Assistiamo, in questo periodo, a molte manifestazioni cui protagonista è il variegato mondo giovanile.
Un esempio è la vicenda degli “indignados”. Che nasce in Spagna, si è poi diffuso in Israele, Cile e Stati Uniti. Il loro è un grido forte d’indignazione contro lo sfascio creato dal “turbocapitalismo” finanziario, che distrugge le speranze di una generazione. Anche il complicato mondo arabo è attraversato da grandi tensioni.
Insomma quest’anno, il 2011, sarà ricordato come l’anno della indignazione giovanile. Così il grido di un grande di Francia, il partigiano e diplomatico Stephane Hessel, “Indignez vous!” attraversa i continenti.
Un altro punto che dovrebbe far pensare è che questa generazione di giovani è senza interlocutori. Pochi riescono ad entrare in sintonia con loro. Pochi sanno ascoltare e pochi sanno leggere con esperienza questi fenomeni. E per limitarsi alla nostra Italia occorre riconoscere che sono pochissimi quelli che hanno queste capacità.
Tra questi spiccano il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’ex Premier Romano Prodi.
Romano Prodi da quando ha lasciato la politica attiva nel nostro Paese (anche se con le sue interviste non fa mancare la sua attenzione, con rigore, alle prospettive italiane ed europee) si dedica all’insegnamento dell’Economia nelle università cinesi e americane. Ebbene questa sua attività gli consente di essere a contatto con il mondo giovanile di società in fermento come quella cinese.
Ed è in questo contesto che esce per i tipi di Aliberti questo libretto, che è una intervista, “Futuro Cercasi” (pagg. 64, € 6,00).
Un vero manifesto contro la “cattiva politica” che ha allontanato i giovani dalla politica. Ora la politica è indispensabile ai giovani per la loro affermazione e per la loro ascesa. Ma, attenzione, per Prodi occorre una radicale cesura con il passato: “Quando parlo di giovani e politica io non parlo di età, parlo di autonomia. Perché se un giovane entra in politica semplicemente perché fa il portaborse di uno più anziano non è giovane, è portaborse. Entra come anziano. I nostri giovani in politica sono entrati in politica come anziani. Quante volte ho detto a dei ragazzi: affermati prima nella professione; entra forte con un tuo ruolo, perché se poi ti va male, perché se poi trovi dei momenti duri – perché la politica è dura – tu hai la tua professione, stai fuori dalla politica e puoi andare avanti con la tua vita. Se non hai questo, sarai sempre vecchio, perché sarai sempre nelle mani di qualcuno”.
Il punto strategico sta qui: i giovani devono crearsi un profilo forte. E questo passa solo attraverso lo studio e la formazione. Solo così il futuro torna dei giovani.
E il suo è un atto di accusa contro la logica del “corto periodo” che attraversa la politica italiana ed europea. In cui predomina la logica del “chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro”, una logica senza futuro ed egoista.
L’appello del Professore alla politica ed ai suoi protagonisti è cambiate paradigma: occorre dare consapevolezza e strumenti al mondo giovanile del loro futuro, deciso è far sentire ai ragazzi che hanno “gambe per correre”. E queste “gambe” può darle solo una istruzione elevata. Il futuro passa per l’eccellenza dello studio.
Di molto altro parla questo libretto, dove non si danno “ricette magiche” ma si da una lezione di metodo: ogni cosa va pensata al futuro.