5G e il “complotto” maledetto. Intervista a Vanessa Bocchi

Copertina di Alice CantoroNon c’è solo, tra le grandi infrastrutture strategiche, per la rinascita italiana, la rete a fibra ottica, c’è anche la rete 5G. Una tecnologia che fa fare un grande salto d’innovazione alla IT (information technology). Ma è anche oggetto di Fake News da parte di gruppi complottisti. Quali sono le più clamorose Fake sul 5G? Ne parliamo, in questa intervista, con la giornalista Vanessa Bocchi, autrice, insieme a Vincenzo Corrado, di un interessante ebook che smonta le “idee” dei complottisti . L’ebook è acquistabile su Amazon. La copertina è di Alice Cantoro.

Vanessa, il tuo ebook è un  “manuale”contro le Fake news sul 5g. Partiamo dalla definizione di 5G. In cosa si differenzia dalle altre reti?
Quando parliamo di 5G ci riferiamo a tecnologie e standard di nuova generazione per la comunicazione mobile che riguardano non soltanto gli smartphone, ma anche altri oggetti connessi (IoT, Internet of things) come elettrodomestici, auto, semafori, lampioni, orologi ecc. Una delle caratteristiche principali della rete 5G, infatti, è proprio quella di permettere molte più connessioni in contemporanea, con alta velocità e tempi di risposta molto rapidi. Di fatto il 5G dovrebbe soppiantare in futuro anche le attuali connessioni in fibra. Niente più modem da collegare alla rete telefonica, ma al massimo un modem 5G.

Come è strutturata una rete 5G? Un ruolo fondamentale è quello delle antenne, di che tipo?
Non ci sarà più modem da collegare alla rete telefonica, ma al massimo un modem 5G che sancirà l’avvento dell’era dei dispositivi (davvero) sempre connessi, e che non dovranno più passare continuamente da Wi-Fi a rete mobile. Le antenne 5G sono di dimensione inferiore rispetto alle antenne 4G, questo permeate di ottimizzare gli spazi urbani.
Grazie al beamforming la tecnologia 5G rende possibile direzionare il segnale verso aree specifiche intorno e nelle vicinanze della torre.

L’iperconnettività è la caratteristica del 5g, ovvero non solo scambi di dati e informazioni ma anche IoT. Quali saranno i vantaggi per gli utenti?
Come spiega Jaime D’Alessandro in un articolo per www.repubblica.it  “se con il 4G impieghiamo ad esempio circa 43 secondi per scaricare un film da un gigabyte – che richiedeva ben quattro ore con il 3G – con la rete di quinta generazione il tempo di attesa scenderebbe sotto la soglia del secondo.” Non solo. La latenza, ossia quanto ci mette un segnale inviato dal nostro smartphone ad andare a destinazione e tornare indietro, si fa infinitesimale sulla carta. Ciò per gli utenti significa poter connettere apparati produttivi che rispondono ai comandi in tempo reale, o guidare veicoli anche a chilometri di distanza Dall’industria all’agricoltura, dall’intrattenimento alle città smart, il 5G promette nel corso della sua evoluzione di cambiare le nostre vite.

Come si sta sviluppando nel mondo la tecnologia 5G?
Secondo l’Agi (Agenzia Giornalistica Italia), a maggio del 2020, 81 operatori in 42 Paesi hanno lanciato servizi commerciali 5G. A marzo 2019 erano meno di dieci. La grande accelerazione è arrivata a cavallo tra l’aprile e il settembre del 2019: in sei mesi le offerte 5G si sono quintuplicate e poi la crescita è proseguita al ritmo costante di circa dieci lanci commerciali ogni trimestre.
I dati della Gsa, l’associazione che rappresenta le compagnie dell’ecosistema mobile, raccontano quanto e dove la tecnologia di quinta generazione sia già disponibile. Gli 81 operatori che hanno puntato su offerte commerciali sono peraltro solo una piccola parte di quelli che hanno investito nelle nuove reti: ce ne sono ben 386 in 97 Paesi, numero praticamente raddoppiato nell’arco di un anno e mezzo.
Inoltre,  secondo i dati contenuti nell’Ericsson Mobility Report relativi al secondo trimestre 2020, cioè da aprile a giugno, il periodo del lockdown per il coronavirus, sembra esserci stata una crescita di 15 milioni di abbonamenti solamente durante il secondo trimestre.

E in Europa e in Italia?
In Italia sono già disponibili offerte Tim e Vodafone, mentre il grande assente in Europa, per ora, resta la Francia. Tra i Paesi più ricchi e industrializzati del mondo, i nostri Cugini d’Oltralpe sono gli unici a non avere ancora la disponibilità di offerte 5G. In Europa mancano anche, tra gli altri, Portogallo e Svezia.

Sappiamo che nel nostro paese,  e non solo, l’introduzione di questa tecnologia è contrastata da un “movimento”  no 5G. Un movimento composito. Che tipo di “ideologia”  esprime?  Vi sono collegamenti anche con altri “movimenti” simili come i “no vax”?
Le teorie complottistiche trovano principalmente il loro fondamento nella paura e nell’incapacità di reperire fonti veritiere. Le stesse persone che diffondono notizie imprecise o totalmente false spesso sono insofferenti o restie alle novità, fino al punto di arroccarsi su posizioni irragionevoli; altre volte non tengono in considerazione punti di vista differenti, nonostante siano riconducibili a fonti ufficiali, quali ad esempio l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) o l’ISS (Istituto Superiore di Sanità). Di base questi gruppi si oppongono all’ascesa della tecnologia di quinta generazione.

Quali sono le principali Fake news diffuse dai complottisti?
Tra le principali fake news c’è quella relativa alla salute, secondo i NO 5G la tecnologia di quinta generazione è da ritenersi una minaccia capace di provocare gravi effetti sulla salute dell’uomo.Sono riusciti a ricondurre anche la morte di un gruppo di animali al 5G, caso di cui parlo insieme al mio collega Vincenzo Corrado, nel nostro libro. Non solo, lo stesso inquinamento viene fatto ricondurre all’evoluzione della telefonia mobile secondo i complottisti, il tutto senza dati veritieri alla mano, anche di questo ne parliamo.
Come sta reagendo la politica ufficiale di fronte a questa propaganda?
La reazione di buona parte dei sindaci dei comuni italiani è stata quella di assecondare l’atteggiamento degli Anti 5G e di accogliere le loro richieste, tra cui, ad esempio, quella dello smantellamento delle antenne. Il tutto al fine di rassicurarli, visto il periodo difficile, questo ovviamente non ha fatto che aumentare il livello di disinformazione al riguardo e aumentare la paura.

Nel tuo ebook parli del caso emblematico del comune di Sabbioneta. Perché?
Parliamo del caso di Sabbioneta, in quanto, trattandosi di un comune di poco più di quattromila abitanti, quindi di una realtà decisamente piccola, la possiamo considerare un osservatorio privilegiato al fine di comprendere le motivazioni di una protesta immotivata, definirne i contorni, conoscerne la genesi e tutte le caratteristiche che, fatte le debite proporzioni, stanno ispirando vere e proprie guerre mediatiche contro il 5G in molte città e metropoli d’Italia e del resto del mondo.

Sappiamo che è la rete che diffonde queste Fake, trovi adeguata l’opera di contrasto alle Fake?
Se trovassi adeguata l’opera di contrasto alle fake news, forse non avrei scritto questo libro! Non penso ci sia un limite al riguardo. Le fake news vanno combattute e soprattutto è di fondamentale importanza dare un mezzo alle persone affinché siano autonome nel riconoscerle. Questo è quello che ci impegniamo a fare io e Vincenzo.

Torniamo, per un attimo, alla rete. Come si integrerà il 5g con quella che, speriamo, diventerà la fibra unica nel nostro paese? 
L’Italia, insieme a Canada, Russia, Brasile e pochi altri, si avvale della tecnologia Fwa (Fixed Wireless Access), vale a dirsi quella ibrida, che punta a sfruttare determinate frequenze per portare la banda larga fissa dove i cavi non possono arrivare (o non è conveniente che arrivino). Sono ancora pochi gli operatori che hanno lanciato un servizio Fwa 5G: 39 in 24 Paesi, tra i quali Cina, Stati Uniti, Germania, Australia, Sud Africa, Regno Unito e Finlandia. Rispetto al 5G mobile, sono molti meno anche i Paesi nei quali gli operatori stanno investendo sul Fixed Wireless Access.

Il 5G insieme alla rete in fibra potrà essere un elemento fondamentale nella rinascita italiana. In termini di PIL quanto sarà la crescita per il nostro paese?
Per rispondere a questa domanda mi rifaccio a quelle che sono le linee guida proposte dal premier Conte qualche giorno fa, per la definizione del Piano italiano di ripresa e resilienza per accedere ai fondi previsti dal Recovery Fund. Nel Pnrr sono previste sei missioni, tra cui la digitalizzazione e l’innovazione, quindi immagino che inciderà positivamente l’avvento della tecnologia di quinta generazione sul PIL.

Quell’Italia salvata dalle startup. Intervista ad Antonino Caffo

Valvole per i respiratori stampate in 3D, mascherine in microfibra e lavabili in lavatrice: quando al fianco della creatività si affianca la tecnica.

Non è difficile capire il momento di crisi in cui ci troviamo e non solo per quanto riguarda i macrotemi, dagli economici ai sociali. Anche l’emergenza nella quotidianità sta avendo il suo da fare. Basti pensare all’assenza delle mascherine nelle farmacie o al paventato esaurimento delle sale rianimazione negli ospedali di tutta Italia. Se, per alcuni scenari, gli unici interventi possibili sono quelli del governo, con le dovute misure a supporto delle operazioni maggiori, un aiuto sostanziale può arrivare anche da settori alternativi, impregnati di tecnica, che stanno dando un contributo essenziale nel mitigare gli effetti del Covid-19. Ne abbiamo parlato con Antonino Caffo, giornalista esperto di tecnologia, che sta seguendo approfonditamente il panorama nazionale delle cosiddette startup.

 

«Davanti agli occhi abbiamo la dimostrazione che, come italiani, sappiamo andare ben oltre gli slogan e gli hashtag. Solo un paio di giorni fa, leggevamo la notizia dell’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia, che si è ritrovato nell’impossibilità di utilizzare alcuni macchinari nelle sale di rianimazione per la necessità di sostituire delle valvole rotte. Viste le tempistiche dei fornitori abituali, una realtà imprenditoriale locale, Isinnova, è riuscita a realizzare circa 100 valvole sostitutive in più o meno sei ore, peraltro rischiando anche di incorrere in una denuncia per violazione del brevetto, visto che il modello di base del pezzo è partito da quello del fornitore originale, che non poteva assicurare un hardware di ricambio in tempi brevi (per i motivi di riduzione e blocco del lavoro che sappiamo)».

 

In che modo Isinnova ha costruito le valvole specifiche?

 

«Grazie alla stampa 3D. Analizzando il pezzo da cambiare, i ragazzi hanno realizzato un file buono da essere dato in pasto ad una stampante. Ovviamente ciò comporta dei costi, probabilmente inferiori a quelli della fornitura tradizionale ma pur sempre presenti. Ad ogni modo, è la dimostrazione che, nel piccolo di una azienda che conta solo 14 collaboratori, le soluzioni per aggirare problemi che possono costare la vita alle persone ci sono e alla portata di chiunque abbia gli strumenti tecnologici adeguati; di certo non più solo grosse aziende e multinazionali».

 

Qualcosa si può fare anche nell’ambito delle mascherine, sempre più ricercate in tutto il paese?

 

«Sicuramente. Online da pochissimo c’è Save Italy, altra idea nostrana, che mira a produrre mascherine in scala, lavabili in lavatrice. Trattandosi di un tessuto nato con procedimento tramite interlacciamento ad acqua, senza utilizzo di alcun legante sintetico né chimico, composto al 100% di microfibra, si ha un prodotto che rispetta l’ambiente e ancora utile. Non saremo a livello di una mascherina FP2 ma almeno andiamo leggermente oltre quelle di carta che si vedono in giro oppure alle soluzioni fai-da-te casalinghe».

 

Non è un caso se l’aiuto delle startup sia stato ben accolto anche da Bruxelles…

«Esatto. Bruxelles ha lanciato un bando-lampo da 164 milioni di euro per startup innovative. L’obiettivo è quello di individuare più rapidamente possibile tecnologie e strumenti per trattare, testare, monitorare l’epidemia. Il tutto ruota attorno all’acceleratore di idee EIC, che sta già supportando una serie di piccole imprese nel Regno Unito e in Norvegia, proprio contro il Coronavirus. Tra queste ci sono il progetto EpiShuttle (3,5 milioni di euro) per la realizzazione di unità di isolamento specializzate; m-TAP (2,8 milioni di euro) per filtrare le particelle nell’aria e purificarla e Mbent (1,6 milioni di euro), che sfrutta il cloud e l’intelligenza artificiale per migliorare il segnale del Wi-Fi, prevenendo le interferenze, soprattutto adesso che siamo, o dovremmo essere, tutti a casa».