Gli aforismi di Casaleggio in un libro di chiarelettere

71c94107-1faf-48cc-b6bd-ab9989534a29“Era un uomo di una conoscenza straordinaria, faceva collegamenti molto acuti fra i vari testi e aveva un modo di esprimersi riguardo alle diverse situazioni mai banale e prevedibile.” (DARIO FO)

“Ho visto poche persone cercare di cambiare il paese con il tuo stesso entusiasmo. Felice di averti conosciuto, Gianroberto.” (FEDEZ)

“Visionario apparentemente ruvido e diffidente, si svela pensatore dal cuore generoso nel condividere intuizioni sorprendenti. Casaleggio pone sempre l’uomo al centro di ogni scelta, nelle responsabilità e nei diritti. E da qui si riparte, tutti.” (GIANLUIGI NUZZI)

“Un uomo unico nel pensiero così come nel parlare, questo libro ne è la prova.” (ANTONIO DI PIETRO)


IL LIBRO

Questi sono alcuni giudizi, espressi da alcuni personalità di rilievo, su Gianroberto Casaleggio scomparso pochi mesi fa a causa di una brutta malattia. Casaleggio è stato un personaggio atipico nel panorama politico italiano. Non sempre è stato facile comprenderlo. Un visionario? Un innovatore? Sicuramente un innovatore. Questa raccolta di aforismi aiuta a comprenderlo. Casaleggio amava la creatività, l’innovazione, la profondità di pensiero e nello stesso tempo la chiarezza e la semplicità.

Lettore instancabile di generi diversi (dalla fantascienza al saggio storico ai classici), usava l’aforisma come chiave per esprimere in modo sinteticamente preciso riflessioni elaborate.


Un modo di comunicare che rispondeva anche al suo carattere.

Il libro è diviso in due parti. Nella prima sono raccolte le frasi e le dichiarazioni che Casaleggio ha concepito nel corso degli anni sotto varie forme, dal libro all’intervista, o durante la sua esperienza di lavoro, con i colleghi. Nella seconda è invece presente una raccolta di aforismi che Casaleggio apprezzava particolarmente e che usava a seconda delle circostanze. Tutti insieme questi testi brevi aiutano a capire l’armatura concettuale di un personaggio atipico, che si è imposto all’improvviso all’opinione pubblica e che in pochi anni ha segnato il modo di far politica del nostro paese. E questo va riconosciuto, quale che sia il giudizio politico sua “creatura” (il movimento 5Stelle).


Gli autori

Gianroberto Casaleggio (Milano 1954-2016) è stato un manager, studioso e stratega della Rete, ed esperto di dinamiche web. Inizialmente progettista di software per la Olivetti, nel 1985 è direttore generale e amministratore delegato di Logicasiel, società partecipata da Logica Plc e Finsiel, e dal 2000 al 2003 esercita la carica di amministratore delegato di Webegg Spa, partecipata da Telecom Italia e Olivetti. Ha ricoperto il ruolo di consigliere di amministrazione in varie aziende. Nel 2004 fonda la Casaleggio Associati, società di consulenza per lo sviluppo di strategie di Rete per le imprese. Dal 2005 è stato curatore del blog di Beppe Grillo, con il quale nel 2009 ha fondato il Movimento 5 Stelle.

Ha pubblicato diversi libri. Per Chiarelettere: “Siamo in guerra. Per una nuova politica” (con Beppe Grillo) e “Il Grillo canta sempre al tramonto. Dialogo sull’Italia” (con Dario Fo e Beppe Grillo).

Maurizio Benzi è un socio di Casaleggio Associati, esperto di strategie Internet e innovazione digitale. Laureato in Economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, si occupa professionalmente di Internet dal 1998. È specializzato nella definizione delle strategie online per le imprese e nei progetti di comunicazione e Digital marketing. Nel 2000 è entrato a far parte del team Digital Strategy di Webegg. Dal 2004 collabora con Casaleggio Associati, dove attualmente gestisce i progetti di consulenza nell’ambito delle strategie Internet di alcuni dei principali clienti della società.

PER GENTILE CONCESSIONE DELL’EDITORE PUBBLICHIAMO LA POSTFAZIONE DI LUCA EULETERI (AMICO E SOCIO DI CASALEGGIO).

 

Lettera a un amico
di Luca Eleuteri*

Caro Roberto, non è passato poi così tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Più si è lontani e più il tempo trascorre velocemente, dicono. Al tuo funerale c’era molta gente. Non so se ti ha fatto piacere, conoscendoti avresti voluto solo gli amici e magari neanche quelli. Ma loro sarebbero venuti comunque, proprio perché sono i tuoi amici. C’erano tante persone, parlamentari, ex colleghi, amici, conoscenti e gente qualunque. Andartene così, a sessantuno anni, mollandoci con tutto quello che c’era ancora da fare. Non puoi fare ’sto casino e poi chi s’è visto s’è visto. Con chi converso io per ore e ore del senso della vita, del futuro, del business, dei miei problemi e dei tuoi? Se ti rileggi in questo libro capirai che uno come te non lo si può trovare dietro l’angolo. Nella vita l’unico problema è il tempo, e il tempo che abbiamo è poco, pochissimo. Troppo poco per avere pentimenti o per sciuparlo. Mi ripetevi sempre questa solfa quando pensavo di essere all’angolo. Sarà, ma quel 12 aprile 2016 non riesco a buttarlo alle spalle. Intanto passo di fronte alla porta chiusa del tuo ufficio, la guardo e non la apro. Sai perché? Perché già basta a illudermi che, se avessi bisogno di te, potrei bussare e trovarti ancora lì. Un’illusione di qualche istante, è vero, ma non eri tu quello che si accontentava di poco?
Un abbraccio amico mio.

Socio di Casaleggio Associati.
Gianroberto Casaleggio, Aforismi, A cura di Maurizio Benzi – ED.Chiarelettere, Milano 2016. Prefazione di Davide Casaleggio

Vaticano, trasparenza finanziaria e piano anti-crisi da Brexit. Intervista ad Angelo Paletta

NIKKO, JAPAN - MAY 01: St. Peter's Basilica is displayed at Tobu World Square theme park on May 01, 2016 in Nikko, Japan. Tobu World Square contains over a hundred 1:25 scale models of famous buildings, including World Heritage Sites, complete with 140,000 1:25 miniature people and receives visitors from around the world. (Photo by Carl Court/Getty Images)

Come si sa una delle sfide che Papa Francesco sta affrontando, per la riforma della Curia romana, è quella della trasparenza finanziaria in Vaticano. Recentemente l’ AIF (AGENZIA DI INFORMAZIONE FINANZIARIA della Santa Sede) ha prodotto un rapporto sulla situazione odierna in Vaticano. Argomento, quello della trasparenza, che, in passato, ha suscitato nell’opinione pubblica molte polemiche. Ora una nuova stagione si è aperta. Inoltre quale potrebbe essere l’influenza della crisi economica da Brexit sulle istituzioni finanziarie cattoliche? Ne parliamo in questa intervista con il professor Angelo Paletta, docente di Management alla Pontificia Università della Santa Croce e autore del libro “Management per Ecclesiastici”.

Professore, per cominciare, come sta procedendo l’opera di trasparenza di Papa Francesco nei confronti delle finanze vaticane? Ci sono ancora tensioni nella Curia che ostacolano l’opera di Francesco?

È un dato inequivocabile che l’opera di trasparenza intrapresa da Papa Benedetto XVI e rafforzata da Papa Francesco stia procedendo speditamente. Infatti, con la costituzione dell’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF), del Comitato di Sicurezza Finanziaria (COSIFI), del Consiglio per l’Economia e della Segreteria per l’Economia, la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano si sono dotati di sistemi di revisione contabile, di vigilanza prudenziale, di risk management e di risk assessment tra i più avanzati al mondo. Infatti, la governance dei controlli e l’efficacia con cui sono eseguiti consente di affermare che il processo di trasparenza e la capacità di intervento dell’autorità giudiziaria vaticana sono stati adeguatamente implementati.

Vogliamo spiegare, brevemente, ai nostri lettori quali sono gli organi vaticani che direttamente hanno a che fare con la finanza, e quali sono le dinamiche tra loro?

Gli organi vaticani che fino al 31 dicembre 2015 sono stati considerati come operanti in modo professionale un’attività di natura finanziaria erano l’Istituto per le Opere di Religione (IOR) e l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Tuttavia, l’AIF ha condotto ulteriori approfondimenti tecnici e giuridici, nonché un sopralluogo negli uffici dell’APSA, ispezioni che hanno chiarito che quest’ultimo organismo vaticano non è un’istituzione svolgente un’attività finanziaria professionale. Ciò ha significato che a partire da quest’anno la competenza nei controlli dell’APSA sia passata dall’AIF alla Segreteria per l’Economia, Dicastero della Curia Romana a cui è affidato il coordinamento degli affari economici ed amministrativi della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.

Recentemente l’AIF (Autorità d’Informazione Finanziaria) ha presentato il rapporto annuale sulla sua attività di prevenzione, vigilanza e di contrasto al riciclaggio e alle operazioni sospette di finanziamento al terrorismo internazionale.  Quali risultati ci sono stati?
L’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) della Santa Sede svolge la duplice funzione di vigilanza e regolamentazione e di intelligence finanziaria per contrastare i fenomeni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. L’AIF, di recente, ha pubblicato il IV rapporto annuale relativo all’anno 2015 che traccia delle novità positive. Infatti, il Direttore dell’AIF, Tommaso Di Ruzza, registra come l’anno appena trascorso abbia segnato «una chiave di volta» nell’attività di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Questo intenso lavoro ha permesso alla Santa Sede e allo Stato della Città del Vaticano di essere promossi a tutti gli effetti, dal punto di vista sia dell’impianto normativo adottato sia del suo effettivo funzionamento. È un dato che in pochissimi anni l’AIF sia divenuta un’istituzione vaticana funzionante a pieno regime ed è accreditata a livello internazionale nel Gruppo Egmont.

Con “Moneyval” tutto è chiarito?

Il Comitato Moneyval, riunitosi lo scorso 8 dicembre in occasione della 49ma Assemblea Plenaria riunita a Strasburgo, aveva approvato il secondo Progress Report. Nel documento veniva elogiata la Santa Sede per aver colmato delle lacune tecniche, che erano state individuate sia nel Mutual Evaluation Report del 4 luglio 2012, sia nel primo Progress Report del 9 dicembre 2013. Già nel primo rapporto del 2012 si rilevava del resto come: «Le Autorità della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano hanno percorso molta strada in un periodo molto breve e gran parte dei pilastri del sistema di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo sono stati stabiliti». Su questi sforzi compiuti in poco tempo dalla Santa Sede e dallo Stato della Città del Vaticano, Mons. Antoine Camilleri, Sottosegretario per i Rapporti con gli Stati e Capo della Delegazione della Santa Sede alla Plenaria del Comitato Moneyval, ha dichiarato che «la Santa Sede ha istituito un sistema ben funzionante, efficace e sostenibile per prevenire e combattere i crimini finanziari». Quindi ritengo che Oltretevere abbiano effettuato dei progressi significativi ben oltre le stesse aspettative dei valutatori internazionali indipendenti.

Con lo Stato italiano è stato firmato un accordo, per la trasparenza. Quali risultati ha prodotto?

Il primo risultato è stato quello di rafforzare i rapporti tra Santa Sede e Stato italiano e di portare la trasparenza ai massimi livelli. Infatti, i cittadini italiani che in modo fraudolento volessero tentare in qualche modo di portare i loro capitali Oltretevere per sfuggire al fisco italiano avranno un’amara sorpresa. Deve essere chiaro a tutti che autorità vaticane e quelle italiane collaborano strettamente sia per contrastare il riciclaggio e l’autoriciclaggio del denaro, sia per meglio attuare le disposizioni per la lotta al finanziamento del terrorismo.
Professore, Lei ha scritto un libro dal titolo “Management per Ecclesiastici”. In passato ed anche recentemente non ci sono stati esempi luminosi di gestione dei beni ecclesiastici. Non è meglio delegare ai laici?
Sia nel libro sia nel mio corso universitario, il dispositivo canonico sulla diligenza del buon padre di famiglia trova una sua estensione applicativa nella corretta delega delle funzioni ai laici e nel controllo concomitante e successivo del loro operato. Ritengo un dato di fatto che la responsabilità legale e quella mediatica, in ultima istanza, restino sempre in capo agli ecclesiastici anche quando gli errori non siano direttamente dipesi da loro. Ciò determina che le religiose, i religiosi, i vescovi ed i presbiteri aventi incarichi gestionali debbano acquisire un minimo di formazione giuridica, economica e finanziaria per avere maggiore contezza sulle responsabilità e sui doveri a cui sono chiamati. Allo stesso tempo, obiettivo del libro e del mio corso non è quello di formare manager “in tonaca” o “col saio”, ma è quello di fornire ai chierici e ai religiosi le categorie concettuali per individuare quali attività gestionali siano doverose da organizzare e svolgere, quali competenze occorrano, a chi eventualmente delegare dei compiti e cosa controllare. Per tale motivo è ormai indispensabile, anche tra chi svolge la missione dell’evangelizzazione e dell’aiuto ai poveri, una formazione di base sul piano giuridico canonico e civile, economico e finanziario.

Ultima domanda: Guardiamo per un attimo alla crisi economica e sociale che ha colpito l’Italia e il continente europeo. Dopo il voto britannico, gli esperti intravedono all’orizzonte effetti domino su altri problemi irrisolti (debito sovrano greco, titoli derivati tossici, ecc.) che potrebbero generare altre gravi crisi sistemiche. Secondo lei, cosa dovrebbero fare le istituzioni cattoliche?

Lo scoppio di crisi finanziarie globali potrebbero avere sensibili impatti anche sulle finanze delle congregazioni religiose, delle diocesi e di molte altre istituzioni cattoliche presenti sui territori, che tanto operano per servire il prossimo. In buona parte, i danni potenziali sarebbero indiretti – ad esempio, fallimenti di banche depositarie in conseguenza del bail-in –. Ma gli effetti a catena che ne deriverebbero avrebbero delle significative ripercussioni sui programmi di evangelizzazione e sulle opere di carità verso i poveri, gli emarginati e i profughi, che in caso di nuove crisi e tensioni aumenterebbero a dismisura, con fenomeni da esodo biblico ancor più massicci rispetto a quelli già noti. Per questo, non sarebbe ardito pensare di predisporre un Piano di sicurezza finanziaria in caso di eventi catastrofali. Con una commissione di studio, si potrebbe ipotizzare l’utilità di un piano operativo con adesioni su base volontaria delle singole persone giuridiche canoniche pubbliche, che potrebbero essere meglio tutelate se seguissero delle procedure comuni e coordinate, che siano volte ad arginare i danni patrimoniali scaturenti dal verificarsi di effetti sistemici sui mercati finanziari

“Ci vuole un PD più di sinistra”. Intervista a Peppino Caldarola

Peppino Caldarola

Le ultime elezioni amministrative hanno provocato un vero terremoto politico. I risultati elettorali fanno segnare la crisi del partito guida della politica italiana: il PD. Venerdì ci sarà la direzione nazionale del partito. Lo scenario è molto complicato per il segretario-premier Matteo Renzi. La sinistra interna vuole un “cambio di passo”. Intanto nell’opinione pubblica ci si interroga sul futuro del PD. Lo facciamo in questa intervista con Peppino Caldarola, che è stato direttore dell’Unità ai tempi dell’Ulivo. Una voce storica della sinistra italiana.

Caldarola, questa tornata elettorale ha segnato una grave sconfitta del PD.  E’ il segnale , forse qualcosa di più di un segnale, che il “renzismo” sta perdendo attrattività.   Guardando i risultati il PD si trova in un cumulo di macerie (a parte Milano). Insomma siamo negli “ultimi giorni” del “renzismo”?

 

Non siamo agli ultimi giorni di Renzi ma una fase del renzismo è finita. E’ finita quella fase che vedeva il premier-segretario cavalcare l’onda della rottamazione, svolazzare da un tema a un altro annunciando riforme epocali, viaggiare per l’Europa per blandire e poi minacciare la Merkel, inseguire Putin irritando l’alleato americano, costruendo un castello di nomine in cui c’è stato posto solo per fedelissimi o per amici di fedelissimi. Il renzismo delle mance, della scelta pro-Marchionne e della porta chiusa ai sindacati, del segretario che considerava le minoranza gufi insopportabili. Quel renzismo ha avuto fortuna perché si è incrociato, come oggi accade al grillismo, col malessere di tantissimi italiani. Ma ormai gli elettori cominciano ad avere dubbi. Confrontano le parole ottimistiche con la vita concreta, gli annunci con i risultati e  vedono un partito di sinistra che non ha più un’anima, che è scosso da lotte interne feroci. Da qui la crisi del renzismo che può diventare la crisi finale di Renzi

 

I risultati di Torino e Roma sono un grande successo per il Movimento 5Stelle. Quello che è clamoroso è stato il risultato di Torino. Una amministrazione che ha fatto bene viene mandata via. E’ un PD senza radici?

 

Torino ha un significato semplice. C’era una buona amministrazione e c’è stata una opposizione vigorosa. Fassino è sulla prima scena da tanto tempo. Molti leader, anche onesti, bravi e generosi come lui, devono capire che arriva un momento in cui l’elettorato vuole il ricambio. Anche Torino non è più monarchica. La signora Appendino ha lavorato nel consiglio, è figlia della Torino bene, non è sembrata un salto nel buio. Fassino paga anche il prezzo del carattere nazionale del voto. Sicuramente paga il disancoramento del suo partito dalle radici popolari. Ma questa però è anche colpa sua, che di partiti ne ha diretti almeno un paio.

 

La strategia di Renzi è  stata quella dello sfondamento al centro. Nulla di tutto ciò è avvenuto. Cosa rende il Movimento 5 stelle più attrattivo, per un elettore “moderato”, rispetto al PD?

 

Il Movimento 5 stelle rappresenta un voto di transito. Oggi ti voto domani no.  I grillini non chiedono chi sei e dove vai. Chiunque può arrivare dallo scontento piddino a quelli di casa Pound.  Il tema che si vince sfondando al centro, è tema utile di discussione se il partito che lo fa sa da che parte stare. Un partito ancorato a sinistra può porsi il problema di sfondare al centro. Un partito che  non è né carne né pesce non sfonda né a sinistra né al centro. Il centro non è come nel passato la zona elettorale della tranquillità, del “queta non movere”, è in atto un rivoluzionarismo dei moderati che si mette in moto contro la politica degli establishment. Se  insegui questi moderati arrabbiati, perdi. Se tieni il tuo territorio e da posizione di forza e radicamento apri discorsi verso aree nuove,  vinci.  Grillo lo fa più facilmente perché il suo movimento è un gigantesco taxi collettivo. Può sempre finire la corsa.

 

Renzi ha riconosciuto che questo voto non è stato un voto di protesta ma di cambiamento.  Volendo, sinteticamente, trovare una ragione profonda della crisi politica di Renzi e del PD qual è secondo lei? 

 

Non è un voto solo di protesta ma lo è ancora. La protesta riguarda un establishment che non dice all’Italia che cosa vuole fare di lei, dove la vuole portare. Nel dopoguerra una classe dirigente ,ancorchè divisa da fratture ideologiche,  disse al paese che lo voleva industriale e accettò  ferite sociali come l’immigrazione interna, ma riempì le fabbriche e le città del Nord, si costruirono autostrade, si inventarono la Cinquecento, la vespa e la lambretta, nelle case degli italiani entrarono frigoriferi italiani. L’Italia voleva essere una potenza economica nel mondo e lo diventò. Queste classi dirigenti di oggi, non solo Renzi, non sanno dove portare il paese. Si occupano solo di diritto del lavoro e di ingegneria istituzionale. Troppo poco.

 

Adesso ci sarà la campagna referendaria di Ottobre sulle riforme costituzionali. Questo per Renzi è l’armageddon. Il rischio di una “Waterloo” è altissimo. Che dovrebbe fare per evitare il fallimento?

 

Il referendum va sdrammatizzato. Hanno ragione entrambi gli schieramenti. Il SI dice che c’è bisogno di una riforma e che se anche questa viene bocciata l’argomento è chiuso per sempre. Il NO paventa soluzioni pasticciate, presidenzialismo mascherato e altri errori. Sarebbe ragionevole se le parti si incontrassero per concordare quali cambiamenti introdurre.  Il referendum poi non va più personalizzato. Se è un plebiscito per Renzi, il premier farà la fine di Giachetti. Il referendum non può diventare fatto interno al Pd. Se , come dice Renzi, i comitati del SI serviranno a creare il nuovo Pd, perché gli italiani dovrebbero andare a votare?

 

Una battuta finale sulla minoranza del PD. Certamente questo risultato accelera la ricerca di una alternativa credibile, in primis culturale, a Renzi. Quale potrebbe essere?

 

La minoranza sono “le” minoranze che devono unirsi. Niente più battaglia ideologica contro Renzi. Battaglia solo sulla visione e sui contenuti. Ci vuole un Pd più di sinistra,  più socialista. Ci vuole un congresso ravvicinato che separi segretario da premier. Serve  che Renzi licenzi la sua classe dirigente. E’ terribile dirlo, ma  è stato più lungimirante Grillo a scegliersi l’Appendino che Renzi a scegliersi alcune ministre o ministri. La  sinistra va riunificata e deve candidarsi a rottamare il renzismo, se poi Renzi resiste alla caduta del suo castello di sogni, tanto meglio per lui.

Matteo Renzi. Il prezzo del potere. Un libro di Chiarelettere

Matteo renzi il prezzo del potereIL LIBRO

Questa è la “storia” della carriera di un presidente, la fotografia di come funziona oggi il potere in Italia. Una storia in ombra. Dentro e dietro la cronaca, questo libro, appena uscito nelle librerie, supportato da documenti e testimonianze inediti, racconta tradimenti, retroscena, intrighi di palazzo che hanno segnato la scalata di Matteo Renzi. Dal gennaio del 2014 fino a oggi.

Le trame finora mai rivelate che hanno portato alle dimissioni di Enrico Letta. Incarichi, poltrone, appalti distribuiti come un conto da pagare. Le manovre per difendere gli indifendibili. I segreti e le carte più scottanti dello scandalo Banca Etruria, che ha visto coinvolti il padre dell’attuale ministro per le Riforme istituzionali Maria Elena Boschi e l’intero governo. I rapporti tra Boschi senior e l’onnipresente “buon amico” Flavio Carboni. La longa manus di lobbisti come Gianmario Ferramonti. Le strategie per coprire e ammorbidire la vicenda del padre, Tiziano Renzi, che ancora oggi resta misteriosa. La storia mai rivelata di Marco Carrai, il Richelieu del governo, con un ventaglio di società all’estero che a lui fanno riferimento e soci che risultano avere importanti interessi da difendere in Italia.

Ma il prezzo del potere non è pagato solo con favori e premi. Molti sono gli uomini eliminati. Amici diventati ingombranti o inutili e per questo fatti fuori. Storie che sembrano la trama di una fiction ma sono tutte documentate. Sono il ritratto della politica italiana.

L’Autore

Davide Vecchi, inviato de “il Fatto Quotidiano”, si occupa da anni di cronaca giudiziaria e politica e ha seguito tutte le principali inchieste che hanno riguardato il premier e l’attuale classe politica al potere. I suoi articoli sono stati ripresi dai principali media italiani. Per Chiarelettere ha scritto L’INTOCCABILE. MATTEO RENZI, LA VERA STORIA (2014), più volte ristampato, un libro di riferimento per chiunque voglia conoscere l’ascesa di Renzi fino all’arrivo alla presidenza del Consiglio. MATTEO RENZI. IL PREZZO DEL POTERE è il racconto più completo di come il premier ha gestito e sta gestendo il governo del paese. Un ritratto nitido e impietoso, un documento importante per scavare dentro il brusio della cronaca e ricavarne una fotografia indispensabile per capire la politica di oggi.

Per gentile concessione dell’editore pubblichiamo la prefazione di Marco Travaglio

Questa è la storia del prezzo che Matteo Renzi ha dovuto pagare per sedersi a Palazzo Chigi. Una storia in ombra che per la prima volta viene svelata grazie a intercettazioni, inchieste e documenti inediti, alcuni dei quali sono pubblicati in appendice. È la storia delle manovre di Palazzo ordite anche grazie alla complicità di imbarazzanti avversari politici poi lautamente ricompensati. È la storia degli intrighi, dei sotterfugi, delle strategie politiche attuate dal premier. La storia di incarichi, poltrone, appalti che ha distribuito in poco più di due anni di governo all’insegna di un incessante do ut des. È la storia di personaggi a lui fedeli e quindi premiati, a partire da Luca Lotti, passato da allenatore della squadra di calcio femminile di Montelupo Fiorentino a potente sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, il ruolo giusto per tenere a bada i giornali e tutta l’informazione. È la storia degli uomini eliminati perché d’intralcio, dall’aspirante sindaco di Firenze Graziano Cioni, costretto a ritirarsi dalle primarie del capoluogo toscano per uno stato di famiglia che avrebbe dovuto rimanere segreto ma che stranamente viene fatto pervenire alla moglie nelle ore cruciali della campagna elettorale, fino a Massimo Mattei, l’assessore nonché spin doctor di Renzi poi diventato «superfluo» ed escluso dall’entourage del premier in seguito a un’inchiesta della magistratura sulle escort a Palazzo Vecchio in cui non è mai stato indagato.

È la storia dei ricatti, del Renzi privato che smentisce sistematicamente il Renzi pubblico. Basti citare l’episodio in cui, all’inizio di gennaio del 2014, poche settimane prima di far cadere l’esecutivo di Enrico Letta, il «rottamatore» proclama a tutto il paese l’intenzione di ricandidarsi come primo cittadino a Firenze nascondendo la sua reale aspirazione: la presa del governo senza passare dalle urne. In un colloquio telefonico col generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi, Renzi spiega le mosse in atto per dare lo sfratto all’allora inquilino di Palazzo Chigi coinvolgendo anche l’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Ma non sa di essere intercettato. Di quella conversazione privata pubblichiamo alcuni passaggi esclusivi e rivelatori. Questo libro mostra tutta la spregiudicatezza di un premier che lotta senza tregua per rimanere in sella al governo, e dei suoi più stretti e fidati collaboratori, come il ministro per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi, che cerca i voti perfino dei leghisti quando deve scalzare la mozione di sfiducia ricevuta a causa del padre, indagato per bancarotta fraudolenta dopo il fallimento della Banca popolare dell’Etruria e del Lazio. Alla corte del «capo» sono ammessi tutti purché siano utili allo scopo: conservare il potere. Ciascuno ha un prezzo. Renzi lo conosce ed è sempre pronto a pagarlo.

 

Davide Vecchi, Matteo Renzi. Il prezzo del potere. Prefazione di Marco Travaglio, Ed.Chiarelettere, Principio Attivo, pagine 192, € 13,00

 

Yes Web Can: come candidarsi alla Casa Bianca dall’Italia. Intervista ad Antonino Caffo

foto autoriUn libro sul clamoroso caso di “Alex Anderson” , la mega bufala che ha fatto discutere il web.

Alex Anderson ha preso in giro migliaia di americani fingendosi un repubblicano in corsa alle presidenziali. In realtà è un ragazzo di Como che da qualche giorno è anche in libreria Social network e politica, un binomio apparentemente poco funzionale ma che negli ultimi tempi si sta dimostrando più fruttuoso del previsto. Anche in Italia i politici, con qualche eccezione, hanno imparato a sfruttare l’onda lunga di post e tweet per esprimere il loro pensiero e divulgarlo alla massa di fan e sostenitori. Persino Hillary Clinton ha perentoriamente invitato l’opponente Donald Trump a “chiudere l’account Twitter” dopo che questi si era scagliato contro la decisione di Obama di appoggiare la corsa a Washington della donna.

Proprio la Clinton e Trump sono due degli avversari che uno sconosciuto cittadino della rete ha incontrato sul suo cammino. Si tratta di Alex Anderson, account da oltre 26 mila follower che da 8 mesi twitta i contenuti di un presunto vero programma politico e di una campagna sul microblog dai 140 caratteri. Cosa c’è di strano? Nulla se si trattasse di un vero americano aspirante congressman e non di un ragazzo italiano, nella fattispecie di Como.

Dietro Anderson c’è infatti Alessandro Nardone, romanziere e creativo che ha passato tante notti a dibattere sui temi cari agli americani, fingendosi appunto un candidato. Un gioco, uno scherzo che sarebbe potuto finire dopo qualche settimana, magari con un paio di retweet e che invece è andato avanti creando su un bel po’ di consensi e qualche dubbio agli elettori, tanto che del suo caso se ne è occupata addirittura la BBC, le testate internazionali DeMorgen e Globo e in Italia la trasmissione di Magalli “I fatti vostri”.

Lo strano caso del concorrente “fake” italiano alla Casa Bianca è oggi un libro dal titolo “Yes Web Can” (YouCanPrint, 2016) , scritto dallo stesso Nardone e dai giornalisti Carlo Cattaneo e Antonino Caffo, con prefazione di Luca Rigoni di TGCom 24. È curioso dunque capire, proprio da uno di loro, il giornalista di Panorama Antonino Caffo, come è riuscito Nardone/Anderson ad ottenere tutto questo successo in rete.

“Sembrerà ovvio, ma alcuni meccanismi che governano il web, e nello specifico i social network, possono risultare ancora dirompenti per molti. Attraverso l’impegno, la costanza e la determinazione, Anderson è riuscito ad ottenere non solo l’attenzione di una parte dell’elettorato statunitense ma anche la loro fiducia. Non si spiega altrimenti il perché sia stato invitato, realmente, a sedersi in talk show e tribune politiche televisive negli States, a partecipare in diretta a trasmissioni radio americane o a rilasciare interviste in giro per il mondo, proprio come i candidati reali. Quello specchio magico che è rappresentato dallo schermo del computer o del cellulare rappresenta l’evoluzione di un certo intrattenimento televisivo, con la differenza che qui si può andare ben oltre i 15 minuti di popolarità profetizzati da Andy Warhol” – dice Caffo.

Esistono delle regole o delle strategie ben precise usate per costruire il personaggio online?

“Nel libro ne ho individuate almeno cinque che sottendono, più in generale, le logiche del web 2.0. Si tratta dell’aumento, portato da piattaforme come Facebook e Twitter, al flusso delle informazioni, che rende spesso difficoltoso verificare la fonte. Ciò può permettere quel passaparola mediatico che da vita a vere e proprie star, come succede per i blogger e gli youtuber.

Poi la rimozione delle barriere sociali, grazie ad un contatto semplice e stimolante con i VIP che si trovano dall’altra parte e che, spesso, rispondono ai loro fan. Si tratta di una modalità impossibile ed estremamente limitata quando in giro c’erano solo televisione e radio. La creazione di nuovi leader è la dinamica che permette ai social di porre alcuni utenti come portatori di interesse di certi argomenti mentre il rinforzo degli altri media e la semplificazione delle conversazioni sono la diretta conseguenza della trasformazione dei processi comunicativi e sociali verso tipologie di linguaggio più vicine alle persone comuni”.

Possiamo dire che Anderson ha avuto successo perché incarna le ambizioni e le aspettative di ognuno di noi?

“Proprio così; solo riconoscendosi in una delle persone da votare si mettono in moto dinamiche di attrazione da parte degli elettori. Il cambiamento di paradigma introdotto anni fa da Twitter non è banale: nel mondo reale esistono ancora classi e gerarchie ben definite, mentre in rete vige una sorta di democratizzazione delle apparenze, grazie alla quale siamo tutti sullo stesso livello”.