Arturo Paoli, mistico della liberazione

Arturo Paoli, piccolo fratello del Vangelo (la Congregazione religiosa fondata da René Voillaume), tra pochi mesi compirà cento anni.

Una splendida figura, quella di Fratel Arturo ed è, la sua, anche una grande storia.

Una storia che incomincia da lontano, con la partecipazione alla Resistenza, prosegue poi negli anni ’50 con l’impegno di vice assistente nazionale dell’Azione Cattolica. Costretto a lasciare l’incarico romano, per posizioni giudicate incompatibili dalle autorità vaticane, diventa un “migrante” (è imbarcato, infatti, come assistente spirituale sulle navi che portano gli italiani verso l’Argentina). Poi la scoperta della storia  della Fraternità dei Piccoli Fratelli che lo porterà nel deserto del Sahara, nella parte algerina. E qui c’è la svolta radicale della sua vita. E in questo prezioso libretto, pubblicato da Chiarelettere, c’è il “diario” spirituale di Arturo Paoli. Il titolo è carico di significato: “La pazienza del nulla” (pagg. 112, € 8,00). Il “nulla” è argomento mistico per eccellenza, grandi mistici come San Giovanni della Croce, Teresa d’Avila hanno scritto autentici capolavori su questo . Ma quello che più conta, alla luce della fede, è che sono stati “pieni” di questo “Nulla”. “L’abisso chiama l’abisso” affermava Savonarola. L’abisso può essere “riempito” solo dall’abisso. Così è il paradigma  di ogni esperienza  mistica. Lo si chiami, il Nulla, “Notte oscura” (Giovanni della Croce) o si canti il “Nada te turbe” di Teresa d’Avila cambia poco: il nulla, l’indicibile, è il  centro di tutta l’esperienza mistica.

Così, seguendo le orme di Charles de Foucauld, Arturo Paoli passa, 13 mesi, il suo noviziato religioso (obbligatorio per poter entrare nella Congregazione) nel deserto del Sahara. E’ qui che c’è il “punto zero”, la base per la “seconda nascita”. Scrivono i curatori: “Di questo “punto zero” raccontano le pagine di questo libro, testimonianza di un uomo che aveva tutto, che perse tutto, che nel deserto ha incontrato il nulla e infine è approdato all’essenziale. Il deserto è il viaggio che ha lasciato in Paoli un impronta indelebile, quella dell’amore. Tutto ciò che è accaduto prima e dopo nasce da qui, da “un’esperienza più comune di quanto si pensi”, che lo ha reso immensamente umano e profondamente prossimo a chiunque lo avvicini”. Ed è proprio la vita di Fratel Arturo che testimonia questa prossimità radicale all’uomo “nudo” nella sua umanità, in particolare gli ultimi della Terra.

“Amorizzare il mondo”, frase di Teilhard de Chardin, è stato il “programma” della vita di Arturo Paoli. A questo grande testimone di tre Continenti (Africa – nell’Algeria della guerra anticoloniale -, America Latina – Argentina e Brasile, contro le dittature militari -, Europa – Italia), per lo Stato d’Israele è “giusto delle nazioni” (per aver salvato 800 ebrei durante l’occupazione nazifascista), la fede nel Cristo “trasformatore della realtà personale e sociale” – citando la Conferenza di Puebla – lo ha portato sulle frontiere dei bisogni radicali dell’uomo: la giustizia, tutta, la fraternità, la libertà. Dalla parte dei “perseguitati della Storia, perché la chiesa, non tutta, ha ritirato Dio in cielo, mentre essere cristiani vuole dire portare lo spirituale nella vita delle persone: i castelli di cartone bruciano e infaticabilmente gli uomini ne creano altri, ma il vero senso della storia è creare libertà e uguaglianza i veri bisogni radicali dell’uomo”. Non c’è nulla di ideologico, il “Nulla” di Paoli è il “Nulla” che brucia ogni illusione consolatoria del materialismo consumista e alla fine “pagana” della cosiddetta “società occidentale e cristiana”. In una logica di “Regno”, quello vero, contro “regno”, quello falso delle economie delle multinazionali e dei mercati, Paoli invita i credenti a scegliere quella verità che squarta il velo ipocrita dell’antiregno. La grande storia di Arturo Paoli è stata proprio questa: fare spazio al “Nulla” di Dio per portare semi di nuova storia tra gli uomini.

Commenti (3)

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