Il libro Il Golpe Borghese. Quarto Grado di Giudizio. La leadership di Gelli, il golpista Andreotti, i depistaggi della “Dottrina Maletti” (Pellegrini editore, pp. 304, € 16,00) è giunto alla sua seconda edizione.
Di questo interessante testo, ci siamo già occupati. Ma ci ritorniamo visto che tale seconda edizione viene presentata come contenitrice di diverse novità e conferme che nella prima erano state solamente ipotizzate. Per verificarle ne parliamo con lo stesso saggista, Fulvio Mazza, direttore dell’agenzia letteraria Bottega editoriale (www.bottegaeditoriale.it) e autore di testi storici pubblicate da diverse case editrici quali Città del Sole, Franco Angeli, Esi, Infinito, Laterza, Rubbettino, Treccani e la stessa Pellegrini.
Mazza, quali sono le principali innovazioni presenti nella seconda edizione? Una ci pare di vederla già nel titolo. Notiamo infatti che rispetto alla prima edizione sono state eliminate le virgolette all’aggettivo golpista che veniva associato ad Andreotti. Sono saltate per un mero errore di stampa o sono state tolte appositamente?
Nessun errore del classico “Proto”. La decisione di eliminare le virgolette è stata presa per sottolineare il fatto che ormai il suo coinvolgimento nella vicenda è ben acclarato. Se prima, quindi, si era deciso di lasciare in sospeso la possibilità che non fosse sicuramente coinvolto, ora non ci sono incertezze perché le prove storiche appaiono ben comprovate.
Prove storiche ma non giuridiche…
Certamente. Le prove giuridiche, tra prescrizioni e depistaggi, si sono esaurite nei tre canonici gradi di giudizio. Con questo nostro “Quarto grado” abbiamo potuto trattare solo ragionamenti storici e non giudiziari. La verità giudiziaria, che mandò tutti assolti, e non toccò affatto diversi depistatori, non muta.
Nella sua Introduzione, Lei preannuncia altre novità presenti all’interno della nuova edizione. Fra le altre: il ruolo del Pci e del Msi. Che cosa riguardano?
Riguardo al Pci è emersa la certezza che fosse a conoscenza dell’avvio del Golpe, ma che avesse deciso di mantenere un “basso profilo”. Lo si è evinto soprattutto, ma non solo, da alcuni numeri coevi de l’Unità.
Riguardo al Msi si è dettagliata la triplice divisione fra chi appoggiava il Golpe, chi stava alla finestra e chi lo temeva. Fra questi ultimi c’era chi temeva che una volta al potere i golpisti si sarebbero vendicati dei missini troppo “freddi” e c’era chi temeva che se il Golpe fosse fallito anche il Msi avrebbe subito la inevitabile repressione governativa.
Si parla poi dell’assassinio di Borghese…
Dall’analisi delle carte e delle interpretazioni frammentarie ma convergenti, emerse proprio in occasione del 50° anniversario del Golpe, riguarda la morte dello stesso Borghese. Ora si può affermare, con sufficiente certezza, che fu assassinato, proprio alla vigilia del suo rientro in Italia, per evitare che rivelasse quali erano i suoi referenti (italiani e internazionali) politici, militari e istituzionali che prima l’avevano avallato e che poi l’avevano tradito.
In questa seconda edizione cambiano i ruoli dei generali del Sid Gian Adelio Maletti e Vito Miceli, del capitano, sempre del Sid, Antonio Labruna del capo della P2, Licio Gelli e degli Usa?
No. Non cambiano. Il ruolo di Miceli (e di altri vertici delle Forze armate) di ambigua connivenza, di Maletti di depistatore, di Labruna di investigatore osteggiato dai suoi capi, di Gelli come elemento di vertice della struttura golpista, degli Usa come traditori dell’alleata Italia vengono confermati tutti e spesso ribaditi con nuovi elementi.
Nella nuova edizione emerge anche un tentativo di depistaggio storico di oggi…
Sì. Si tratta del tentato depistaggio storico effettuato da Adriano Monti. Il personaggio va presentato perché assai poco digeribile. Fu volontario a sedici anni delle SS, e poi autore in questi settant’anni di numerosissime memorie, interviste e quant’altro. In tutta questa documentazione che ho letto, non ha mai mostrato vergogna per la sua attività nazista. Ebbene, il tentativo di depistaggio consiste nell’affermare che il “Contrordine” che bloccò il Golpe era stato emanato da Gino Birindelli e Vito Miceli, e non – come è emerso – da Giulio Andreotti e Licio Gelli. Un tentativo di depistaggio che cerca di allontanare dal Golpe i meno presentabili Andreotti e Gelli coinvolgendo i più accettabili Birindelli e Miceli.
Lei preannuncia anche una innovazione tecnico-editoriale…
Sì. Si tratta della creazione di un Indice analitico, che permette al lettore e allo studioso di muoversi agevolmente sul testo, andando a ricercare con immediatezza temi o personalità all’interno del testo. Oltre all’Indice, è stata approfondita ancora meglio la Cronologia annotata degli eventi, che arricchisce notevolmente la narrazione del susseguirsi degli avvenimenti.
Abbiamo notato che tra i vari commentatori o recensori del testo ci sono stati personaggi importanti come il giudice Guido Salvini che ha affermato con decisione quanto il testo sia una «risposta ragionata una risposta ragionata a tutti gli interrogativi posti dagli avvenimenti del 7-8 dicembre 1970», o il presidente della Commissione Stragi, Giovanni Pellegrino, il quale ha avallato la sua tesi sulla “Dottrina Maletti” che spiega le ragioni di connivenza politico-istituzionale che mossero il generale ad organizzare i depistaggi (cfr.: www.bottegaeditoriale.it/primopiano.asp?id=257).
Ringrazio fortemente il giudice Salvini e il presidente Pellegrino per quelle dichiarazioni che danno conferma degli esiti della mia ricerca.
Ma, in effetti, se la sostanza è emersa oramai tutta, ci sono diversi particolari – pur importanti – che vanno ancora ben chiariti.
Un paio di esempi!
Eccoli. Il primo è la manomissione dell’atto giudiziario che Andreotti e Maletti consegnarono il 15 settembre 1974 alla Procura di Roma. Il secondo è il dettagliato dossier che fu sequestrato ai golpisti che riguardava la struttura organizzativa (tipologia di armi compresa) delle Forze armate e delle Forze di Polizia.