“Muri e barriere alimentano l’industria illegale del traffico di persone”. Intervista a Massimo Franco

 

cop.aspxLa giornata di oggi è segnata dalla visita di Papa Francesco all’Isola greca di Lesbo. Qui sono state accolte migliaia di profughi. “Cari amici, oggi ho voluto stare con voi. Voglio dirvi che non siete soli”. Papa Francesco con queste parole si è rivolto ai profughi ospiti al Moria Refugee Camp a Lesbo, isola greca diventata, come la nostra Lampedusa, l’ emblema dell’emergenza profughi distante solo otto chilometri dalla Turchia. Nella visita, il Pontefice, ha rivolto un accorato appello all’Europa sia solidale con i profughi. Già l’Europa, un Continente che è attraversato da spinte xenofobe, da paure e fragilità politiche. Quali sono le “radici” di queste paura dell’Europa? La propaganda populista parla di “assedio” all’Europa. Ma è davvero così?
Ne parliamo, in questa intervista, con Massimo Franco editorialista e cronista politico del Corriere della Sera. Di Massimo Franco è uscito, da pochi giorni, per Mondadori il libro “L’Assedio. Come l’immigrazione sta cambiando il volto dell’Europa e la nostra vita quotidiana” (pagg. 167, € 18,50)

Massimo Franco, lei nel suo libro, davvero molto documentato, cerca di sfatare una parola molto usata, dalla propaganda delle forze populiste, quando si parla di Immigrazione: Assedio. Una parola definita come “parola matrioska”. Insomma Per lei sarebbe più corretto parlare di “sindrome dell’assedio”. Può spiegarci perché?

Perché’ in realtà l’assedio dei migranti e solo l’ultimo in ordine di tempo. Quelli veri sono cominciati da anni e non provengono dall’esterno ma dall’interno dei confini europei: è l’assedio dei nazionalismi all’idea di Europa, il loro continuo preoccuparsi solo di interessi domestico, non continentali, salvo poi accusare l’Ue di non funzionare. I migranti sono la “bambolona” più esterna e vistosa dell’assedio. Ma dentro la matrioska dell’assedio  ce ne sono altre, figlie delle contraddizioni europee.

UnknownVeniamo all’Europa. Nella sua analisi parla della fine del “Continente perfetto”, ovvero un Continente attraversato dalla paura, dal pregiudizio, dalla creazione di nuovi muri e nuovi ghetti. Una Europa che ha manifestato, lei scrive nel libro, “un grave deficit di compassione”  (lo dice parlando dell’Est Europeo, ma può essere esteso, secondo me, anche agli altri). Le chiedo quali sono le “radici” di questo salto all’indietro, rispetto all’89, europeo?

Il salto all’indietro nasce dalla crisi economica, dalla mancanza di visione sul futuro, da un allargamento a Est che è stato affrettato, è troppo puntato sull’economia senza considerare la maturazione politica di Paesi isolati per oltre mezzo secolo dall’Europa occidentale a causa del comunismo. Nel momento in cui l’Europa deve fronteggiare un problema strutturale come l’immigrazione, tutte le fragilità emergono e si aggravano. Ma l’immigrazione le rivela non ne è’ la causa. E rivela anche quanto il mito di un’Europa pacifica, demografica, solidale, priva di barriere, ricca, insomma “perfetta”, si basasse su premesse illusorie.

Questo fenomeno epocale dell’immigrazione (durerà 20 anni, secondo una previsione di un generale americano) interpella anche la Chiesa Cattolica e le altre Chiese. La posizione del Papa Francesco è molto chiara, le visite a Lampedusa e a Lesbo sono state emblematiche, ma c’è chi, invece, vede l’immigrazione come un “cavallo di Troia” dell’Islam che minaccia la “civiltà cristiana” (quale???). Insomma sono i fautori della “religione dei muri” contro quella “religione dei ponti” di Papa Francesco . Le chiedo quali sono i “protagonisti” di questa assurda “religione dei muri o del filo spinato” e qual è il loro peso?

Sono quanti usano la religione cristiana come alibi per fermare i migranti: anche se spesso a livello di governi europei sono alcuni fra quelli che hanno sempre declinato la modernità e il progresso come negazione della religione, decantando le virtù della secolarizzazione del Vecchio continente. Nel mondo ecclesiastico, sono gli interpreti di un cristianesimo chiuso, difensivo, autarchico, quasi “etnico”. Per questo, di nuovo, i Migranti sono solo un sintomo di divisioni anche religiose: il pretesto per affermare una visione del cristianesimo e del cattolicesimo che contrasta con quella di Papa Francesco.

Lei parla, nel libro, anche dell'”Internazionale della xenofobia” (da Trump alla Le Pen passando per Salvini) che è stata capace, purtroppo, di imporre i suoi slogan all’agenda politica europea . insomma davvero dobbiamo rassegnarsi a questa deriva?

Rassegnarci no, anche perché accelererebbe la fine dell’Europa come l’abbiamo conosciuta. Preoccuparci si, perché la paura genera reazioni emotive che possono essere strumentalizzate. Il rischio vero e che l’Internazionale della xenofobia pieghi e distorca in senso razzista le agende dei governi, anche senza governare.

Lei parla di “industria dell’immigrazione”, cos’è?

E’ la conversione silenziosa di alcuni segmenti dell’imprenditoria occidentale per fare soldi con i migranti: soldi leciti e da parte delle organizzazioni criminali illeciti.

Quello che alcuni non vogliono capire, per ignoranza o per cinico calcolo, è che muri e barriere alimentano l’industria illegale del traffico  di persone, la perfezionano, la professionalizzano, senza in realtà’ fermare le masse di profughi.

Si parla di miliardi di euro di guadagni, dai Paesi di partenza a quelli europei. La società italiana come sta rispondendo all’Immigrazione?

C’è preoccupazione e paura come nel resto d’Europa. Ma più che per il numero in se dei profughi, che rimane non alto, dal timore che aumenti senza che il governo e le strutture pubbliche siano in grado di gestirlo; e dalla sensazione che l’Ue lasci sola l’Italia. Ma il governo sta seguendo a mio avviso una politica giusta, di richiamo alla responsabilità e alla collaborazione dell’Ue. D’altronde, siamo in una posizione geografica sovraesposta.

Ultima domanda:  la politica europea può avere ancora una “riserva etica” di resistenza al populismo?

Dovrebbe averla, e nazioni come la Germania e l’Italia cercano di riaffermarla e di ribadirla, anche perché ‘ la demografia ci obbliga a fare ricorso agli immigrati. Ma l’imprevidenza dimostrata di fronte alle migrazioni del 2015 rende tutto molto difficile. Le riserve etiche in realtà sono state in parte erose nel passato dai problemi ed agli egoismi dei singoli Paesi europei; e dalla destabilizzazione di alcune aree mediorientali e nordafricane da parte dell’Occidente, che ora è condannato a vedersi investire dal detriti geopolitici dei suoi errori.