La memoria “sovversiva” di Giovanni e Paolo…

In questo tempo complicato, della politica e della società italiana, tornare con la memoria a quella tragica estate del ’92, quando lo stragismo mafioso e non solo, fece fuori, con una crudeltà inaudita, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vuol dire per un attimo riflettere sullo stato del nostro Paese.,
Due autentici eroi cui questo sfortunato Paese, se avesse ancora un minimo di riserva etica, troverebbe lo spunto per indignarsi di fronte allo scempio di valori che la “brutta” politica (fatta di cortigianerie, conformismo, pensiero “unico”, biechi affarismi, ecc.) compie ogni giorno.
Ha ragione il Procuratore aggiunto di Catalnissetta, Nico Gozzo, che sta indagando sulla strage di Via Adamelio sulla base di nuovi elementi scaturiti dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, quando afferma, in una bella intervista, che l’Italia, vista da chi indaga su questi terribili fatti, “è un paese brutto, capace di dare tutto il peggio di se stesso. Un paese dove non esistono buoni e cattivi, dove il potere corrompe tutto o quasi: L’Italia migliore – continua Gozzo – è quella dei cittadini senza potere, quelle delle migliaia di persone che a Caltanissetta sono scese in piazza per non farci sentire soli ed esposti”.
Il giovane magistrato nisseno coglie nel segno.
E’ un paese, il nostro, che non sa farsi carico della memoria “sovversiva” di gente come Falcone e Borsellino.
Certo da quella stagione tragica è nata anche l’occasione di riscatto per la dignità della Sicilia e dell’Italia. Nessuno lo può negare.
Ma oggi quella stagione appare, purtroppo, lontana.
Diciotto anni di depistaggi, sulla strage di Via D’Amelio, stanno a dimostrare come la memoria “sovversiva” di Falcone e Borsellino faccia ancora paura al Potere.
Quella memoria che consentirebbe al nostro Paese di rompere definitivamente con le collusioni, omertà, e con quei pezzi di Stato deviato, che hanno messo a rischio la democrazia italiana.
Invece “a Palermo lo Stato rievoca il suo ‘eroe’ e a Caltanissetta (…) lo Stato è sotto indagine perché un suo rappresentante (un funzionario degli apparati di sicurezza, una spia di alto rango) è sospettato di avere caricato l’esplosivo che ha fatto saltare in aria quello stesso ‘eroe’”. (A.Bolzoni su La Repubblica del 19 Luglio)
Questa è la tragica “normalità” italiana. Un Italia doppia e sdoppiata. E’ l’abisso su cui camminiamo.
Riecheggiano le parole di Paolo Borsellino, sempre attuali:
“La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Solo coltivando la memoria “sovversiva” di Paolo Borsellino, di Giovanni Falcone, di Antonino Caponnetto, di Rocco Chinnici, di Piersanti Mattarella, di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di Rosario Livatino , questo Paese ritroverà la via della verità su stesso.