Intervista a Don Andrea Gallo
Mi accoglie nel suo studio, che è l’archivio parrocchiale, nella Chiesa di San Benedetto di fronte al Porto di Genova. Un luogo molto amato da Don Gallo e, da un altro anarchico nello spirito, Fabrizio de André. Certe atmosfere del posto, infatti, rievocano alcune canzoni del grande Faber. Ecco perché lui è “Angelicamente Anarchico”. Il che vuol dire esprimere un atteggiamento interiore, profondo, di libertà. Così per circa un’ora mi sono gustato la saggezza evangelica, e umana, di Don Andrea Gallo.
Don Andrea parliamo un pò di te: ti definisci come un “prete da marciapiede” , amico e fratello della gente che vive ai margini della società. Sono quarant’anni che fai questa vita e non molli, da dove ti viene questa carica?
“Prete da marciapiede” perché questa è la mia storia, è dove ho imparato la vita. Lo diceva pure Don Lorenzo Milani: “Io a questi figli di operai e contadini ho insegnato a leggere e a scrivere, a far di conto. Loro mi hanno insegnato la vita”. Il mio marciapiede è la vita. Così quando mi chiedono: “Don Gallo in quale Università ti sei laureato?” Rispondo: “La strada è stata la mia università”. Quindi sono quarant’anni che sono qui nella Chiesa di San Benedetto. La mia carica? Questa viene perché sento l’appartenenza alla famiglia umana, la laicità. Una volta ho chiesto ad un teologo: “mi vuoi dire se i non credenti, gli agnostici, quelli di altre religioni sono figli di Dio secondo il dogma di Santa romana Chiesa, o no? Lui risponde: si!”. Quindi la carica è l’appartenenza all’umano, alla famiglia umana. I teologi lo dicono: “gratia supponit natura!”. Siamo figli di Dio tutti.
La tua partecipazione alla trasmissione di Fazio e Saviano ha suscitato critiche nell’opinione pubblica ufficiale cattolica. Come ti sei sentito a leggere certe reazioni ?
Tu pensa l’Avvenire, il mio quotidiano cattolico, che scrive: “si trova sempre un prete vanitoso disposto a fare da scendiletto”. Ora dico se un giornale cattolico deve scrivere così, non citando il nome. Quindi questo non mi ha manco sfiorato. E’, invece, una amarezza per chi mi è amico e mi conosce, ma per me no. Perché quelli li conosco, questo è clericalismo,loro non sanno cos’è la mitezza di Gesù, è arroganza, è volere imporre a tutti i costi i principi evangelici e così facendo li annullano completamente perché non sono corrispondenti a quello che dice Gesù. Per questo mi sento di dire:io continuo. Quante volte mi sento dire: “tu ormai in questa Chiesa sei troppo stretto, ti dò una villetta, ti ritiri, vai con qualche ragazzo se vuoi continuare a seguire le comunità”. E io: “ma io nella Chiesa Cattolica sono a casa mia, vuoi che me ne vada di casa?”. Ancora, perché continuo? Perché l’appartenenza al popolo di Dio, alla Chiesa Cattolica me l’han trasmessa i miei vecchi, la mia famiglia povera. L’essenzialità del Vangelo e l’appartenenza alla Chiesa anche con la sua struttura. Quante volte ho detto ai vescovi: “la correzione fraterna nella nostra Chiesa addirittura risale alle prime comunità cristiane, quindi Eminenza Lei non faccia tanti discorsi dia degli ordini ,perché conosco anche il Codice di Diritto Canonico e non mi interessa neppure che mi dica le motivazioni, io almeno per un anno obbedisco” . A Siri, che era il mio primo cardinale, ho detto: “Eminenza se lei mi dice che Don Gallo deve uscire con la pentola in testa, io esco con la pentola in testa, ma il suo ordine deve essere coram ecclesia, coram populo”.
Sempre per parlare della trasmissione “Vieni via con me” i “movimenti pro life” avevano reclamato di poter partecipare per bilanciare la presenza di Peppino Englaro e di Mina Welby. Confesso che ho trovato esagerata la reazione di certi opinionisti. Il risultato è stato un manicheismo insopportabile. Qual è il tuo pensiero?
La trasmissione potrà essere criticata, approvata ma non era una trasmissione pro-morte, e allora dovevano venire quelli pro-vita. Allora potrei dire che a questo punto, potete criticare, potete lamentare, ma lì c’è un inno alla vita. Ancora una volta, vedi, è una difesa del proprio potere. Ormai, secondo me, non ci saranno più scontri di civiltà, di religione, ci sono gli scontri contro gli enigmi della vita , e uno degli enigmi è la morte. Enigma vuol dire che non si capisce mai fino in fondo. Il male, la sofferenza, la sessualità. Vedi tutte le crociate ma il messaggio evangelico è proposta e non è imposizione, quindi senza arroganza e senza intolleranza. Partendo proprio dalla dottrina della Chiesa, di cui tutti sono figli di Dio, dobbiamo riconoscere che qualunque persona, donna, uomo ha il suo ethos e soprattutto dobbiamo ringraziare il Concilio Vaticano II che dopo secoli è il primo Concilio che difende i diritti di ciascuna creatura umana, dove finalmente è assodato da nostra Santa Madre Chiesa il primato della coscienza personale. Pio IX addirittura alla fine dell’800 dice che chi sostiene il primato della coscienza è scomunicato immediatamente. Ma come facevano ad insegnare il Padre Nostro? Questo rapporto personale, Babbo, Papà! Quindi chi dice il contrario è eretico. E’ chiaro, me l’ha scritto un Cardinale: è vero quello che vai dicendo che la coscienza personale è dottrina certa nella nostra Santa Madre Chiesa tuttavia, caro figliolo, una coscienza si può dire retta se fa riferimento alla verità. A quell’eminentissimo ho detto: finalmente siamo in sintonia, perché Eminenza – è solo Gesù che dice che io sono la via, la verità – non la cerchiamo insieme? Non mi ha più risposto.
Parliamo della tua amata Chiesa. Ripeti spesso che il “Tempio può crollare”. In che senso Don Andrea?
Quando io dico il “tempio può crollare” è vero. Anzi sta crollando. A mio avviso la Chiesa è sede vacante. Noi crediamo ai vescovi, i successori degli apostoli, crediamo al Vescovo di Roma, mi piace dire come gli orientali del secolo X, primus inter pares. Nel Vangelo “tu sei Pietro, ama, pasci i miei agnelli”. Abbiamo uno scisma ancora più terrificante del secolo X. Quindi direi che il crollo è già in atto e non è mia l’espressione, lo dice da decenni Arturo Paoli, grande scrittore di spiritualità e testimone . La traccia che il Concilio dava di uscire dalla piramide verticale era creare la chiesa circolare: al centro Gesù, il popolo di Dio. E allora ecco la Lumen Gentium, ecco il popolo di Dio in cammino dove c’è l’ordine degli episcopi, dei presbiteri e dei diaconi con mediatore Gesù. Oggi chi governa? Le lobbies e in primis l’Opus Dei, è incredibile che addirittura si definiscono l’Opera di Dio. Lo Ior, Istituto per le opere religiose, la Compagnia delle Opere, di questa spiritualità di don Giussani, anticomunismo viscerale, una interpretazione gravissima del principio di sussidiaretà, S. Egidio, le nunziature Che cos’è tutto questo? Lo dirò con una battuta: un Cardinale per il mio cammino sul marciapiede, dove s’incontrano gli ultimi, mi richiamava alla prudenza al che io gli posi una domanda sincera: “Eminenza come si comporterebbe Gesù? E lui era molto seccato mi rispose: “ma se la metti su questo piano!” Su che piano la devo mettere? La mia non è una contestazione alla Chiesa ma un dono d’amore, la mia soprattutto non è mormorazione, glielo dico coram populo. Vorrei ribadire a questa domanda dei concetti fondamentali: Ecclesia, parlo della Chiesa Cattolica nel rispetto di tutte le altre Chiese, è sempre gloriosa. Pensa a quanti testimoni, soprattutto anonimi, martiri anche. Finché ci sarà un povero ci sarà sempre un testimone. Siate chicco di grano, cioè il cristiano per testimoniare la verità accetta il martirio. Ecclesia semper reformanda, anche in campo pedagogico deve trovare un nuovo linguaggio antropologico. Quindi una ,proposta nel rispetto di tutti auspico con il Cardinale Martini un Concilio Vaticano III con pochi temi: io metterei quello del linguaggio, un linguaggio nuovo.
Sei stato amico fraterno di Fabrizio De André. Tra “anarchici” v’intendevate bene: lui a cantare le storie degli emarginati e tu a operare per la solidarietà nei loro confronti. Perché parli dell’opera del grande Faber come del “Quinto Vangelo”?
Si quella del “Quinto Vangelo” è stata una risposta che ho dato a una domanda che mi fece, scherzando, il mio Cardinale su quanti sono i Vangeli canonici. Li sai? Risposi: quattro, ma Eminenza io ne ho un quinto. E lui: e lo so i Vangeli apocrifi. Ma quali apocrifi, la strada! Il quinto Vangelo secondo De André. Eminenza non le sembra che la strada in direzione “ostinata e contraria” sia la sintesi del cammino del cristiano? De André parla all’uomo e sveglia il dubbio che Dio esista, questo è un Vangelo, una buona notizia. Tutta l’opera di De André la sua poesia, la sua musica, il suo canto viaggia su due binari: il primo è l’ansia per la giustizia sociale, lui educato dai borghesi. Il secondo è che un nuovo mondo è possibile. Allora che città vogliamo? La polis greca che esclude o la Civitas Dei di Sant’Agostino? Sant’Agostino dice che la “civitas è semper augescens”. Ma non militarmente. Allora ecco la conversione. C’è un documento dell’81 della Conferenza Episcopale Italiana, “La Chiesa italiana e le prospettive del Paese” In questo documento si afferma che bisogna ripartire dagli ultimi. I Figli di Abramo hanno avuto il compito di abolire gli idoli: il potere, il denaro. “Non nominare il nome di Dio invano, sono Io l’unico Dio”. Allora ecco che si riscoprono i valori della tolleranza, dell’accoglienza, della condivisione, della partecipazione. Quindi il Fabrizio ha questo senso, che non traccia una strada, ma dice a tutti che hanno un dono, che ciascuno può trovare la propria emancipazione, il proprio riscatto. Come avviene? Ripartendo dagli ultimi. Ecco qui il mio camminare sul marciapiede. Che cos’è, quindi, Fabrizio se non un cristiano?
L’ultimo rapporto Censis parla di una società italiana “appiattita” e senza “desiderio”. Insomma una società spenta. Da dove ripartire, secondo te, per “rinascere” come Paese?
Siamo in caduta. Non lo dico solo io. Come ogni anno al Monumentale di Milano l’Arcivescovo celebra la messa per i caduti, quest’anno c’era un suo delegato. Il quale ha parlato di “eutanasia della democrazia”, che siamo tutti responsabili: singoli, istituzioni, tutti. Ora noi abbiamo una bussola: che è la nostra Costituzione Repubblicana, non c’è altro, che oltretutto è una conquista. La Costituzione non è solo riferimento alla Resistenza ma anche, come ricorda Dossetti, alla seconda guerra mondiale. La sintesi della Costituzione è questa: l’Italia è una Repubblica, Res pubblica, casa di tutti e non di pochi, Democratica, deve nascere dalla partecipazione dal basso, Laica, dove ci si rispetta, infine Antifascista. Questo non è un optional. Il fascismo è l’empietà. Quindi la bussola l’abbiamo, si tratta di prendere coscienza e di riscoprire quelli che sono i valori della democrazia. E’ fatica quotidiana che però porta alla letizia, al gusto della vita.
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Con la morte di don Gallo é morto uno degli ultimi,ormai rimasti pochissimi,divulgatori del vero cristianesimo,nonchè umile punto di riferimento delle persone meno fortunate come poveri tossicodipendenti prostitute gay emarginati dalla società. Proprio coloro i quali Cristo aveva scelto come base della sua dottrina e del vangelo.Mi mancherai tantissimo.Il mio rammarico maggiore è quello di non averti potuto conoscerti personalmente. Ciao don Gallo
Mi manca un passo: il primato della coscienza si basa sulle regole della natura (già Sant’Agostino ne parla) cioè tutte quelle regole che rimangono valide nel tempo e nello spazio e sono da considerare indipendentemente che Dio esista o meno.
Manca però un tassello tra le regole naturali e la fede:
se una persona è cresciuta in un ambiente in cui rubare è la normalità la sua coscienza non gli imporrà di non rubare.
Il fine della mia coscienza è di fare la cosa giusta rispetto al volere del Signore che è la verità e di cercare di trovare la via alla verità. Come si combinano queste due cose?
Ho letto l’intervista, che trovo molto illuminante e confortante, perchè mi da la conferma che per fortuna il Italia e nel resto del mondo ci sono persone come Don Andrea Gallo. Sono convinto che come lui ce ne siano molti ma molti altri. Mi riferisco alla moltitudine di persone che lavora e insegna quello che afferma Don Andrea con l’esempio o con la vita, che è sicuramente l’insegnamento più efficace. Sto parlando di persone conosciute solo a livello di piccole comunità. Una convinzione che nasce dalla constatazione che nonostante i numerosi conflitti, anche armati, la società contemporanea riesce a sopravvivere ed avere la forza di richiamare l’attenzione persino della Chiesa, che forse anche per volontà divina spesso sbaglia per mostrare a tutti (fedeli e infedeli, credenti e non credenti) le debolezze umane e la vulnerabilità dei sitemi di riferimento. Considero fortunata quella gente che ha avuto o ha l’opportunità di incontrare e dialogare con Don Andrea. Naturalmente, le vie della Fede sono infinite, ma quante persone non ce l’hanno perchè non hanno ancora avuto modo di trovarla? Insegnando, parlando e divulgando storie come quelle di Don Andrea è utile per far comprendere di non fidarsi di chi appare, ma di chi è. La Chiesa attraversa, come è accaduto spesso, un brutto momento ed è un bene che ci siano persone coraggiose a sottolinearlo e a puntualizzare le cause che l’hanno indebolita. Serve a fare una diagnosi e a trovare o indicare le possibili terapie per sanarla. Queste mie convinzioni scaturiscono anche dal fatto che ho molto viaggiato per motivi di lavoro ed ho avuto modo di conoscere, spesso in luoghi remoti, persone che non parlano molto, la lavorano tanto e sono sane, serie, oneste e sorprendentemente molto efficaci anche con la comunicazione verbale. Da loro ho appreso il dono e la capacità della sintesi.
Un sentito grazie a Don Andrea Gallo e all’autore del Blog “Confini” Pierluigi Mele
Ho letto l’intervista, che trovo molto illuminante e confortante, perchè mi da la conferma che per fortuna il Italia e nel resto del mondo ci sono persone come Don Andrea Gallo. Sono convinto che come lui ce ne siano molti ma molti altri. Mi riferisco alla moltitudine di persone che lavora e insegna quello che afferma Don Andrea con l’esempio o con la vita, che è sicuramente l’insegnamento più efficace. Sto parlando di persone conosciute solo a livello di piccole comunità. Una convinzione che nasce dalla constatazione che nonostante i numerosi conflitti, anche armati, la società contemporanea riesce a sopravvivere ed avere la forza di richiamare l’attenzione persino della Chiesa, che forse anche per volontà divina spesso sbaglia per mostrare a tutti (fedeli e infedeli, credenti e non credenti) le debolezze umane e la vulnerabilità dei sitemi di riferimento. Considero fortunata quella gente che ha avuto o ha l’opportunità di incontrare e dialogare con Don Andrea. Naturalmente, le vie della Fede sono infinite, ma quante persone non ce l’hanno perchè non hanno ancora avuto modo di trovarla? Insegnando, parlando e divulgando storie come quelle di Don Andrea è utile per far comprendere di non fidarsi di chi appare, ma di chi è. La Chiesa attraversa, come è accaduto spesso, un brutto momento ed è un bene che ci siano persone coraggiose a sottolinearlo e a puntualizzare le cause che l’hanno indebolita. Serve a fare una diagnosi e a trovare o indicare le possibili terapie per sanarla. Queste mie convinzioni scaturiscono anche dal fatto che ho molto viaggiato per motivi di lavoro ed ho avuto modo di conoscere, spesso in luoghi remoti, persone che non parlano molto, la lavorano tanto e sono sane, serie, oneste e sorprendentemente molto efficaci anche con la comunicazione verbale. Da loro ho appreso il dono e la capacità della sintesi.
Un sentito grazie a Don Andrea Gallo e all’autore del Blog “Confini” Pierluigi Meleù
Caro Don Gallo
sono Teodoro Corino vescovo ortodosso residente a Borghetto S.S(sv)devo dirle che condivido in pieno quello che lei dice in questa intervista e che per me lei è un modello nella comune sequela Cristi
Don Gallo è proprio scomodo! Dice a noi tutti quanto siamo lontani dal vero insegnamento di Gesù che ci ha portato un comandamento nuovo: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Se nel mondo intero non c’è amore, che è vera carità verso l’altro, il diverso, l’ateo, il perseguitato, il detenuto, il prepotente, il malato, il vecchio, noi, proprio ognuno di noi, cristiano o di altra religione o senza fede, deve, con il rispetto dovuto a tutti, senza scoraggiarsi e con costanza, fare la propria parte per rendere questo mondo più giusto e vivibile. Impresa ardua vero? Ma possibile ! Cominciamo da subito !
[Da “Il Timone” n. 13, Maggio/Giugno 2001]
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“Annoverato tra maggiori apologisti di ogni tempo, in grado, a giudizio di alcuni, di rivaleggiare con uomini del calibro di Tertulliano o di san Giustino, John Henry Newman nacque a Londra il 21 febbraio 1801 e morì l’11 agosto 1890,”…
“Tornato agli studi filosofici, Newman si impegnò a dimostrare che la fede non richiede il sacrificio della ragione; similmente egli ritenne che accadesse nel caso dell’infallibilità del Papa: è noto a tutti che Newman si impegnò a fondo per far comprendere come il dogma proclamato in occasione del Concilio Vaticano I non fosse in conflitto con la libertà e la sovranità della coscienza (Lettera al Duca di Norfolk 1875). Celebri sono rimaste a questo riguardo le seguenti sue considerazioni: “Se fossi costretto, durante i brindisi dopo aver mangiato, a pronunciare un ‘evviva’ alla religione (il che certamente non sembra essere la cosa più giusta che si possa fare), leverei allora un brindisi — certo — al Papa, tuttavia prima alla coscienza e soltanto dopo al Papa”.E che queste parole non siano dispiaciute allo stesso Pontefice è testimoniato dal fatto che nel 1879 Leone XIII elevò John Henry Newman alla dignità cardinalizia.”
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E Benedetto XVI lo ha proclamato beato quest’anno, mi pare,nel viaggio in Inghilterra, ed è suo questo discorso (http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900428_ratzinger-newman_it.html)
Don Gallo, come può essere vero ciò che lei sostiene sulla coscienza,cioè scomunica immediata da parte di PIO IX per chi ne sostiene il primato,quando la fede in Dio è un “atto di coscienza” (che viene prima di tutto),la fede in una chiesa mediatrice è “atto di coscienza”(che viene dopo) e non è forse un altro “atto di coscienza”, subordinato agli altri due già citati,credere in un presunto primato del Papa? Del resto,prima di riconoscere un probabile vicario di Cristo,devo aver riconosciuto Cristo “prima ancora” e non “senza un atto di coscienza e di libertà nel contempo”.Se le cose stessero come ha detto lei sul punto della coscienza,secondo me,la Chiesa si sarebbe già “suicidata dottrinalmente” il secolo scorso e lo stesso Concilio Vaticano II non avrebbe avuto senso alcuno. E quantunque ci fosse stato un “dogma (dottrina infallibile) contro la coscienza”,con quale autorità un Concilio successivo (del 1900) potrebbe validamente annullare,pretendendo l’infallibilità,una “dottrina infallibile” precedente (del 1800) senza cadere in un non-senso irrimediabile?
La Lumen Gentium, da lei pure citata,scrive al punto 25 (http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html):
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“La funzione d’insegnamento dei vescovi 25”
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“I vescovi che insegnano in comunione col romano Pontefice devono essere da tutti ascoltati con venerazione quali testimoni della divina e cattolica verità; e i fedeli devono accettare il giudizio dal loro vescovo dato a nome di Cristo in cose di fede e morale, e dargli l’assenso religioso del loro spirito. Ma questo assenso religioso della volontà e della intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano Pontefice, anche quando non parla « ex cathedra ». Ciò implica che il suo supremo magistero sia accettato con riverenza, e che con sincerità si aderisca alle sue affermazioni in conformità al pensiero e in conformità alla volontà di lui manifestatasi che si possono dedurre in particolare dal carattere dei documenti, o dall’insistenza nel proporre una certa dottrina, o dalla maniera di esprimersi.
Quantunque i vescovi, presi a uno a uno, non godano della prerogativa dell’infallibilità, quando tuttavia, anche dispersi per il mondo, ma conservando il vincolo della comunione tra di loro e col successore di Pietro, si accordano per insegnare autenticamente che una dottrina concernente la fede e i costumi si impone in maniera assoluta, allora esprimono infallibilmente la dottrina di Cristo [76]. La cosa è ancora più manifesta quando, radunati in Concilio ecumenico, sono per tutta la Chiesa dottori e giudici della fede e della morale; allora bisogna aderire alle loro definizioni con l’ossequio della fede [77].
Questa infallibilità, della quale il divino Redentore volle provveduta la sua Chiesa nel definire la dottrina della fede e della morale, si estende tanto, quanto il deposito della divina Rivelazione, che deve essere gelosamente custodito e fedelmente esposto. Di questa infallibilità il romano Pontefice, capo del collegio dei vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli che conferma nella fede i suoi fratelli (cfr. Lc 22,32), sancisce con atto definitivo una dottrina riguardante la fede e la morale [78]. Perciò le sue definizioni giustamente sono dette irreformabili per se stesse e non in virtù del consenso della Chiesa, essendo esse pronunziate con l’assistenza dello Spirito Santo a lui promessa nella persona di san Pietro, per cui non hanno bisogno di una approvazione di altri, né ammettono appello alcuno ad altro giudizio. In effetti allora il romano Pontefice pronunzia sentenza non come persona privata, ma espone o difende la dottrina della fede cattolica quale supremo maestro della Chiesa universale, singolarmente insignito del carisma dell’infallibilità della Chiesa stessa [79]. L’infallibilità promessa alla Chiesa risiede pure nel corpo episcopale quando esercita il supremo magistero col successore di Pietro. A queste definizioni non può mai mancare l’assenso della Chiesa, data l’azione dello stesso Spirito Santo che conserva e fa progredire nell’unità della fede tutto il gregge di Cristo [80].
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Che senso ha la Lumen Gentium,documento del Concilio Vaticano II,con quanto insegna lei, don Gallo, sull’uscire dalla piramide verticale ed arrivare ad un popolo di Dio,con al centro Cristo? Non sarebbe più facile fare tutto questo buttando via sia Pio IX,sia il Concilio Vaticano I del 1800 sul primato papale,sia la Lumen Gentium, sia il Concilio Vaticano II e in definitiva diventare cristiani “senza il Cattolicesimo”, senza mezzi termini e senza giri di parole”, buttando via il termine stesso di Chiesa Cattolica?
Tuttavia,se io fossi anarchico come lei,come risolveremo le nostre divergenze in campo di fede e di morale? Io elaboro qualcosa alla luce delle scritture, lei fornisce il suo parere sempre alla luce delle scritture, magari c’è un arricchimento reciproco,ma se abbiamo divergenze inconciliabili (ad esempio sul ruolo della gerarchia),delle quali si può dire “una esclude l’altra”, chi è che ci conferma nella fede,in una probabile verità,confermando la mia fede oppure la sua?Se non riconosciamo a priori nessun parere al di sopra del nostro, per quale motivo dovremo cedere dalle nostre reciproche posizioni,se ci sembrano valide, e soprattutto, sulle questioni dove non c’è una certezza assoluta di verità (ad esempio Cristo Dio-Uomo al di fuori della fede in Dio o anche la presunta validità dell’amore al prossimo), ebbene come acquistiamo coraggio senza rischiare la presunzione e l’orgoglio del proprio parere? Si cede forse all’idea della maggioranza secondo il “così fan tutti”?Non mi sembra cristiano! Ci si arrende a non rischiare su quello che risulta probabilmente vero?Su Cristo mi sembra giusto rischiare,però! E rischiando su un primato del Papa mi metto nelle condizioni di riconoscere che non posso fare tutto da solo, non mi professo infallibile (almeno non su tutte le questioni), non ritengo verità assoluta la mia interpretazione personale delle scritture e, assieme al papa, trovo anche la fede di altre persone che convengono con pontefice,a partire da quelli che ne condividono il ruolo e finché il Papa o i vescovi in comunione con lui non condannano qualche dottrina, sono vincolato a ritenerla una posizione altrui valida e passibile di verità di fede, sebbene non è la mia posizione personale al momento, e, se sarà confermata, arrivare a cambiare la mia immediatamente ed approfondire quella altrui.
Certamente rimane l’interrogativo ultimo se, nonostante la non sempre bella storia del papato, esista veramente un uomo assisistito da Dio,che possa parlare infallibilmente su questioni di fede e morale.C’è da dire che alla fine,seguendo questa ipotesi, Don Gallo,o si arriva, grazie all’uso della ragione nella fede, a trovare un discorso dichiarato infallibile che è senza fuori di dubbio “irragionevole” o “non veritiero”,ed il papa dicendo ciò è caduto in contraddizione e si chiude definitivamente bottega,oppure al momento si vive nella fede del papa, quando non si ha ancora la certezza della validità assoluta di un ragionamento (o per elementi insufficienti,o per limitatezza della condizione umana e della ragione stessa)compiendo così un atto di fede. Del resto il papa lo ritengo infallibile “per fede”, la ragione non è sufficiente (al massimo ritengo ragionevole che lo sia), ed il giudizio del papa lo ritengo valido in merito alla fede, di certo non alla ragione, poiché se avessi quest’ultima non avrei bisogno della fede e men che meno di un uomo che mi conferma nella fede,secondo il mandato di Gesù dato all’apostolo Pietro,oltre al dettato di pascere il gregge da lei citato. Del resto però non posso aspettarmi un papa impeccabile,ed il primato non intende questo,essendo egli il successore di un vigliacco che per tre volte ha negato di conoscere Cristo,ma che tuttavia è stato messo come pietra,in relazione a Cristo,a capo della Chiesa apostolica.
Don Gallo, non credo che il primato del Papa metta in dubbio il primato della coscienza e neanche quello della ragione.Chi vive una fede contro la sua coscienza?Chi vive una fede sputando sulla ragione?
Personalmente ritengo che Don Gallo sia un vero testimone e discepolo di Gesù Cristo. Il problema non è lui, ma alcune Eminenze della Sinistra Italiana che lo prendono in considerazione nella misura in cui avvalora – secondo loro – le proprie tesi. Così la suora invitata da Fazio: credete voi che l’avrebbe invitata se avesse voluto fare una denuncia a favore dei tantissimi cristiani massacrati e dileggiati nei paesi islamici, mentre noi siamo qui a discettare dall’alto del nostro debordante colesterolo e vomitevole abbondanza materiale?? Un caro saluto