Le opposizioni a Papa Francesco. Intervista a Massimo Faggioli

Sono passati appena otto mesi dalla elezione al soglio pontificio del Cardinale Bergoglio. Papa Francesco continua a suscitare grande emozione nella Chiesa cattolica e anche fuori dalla Chiesa.  Eppure, in questi mesi, insieme all’entusiasmo è cresciuto una opposizione, minoritaria (un caso clamoroso è quello dei due giornalisti tradizionalisti  allontanati da Radio Maria), reazionaria e nostalgica. Ne parliamo con Massimo Faggioli, Professore di “History of Modern Christianity” alla University of St. Thomas (Minnesota – Usa).

Professore qual è la “geografia” politico-teologica di questa opposizione?

E’ variegata: ci sono opposizioni di tipo ideologico, principalmente dei nostalgici di una chiesa piu’ “escludente” che inclusiva, piu’ definita dai “valori non negoziabili” che da un approccio pastorale alle questioni concrete dei cristiani di oggi. Poi ci sono i tradizionalisti a tutto tondo, che sono sia dentro la chiesa che fuori, che vedono nel papa un parvenu della teologia rispetto al predecessore. Molti degli scettici di papa Francesco, buoni cattolici, sono sconcertati dal fatto che il papa possa essere popolare – come se fare il papa comportasse per forza essere incompresi e impopolari sempre e comunque.

Quali sono i punti della loro opposizione a Papa Francesco?

Vi sono le questioni di morale (specie morale sessuale), di stile e teologia liturgica, di rapporto tra il messaggio morale della chiesa e l’economia moderna: queste opposizioni accusano il papa di superficialità e di populismo, di una teologia inaccurata e pericolosamente pastorale. Un discorso diverso va fatto per le opposizioni a Francesco da parte della teologia femminista, che rappresentano un punto di distanza tra la teologia “latina” del papa e quella di lingua e cultura anglosassone.

Non ci sono solo gli  “atei-devoti” alla Giuliano Ferrara (che ha criticato con toni assai sprezzanti l’immagine data da Papa Francesco sulla Chiesa come “ospedale da campo”). Esiste anche una “opposizione” di sinistra a Bergoglio. Perché e in nome di cosa?

Ci sono anche quelli per cui Francesco non è abbastanza liberal nel suo programma di riforme, ma è un gruppo meno numeroso dei nostalgici: si fanno portavoce della richiesta di un nuovo concilio ecumenico “Vaticano III” e di una riforma radicale delle strutture (non sapendo ancora quali saranno le riforme di papa Francesco). Poi ci sono le opposizioni piu’ teologiche dei sostenitori di una teologia femminista che vedono in papa Francesco una continuazione di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, senza vere differenze – sono espressione di un cattolicesimo molto influenzato dalla cultura anglosassone del gender, che punta non solo ad una ridefinizione dei ministeri delle donne nella chiesa, ma anche ad una ridefinizione radicale del linguaggio della chiesa.

Ci sono anche quelli che sono, potremmo definirli così, i “bergogliani dell’ultima ora”. Ovvero quelli che hanno dato una adesione “insincera” alla sua linea pastorale. Possiamo dare un volto a questi?

La chiesa tutta sta attraversando un periodo di transizione: non è facile dare un volto ai bergogliani dell’ultima ora. Sono più visibili gli oppositori, per ora, perche’ stanno dando spettacolo di se’, mentre i bergogliani sono meno esposti.  E’ certo che papa Francesco ha bisogno all’interno della gerarchia di piu’ bergogliani di quanti ce ne siano ora.

Secondo lei la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) come si pone nei confronti di Papa Francesco? I vescovi italiani accetteranno la “riforma” di Bergoglio?

Francesco sta ridefinendo molte cose, tra cui il rapporto tra il papato e la chiesa italiana: il papa nella primavera scorsa disse chiaramente ai vescovi italiani che era giunto il momento che le questioni italiane venissero trattate dai vescovi italiani. Questa e’ la sfida piu’ interessante per la CEI, dato che è fatta integralmente da vescovi nominati da due papi predecessori di Francesco, secondo criteri diversi da quelli che sembrano animare Bergoglio come vescovo di Buenos Aires prima e di Roma poi.

Lei insegna negli Usa, come viene percepito dai cattolici americani il Papa?

L’elezione di Francesco ha liberato grandi speranze e grandi aspettative da parte di quei cattolici che erano delusi dagli ultimi anni vissuti all’insegna delle “culture wars”, e ha sconcertato quella parte di cattolici che sono per un cattolicesimo politicamente piu’ conservatore, culturalmente ideologico, e teologicamente direi quasi “calvinista”. Ma la chiesa cattolica negli USA è una chiesa molto divisa, e come affermo nel mio libro “Papa Francesco e la Chiesa-Mondo” (di prossima pubblicazione da Armando Editore, Roma), il caso americano rappresenta un test molto importante per capire le potenzialità di questo pontificato.

Ultima domanda: E’ ottimista sulla possibilità del Papa di portare a termine la riforma della Chiesa, oppure prevede un aumento delle resistenze tradizionaliste?

Un certo tradizionalismo esisterà sempre nella chiesa: la differenza rispetto al passato è che con un papa non europeo, il teorema tradizionalista sarà molto più difficile da dimostrare. In questo, il passaggio a papa Francesco inaugura una nuova era nella storia della chiesa.

Commenti

  1. non ricordo di un papa,a cominciare da s.pietro che abbia in vita raccolto unanimi consensi da parte delle sue pecorelle..la Chiesa andrà avanti sempre così ..e poi oggi ci sono anche i “capretti” che vogliono dare consigli per l’uso..non credo che possa esistere un papa che sia political,social,theological correct

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