza limiti, per la “rivoluzione della tenerezza” e per la conversione pastorale. Questa implica che il pastore abbia “l’odore delle pecore” perché convive con loro e l’accompagna lungo tutto il percorso.

Ci dispiace che tali gruppi conservatori sappiano al massimo dire no. (…)
Vorremmo ricordare a questi fratelli le cose più ovvie del messaggio di Gesù. Lui non è venuto a dire no. Al contrario Lui è venuto a dire sì. San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi ci ricorda che “Il Figlio di Dio è stato sempre sì…perché tutte le promesse di Dio sono sì in Gesù” (2 Cor. 1,20).

Nel Vangelo di San Giovanni lui afferma esplicitamente: “Se qualcuno viene a me io non lo mando via” (Gv. 6,37). Poteva essere una prostituta, un lebbroso, un teologo pavido come Nicodemo: accoglieva tutti con amore e misericordia.

La caratteristica fondamentale del Dio di Gesù, “Abba”, è la sua misericordia illimitata (Lc. 6,36) e l’amore preferenziale per poveri, malati e peccatori (Lc.5,32; 6,21). Più che fondare una nuova religione con fedeli devoti, Gesù è venuto a insegnarci a vivere e a realizzare il messaggio centrale del Regno di Dio, cui beni sono: amore, compassione, perdono, solidarietà, fame e sete di giustizia e l’allegria di sentirsi tutti figli e figlie amati da Dio.

I tentativi di delegittimare la tua maniera di essere Vescovo di Roma e Papa della Chiesa universale dirigendo la Chiesa più con la carità che con il Diritto Canonico, più con la collegialità e la cooperazione che con l’uso solitario del potere sacro non approderanno a nulla, perché niente resiste alla bontà e alla tenerezza delle quali ci dai uno splendido esempio. Dalla storia abbiamo imparato che dove prevale il potere, sparisce l’amore e si estingue la misericordia, valori centrali della tua predicazione e della predicazione di Gesù.

In questo contesto, di fronte alla nuova fase planetaria della storia e alle minacce che pesano sopra il sistema-vita e il sistema-Terra coraggiosamente additate nella tua Enciclica «Laudato Si’» sulla “Cura della Casa Comune” vogliamo serrare le file intorno a te e mostrare il nostro intero appoggio alla tua persona, al tuo ministero, alla tua visione pastorale e aperta di Chiesa e alla forma carismatica con la quale tu ci fai sperimentare nuovamente la Chiesa come un focolare spirituale. E sono tanti di altre chiese e religioni e del mondo secolare che ti appoggiano e ti ammirano per il Tuo modo di parlare e agire.

Non è senza significato che le grandi maggioranze dei cattolici vivano nelle Americhe, in Africa e in Asia, dove si constata una grande vitalità e creatività, il dialogo con differenti culture, che mostrano vari volti della stessa Chiesa di Cristo.
La Chiesa cattolica è oggi una chiesa del Terzo Mondo, dato che soltanto il 25 % dei cattolici vive in Europa. Il futuro della Chiesa si gioca in queste regioni dove soffia fortemente lo Spirito.

La Chiesa Cattolica non può rimanere ostaggio della cultura occidentale, che è una cultura regionale per quanto grandi siano i meriti che ha accumulato. C’è bisogno che si disoccidentalizza e si apra al processo di mondializzazione che favorisce l’incontro delle culture e dei cammini spirituali.

Caro Papa Francesco: tu partecipi un po’ al destino del Maestro e degli Apostoli, anche loro incompresi, calunniati e perseguitati.

Ma stiamo tranquilli perché sappiamo che tu accetti tali tribolazioni nello spirito delle Beatitudini. Tu le sopporti con umiltà. Tu chiedi perdono per i peccati della Chiesa e continui sulle orme del Nazareno.

Vogliamo stare con te, appoggiarti nella tua visione evangelica e liberatrice di Chiesa, darti coraggio e forza interiore perché prendiamo coscienza, nelle parole e nei gesti, della Tradizione di Gesù fatta di amore, di misericordia, di compassione, di intimità con Dio e di solidarietà verso l’umanità sofferente.

Infine, caro Papa Francesco, continua a mostrare a tutti che il Vangelo è una proposta buona per tutta l’umanità, che il messaggio cristiano è una forza ispiratrice per la “la cura della Casa Comune” e generatrice di una piccola anticipazione di una Terra riconciliata con se stessa, con tutti gli esseri umani, con la natura e soprattutto con il Padre che ha mostrato avere caratteristiche di Madre di infinita bontà e tenerezza. Alla fine, possiamo dire insieme: “Tutto è molto buono” (Gn 1,31).

Il sostegno può essere inviato a <valecarusi@gmail.com> dell’ Ambasciata argentina presso la Santa Sede.

Dal sito

Lo Ior, tra Riforma e Corvi. Intervista a Francesco Peloso

copertina-libro-page-001-206x300Sono giorni difficili per il Vaticano. La nuova Vatileaks ha avuto clamorosi sviluppi, come si sa, con l’arresto dei due corvi: il Monsignor spagnolo, Vallejo Balda, e la giovane “pierre” Francesca Immacolata Chaouqui. Ritenuti responsabili, dalle autorità della Santa Sede, di diffusione di documenti riservati che rigurdano le finanze del Vaticano. Documenti che sono alla base di due libri inchiesta che usciranno questa settimana: “Via Crucis” di Maurizio Nuzzi  e “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi. Le indagini sono partite, anche, da un fatto di cronaca di cui si è avuta notizia la scorsa settimana. Ovvero della violazione del computer del “Revisore generale della Santa Sede”, Libero Milone. Milone è stato da nominato dal Papa in questo nuovo ufficio frutto della Riforma, nel segno della trasparenza, delle Finanze Vaticane. Insomma l’ennesimo episodio, dopo quelli che sono avvenuti durante il Sinodo, per mettere in difficoltà Papa Francesco. Quali saranno gli sviluppi della Riforma di Papa Francesco dopo questi avvenimenti? Ne parliamo con Francesco Peloso, giornalista d’inchiesta, collaboratore del sito, del quotidiano La Stampa, “Vatican Insider” e autore del libro, uscito per la casa editrice Marsilio, “La Banca del Papa. Le Finanze vaticane fra scandali e riforme”

 

Peloso, quello che è successo ieri è la conferma di quanto sia dura la resistenza di settori della Curia al cambiamento di Francesco. Insomma c’è ancora troppo marcio in Vaticano? 

Gli ultimi avvenimenti dimostrano in effetti che tipo di ostacoli si trova a dover affrontare il papa e con lui il gruppo di cardinali e prelati che lo coadiuvano in quest’opera di riforma. Perché il fatto nuovo e forse meno visibile che sta emergendo, è anche una certa reattività – finalmente – di fronte ad elementi scandalistici di vario genere il cui fine ultimo, in definitiva, è la destabilizzazione dell’istituzione, la sua presa in ostaggio, per così dire, da parte di poteri esterni e interni al Vaticano che si sentono spodestati, messi nell’angolo. Da qui un crescendo di attacchi laterali a suon di documenti trafugati, di malattie inventate e via dicendo. E’ la reazione di apparati che non vogliono cambiare, che sentono venir meno i propri privilegi, i rapporti di potere su cui potevano contare.  

Il tuo libro ripercorre le tappe (tra il 2009 e il 2015), a volte drammatiche, che hanno portato la Santa Sede, con Papa Francesco, ad intraprendere il cammino verso la trasparenza. Un arco di tempo breve, ma intenso, segnato come si sa dalle dimissioni di Papa Ratzinger. Quanto hanno pesato gli scandali finanziari, oltre ad altri scandali, nella decisione di lasciare il “Ministero Petrino”?

Ha pesato in generale la difficoltà di garantire una ‘governance’ adeguata alla Chiesa universale. Benedetto XVI ha lasciato il papato per una serie di concause, fra queste anche il mancato completamento della riforma delle finanze della Santa Sede che pure aveva avviato.  Una mancata riforma che certamente aveva un costo economico e soprattutto politico, di perdita di potere, per la Chiesa La rinuncia di Ratzinger è stata quindi certamente libera, come lui stesso ha detto, e in buona sostanza ha significato la presa d’atto dell’impossibilità di cambiare le cose senza mettere in discussione tutto l’establishment e tutto ‘l’edificio’ piramidale sul quale si reggeva il Vaticano. Ora è evidente che la riforma delle finanze non è solo un atto formale, un adeguamento ai tempi, ma costituisce in sé un elemento di rottura straordinario di equilibri interni. In questo senso gli scandali sono stati il sintomo visibile di una malattia profonda, di un legame ormai inestricabile e non del tutto confessabile con i poteri politici economici, non sempre trasparenti, italiani in particolare ma non solo, che alla fine, anche a causa di faide interne, avevano fatto crollare la credibilità della Chiesa universale. Per questo Benedetto XVI, che pure è stato un papa conservatore, che si era circondato di collaboratori non all’altezza, ma certamente è stato pure un pontefice colto, una personalità complessa, alla fine ha compiuto con le dimissioni – con un’ammissione di debolezza dunque, che porta con sé un elemento di umanità, di smascheramento del potere – un fortissimo atto politico, un atto traumatico di riforma tale da aprire le porte alla novità successiva. 

Tra i protagonisti della passata gestione, non certo in positivo, c’è quello dell’ex Segretario di Stato Tarcisio Bertone.  E’ così? Perché Benedetto si è ostinato a difenderlo?

Credo che certi legami vadano oltre il dato puramente politico; Bertone è stato il vice di Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede e certamente ha aiutato il futuro papa a gestire situazioni spesso delicate, difficili. Ha difeso sempre l’operato prima del cardinal Ratzinger e poi di Benedetto XVI, c’era un forte legame personale tra i due; certo va detto che il papa non ascoltò i consigli di cardinali di cui pure si fidava che lo invitavano a sostituire il suo Segretario di Stato giudicandolo inadeguato.

Veniamo alle Riforme di questi anni. Cosa hanno riguardato e quali sono stati, oltre al Papa, i protagonisti del nuovo corso?  Quali “poteri forti” sono stati coinvolti? 

Il discorso sulle riforme sarebbe lungo e per altro non siamo di fronte a un percorso concluso. Direi che tutta la sfera della finanza vaticana abituata a vivere nell’ombra ha conosciuto in pochi anni un processo di avvicinamento a criteri di trasparenza – certificati da organismi internazionali – che da solo costituisce un cambio d’epoca, una trasformazione dell’istituzione. La fine della corte pontificia non sarebbe tale senza tale aspetto, coincide con la fine della ‘segretezza’, e quindi degli apparati che la garantivano e ne facevano un mito; è questo il dato culturale prima ancora che istituzionale su cui riflettere. Dopo di che il cammino è tutt’altro che compiuto, ci sono non solo resistenze ma interi capitoli che devono essere ancora affrontati, si pensi per esempio al patrimonio immobiliare o alle diramazioni ecclesiali in campo sanitario. 

Qual è stato il ruolo delle autorità italiane?

Direi molto ambivalente. C’è stata moltissima connivenza per molto tempo;  come è stato detto la guerra fredda, il nemico ad oriente, giustificava un po’ tutto, anche le irregolarità, i rapporti obiettivamente opachi con politici, alti funzionari e faccendieri – sono le cronache dei decenni alle nostre spalle; sono stati gli anni in cui per esempio lo ior poteva essere utilizzato come ‘lavanderia’, deposito riservato di capitali, paradiso fiscale. Poi nel corso degli ultimi sei-sette anni, qualcosa è cambiato, la Banca d’Italia ha posto per così dire ‘sotto assedio’ le istituzioni finanziarie vaticane e lo ha fatto in accordo con l’Unione Europa, ha applicato per la prima volta la normativa antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento al terrorismo anche alla ‘banca del papa’. I tempi erano cambiati, le esigenze di trasparenza diventavano prioritarie, la lotta al riciclaggio coincideva con quella al grande crimine organizzato, al terrorismo, o agli Stati che offrivano protezione a questi fenomeni. 

C’è da focalizzare un punto sul nuovo corso. Ovvero riguarda il rapporto tra il Cardinale Pell e il Cardinale Marx. Come si sa sono due prelati di altissimo rango che sono su posizioni diverse su molte cose. Eppure il Papa li ha messi in campo sul fronte economico. Perché? 

Perché l’elezione di Bergoglio nasce da un ampio fronte antiromano’, in un certo modo ‘antitaliano’ che ha visto convergere riformatori e conservatori verso un unico obiettivo: smantellare il sistema di potere costruito sul rapporto fra Curia vaticana e potere politico-economico italiano; in fondo concetti come quello di ‘finanza bianca’ appartengono a un’altra epoca, alle stagioni della democrazia cristiana, ai banchieri più o meno virtuosi legati al mondo cattolico e ai suoi valori. Una realtà che si è frammentata, dissolta, mischiata con le altre – almeno in molti casi – mentre il patto trono-altare (Vaticano-politica) in Italia diventava sempre più evidente e direi sempre più scadente, con venature integraliste intransigenti, nel frattempo si susseguivano gli scandali, da qui una reazione trasversale anche dentro la Chiesa.  

Come sta procedendo la Riforma dello Ior?

La riforma dello Ior nei suoi fondamentali – dall’allontanamento della clientela sospetta, alla pubblicazione dei bilanci, alle denunce interne di irregolarità – sia più o meno compiuta. Resta da vedere cosa farà in futuro lo Ior, se investirà cioè le sue risorse finanziarie sui mercati internazionali o sarà soltanto un istituto finanziario finalizzato a ‘conservare’ il risparmio di enti e congregazioni religiose senza farlo fruttare finanziariamente (diciamo senza guadagnarci). E’ una scelta di tipo etico, di indirizzo, sulla quale in Vaticano è in corso una discussione non semplice.  Si tenga conto che, una volta levata di mezzo la segretezza e le operazione illecite che questa permetteva, lo Ior come tale, con i suoi 6miliardi di patrimonio, è una banca di dimensioni medio-piccole.

Come si sa questo Papa non è molto amato nei grandi circoli del capitalismo americano. E’ cambiato qualcosa dopo la visita negli Usa?

Questo papa viene dall’America Latina e porta con sé una fortissima carica critica, profeticamente ispirata dal Vangelo, verso la finanza internazionale, giudicata uno strumento non al servizio del bene comune e dei poveri ma di pochi ‘eletti’. Il Papa invece ha messo al centro ‘gli scartati’, le periferie. Certo che i circoli ultraliberisti non lo amano, ma la cultura liberale più aperta e democratica, quella che vuole ripensare il welfare senza privatizzarlo, che crede al libero mercato ma anche ai diritti sociali, al lavoro e non solo alle borse, penso invece si stia confrontando con Francesco. 

Ultima domanda. Il rapporto tra la Chiesa e il denaro (Mammona per il Vangelo), durante i secoli, ha conosciuto diverse fasi e, come si è visto nella storia passata dello Ior, non tutte trasparenti. Riuscirà Papa Francesco con la sua radicalità evangelica a rendere più trasparente e più libero questo rapporto?

Difficile dirlo, l’equilibrio sarà sempre incerto: le opere, anche quelle di carità, di solidarietà, di aiuto ai diseredati o di sostegno alle comunità in campo educativo, formativo, hanno bisogno di essere finanziate. Dunque il denaro non è il demonio di per sé, è uno strumento a disposizione degli uomini e delle donne di questo tempo e di quello futuro. Senza moralismi è giusto considerare che tutto, al solito, dipende dalle scelte delle persone, dalla presa di coscienza di ciascuno di noi, un discorso che vale nello stesso modo per cardinali, vescovi o economi di diocesi, come per ogni cittadino. Le regole, le leggi, aiutano, ma senza una volontà positiva nata dal contesto culturale, religioso, sociale nel quale si vive, diventano inutili o possono rivelarsi insufficienti.

 

 

 

 

 

 

 

“È una Chiesa che si interessa sempre di più delle persone” – Intervista a Mons. Jean-Paul Vesco

Oggi, in Vaticano, ultima giornata del Sinodo. Nel pomeriggio inizieranno le votazioni sulla relazione finale. Non si escludono sorprese. Per un primo bilancio abbiamo intervistato, durante una pausa dei lavori, Monsignor Jean-Paul Vesco, domenicano francese e Vescovo di Orano in Algeria.

Jean Paul Vesco

Qual è il tuo bilancio del Sinodo?

Che cosa posso dire del Sinodo, prima di tutto è stata una bella esperienza umana, una maniera importante di vedere il cuore della Chiesa, anche la sua organizzazione, di vedere le persone, per cui è una cosa molto positiva. Poi ci sono stati dei momenti difficili e dei momenti più felici. Il momento felice è quando si ha l’impressione di capirsi, di parlarsi, anche quando ci sono delle differenze, mentre il momento difficile è quando ci si sente troppo diversi da questo o da quello.

Com’è stata l’ “atmosfera” del Sinodo?

Per me l’atmosfera del sinodo è stata buona dall’inizio alla fine: c’è stato un dialogo franco senza confronti molti forti. C’è stata comunque una vera fraternità, nonostante vi fossero alcune divergenze dottrinali ma anche “ideologiche”.

Pensi che la Chiesa abbia superato definitivamente il pregiudizio sull’omosessualità?

A proposito dell’omosessualità la bozza della relazione finale che ci è stata presentata evoca, press’a poco negli stessi termini della relazione finale dell’anno scorso, il rispetto, l’accompagnamento che dobbiamo avere per le famiglie in cui vi sono delle persone dalla sensibilità omosessuale, e il rispetto per queste persone. Ma questo basterà? Penso che sia importante avere questa parola di rispetto, che non tutte le

religioni, e credo che sia positiva un’apertura in questo senso.

Dalla tua esperienza di “confine” (l’Algeria terra d’Islam) cosa hai donato al Sinodo e cosa porterai alla “tua” Algeria?

Apporto la comprensione dell’altro differente, questa differenza è una ricchezza non solo a livello interreligioso anche per quanto riguarda l’accoglienza sacramentale del divorziato risposato, e anche questo aspetto deriva dal non aver paura dell’altro. Che cosa riferirò del sinodo in Algeria non lo so ancora esattamente, ma sicuramente veicolerò un’immagine decisamente positiva e l’arricchimento che mi è derivato.

Pensi che dal Sinodo nascerà una nuova teologia pastorale sulla famiglia?

Penso che dopo questo sinodo sia importante che le persone ripensino la nostra teologia della famiglia perché ci sono dei punti sui quali credo che si possa progredire dottrinalmente e che oggi ci sia un vero lavoro di teologia pastorale da svolgere.

Alla fine, che immagine di Chiesa esce dal Sinodo?

È quella di una Chiesa che si interessa sempre di più delle persone e che è fatta sempre di più di persone e mi auguro che il rapporto tra la Chiesa e il mondo continui sempre a cambiare e diventi un rapporto sempre più di vicinanza.

“Ecco tutti i nemici di Papa Francesco”. Intervista a Nello Scavo

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“Bergoglio lo sa. Alcune volte ne ha parlato in privato. Altre volte lo ha lasciato intendere in pubblico.  Dentro e fuori la Chiesa ci sono ostacoli, resistenze, lotte. I serpenti si annidano negli ambienti curiali come nei centri di potere internazionali”.  In questo libro-inchiesta ( i nemici di Francesco, pagg. 312  euro 19,00. Edizioni Piemme) , appena uscito in libreria,  il giornalista di Avvenire, Nello Scavo, ci fa conoscere dove sono e chi sono  i nemici di Papa Francesco. Ne parliamo, in questa in intervista, con l’autore.

Il suo  è un libro forte. Passa in rassegna tutti gli oppositori di Papa Francesco, e, francamente, non c’è da stare allegri. Anzi il libro afferma nel “prologo” che Francesco “rischia la vita”. Perché? Quanto rischia Papa Francesco?

Ogni pontefice ha rischiato la vita. Paolo VI fu accoltellato nelle Filippine, Giovanni Paolo II fu ferito in Piazza San Pietro, Benedetto XVI in almeno un paio di occasioni ha rischiato di essere aggredito da una donna sottoposta a cure psichiatriche. Adesso ci sono anche l’Isis e altre sigle del fondamentalismo. In ogni caso credo che, come sostengo e cerco di dimostrare nel libro, siano più forti le aggressioni ideologiche o le azioni di disturbo all’apostolato di Bergoglio. E proprio mentre si guarda alle ostilità interne alla chiesa, credo invece sia necessario non trascurare la frontiera esterna, quella di gruppi di interesse e agglomerati di potere che si sentono smascherati dalla parole di Bergoglio.

Lei, nel libro, fa un lungo elenco di oppositori e nemici di Francesco: “Potentati finanziari, multinazionali, mafie, terroristi islamici, trafficanti di armi, prelati arruffoni”. E, in questi giorni lo si è visto durante il Sinodo,  Francesco ha nemici anche all’interno delle mure vaticane…. 

Credo che si stia assistendo a due sinodi. Quello reale e quello dei giornali. Non voglio iscrivermi al partito dei complottisti né di quanti raccontano i lavori dei sinodali come fosse un derby di provincia. Ci sono naturalmente espressioni di dissenso, ma questo di per sé non è un’offesa. Il problema, semmai, sono i tentativi di disturbare i lavori con notizie fuorvianti o con il tentativo, da parte di alcuni ambienti intellettuali e giornalistici, di strumentalizzare anche chi, in buona coscienza, esprime opinioni differenti da quelle del Papa.

Non mancano neppure i Servizi Segreti. Che “compiti” hanno?

Gli 007 monitorano ovunque l’operato della Chiesa. E Bergoglio non ha fatto eccezione. Sin dagli anni argentini la Cia regolarmente trasmetteva dispacci sulle mosse dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, arrivando a preconizzarne l’elezione già nel conclave del 2005. Dalla lettura di quei report, e da altri redatti da una potente agenzia di intelligence privata chiamata Stratfor, si intuisce la preoccupazione per una figura, come quella di Francesco, che può mettere in discussione i rapporti di forza nelle relazioni internazionali. Ma il papa, come ha dimostrato il capolavoro diplomatico di Cuba, ha dimostrato che il suo intento non è quello di dividere, ma semmai quello di costruire ponti e nuove alleanze improntate alla cooperazione tra i popoli.

Quali sono negli Usa i nemici del Papa?

Le ali estreme del partito repubblicano e gli ultraconservatori del Tea Party non risparmiano critiche a Francesco, soprattutto sul piano della critica economica e delle denunce per la difesa della terra. Un papa che dice che “questa economia uccide” e che insiste nel richiamare ciascuno alla salvaguardia del creato, risulta naturalmente scomodo a chi grazie proprio a questo sistema economico ha costruito ricchezze e spazi di potere, anche a costo di aumentare il numero dei poveri e depredare il pianeta.

E tra le Multinazionali e i potentati finanziari?

Il primo colpo lo ha battuto nel 2013 un economista di JP Morgan, poi sono arrivati giornali economici e gruppi di pressione i quali, come scrivo nel libro, si sono dati come scopo quello di screditare Francesco per difendere i propri interessi.

Con il “Giubileo della Misericordia” Bergoglio può diventare, come diceva prima, un obiettivo per gruppi terroristici come l’Isis. C’è paura?

Non credo che ci sia paura. Il Giubileo, come anche nel 2000, è una vetrina per gesti dal forte impatto mediatico, ma il livello di sicurezza di cui godono il papa e i fedeli hanno dimostrato di funzionare senza sbavature.

Ultima domanda: Cosa temono di Bergoglio i suoi nemici?

Il Papa ripete che il diavolo entra spesso attraverso il portafoglio. Potere e denaro sono certamente le “ricchezze” che “I nemici di Francesco” non vogliono perdere.

Un Sinodo Turbolento. Intervista a Valerio Gigante

Il Sinodo è nella seconda settimana di lavori. E’ una settimana molto importante per capire quale direzione prenderà l’assemblea dei vescovi. Su questo abbiamo intervistato Valerio Gigante, redattore dell’agenzia ADISTA e collaboratore della rivista Micromega. E’ un primo contributo sul Sinodo, altri ne seguiranno nei prossimi giorni.

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Siamo nella Seconda Settimana, molto decisiva, del Sinodo.

Ci sono stati episodi clamorosi, vedi la “Lettera”  dei cardinali rigoristi (con le successive smentite di alcuni di loro) che mettevano in discussione la “metodologia”sinodale , Hanno accusato  Bergoglio di manipolare il Sinodo. Una accusa grave e senza fondamento. Pensi che sia un boomerang per loro? Una accusa grave e senza fondamento. Pensi che sia un boomerang per loro?

A me pare che gli estensori della lettera, attraverso una sua pubblicizzazione presso l’opinione pubblica, abbiano voluto dare grande risonanza a contenuti che altrimenti non avrebbero avuto che l’attenzione del papa e di qualche esponente di Curia. È avvenuto con i libri, le interviste, le dichiarazioni dei mesi precedenti. La lettera ha solo ribadito, amplificandole a dismisura, tesi di cui eravamo a conoscenza. Dando semmai un quadro ancora più lacerato del Sinodo, funzionale forse, alla fine dell’assise, a giustificare presso l’opinione pubblica l’immobilismo che seguirà a due anni di dibattito, nelle aule sinodali come sulla carta stampata. Dopo di che, una voltapubblicata la lettera, qualcuno dei presunti firmatari si è sfilato, forse perché non sapeva che la lettera sarebbe stata data alla stampa; qualcuno ha invece confermato; altri hanno sostenuto di aver firmato ma che i contenuti erano diversi da quellipubblicati. Tutto prevedibile, tutto parte dei meccanismi che seguono ogni rivelazionedi documenti riservati.

Un altro episodio clamoroso è quello di Monsignor Charamsa. Per Leonardo Boff questo episodio è “una trappola montata dagli ambienti di destra che sioppongono al Papa”….Sarò un “complottista” ma la penso come Boff. Qual è il tuo pensiero?

Tutto è possibile, ma in assenza di elementi certi bisogna considerare i dati di realtà.Mi pare si possa consentire sul fatto che il papa sia nettamente e fermamente contrario ad ogni forma di riconoscimento dei gay. Lo ha dimostrato da arcivescovo di Buenos Aires, lo ha confermato come papa. Che poi abbia detto “chi sono io per giudicare i gay” riguarda la solita distinzione che il papa fa tra la dottrina e la misericordia e la considerazione che si può avere per il caso che riguarda il singolo omosessuale, non l’omosessualità. Voglio solo ricordare i suoi ripetuti accenni alla questione della cosiddetta “lobby gay” al’interno della Chiesa, ma soprattutto il caso dell’ambasciatore francese presso la Santa Sede. La Francia aveva indicato un diplomatico di lungo corso, Laurent Stefanini; il Vaticano ha opposto prima un imbarazzante silenzio, poi un rifiuto ad accreditare Stefanini. Un fatto grave, dovuto alla omosessualità di Stefanini, che però è cattolico, non ha mai partecipato ad iniziative per il riconoscimento dei diritti civili dei gay, ha sempre dichiarato di vivere incastità secondo i dettami della Chiesa. Oggi la Francia sembra orientata a non indicare al Vaticano altri nomi al posto di Stefanini. Il caso diplomatico è piuttosto serio. In un contesto del genere in che modo l’outing di mons. Charamsa metterebbe in difficoltà Bergoglio? I casi sono due: o il prete polacco ha deciso di rivelare il proprio orientamento sessuale ora che i media e l’attenzione dell’opinione pubblica è più alta e l’effetto delle sue dichiarazioni più dirompente. Un fatto del tutto legittimo, anche solo se il prelato avesse desiderato maggiore copertura mediatica alla sua rivelazione. Se poi in una seconda ipotesi l’intento era scoperchiare in modo ancora più clamoroso una questione come quella dell’omosessualità tra il clero che c’è, nonostante si voglia fare di tutto per nasconderla, la strategia è ancora più meritoria. Anche sul dibattito sinodale non mi pare che il fatto possa compromettere eventuali aperture, che certo non riguarderebbero i preti gay; semmai, nelle ipotesi più ottimistiche (e irrealistiche) una maggiore comprensione del rapporto tra fede ed omosessualità.

 

I circoli conservatori usano anche l’artiglieria mediatica per contrastare la lineadella “misericordia” di Bergoglio.  Infatti Sandro Magister, vaticanista dell’Espresso, una delle armi di questi circoli.  E’ così?

Magister è da diversi anni un giornalista assai vicino al cardinal Ruini ed al suo entourage, questo non è un mistero. Che si faccia portavoce di istanze che provengano da quel “think tank” è possibile, come anche è possibile che le rivelazioni fatte da Magister sull’enciclica papale e sulla lettera dei prelati che denunciavano presunte manovre sinodali provengano da quegli ambienti. In ogni caso se l’obiettivo della pubblicazione dell’enciclica era quello di depotenziarne gli effetti non mi pare sia riuscito. Anzi, le polemiche seguite all’anticipazione del documento non hanno fatto che amplificare la portata dell’enciclica. In merito alla recente rivelazione della lettera dei cardinali al papa non mi pare affatto che l’obiettivo sia il pontefice, semmai – come dicevo prima – il Sinodo.

Perché fa paura, secondo te, la linea della Misericordia?

Secondo me non fa nessuna paura. Il papa non piace ad alcuni, limitati, settori ultraconservatori. Ma questo è avvenuto molte volte nel passato. Per il resto questo pontefice usa la parola-chiave “misericordia” nel senso di ascolto e sollecitudine, anche pastorale, nei confronti delle vicende e delle storie individuali, ma sempre e soltanto all’interno di una cornice dottrinaria che però deve restare sostanzialmente inalterata. Insomma, disponibilità a sospendere il giudizio sul caso individuale, sulla vicenda che riguarda l’esistenza del singolo credente, ma rigidità rispetto ad ogni reale cambiamento della norma generale o della prassi ecclesiastica, o dei documenti magisteri ali, o degli equilibri fondamentali che governano la Chiesa e i suoi rapporti di potere. Nulla quindi c’è da attendersi né dal Sinodo né tantomeno dal papa su ruolo delle donne nella Chiesa, celibato ecclesiastico, gay, coppie di fatto, divorziati risposati, morale sessuale. Nulla di nulla. Per questo l’opposizione nei suoi confronti è più immaginaria che reale, ma il papa stesso ed i suoi collaboratori non fanno nulla per smentire quello che ormai è diventata una percezione radicata nell’opinione pubblica: il papa buono circondato da una Curia e da cardinali cattivi che non vedono l’ora di toglierlo di mezzo o di neutralizzarne la forza rivoluzionaria… In fondo la vera grande qualità di questo papa è di “bucare” come nessun altro – nemmeno Wojtyla – aveva fatto prima di lui, di rappresentarsi (e farsi rappresentare) in un modo diverso daquello che la realtà fattuale invece evidenzia.

Parliamo del Sinodo.  Quale sarà l’esito?

Nessuno. Si tratta del secondo Sinodo organizzato per affrontare gli stessi temi. I risultati del primo sono stati sconfortanti. Non si capisce per quali ragioni quello che si sta celebrando dovrebbe dare risultati diversi. L’episcopato è teologicamente, culturalmente e pastoralmente arretrato, nella maggior parte dei suoi membri incapace di cogliere le sfide che pone la modernità. Anche nel caso del Sinodo, il papa è stato abilissimo: convoca i vescovi, li fa discutere fino allo sfinimento, litigare a colpi di lettere, libri, dichiarazioni ed interviste sui giornali, per poi poter dimostrare davanti all’opinione pubblica mondiale che di fronte alle lacerazioni prodotte nel corpo della Chiesa lui non è in grado di attuare quelle scelte riformatrici che invece desidererebbe intraprendere. È la rappresentazione di cui parlavo prima: il papa buono e rivoluzionario, i vescovi ed i cardinali cattivi e sordi ai segni dei tempi. La realtà, papale papale, a mio avviso è questa. Se veramente il papa avesse voluto che alcuni aspetti della dottrina fossero modificati lo avrebbe semplicemente fatto. Per una questione assai più dirompente, quella della contraccezione, papa Paolo VI prima avocò a sé la questione sottraendola al dibattito conciliare; poi nominò una commissione teologica ad hoc; infine, dopo che gli orientamenti espressi dalla commissione non lo convincevano, intervenne con una enciclica, l’Humanae vitae, le cui conseguenze ancora si ripercuotono nella vita di tanti credenti. Ma vi pare che su una questione come la concessione, in determinate situazioni e dopo un attento percorso penitenziale e di discernimento spirituale, sia così difficile per un papa dire che eventualmente, se il vescovo del luogo è d’accordo, un divorziato risposato può prendere l’ostia? Questo papa ha un seguito enorme presso l’opinione pubblica laica e cattolica. È adorato da masse sterminate di fedeli. Quale rischio correrebbe facendo una apertura del genere?  E se non lo fa lui con il sostegno enorme che ha, quale altro papa potrebbe mai farlo?