“IL CORONAVIRUS PESERÀ GRAVEMENTE SUL PIL DELLA CINA”. Intervista a Simone Pieranni

Il “coronavirus” sta creando una vera psicosi mondiale. Alimentata, anche, dalla diffusione di Fake News.  Intanto, nell’opinione pubblica internazionale , si fanno possibili previsioni sulle ricadute socio-economiche. Con Simone Pieranni, giornalista del quotidiano Il Manifesto e co-fondatore del sito di informazione “China Files”, facciamo il punto su alcune conseguenze , pesanti , dell’epidemia.

Simone Pieranni, il coronavirus si sta allargando anche in altre zone del  pianeta. Ultimi casi sono quelli dello Skri Lanka e della Germania. Possiamo dare qualche numero verificato sulle vittime e sui contagi? 

I numeri verificati sono forniti ogni giorno dai media cinesi e da alcune organizzazioni internazionali. Sono numeri dichiarati, ma non è detto che ci siano casi che ancora non sono stati registrati. In particolare sul numero dei contagiati non mi pare ci sia ancora una certezza. C’è anche chi dubita che i numeri “cinesi” siano realistici ma al momento nessuno pare in grado di fare una stima realistica al 100%

Come si è sviluppato il virus?

Stando alle ricostruzioni, le prime persone contagiate sarebbero lavoratori del mercato ittico di Wuhan, da qui la considerazione che tutto sia partito da lì, dalla macellazione non proprio ottimale di qualche animale selvatico in vendita (nonostante il mercato sia in teoria “ittico”). Sembra chiaro che tutto sia partito

da lì, del resto anche la Sars pare sia partita da uno zibetto…

Sappiamo, quando scoppia una epidemia, quanto sia strategica e fondamentale la circolazione di notizie fondate. Come giudichi il comportamento, al riguardo, del governo cinese: Si è mosso in ritardo? È aperto veramente alla cooperazione internazionale?

La Cina ha tutta una serie di caratteristiche che ben sappiamo, una di queste è la censura che viene operata sui media e sui social.

Ma in questo caso il ritardo non è stato dovuto a questo, quanto alla relazione tra centro e periferia. Il sindaco di Wuhan ha detto che la responsabilità – come stabilisce effettivamente la legge cinese – per annunciare emergenze sanitarie spetta al consiglio di stato, ma di sicuro a Wuhan è stata sottovalutata o si è ritenuto meglio non allarmare subito Pechino. Dopo questa impasse la Cina è partita spedita come suo solito, mentre stando a quanto si dice nella comunità scientifica i medici cinesi sono stati rapidi a condividere ogni informazione sul virus in loro possesso.

Fa impressione leggere di milioni di persone, in Cina, messe in quarantena. La cifra di 56 milioni è mostruosa. È realistica una cifra del genere, ma soprattutto è efficace?

La cifra è realistica perché solo Wuhan fa 11 milioni di abitanti. Sull’utilità delle quarantene ci sono dibattiti storici, ma generalmente, pur essendo una misura che è stata presa più volte, si può che dire che sia utile ma non completamente risolutiva. A Wuhan, ad esempio, prima della quarantena almeno 5milioni di persone sarebbero andate via. Significa che sono in giro per il paese o all’estero senza che si sappia la loro condizioni di salute. Quindi chiudere Wuhan non è sufficiente al contenimento del virus.

Sappiamo di Multinazionali che hanno lasciato la zona di Wuhan. Quanto pesa l’epidemia sulla economia cinese e quali danni ha fatto e potrà ancora fare? 

Sull’economia cinese potrebbe pesare, stando a diversi studi, tra 1.5 e 4 punti di Pil. Sarebbe una vera crisi economica. Inoltre la chiusura del paese fa si che i milioni di cinesi che solitamente alimentano l’industria del turismo non ci saranno. Allo stesso tempo ne risentiranno i brand di lusso, oltre alla compagnie aeree. Infine, la Cina è la fabbrica del mondo: uno stop alle attività produttive finirà per creare scompensi di natura globale.

Dicevamo della importanza della circolazione delle informazioni. In questi giorni abbiamo avuto, anche, la diffusione di Fake news. Quali sono state le più clamorose, diffuse non solo dai social ma anche da testate giornalistiche?

La più clamorosa è quella secondo la quale la Cina stava compiendo esperimenti per la guerra batteriologica, ma ce ne sono di ogni tipo, ogni giorno ce n’è una nuova. In generale si tratta di notizie infondate o non verificate, spesso utilizzate solo per fare qualche clic. la verità è che questo crea allarmismo ingiustificato.

La conseguenza di questa diffusione di Fake news è che spesso alimentano la sinofobia. Abbiamo avuto, in questi ultimi giorni, episodi pesanti in Italia di crescita della sinofobia?

Sì ce ne sono stati diversi, aggressioni e in generale un atteggiamento sospettoso quando non direttamente ostile nei confronti dei cinesi.

Come sta reagendo la comunità cinese italiana a questi fenomeni?

Le comunità di Roma e Milano hanno emesso dei comunicati nei quali chiedono solidarietà e non bieco razzismo. Ma purtroppo alcuni pregiudizi, unitamente alle fake news di cui parlavamo prima, nonché a certi titoli di quotidiani, non favoriscono questo processo di tolleranza.